Riforma fiscale: già in circolazione i primi documenti prodromici alla futura riforma fiscale. Chiesta a gran voce dall’Unione europea, cosa c’è da sapere sui futuri interventi del Governo di Mario Draghi?

La riforma fiscale è stata invocata a gran voce dagli organi dell’Unione europea, i quali, invero, hanno anche indicato alcuni interventi mirati e necessari per l’economia del nostro Paese. Tra questi sicuramente vi rientra, ad esempio, il taglio dell’IRPEF, o meglio una sua rimodulazione maggiormente conforme ai parametri di equità sostanziale e progressività.

L’intervento, secondo quanto richiesto dai vertici sovranazionali, dovrà essere rivolto anche ad un più efficiente impiego di alcune tipologie di imposta, tra cui IMU e IVA. Sono, infatti, ritenute necessaria “riforme strutturali che aiuteranno il reperimento di risorse per le priorità delle politiche pubbliche e contribuiranno alla sostenibilità di lungo termine delle pubbliche finanze, anche con il rafforzamento di copertura, adeguatezza e sostenibilità del sistema universale di protezione sociale e sanitaria“.

Proprio alla luce di questo inequivocabile invito dell’UE, che la commissione parlamentare, deputata alla riforma, ha previsto una prima bozza di proposta che dovrebbe essere alla base della legge delega, con la quale si conferirà il potere di intervento al governo. Il documento costituirà una base di principi e criteri che potranno essere sviluppati dall’esecutivo con un decreto legislativo.

Vediamo, dunque, cosa c’è da sapere sulla riforma fiscale.


Riforma fiscale: la bozza della legge delega

Lo scorso 30 giugno le Commissioni Finanze di Camera e Senato hanno reso pubblico il documento conclusivo, base per la definizione della legge delega. Le principali novità, su cui si focalizza la proposta, sono relativa alla riduzione dell’IRPEF, abolizione IRAP e secondo acconto delle imposte a rate.

Il documento, invero, delinea anche quelli che sono gli obiettivi della riforma fiscale. In primo luogo, come individuato dal capitolo primo del testo, l’intento perseguito è quello di stimolare l’incremento del tasso di crescita potenziale dell’economia italiana e rendere il sistema fiscale più semplice e certo.

La bozza, tuttavia, non ha suscitato buone reazioni, soprattutto tra le parti sociali e gli operatori del settore, ai quali, citando testualmente, essa è apparsa insoddisfacente. In particolare ci riferiamo alle parole resa da Alessandro Mastrocinque, presidente di CAF-Cia, il sistema dei Centri di assistenza fiscale di CIA agricoltori italiani:”La proposta di riforma fiscale approvata dalle commissioni Finanze di Camera e Senato, delinea una profonda rivisitazione del sistema che, a nostro avviso, sta andando avanti in maniera poco organica, con più attenzione alla sensibilità delle variegate anime della maggioranza politica, che non alle effettive esigenze di semplificazione, progressività ed equità che si dovrà configurare”.

Vediamo, allora, cosa fa previsto specificamente la normativa.

In tema di IRPEF

Coma poc’anzi affermato, uno dei principali cambiamenti attiene alla riforma dell’IRPEF. Una delle novità più interessanti riguarderà il regime delle aliquote, in particolare la fascia di reddito compresa tra i 28 mila e i 55 mila euro, i quali potrebbero avvertire una significativa riduzione dell’imposta dovuta. La proposta, infatti, prevede che:

  • riduzione dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28.000-55.000 euro;
  • modificare la dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche.

In particolare, il c.d. ceto medio è quello maggiormente leso dalla previsione di un’aliquota piuttosto alta, attestata al 38%. La differenza con il precedente scaglione è, d’altra parte, considerevole, di circa 11 punti. La riforma dovrebbe intervenire proprio in questo senso. La bozza sembra auspicare una riduzione della differenza tra i due scaglioni.

Il passaggio da una fascia all’altra potrebbe essere disincentivato, andando ad incidere sia in termini di evasione fiscale, oltre ad essere anche un grande deterrente alla creazione di reddito ulteriore e alla produttività.

IRAP

Altro tassello fondamentale della riforma fiscale concerne l’IRAP. L’imposta regionale sulle attività produttive, un’imposta introdotta in Italia nell’ambito della cosiddetta riforma Visco.

Nella bozza predisposta dalla Commissione finanza, si legge la possibilità di eliminare definitivamente l’imposta in questione. La scelta risponde proprio ad un’esigenza di ripartenza economica, che è limitata da alcune imposte come per quanto riguarda l’IRAP. Essa ha come base imponibile il valore di produzione, il quale identifica il guadagno netto dell’impresa, oppure la differenza tra il ricavato complessivo annuale ed una quota che comprende i principali costi di gestione. Dunque, questa non facilità sicuramente la crescita economica e dei traffici commerciali.

In tema di società, invece, le Commissioni hanno raccomandato la reintroduzione dell’IRI. Imprese individuali e società di persone in contabilità ordinaria avrebbero la possibilità di optare per l’applicazione di un’aliquota proporzionale

IVA

Importanti novità sono previste anche in tema di IVA. A tal proposito la bozza predispone una nuova modalità di rateizzazione e versamento dell’imposta in questione:

  • il versamento del saldo e del primo acconto in sei rate mensili di uguale importo da luglio a dicembre dello stesso anno;
  • il versamento del secondo acconto o in un’unica soluzione entro il 31 gennaio dell’anno seguente o in sei rate mensili di pari importo da gennaio a giugno dell’anno seguente.

Sempre sul fronte IVA, una delle proposte che ha fatto maggiormente discutere è quella di introdurre una tassazione agevolata per le partite IVA che superino i 65.000 euro di ricavi e compensi. Sarebbero anche ritoccate le aliquote per le c.d. start up, le quali salirebbero dal 15 al 20 per cento e dal 5 al 10 per cento.Sul punto, invero, le forze politiche si trovano ancora in ampio disaccordo.

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