Amministratore di fatto: responsabilità e rischi

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L’amministratore di fatto è colui che svolge azioni e compiti di gestione e amministrazione della società pur non essendo stato eletto da un’assemblea in modo ufficiale. Tale figura quindi, assume decisioni e compie atti di gestione, in nome e per conto della società senza essere stato investito da una deliberazione assembleare.

Nell’ambito della gestione aziendale, il ruolo dell’amministratore di fatto è spesso sottovalutato o frainteso. Si tratta di una figura che, pur non ricoprendo formalmente il titolo di amministratore, ne esercita in tutto o in parte i poteri, esponendosi alle medesime responsabilità e rischi. Capire chi è e quali sono le sue responsabilità è fondamentale per evitare problematiche fiscali e legali che possono avere conseguenze rilevanti sull’azienda e sulle persone coinvolte.

In questo articolo esamineremo il concetto di soggetto gestore di fatto, le implicazioni giuridiche e fiscali del suo ruolo e quali sono i rischi in cui si può incorrere. Approfondiremo anche argomenti correlati come responsabilità penale e tributariadifferenze tra amministratore di diritto e di fatto, e come gestire al meglio le potenziali criticità.

Chi è l’amministratore di fatto?

L’amministratore di fatto è colui che, senza essere nominato ufficialmente nel registro delle imprese, assume le funzioni tipiche di un amministratore. Questo può avvenire in modo informale, attraverso l’esercizio costante e continuativo delle attività di gestione e rappresentanza dell’azienda.

Il Codice Civile non definisce esplicitamente questa figura, ma la giurisprudenza ha delineato questo ruolo come una persona che assume decisioni operative e direttive aziendali, spesso in assenza di una nomina ufficiale. Si tratta di una figura, quindi, che pur non essendo mai stato nominato in questi termini. Non c’è quindi stata alcuna delibera da assemblea a dichiarare il ruolo ufficiale di amministrazione per questo soggetto, che tuttavia di fatto svolge questa responsabilità.

Esempio

Ad esempio, in una piccola impresa familiare, potrebbe capitare che uno dei soci, pur non essendo formalmente nominato amministratore, prenda tutte le decisioni operative quotidiane, come la gestione dei rapporti con i fornitori o l’approvazione delle spese. Questa persona, se viene dimostrato il suo coinvolgimento continuo e rilevante, potrebbe essere considerata amministratore di fatto.

Differenza con amministratore di diritto

Per distinguere tra amministratore di diritto e il responsabile effettivo è importante comprendere i ruoli:

  • Amministratore di diritto: è il soggetto formalmente designato e iscritto come amministratore nel registro delle imprese. Ha poteri e responsabilità ufficiali stabiliti dallo statuto societario.
  • Amministratore di fatto: agisce come amministratore, pur non essendo formalmente nominato. Le sue decisioni influenzano la gestione dell’impresa in modo sostanziale, e può rispondere legalmente come un amministratore ufficiale.

Questa distinzione è rilevante perché, a livello di responsabilità legale, il soggetto gestore di fatto è equiparato a quello di diritto, anche in assenza di un mandato formale.

Diversi scenari nella società

Generalmente ci si può trovare di fronte a due diversi scenari, che riguardano gli amministratori di una società, in particolare, amministratore di diritto e di fatto:

  • Coincidono: questo è il caso più frequente, per cui un soggetto è amministratore nei fatti, ma lo è anche grazie alla nomina ricevuta da una assemblea, che ne ha deliberato ufficialmente la carica;
  • Non coincidono: in alcuni casi, ed è previsto dalla legge, queste due eventualità non coincidono. Ovvero vi è uno di diritto che è stato nominato dall’assemblea, ma vi è anche un amministratore di fatto, che è un soggetto diverso, che svolge diverse funzioni amministrative e gestionali.

Anche se la prima casistica è quella più frequente, considerata la più tradizionale, non è raro imbattersi in società in cui sussistano due figure distinte.

Differenza con amministratore di fatto

L’amministratore occulto e quello di fatto presentano delle similitudini, ma anche differenze sostanziali. Esso agisce senza apparire in alcun documento ufficiale, influenzando però la gestione in modo decisivo, spesso attraverso un intermediario. Mentre, quello di fatto, invece, si espone in modo più diretto, pur senza incarichi ufficiali.

Entrambe le figure sono perseguibili dalle autorità fiscali e penali, ma le modalità di prova differiscono: nel caso dell’amministratore occulto, è necessario dimostrare l’influenza indiretta sulle decisioni aziendali.

Quando si configura il ruolo di amministratore di fatto

Si configura quando una persona:

  • Partecipa attivamente alla gestione aziendale.
  • Assume decisioni rilevanti in materia di strategia o operazioni.
  • Controlla la contabilità e le finanze dell’impresa.
  • Ha il potere di rappresentare l’azienda verso terzi, come banche o fornitori.

Questi indicatori sono utilizzati da giudici e autorità fiscali per individuare la presenza di un soggetto responsabile di fatto, soprattutto in caso di controversie fiscali o di liquidazione giudiziale. In merito all’individuazione delle caratteristiche di queta figura vedasi la sentenza n. 27163 della Corte di Cassazione e la successiva sentenza n. 1546 del 2022.

La prova della gestione effettiva

Per attribuire la qualifica di fatto è necessaria la prova dell’effettiva gestione aziendale. Le evidenze possono derivare da documenti interni, testimonianze dei dipendenti o dai rapporti con fornitori e clienti.

Responsabilità

L’amministratore di fatto si trova a fronteggiare le stesse responsabilità civili e penali dell’amministratore di diritto. Si parla, in questo caso, di responsabilità solidale. In particolare:

“Gli amministratori devono adempiere i doveri ad essi imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico e dalle loro specifiche competenze. Essi sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall’inosservanza di tali doveri”.

In termini civili, questo significa che il soggetto gestore di fatto può essere chiamato a rispondere di danni patrimoniali derivanti da una cattiva gestione dell’impresa. Le responsabilità penali includono violazioni come la bancarotta fraudolenta, la frode fiscale o altre irregolarità commesse durante la gestione aziendale.

Responsabilità tributaria

Ci sono anche responsabilità in ambito tributario. Se si riscontra un comportamento scorretto nella gestione dei contributi fiscali e delle imposte, l’Agenzia delle Entrate può richiedere l’esazione anche dal soggetto gestore di fatto dell’impresa. Questo è particolarmente rilevante in caso di omessi versamenti IVA o di altre irregolarità fiscali.

Estensione delle responsabilità agli amministratori occulti

A livello giurisprudenziale, si estendono le responsabilità anche agli amministratori occulti, ossia soggetti che, senza una carica ufficiale, esercitano comunque poteri decisionali sull’azienda. Questo principio mira a evitare che individui senza un incarico formale possano sfuggire alle responsabilità civili e penali.

Rischi legali e penali

Essere un soggetto gestore di fatto comporta rischi legali significativi. I soggetti identificati come tali possono essere perseguiti per reati societari come:

Come difendersi dalle contestazioni

Per difendersi dall’accusa, è importante dimostrare che le proprie attività non erano connesse alla gestione strategica dell’azienda. Alcune possibili prove includono:

  • Documentazione che prova l’assenza di poteri decisionali;
  • Testimonianze che mostrano il coinvolgimento limitato nelle attività aziendali.

Ad esempio, in un caso recente, un dipendente di un’azienda veniva accusato di essere il gestore di fatto poiché firmava frequentemente documenti operativi. In questo contesto, il dipendente è riuscito a difendersi dimostrando che tali documenti erano approvati da un amministratore ufficiale e che la sua firma era solo un atto esecutivo, senza potere decisionale autonomo. Le testimonianze dei colleghi e la documentazione aziendale hanno contribuito a provare che il suo ruolo era esclusivamente operativo e non gestionale.

Inoltre, è fondamentale evitare qualsiasi azione che possa essere interpretata come esercizio di potere gestionale, come la firma di contratti o l’assunzione di personale.

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Elisa Migliorini
Elisa Migliorinihttps://www.linkedin.com/in/elisa-migliorini-0024a4171/
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Approfondisce i temi legati all'IVA ed alla normativa fiscale domestica oltre ad approfondire aspetti legati al diritto societario.
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