Il governo Meloni si è posto l’obiettivo di abolire il tanto discusso superbollo che si applica alle vetture che superano la potenza di 185 kW. L’ipotesi di cancellazione del superbollo si inserisce all’interno della riforma fiscale che prevede l’eliminazione di un serie di microtasse, che rappresentano più un costo che un’entrata per lo Stato.
Il superbollo era stato introdotto nel 2011, dall’esecutivo guidato da Monti, allo scopo di raccogliere un maggior gettito fiscale da parte dei proprietari di vetture di lusso, ma questa misura sembra non aver avuto gli effetti sperati. Si è assistito a un crollo delle vendite delle vetture con potenze maggiori a fronte di minori entrate per lo Stato.
Ancora non è ufficiale, ma potrebbe mancare davvero poco. Lo stesso viceministro Leo ha ipotizzato l’abolizione del superbollo entro l’estate. Non ci rimane che attendere ancora qualche settimana per scoprire le sorti del superbollo.
Addizionale erariale sul bollo auto, come funziona
Il superbollo, il cui nome ufficiale è addizionale erariale sul bollo auto, è stato introdotto nel 2011 dal Governo Monti e si somma al bollo normale per le auto di grande cilindrata che superano i 185 kW (250 Cv) di potenza.
Inizialmente la sovrattassa prevedeva il pagamento di un importo pari a 10 € per ogni kW di potenza del veicolo superiore ai 225 kW, con effetto retroattivo su tutto il 2011 e su tutto il parco circolante. A partire dal 1° gennaio 2012 il superbollo è stato aumentato a 20 euro/kW ed esteso alle vetture con potenza superiore ai 185 kW.
L’importo del superbollo si riduce ogni 5 anni. Nello specifico, la diminuzione segue questo meccanismo:
- Al 60% dopo cinque anni, dalla data di immatricolazione;
- Al 30% dopo dieci anni, dalla data di immatricolazione;
- Al 15% dopo quindici anni, dalla data di immatricolazione.
Il superbollo non deve essere più pagato al raggiungimento del ventesimo anno. Infine, i periodi sono calcolati a decorrere dal 1º gennaio dell’anno successivo a quello di costruzione.
Superbollo, perché non sono stati raggiunti gli introiti sperati
Gli effetti non brillanti dell’introduzione del superbollo si sono fatti sentire fin da subito. Già nel 2012 si è assistito a una perdita complessiva di circa 140 milioni di euro, tra minori entrate fiscali e mancati introiti. Il provvedimento stesso ha portato a una riduzione delle nuove immatricolazioni di vetture con potenza eccedente i 185 kW. I dati parlano chiaro. Nel 2012 le immatricolazioni per le cosiddette supercar sono diminuite del 35% a fronte di una riduzione complessiva del mercato auto del 19,8%.
Si è poi sviluppato uno strano aumento di autovetture con targa tedesca o ceca sulle strade italiane. Si tratta di auto date in noleggio da soggetti commerciali e utilizzate da clienti italiani. Tutto ciò ha causato una diminuzione delle entrate per l’Erario: dal mancato pagamento di Iva, bollo, multe al problema di effettuare gli adeguati controlli su strada.
Inizialmente il superbollo andava a colpire i redditi più alti che potevano acquistare auto di un certo livello. Tuttavia, negli ultimi anni, la potenza dei 185 kW ha raggiunto ormai anche le auto compatte ed è stata superata alla grande anche da berline medie e SUV. Per quanto si tratti di auto dal costo più o meno importante, il superbollo non si rivolge più solo alle supercar, veicoli sportivi e auto di lusso, ma la platea si è ampliata.
Infine, ci troviamo di fronte a una sorta di anomalia. Il superbollo si applica ai soli motori termici e rimane esclusa la parte elettrica. Ci sono così modelli plug-in, che nonostante superino ampiamente i 185 kW, non rientrano nel pagamento del sovrattassa in quanto vengono presi in considerazione solo i CV del motore a benzina e non quelli del motore elettrico.
Lo stop del superbollo entro l’estate, l’ipotesi del governo
Il viceministro dell’Economia e Finanze, Maurizio Leo, ha dichiarato che il governo si è posto l’obiettivo di eliminare le cosiddette micro-imposte che non portano alle casse dell’Erario quanto previsto. Tra le prime misure in esame alle Commissioni Finanze e Bilancio troviamo l’ipotesi di abolizione del superbollo. Non solo questa sovrattassa si sarebbe dimostrata poco redditizia per le casse dello Stato, ma avrebbe colpito duramente anche il mercato automobilistico italiano.
Uno dei promotori della rimozione del superbollo è l’onorevole Marchetti che conferma: “attraverso un’interlocuzione costante sia con il Ministero competente sia con le case automobilistiche, si sta arrivando all’intesa che determinerà l’abolizione di questa tassa che non ha apportato alcun beneficio alle casse dello Stato” e specifica “si aggiungono ulteriori perdite, pari a oltre 30 milioni di euro, a carico delle Regioni e delle Province, senza considerare il danno, difficilmente quantificabile, a tutto il comparto automobilistico nazionale, dalle case automobilistiche agli artigiani per gli interni alle imprese che producono la componentistica, compresi i dipendenti“.
Il governo Meloni è certo che l’eliminazione del superbonus avrà un impatto positivo non solo sulle vendite delle automobili, ma anche sull’intera filiera, che è stata la maggiormente colpita: dalla produzione di componenti all’assistenza tecnica e la manutenzione. Inoltre, si prevede una ripresa del mercato dell’usato, che beneficerà di un aumento della domanda a fronte della diminuzione delle tasse.
Interviene anche il vicepremier e ministro alle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini che conferma la volontà di abolizione del superbonus da parte del governo allo scopo di “sostenere nei fatti un settore prezioso come l’automotive che coinvolge, in modo diretto e indiretto, milioni di famiglie“. Lo stesso presidente dell’Aci, Angelo Sticchi si dimostra entusiasta: “Finalmente! Dopo ben 11 anni, si mette mano al superbollo dell’auto, una tassa tanto iniqua quanto inutile, il cui unico effetto è quello di distorcere e deprimere il mercato automobilistico nazionale”.
L’ipotesi di addio al superbollo s’inserisce nel panorama più ampio di eliminazione delle micro-imposte, per il quale l’esecutivo intende intervenire con un emendamento ad hoc oppure mediante un provvedimento maxi-contenitore di una lista di microtasse da rimuovere. L’Agenzia delle Entrate ha segnalato che l’abolizione delle micro-imposte porterebbe a una diminuzione delle entrate fiscali italiane di 152 milioni di euro su undici tasse erariali, 91 milioni su sette imposte regionali e 10 milioni su tre imposte comunali. Tuttavia, il governo è fiducioso e ritiene il costo sostenibile a fronte dei vantaggi che deriveranno dalla semplificazione della burocrazia.
Negli ultimi anni sono stati diversi i tentativi di abolizione del superbollo che sono poi sfumati. Adesso è il turno del governo Meloni e sapremo a breve come gestirà questa tassa molto discussa. Inoltre, ci attendono grandi novità in relazione alle micro-imposte individuate dall’esecutivo e scopriremo se l’erario sarà in grado di supportarne l’eliminazione.