Nel processo di internazionalizzazione di un'impresa la creazione di una brach estera si contrappone alla creazione di una società controllata. Solitamente si opta per la prima opzione in situazioni temporanee (es. cantiere estero), beneficiando di una gestione più semplice. Infatti, le attività e le passività della stabile organizzazione estera (ex art. 162 del TUIR), così come il reddito generato confluiscono nel bilancio d'esercizio dell'impresa nazionale.
La principale difficoltà che si riscontra è data dal fatto che l'ubicazione all'estero comportano l'assoggettamento del reddito della stessa al regime fiscale vigente nel Paese in cui la stessa è sorta. Per questo motivo, proviamo ad effettuare qualche valutazione sotto il profilo contabile della sede secondaria e sulle implicazioni che si possono venire a determinare sul bilancio della società madre.
Profili contabili della stabile organizzazione estera
Le indicazioni sulla tenuta contabile di una stabile organizzazione si ritrovano nell'art. 14, co. 5 del DPR n. 600/73, secondo il quale:
i soggetti che esercitano attività all'estero mediante stabile organizzazione devono rilevare nella contabilità distintamente i fatti di gestione che interessano le stabili organizzazioni, determinando separatamente i risultati dell'esercizio relativi a ciascuna di esse
Nella pratica, di fatto, la casa madre italiana potrebbe direttamente riportare le singole operazioni della branch in specifici conti di mastro dedicati. In questo modo diventa possibile individuarli e determinare il risultato economico. Questo aspetto, tuttavia, si deve conciliare con il fatto che la stessa branch è tenuta a formare una autonoma contabilità nel Paese estero di insediamento, secondo le disposizioni locali vigenti. Tutto questo, si riflette nella necessità di "armonizzare" il flusso di dati contabili che devono passare da un "ramo" all'altro dell'azienda.
Sul punto, devono essere menzionati i chiarimenti di prassi forniti dalla circolare ministeriale n. 7/1946 del 1977, la risoluzione n. 9/428 del 1980, la risoluzione ministeriale n. 2398 del 1983.
Utilizzo del libro giornale
Nella prassi, la soluzione maggiormente utilizzata è quella di far gestire alla branch le operazioni in prima nota annotandole anche sul libro giornale predisposto secondo la normativa italiana. In questo modo lo stesso diventa la base per la trascrizione delle operazioni estere nella contabilità italiana. Pertanto, al fine di poter validamente operare questa soluzione, si rende indispensabile la predisposizione di un piano dei conti unitario da condividere per la gestione unitaria dei fatti aziendali rilevanti. Inoltre, ai fini dell'assolvimento degli obblighi di cui al citato art. 14 del DPR n. 600/73 è necessario che vi sia la tenuta dei seguenti libri:
Libro giornale;
Libro degli inventari;
Scritture ausiliarie di magazzino;
Registro dei beni ammortizzabili;
Registri Iva [1].
Nella pratica, ogni branch predispone ed invia periodicamente il l...
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