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Bonus casa, cambio di scenario dal 2025?

NewsBonus casa, cambio di scenario dal 2025?

Continua a far discutere l'emendamento al decreto Superbonus che introduce la norma 'spalmacrediti', con il recupero della detrazione in 10 rate. Il provvedimento andrà a revisionare il 'sistema' dei bonus rivolti alla casa a partire dal 2025, tra perplessità e incertezze di cittadini, banche e costruttori.

Prosegue l’iter del D.L 39/2024, meglio noto come Decreto Superbonus. Il testo di conversione uscirà dall’aula del Senato in settimana per poi passare all’ok definitivo (previsto entro il 29 maggio). Dal provvedimento scaturiranno importanti novità sul fronte dei bonus casa.

Si attende la definitività del testo ma già si prospetta un restyling degli incentivi dedicati agli interventi sugli immobili a partire dal 2025. Pare da escludere la solita proroga delle agevolazioni ordinarie (ristrutturazioni, ecobonus, sisma bonus, bonus mobili e giardini). Più probabile una revisione che cerchi di coniugare due esigenze opposte cioè quella di contenere la spesa pubblica, già provata dal superbonus, e raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico richiesti dalla direttiva Ue sulle case green.

Tra le ultime misure trapelate sul decreto Superbonus spunta lo ‘spalmacrediti‘, con il recupero della detrazione in 10 rate. E intanto restano incertezze per coloro che hanno i cantieri aperti e che dovranno aspettare la conversione del decreto per capire quali agevolazioni saranno previste per i contribuenti con scarsa capienza Irpef.

Di seguito i dettagli.

Bonus casa: cos’è lo ‘spalmacrediti’

Nel decreto Superbonus è stato inserito un emendamento che introduce la norma “spalma-crediti” che diluisce in 10 anni i crediti del 110%. Si tratta di un ‘déja-vu’: infatti tra il 2008 e il 2011, per ridurre il peso dell’ecobonus (all’epoca al 55%) sulle casse pubbliche, il recupero della detrazione fu prima allungato da tre a cinque rate annue e poi portato a dieci. Nel 2012, con il restyling del 36%, fu abolito il recupero accelerato in tre e cinque rate per i contribuenti con almeno 75 o 80 anni. Simile dunque la soluzione adottata dal Governo.

L’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni riguarderà solo le spese sostenute nel 2024. Una retroattività quindi “limitata”, come ha provato a rassicurare il governo dopo l’allarme lanciato da banche, imprese e costruttori di fronte alla nuova stretta per limitare l’impatto della valanga del superbonus sui conti pubblici, a partire dal debito. 

Il prolungamento obbligatorio a 10 anni riguarda le detrazioni del superbonus, bonus barriere architettoniche e sisma bonus.

Considerazioni

Come fa notare SkyTg24 lo ‘spalmacrediti’ lascia dubbi nelle imprese e tra i committenti: la differenza tra il recupero in quattro anni e in dieci è cruciale. Ad esempio, su un investimento di 196 mila euro (dato medio Enea) per riqualificare con il superbonus al 70% nel 2024 una casa bifamiliare in comproprietà tra i coniugi, la rata annuale scende da 17.150 euro a 6.860 euro, ipotizzando che i beneficiari si dividano l’agevolazione.

La spalmatura in dieci anni, abbassando l’importo della rata, può persino rendere più facile portare in detrazione il superbonus a chi ha redditi medio-alti. La detrazione è resa obbligatoria dallo stesso decreto-legge per tutti coloro che non hanno avviato i lavori entro il 29 marzo. Secondo il Ministero delle Finanze, dati alla mano, solo il 3,4% dei contribuenti dichiara un’imposta abbastanza alta da potervi scaricare un bonus di 17.150 euro, mentre la platea si allarga al 15% se la rata scende a 6.860 euro. Il reddito necessario si abbassa così da 70mila a 35 mila euro.

Il discorso cambia se il committente non è forzato a detrarre il bonus, ma ha prenotato il diritto alla cessione del credito o allo sconto in fattura. In generale, un tax credit recuperabile in più annualità vale di meno sul mercato: se un bonus a quattro anni è venduto a circa l’85% del suo importo nominale, un bonus decennale viaggia al 70%. Quasi tutti coloro che hanno prenotato la cessione hanno già firmato contratti con le banche o le imprese, cedendo i bonus relativi ai primi Sal.

Anche per questo l’emendamento messo a punto venerdì sera dal Governo salva la compensazione dei crediti in quattro rate, relativa al superbonus, o cinque, cioè il bonus barriere e il sisma bonus. L’allungamento a sei anni scatterà invece dal 2025 per le banche che hanno acquistato crediti a un prezzo inferiore al 75% del valore nominale.

Bonus casa: la ‘querelle’ sullo spalmacrediti

Sulla retroattività del superbonus è nata una generale ‘querelle‘ che vede soprattutto il malcontento del ministro degli Esteri Antonio Tajani (FI) che si è detto contrario “perché il cittadino perde fiducia nelle istituzioni“.

Contro la retroattività si è schierata anche Confindustria. “Comprendiamo bene le difficoltà del governo per impedire che la coda dei crediti da Superbonus metta a rischio il deficit programmatico di questo 2024. Tuttavia, in nome della certezza del diritto non ne condividiamo l’eventuale retroattività“, ha avvisato il vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini. Il governo può disporre lo spalma-crediti per decreto legge a vigenza immediata, “ma allora lo si applichi solo per crediti maturati da spese sostenute successivamente a quella data“, ha aggiunto il numero due di viale dell’Astronomia, che ha invocato un tavolo di confronto.

Linea dura poi anche da parte della Codacons. “Sulla questione della retroattività delle nuove norme sul Superbonus il Codacons è pronto ad avviare un contenzioso legale contro lo Stato“. Lo ha annuncia nelle scorse ore l’associazione di consumatori in un comunicato.

In tema di Superbonus e detrazioni siamo di fronte al caos totale, con dichiarazioni contraddittorie ed emendamenti presentati in fretta e furia nel cuore della notte senza un opportuno confronto politico tra le forze di maggioranza. Ma la cosa più grave è che il Governo ha pensato bene di prevedere la retroattività delle nuove norme in tema di detrazioni, colpendo così milioni di cittadini che avevano avviato lavori edilizi nel 2024 o che li hanno programmati nel periodo 2024-2025 avvalendosi dell’incentivo“. Queste le parole del presidente Carlo Rienzi.

Il Governo – prosegue – cambiando le regole del gioco a partita già iniziata, inganna così i cittadini e produce danni economici evidenti, considerato che una vasta platea di beneficiari non avrebbe avviato l’iter sul Superbonus sapendo che il tempo per la ripartizione delle detrazioni sarebbe stato di 10 anni. Per tali motivi siamo pronti a ricorrere in ogni sede contro la questione della retroattività delle nuove norme, che va contro ogni principio di legalità e correttezza previsto dal nostro ordinamento“.

Le altre novità

Tra le altre novità troviamo lo stop per le banche dal 2025 alla compensazione dei crediti del superbonus con debiti previdenziali. La norma, che vale anche per gli istituti finanziari, non tocca invece le persone fisiche. La violazione di questa norma determina il recupero del credito indebitamente compensato e dei relativi interessi, oltre all’applicazione di una sanzione.

Vengono, poi, istituiti due fondi. Uno da 35 milioni per il 2025 per gli interventi di riqualificazione nelle aree interessate dalla ricostruzione nei territori colpiti dal sisma; l’altro da 100 milioni per il 2025 la riqualificazione energetica e strutturale realizzata dagli enti del terzo settore, dalle Onlus, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale. Il modello dei contributi a fondo perduto è quello che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti aveva più volte richiamato nel corso delle audizioni al decreto.

Non potranno inoltre più essere cedute le rate residue di crediti per i quali sia stata utilizzata almeno una rata. In sostanza, chi ha iniziato a detrarre non potrà più cedere quello che rimane dei crediti di imposta.

Ed infine troviamo un’intensificazione dei controlli dei Comuni. Le verifiche delle amministrazioni locali, effettuate nell’ambito della normale attività di controllo sugli abusi, saranno estese a tutte le agevolazioni, non solo al superbonus. Quando l’amministrazione rilevi l’inesistenza, totale o parziale, degli interventi dichiarati per le agevolazioni, lo segnalerà agli uffici della Guardia di finanza e dell’agenzia delle Entrate. Ai Comuni viene riconosciuta una percentuale del 50% di quanto riscosso.

Sul fronte poi del bonus ristrutturazioni è prevista una riduzione al 30% a partire dal 2028, mentre oggi è fissato al 50%. Questi lascia supporre che già dal 2025 si inizi una iniziale riduzione al 36%.

Conclusioni

Fa discutere l’emendamento del governo al decreto superbonus che dispone la rateizzazione in 10 anni dei crediti fiscali derivanti dal beneficio. Il provvedimento andrà a revisionare i bonus rivolti alla casa, intervenendo anche in materia di compensazione dei crediti di imposta derivanti dall’esercizio delle opzioni di cessione del credito e di sconto in fattura con i contributi previdenziali, assistenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, per la quale è previsto lo stop dal 1° gennaio 2025.

Lo stesso emendamento prevede che sempre a partire dal 2025 le rate annuali utilizzabili dei crediti d’imposta derivanti dalle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura “sono ripartite in 6 rate annuali di pari importo, in luogo dell’originaria rateazione prevista per tali crediti”. La rateazione resta a quattro anni per gli Istituti “che abbiano acquistato le rate dei predetti crediti a un corrispettivo pari o superiore al 75 per cento dell’importo delle corrispondenti detrazioni”.

Ai comuni verrà dato infine maggiore potere di controllo e segnalazione di irregolarità. I comuni che effettueranno segnalazioni di irregolarità in materia di superbonus si vedranno riconosciuta una quota del 50% delle maggiori somme relative a tributi statali riscossi a titolo definitivo grazie al loro intervento. 

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