Per la misura del blocco licenziamenti, si sta discutendo molto, in particolare per l’eventuale proroga che prolungherebbe lo stop ai licenziamenti per le aziende italiane. La misura è stata presa già da qualche mese per prevenire un boom licenziamenti che durante i mesi più critici per la pandemia poteva causare una vera e propria bomba sociale.

La misura del blocco licenziamenti è attiva da più di un anno, e la scadenza è prevista per la fine di giugno 2021. A breve le aziende relative all’industria e settore edile potranno nuovamente licenziare, e non mancano le preoccupazioni. Al momento le discussioni intorno al blocco licenziamenti sono accese, soprattutto per quanto riguarda la possibile proroga per alcuni settori.

I sindacati stanno chiedendo in linea generale di poter prorogare la misura per tutti oltre il termine del 30 giugno, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori che ancora ad oggi temono la situazione di precarietà, nonostante la riapertura delle attività e uno spiraglio positivo dell’economia, confermato anche dagli ultimi dati relativi al PIL nazionale.


Blocco licenziamenti: le proroghe

Al momento il blocco licenziamenti è attivo dal 2020, e ha subito numerose proroghe, tra cui l’ultima con il Decreto Sostegni. La misura è attiva da marzo 2020 e ha evitato fino ad oggi i licenziamenti collettivi o individuali per giustificato motivo.

Va ricordato che insieme al blocco licenziamenti, sono stati introdotti gli ammortizzatori sociali per non gravare ulteriormente sulle aziende, come la cassa integrazione. Tuttavia già con il Decreto Sostegni bis le cose hanno cominciato a cambiare.

Il decreto prevedeva l’ipotesi che il blocco licenziamenti venisse prorogato, almeno per altri due mesi, ma così non è stato. Questo vuol dire che da luglio le aziende potranno nuovamente licenziare, e si teme per le industrie e per il settore edile.

La fine del blocco licenziamenti potenzialmente potrebbe gravare su molti lavoratori italiani, e la crisi economica non è ancora rientrata. Sono stati anche ipotizzati blocchi licenziamenti parziali, ovvero l’adozione della misura, per i prossimi mesi, in modo differente in base al settore lavorativo.

Blocco licenziamenti: come funziona

Al momento, secondo le recenti indicazioni, il blocco licenziamenti è applicato su date diverse in base alle aziende:

  • Le aziende che usano la cassa integrazione CIGO non possono licenziare in modo collettivo o individuale per giustificato motivo, fino al 30 giugno 2021;
  • Le aziende che utilizzano la CIG in deroga o la FIS, hanno un blocco licenziamenti applicato con validità fino al 31 ottobre 2021.

Questo significa che per molti lavoratori sta per finire la garanzia del blocco licenziamenti, mentre per altri, che recepiscono la cassa integrazione CIG o FIS, c’è ancora tempo. Tuttavia il dibattito intorno a queste decisioni continua ad essere acceso.

Va ricordato comunque che le aziende, nonostante il blocco licenziamenti, possono decidere di licenziare per motivi specifici:

  • Licenziamenti a causa della cessazione dell’attività;
  • Licenziamenti per cessazione dell’attività nel caso di liquidazione della società;
  • Licenziamenti per fallimento;
  • Licenziamenti dovuti ad un accordo collettivo aziendale, in base alle comunicazioni con le organizzazioni sindacali, nel momento in cui i lavoratori aderiscono all’accordo.

Proroga blocco licenziamenti: le ipotesi

Al momento, con l’avvicinarsi del 30 giugno, il dibattito è acceso intorno al blocco licenziamenti. La rimozione del blocco licenziamenti è appoggiata dall’Europa, come vedremo tra poco, eppure continua a far discutere, e le proposte al vaglio per i prossimi mesi sono molte.

Da chi vorrebbe una proroga totale almeno fin a fine ottobre, a chi vorrebbe invece che lo stop al blocco licenziamenti arrivasse poco alla volta, gradualmente, in base al settore. Le ipotesi al vaglio sono molte, e da più parti si spinge per approvare una nuova proroga.

Alcune proposte prevedono di applicare una proroga fino a ottobre. Almeno per quei settori maggiormente colpiti dalla crisi, la cui ripresa dovrà ancora attendere, come il turismo e il comparto tessile. Quelle che si vogliono evitare sono le conseguenze negative per i lavoratori dello stop al blocco licenziamenti. Stop che già in passato, prima delle proroghe, era visto come pericoloso a livello sociale.

Ricordiamo che al momento attuale la povertà dei cittadini italiani è aumentata esponenzialmente, a causa della pandemia e della conseguente crisi economica. Il problema dello sblocco dei licenziamenti è già stato affrontato in passato, e la soluzione è stata l’applicazione massiccia dell’utilizzo della cassa integrazione.

Il parere dell’Europa

Guardando al di fuori dei confini nazionali, si può dire che in Europa l’Italia sia l’unico paese ad aver adottato la misura del blocco licenziamenti. Misura adottata per prevenire la perdita di numerosi posti di lavoro. La Commissione Europea ha spiegato che l’Italia è l’unico paese ad aver preso in considerazione questa misura, che di fatto non aiuterebbe il mercato del lavoro.

Questo perché la misura andrebbe a danneggiare i lavoratori a tempo determinato, gli stagionali e i lavoratori che operano tramite agenzie del lavoro. La misura, secondo l’Europa, sosterrebbe unicamente i contratti a tempo indeterminato, già stabili da tempo.

Il divieto di licenziare non è stato introdotto in altri paesi, che comunque hanno affrontato e stanno affrontando la crisi economica che ha sconvolto il pianeta con l’arrivo del virus. Anzi, l’Europa vedrebbe il blocco licenziamenti come un vero e proprio ostacolo per la riorganizzazione delle aziende. Si può dire che da un lato vi è il diritto dei lavoratori di continuare a lavorare, dall’altro il diritto di impresa di riorganizzarsi per garantire una ripresa nei prossimi mesi.

Nonostante il parere ferreo dell’Europa, il Italia il dibattito è ancora acceso, dato anche l’avvicinarsi della scadenza del blocco licenziamenti fissata per il 30 giugno.

Cassa integrazione e fondi INPS

Una notizia che aveva preoccupato le aziende e i lavoratori italiani era arrivata dall’INPS: recentemente sono finiti i fondi per garantire l’erogazione della cassa integrazione alle aziende, che la possono ancora richiedere.

La situazione mancanza di fondi è stata scongiurata. Perché una recente comunicazione INPS ha poi dichiarato che il problema è stato risolto grazie allo stanziamento di 8 miliardi di euro che garantiscono lo sblocco della situazione. I fondi sono stati terminati perché le richieste di accesso alla cassa integrazione sono aumentate notevolmente. Soprattutto perché questo è l’ultimo mese per cui si può fare richiesta con causale Covid-19.

Nonostante lo stop alle autorizzazioni per alcuni giorni, l’INPS ha annunciato di poter continuare a prendere in carico le domande di cassa integrazione. La comunicazione INPS ufficiale dichiara:

“Attraverso l’utilizzo di risparmi da dl 137/2020 e la rimodulazione di alcune voci di spesa relative alle integrazioni salariali, viene garantita la copertura da 7,3 a 8 mld e l’Inps potrà prendere in considerazioni le domande di Cig tenendo conto del tiraggio della spesa sull’autorizzato 2020.”

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Valeria Oggero
Classe 1992, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle partite Iva. Collaboro con Fiscomania.com per la pubblicazione di articoli di news a carattere fiscale. Un settore complesso quello fiscale ma dove non si finisce mai di imparare.

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