Il governo lavora su nuovi provvedimenti a favore della natalità. È lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti a proporre il taglio delle tasse per le famiglie con almeno 2 figli a carico. E il collega leghista Bitonci rilancia alto con l’ipotesi di una detrazione di 10.000 € all’anno a figlio, senza limiti di reddito.
Il pressing della Lega è forte sul taglio dell’Irpef delle famiglie con almeno due figli. Se da un lato, il problema della bassa natalità in Italia è sicuramente condiviso, dall’altro le reazioni delle parti sociali non sono tardate ad arrivare. La prima domanda fa riferimento a come il governo intenda recuperare le risorse per finanziare agevolazioni così costose.
L’opposizione e il sindacato temono che una misura di questo tipo vada a vantaggio dei pochi con i redditi più alti, che ne hanno la capienza. In questo contesto, s’inserisce l’INPS, che spera non si tratti di un dietro front sull’Assegno Unico, che ha dimostrato di funzionare bene e conta solo su un anno di vita.
La bassa natalità in Italia rappresenta una sfida importante, non solo a livello economico, ma anche sociale e culturale, per garantire un futuro sostenibile del paese. La proposta del governo di tagliare le tasse a chi fa figli è in fase di definizione e i contorni non sono ancora chiari. Tuttavia, è evidente come il governo Meloni abbia in cima alle sue proprietà l’implementazione di politiche di incentivo alle nascite. Il suo obiettivo sembra proprio quello di partire dal fisco per affrontare il problema della bassa natalità.
Taglio delle tasse per chi fa figli, le proposte
Il governo Meloni intende promuovere politiche a favore della natalità già a partire dalla prossima legge di bilancio. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non perde tempo e lavora a un provvedimento sulla natalità, che potrebbe essere formalizzato a breve. Si ipotizza la presentazione, entro la fine dell’anno, di un bonus famiglie sul modello del 110%, studiato su misura per i genitori con figli. La proposta consisterebbe in un taglio delle tasse a favore dei nuclei familiari composti da almeno due figli. Non ci resta che attendere ulteriori informazioni sull’importo e sul funzionamento della detrazione.
Sempre dalla Lega arriva un’altra proposta. Il sottosegretario alle Imprese Massimo Bitonci ipotizza perfino l’introduzione di una detrazione di 10.000 € l’anno per ogni figlio a carico, fino al termine degli studi anche universitari, per tutti i nuclei senza limiti di reddito, a fronte dell’impossibilità di eliminare totalmente la tassazione. Si tratta di una ipotetica misura dai costi altissimi, se si pensa che attualmente sono previsti al massimo 950 € fino ai 21 anni. Inoltre, Bitonci sottolinea che una riduzione della tassazione, a favore delle famiglie con uno o più figli a carico, non rappresenta la rinuncia all’Assegno Unico, che tra l’altro lo stesso Governo ha deciso di aumentare con il Def.
Il governo sembra puntare a un taglio progressivo delle tasse solo a uno dei genitori, con una riduzione proporzionata all’aumentare del numero dei figli. L’idea è quella di giungere a zero tasse per chi ha 3 o 4 figli. L’altra ipotesi si riferisce al quoziente familiare, su cui la premier Meloni spinge, che potrebbe prevedere una diminuzione del reddito soggetto a tassazione in base al numero dei figli, fino al raggiungimento del 14° anno di età. L’idea sarebbe di partire con un taglio tra il 50% e il 66% dell’aliquota di riferimento di uno dei due coniugi, che abbiano due figli, fino ad arrivare alla cancellazione totale per chi ne ha tre o più.
Una riforma di questo tipo è molto costosa e deve fare i conti con le risorse disponibili. Ad oggi gli spazi in deficit aperti dal Def sono già prenotati per il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle tasse. Si dovrà attendere la Nota di aggiornamento al Def in autunno per capire dove saranno reperite le risorse.
Le parti sociali, dubbi tra risorse disponibili e i reali impatti sulle famiglie
Tra le parti sociali emerge una certa perplessità sulle possibili ricadute sulla finanza pubblica. Tuttavia, non si tratta solo di capire dove reperire i fondi per il taglio delle tasse, che ha in mente il governo Meloni, ma entra in gioco un’altra questione. Più parti sociali hanno evidenziato come una detrazione generalizzata tenda ad andare a favore delle famiglie più ricche, con maggiore capienza, con il rischio di aumentare ulteriormente le disuguaglianze e creare un importante buco di bilancio.
L’INPS interviene per sottolineare l’importanza del neonato Assegno Unico. Difatti, il presidente Tridico afferma che l’assegno unico universale e la detassazione per le famiglie con più figli “sono due misure separate” e sottolinea come per il sostegno alla natalità si debba pensare a “strumenti combinati: da un lato la detassazione, dall’altro l’assegno unico universale che già c’è. E poi i servizi“. Anche il direttore generale Caridi rafforza il messaggio: “la detassazione per i figli? Sono scelte politiche, di certo l’assegno unico è stato lanciato da un anno e può essere rafforzato e non è in contrasto con altre misure che possono essere previste per incentivare la natalità nel nostro Paese“.
La posizione della CGIL è molta chiara. Il dirigente sindacale Gianna Fracassi puntualizza come da tali politiche “ne sarebbero totalmente esclusi gli incapienti (quindi i lavoratori e i pensionati poveri) e parzialmente esclusi i redditi medi e bassi. La detrazione spiegherebbe invece pienamente i suoi effetti sui redditi più alti, in possesso di una capienza Irpef di 10.000 € per ogni figlio. In dettaglio su 40 milioni di contribuenti circa 35 milioni avrebbero vantaggi parziali o nulli per incapienza“. I dati rendono evidente come, in presenza di due figli, solo il 5% più ricco dei contribuenti potrebbe beneficiarne completamente perché in possesso della capienza richiesta, a differenza delle famiglie meno abbienti.
Dall’opposizione si fa sentire Laura Boldrini, che mette in evidenza come rispondere al problema della natalità per via fiscale non sia così efficace e scrive sui social “a ragazzi e ragazze bisogna offrire lavoro stabile e salari adeguati per pianificare il proprio futuro e poter rimanere in Italia“.
Da più parti viene messa in evidenza l’importanza di unire ai tagli fiscali, le risorse da dedicare a politiche a favore della conciliazione di vita-lavoro, come i servizi pubblici per l’infanzia, il sostegno all’istruzione e in generale interventi a supporto dell’occupazione femminile.