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IRPEF 2025: l’aliquota scende. Chi pagherà più tasse?

NewsIRPEF 2025: l'aliquota scende. Chi pagherà più tasse?

La manovra di bilancio sta per entrare nel cuore delle discussioni in Parlamento, ancora niente è definitivo tuttavia possiamo già iniziare a fare delle previsioni. Resta confermato il sistema di aliquote Irpef con tre scaglioni di reddito. Attualmente gli scaglioni previsti sono:

  • Fino a 28.000 euro un’aliquota del 23%;
  • Tra 28.000 euro e 50.000 euro un’aliquota del 35%;
  • Oltre 50.000 euro un’aliquota del 43%.

La riapertura dei termini del concordato (12 dicembre), ha l’obiettivo di raccogliere abbastanza risorse per ridurre l’aliquota IRPEF del cosiddetto ceto medio. Il prossimo anno, infatti, le cose potrebbero cambiare, ovvero, l’ipotesi è quella di un taglio della seconda aliquota per lavoratori e pensionati, tutto dipenderà dagli incassi del concordato preventivo biennale.

Resta difficile comunque pensare che si potranno raccogliere davvero le risorse necessarie per ridurre il secondo scaglione di due punti, dall’attuale aliquota del 35% al 33% come ipotizzato. 

La novità principale della manovra riguarderà il nuovo tetto alle detrazioni per i redditi tra 75.000 e 120.000 euro, che saranno calcolate su due parametri: reddito complessivo e coefficiente familiare.

Come cambieranno le aliquote IRPEF nel 2025?

Uno dei nodi principali allo studio del Governo è la modifica di una parte delle aliquote Irpef. In particolare della seconda aliquota, quella che per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro con un’aliquota al 35%.

La proposta avanzata da Forza Italia, è di abbassare questa aliquota al 33%, e espandere la fascia fino ai 60.000 euro di reddito. Pertanto per i redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro ci sarebbe un ulteriore sconto del 2%. Mentre per i guadagni tra i 50.000 e i 60.000 la riduzione sarebbe addirittura del 10%.

Per confermare tale ipotesi il governo sta cercando delle risorse aggiuntive che potrebbero dipendere dagli incassi del concordato preventivo biennale delle Partite Iva.

Il legame tra queste due misure è stato più volte ribadito dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha chiarito che:

“l’importanza di avere certezze sulle future entrate tributarie, soprattutto in vista della possibile proroga per aderire al patto con il Fisco”.

Il taglio del secondo scaglione Irpef favorirebbe i redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro tra lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi.

​Tuttavia, come riporta il Corriere della Sera, se anche le tre aliquote formali dell’Irpef restassero quelle che conosciamo (23% fino a 28.000 euro, 35% fino a 50.000 euro, e 43% sopra i 50.000 euro), quelle effettive sono già quattro nel 2024 e con la Manovra, aumenteranno fino a sei l’anno prossimo, fino al 56%.

Simulazioni della Fondazione Nazionale Commercialisti

Secondo un’analisi della Fondazione Nazionale Commercialisti, il taglio di uno o due punti di aliquota Irpef non è sufficiente a colmare la perdita causata dalla fine della decontribuzione. Con un’aliquota del 34%, i lavoratori dipendenti nella fascia di reddito di 30.000 euro avrebbero un calo di 101 euro.

Si tratterebbe di un beneficio per circa 11 milioni di contribuenti, appartenenti al “ceto medio”. tuttavia, le risorse attuali non sarebbero sufficienti per abbassare l’aliquota al 33%, cioè di due punti.

A beneficiare sarebbero soprattutto i lavoratori con 40.000 euro di retribuzione. Nell’ipotesi di aliquota al 34%, il guadagno annuo ammonterebbe a 543 euro e aumenterebbe a 627 con l’aliquota al 33%.

Chi percepisce 40.000 euro lordi risparmierebbe quindi 543 euro all’anno, mentre chi guadagna tra 30.000 e 35.000 euro subirebbe una piccola perdita, rispettivamente pari a –101 euro e 145 euro in un anno.

Nel caso di un taglio di due punti dell’aliquota del secondo scaglione Irpef (quindi con il passaggio dell’aliquota dal 35% al 33%), invece, il risparmio annuale per i redditi di 40.000 euro salirebbe a 627 euro, mentre chi percepisce tra 30.000 e 35.000 euro avrebbero un calo tra 101 euro e 107 euro. Pertanto i vantaggi, come mette in risalto l’analisi della Fondazione, dipenderebbero dalle fasce di reddito.

Pensionati e autonomi

I Lavoratori autonomi e pensionati, che non beneficiano del taglio del cuneo fiscale, avrebbero un beneficio da 20 a circa 220 euro l’anno nella classe di reddito dai 30.000 euro in su.

Detrazioni sul reddito da lavoro dipendente 2025

La manovra conferma i tre scaglioni IRPEF:

  • Fino a 28.000 euro un’aliquota del 23%;
  • Tra 28.000 euro e 50.000 euro un’aliquota del 35%;
  • Oltre 50.000 euro un’aliquota del 43%.

Prevede, però allo stesso tempo una una modifica delle detrazioni per i lavoratori dipendenti:

  • Per chi ha redditi da lavoro fino a 20.000 euro verrà introdotta una sorta di bonus con percentuali decrescenti (7,1 -5,3 – 4,8);
  • Per i redditi tra i 20.000 e i 32.000 euro è previsto uno sgravio fiscale di 1.000 euro;
  • Per i redditi sopra i 32.000 euro e fino ai 44.000 euro si attuerà una graduale riduzione dello sgravio in busta paga.

Come riporta il Corriere della Sera, il meccanismo delle detrazioni decrescenti rende le aliquote reali 4 e non 3. Nel 2025 la situazione peggiorerà e le aliquote effettive saranno 6, con 4 scaglioni, ovvero:

  1. Fino a 15.000 euro, aliquota del 23%;
  2. Tra i 15.000 e i 28.000 euro, aliquota del 32,15%;
  3. Tra i 28.000 e i 32.000 euro, aliquota del 40,41%;
  4. Tra i 32.000 e i 40.000 euro, aliquota del 56,18%;
  5. Tra i 40.000 e i 50.000 euro, aliquota del 43,68%;
  6. Oltre i 50.000 euro, aliquota del 43%.

Chi pagherà più tasse nel 2025?

L’Upb ha riportato che: “Nonostante la riduzione del numero di aliquote legali”, il numero delle aliquote “effettive aumenta, passando da 4 a 7, e il loro andamento risulta più irregolare”, “raggiungono il 50% per i redditi compresi tra 32mila e 40mila euro”. Il grafico riportato nel rapporto dell’Ufficio mostra che il livello è di circa il 56%.

Secondo quanto riportato dall’Upd, quindi, nella fascia di reddito tra i 32.000 e i 40.000 euro si crea sostanzialmente un’aliquota marginale pari al 56%. Una percentuale alta che colpisce i redditi che si collocano in quella fascia. Paradossale anche perché sopra i 40.000 euro l’aliquota cala fino al 44%. Creando un effetto regressivo.

La fascia tra i 35.000 e i 40.000 euro resta la fascia più avvantaggiata. In quanto i contribuenti che appartengono a questo scaglione finora non hanno beneficiato dello sconto contributivo, mentre il nuovo bonus potrà essere beneficiato anche da loro. Pertanto coloro che appartengono a questa fascia avranno nel 2025 buste paga più alte di quelle del 2024.

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    Andrea Baldini
    Andrea Baldinihttps://fiscomania.com/
    Laurea in Economia Aziendale nel 2014 presso l'Università degli Studi di Firenze. Collabora stabilmente nella redazione di Fiscomania nel ambito fiscale. Appassionato da sempre di Start-up, ha il sogno di diventare business angel per il momento opera come consulente azienda nel mondo delle Start up. [email protected]
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