Recentemente abbiamo affrontato il crescente fenomeno della contraffazione dei marchi online perpetrata attraverso tecniche sempre più diffuse come il cybersquatting e il typosquatting. Nel presente articolo parleremo di un’altra particolare tipologia di typosquatting sempre più conosciuta: il punycode.

Cos’è il Punycode?

L’elemento che contraddistingue il punycode dal typosquatting è l’utilizzo di caratteri che, a livello visivo, ricordano le lettere del marchio notorio: attraverso questo metodo, l’utente si trova di fronte ad un sito web che, almeno a prima vista, non presenta elementi di differenziazione veri e propri rispetto al sito “originale”.

La pericolosità risiede quindi nella assoluta possibilità di registrare un nome di dominio di per sé libero, ma che, d’impatto visivo, appare assolutamente confondibile rispetto al nome di un marchio registrato, anche nel caso in cui il titolare di quest’ultimo abbia già provveduto a registrare il dominio che gli spetta. A facilitare la diffusione di questo metodo è stata anche la rimozione del divieto di registrare nomi di dominio contenenti caratteri non appartenenti all’alfabeto inglese.

Prima del 2012 infatti non era possibile registrare nomi che contenessero lettere accentate, grafemi, ecc; ma questa decisione si è resa necessaria per evitare che titolari di marchi con nomi contenenti caratteri diversi fossero ingiustificatamente discriminati a causa dell’impossibilità di registrare un dominio perfettamente corrispondente al proprio marchio.

Il Caso Ikea

Recentemente anche la multinazionale svedese IKEA è stata vittima di punycode. Circa cinque anni fa infatti, sul web si potevano trovare due siti all’apparenza identici, “ıĸea.com” e “ikea.com”, ma di fatto differenti. Il carattere utilizzato in “ıĸea.com” non era un carattere alfabetico, ma si trattava dei simboli “ıĸ” che però, graficamente, rimandano alle lettere i e k. In questo modo, era stato possibile registrare questo tipo di dominio visivamente identico ma tecnicamente diverso da quello utilizzato da IKEA.

La questione fu prontamente portata all’attenzione dell’agenzia delle Nazioni Unite WIPO (World Intellectual Property Organization) da parte della multinazionale che in quell’occasione presentò reclamo alla WIPO per ottenere la riassegnazione del nome a dominio.

Tale autorità, che si occupa di promuovere la tutela della proprietà intellettuale a livello globale, si è pronunciata, nella decisione Case No. D2017-2211 emessa il 17 gennaio 2018, nella quale il Membro unico del Collegio ha evidenziato che le differenze tra ıĸea.com e ikea.com «sono quasi impercettibili, e l'utilizzo del Punycode per creare un nome a dominio indistinguibile rispetto ad un marchio registrato famoso evidentemente non impedisce di riscontrare identità o confondibilità tra i due». Nella decisione veniva poi aggiunto che il nome a dominio contestato era virtualmente identico rispetto al marchio della Ricorrente.

Circa l'elemento d...

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