La manovra di Bilancio in discussione in sede parlamentare sta apportando un’interessante novità per i proprietari di case che si trovano a fare i conti con l’occupazione del proprio immobile: l’esenzione IMU con decorrenza dal prossimo anno, al fine di sollevare da tale onere coloro che stanno vivendo questo disagio nella piena disponibilità dell’immobile.

IMU sugli immobili occupati: l’esenzione decisa dal governo

Dalla lettura della bozza della legge di Bilancio emerge infatti l’esenzione IMU per i proprietari di case occupate. Tuttavia, l’intervento agevolativo nei confronti dei proprietari di case non varrà per tutti: stando ai requisiti previsti, è di fatti fondamentale che il proprietario abbia sporto una regolare denuncia per l’occupazione dell’immobile.

Si tratta di un’aggiunta dell’ultim’ora nella legge di Bilancio, la cui definizione dovrà ora essere passata al vaglio delle aule parlamentari: è in questa sede, infatti, che i provvedimenti potranno arricchirsi di ulteriori dettagli e sfumature delle quali, evidentemente, vi terremo informati.

Come denunciare un immobile occupato

Secondo il tenore letterale del provvedimento, pertanto, il principale requisito da rispettare per fruire dell’esenzione IMU sull’immobile occupato è legato alla denuncia di tale evento presso le autorità. Ma come comportarsi in questo caso?

Formalmente, colui che si è visto occupare abusivamente un immobile ha diverse soluzioni a disposizione:

  1. sporgere una querela per il reato di invasione di terreni o di edifici
  2. promuovere in tribunale l’azione per la reintegra del possesso
  3. agire con un’azione di rivendicazione.

Le azioni di cui sopra sono evidentemente cumulabili, considerato che l’una non esclude l’altra. Ipotizzando che il provvedimento non subisca ulteriori modifiche nei prossimi passaggi, è dunque possibile che per soddisfare i requisiti che potrebbero portare al beneficio dell’esenzione IMU sia sufficiente procedere con il primo dei tre punti accennati.

La querela per immobile occupato abusivamente

Se dunque ci si è accorti che qualcuno ha occupato abusivamente un immobile di proprietà, il primo passo da effettuare è quello di sporgere querela presso le autorità competenti (ad esempio, un ufficio di polizia).

Tale passaggio è fondamentale per permettere di avviare le indagini da parte delle stesse autorità e, quindi, procedere all’eventuale rinvio a giudizio dell’occupante, a cui il giudice potrà poi comminare una pena o una sanzione, a seconda dei casi.

Attenzione, però. Così facendo, infatti, non si ha alcuna possibilità di ottenere il rilascio dell’immobile occupato: il procedimento avviato con la querela di cui sopra non consente infatti al giudice di ordinare all’occupante di rilasciare l’immobile in favore del legittimo proprietario.

La reintegrazione per il rilascio dell’immobile occupato

Se dunque il procedimento che abbiamo ora anticipato sembra essere sufficiente per ottenere l’esenzione IMU per gli immobili occupati, ciò non vale per consentire di rientrare in possesso dell’immobile in questione.

Per ottenere la restituzione dell’immobile abusivamente occupato bisogna infatti avviare un’azione di reintegrazione, da avviarsi entro un anno dalla data dell’occupazione. In caso di azione di spoglio, la decorrenza dei termini non avviene dal momento dell’inizio dell’occupazione ma, trattandosi di un’occupazione abusiva, senza che il legittimo titolare potesse saperne nulla, partirà dal momento in cui il soggetto che si è visto privare del bene sia venuto a conoscenza dell’occupazione.

Ora, per ottenere la sentenza di reintegra del possesso dell’immobile bisognerà dimostrare che prima dell’occupazione abusiva si era possessori del bene invaso: di possesso, e non di proprietà, si tratta. Pertanto, anche colui che non è proprietario, ma era possessore legittimo del bene, potrà avanzare tale intervento.

Una volta ottenuta la sentenza di reintegra del possesso, nel caso in cui l’occupante si rifiuti ancora di rilasciare l’immobile si dovrà procedere con l’esecuzione forzata. Il proprietario dovrà pertanto domandare l’intervento dell’ufficiale giudiziario che, eventualmente, potrà domandare il supporto delle forze dell’ordine per superare eventuali resistenze.

L’azione di rivendica

Può infine capitare che non si sia più nei termini per esercitare l’azione possessoria di cui abbiamo parlato. In questo caso, si potrà procedere comunque con un’azione di rivendica della proprietà.

Come intuibile, attraverso l’esperimento di tale azione, il proprietario punta a rivendicare la cosa da chiunque la possiede o la detiene, al fine di riottenere ciò che è suo. L’azione prosegue peraltro anche nel caso in cui la persona citata in giudizio si sia nel frattempo privata della cosa, poiché il convenuto potrà comunque essere chiamato a risarcire il danno all’attore, che può essere provato, ad esempio, dimostrando in sede processuale quali sono stati i pregiudizi che l’attore ha subito a causa dell’occupazione (si pensi al danneggiamento dell’immobile, alla perdita di profitto, e così via).

Ricordiamo infine che l’azione di rivendicazione non è soggetta a prescrizione e contrariamente all’azione di reintegrazione può essere avanzata solamente da colui che dimostra di essere il proprietario del bene.

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