Le pensioni sono nuovamente al centro dei dibattiti politici, in previsione del prossimo anno, soprattutto a causa della scomparsa delle possibilità di prepensionamento offerte da Quota 100 e Quota 102. Si stanno valutando quindi diverse ipotesi per consentire ai cittadini di entrare nel periodo di pensione in anticipo rispetto alle normali modalità.
In particolare il presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha parlato di un ingresso anticipato alla pensione come “anticipo soft”, ovvero garantendo l’accesso ad una parte della pensione già a 63 o 64 anni di età, per poi procedere all’erogazione della somma completa successivamente ai 67 anni di età.
Questa potrebbe essere una delle soluzioni possibili per il futuro delle pensioni degli italiani, tuttavia nel frattempo sembrano essere riconfermate le misure di Opzione Donna e l’Ape Sociale, a supporto di determinate categorie di lavoratori. Vediamo nell’articolo tutte le prospettive di riforma delle pensioni, secondo le ultime ipotesi.
L’anticipo alla pensione: Quota 102
Al centro del dibattito e delle attuali ipotesi vi è l’anticipo alla pensione. Normalmente infatti, con la Legge Fornero, l’accesso alla pensione in Italia è previsto per chi compie 67 anni di età. Tuttavia negli ultimi anni sono state introdotte diverse misure di prepensionamento, dedicate ai cittadini che rispettassero alcuni requisiti, come ad esempio Quota 100.
Quota 100 ha permesso a molti lavoratori di andare in pensione in anticipo, in base alla somma 100 tra anni di contributi versati e età anagrafica. Successivamente questa misura è stata accantonata, date le differenze sociali che creava e dato anche il basso numero di accessi alla stessa. Per l’anno in corso è stata introdotta quindi un’altra misura per garantire il prepensionamento, ovvero Quota 102, in previsione dell’eliminazione definitiva di questa tipologia di anticipo alla pensione. Va tenuto in considerazione quindi che l’attuale Quota 102 è solo una misura temporanea, introdotta da ponte tra Quota 100 e la completa eliminazione degli anticipi di questo tipo.
Attualmente Quota 102 permette di andare in pensione all’età di 64 anni, con 38 anni di contributi versati all’INPS, entro il 31 dicembre 2022. Tuttavia anche questa misura verrà presto accantonata, e attualmente si discute su una possibile riforma delle pensioni per il 2023.
Accesso alla pensione a 64 anni
Secondo le recenti ipotesi, nonostante la scomparsa di Quota 102, potrebbero tornare misure specifiche per l’accesso anticipato alla pensione all’età di 64 anni. Si parla quindi al momento di anticipo soft, come è stato definito dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando, in riferimento ad una proposta del presidente dell’INPS Pasquale Tridico.
Si ipotizza quindi una possibilità di accedere in anticipo alla pensione, all’età di 64 anni, ovvero con 5 anni di anticipo rispetto alle regole introdotte dalla Legge Fornero. Tuttavia accedendo in anticipo alla pensione, si rinuncia a ricevere l’intero importo spettante per 5 anni, per cui viene garantita una parte dell’erogazione.
Successivamente, al compimento di 67 anni di età, si arriverebbe a ricevere la somma completa della pensione spettante. Si tratta quindi di una modalità a due vie che potrà essere scelta liberamente dagli interessati, secondo le prime indiscrezioni.
Tuttavia per essere applicata, questa misura necessita ancora di essere definita sulle modalità di applicazione, per cui si prospettano ulteriori dibattiti. Per il momento quindi la Legge Fornero che prevede l’accesso alla pensione a 67 anni di età non viene messa in discussione, ma vengono proposte alternative in sostituzione a Quota 102, più sostenibili anche in termini economici.
Altre proposte di accesso anticipato
Oltre a questa proposta, che garantirebbe l’accesso anticipato a 64 anni di età ad una parte della pensione, ci sono attualmente alcune sotto proposte, che specificano l’entità dell’erogazione della pensione nel caso di anticipo. Le proposte prevedono ad esempio:
- Pensione a 64 anni di età, con assegno previdenziale pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale;
- Pensione a 64 anni di età, con 36 anni di contributi versati, senza limiti sulla somma dell’assegno.
Si tratta di ipotesi che prendono in considerazione da vicino la somma che dovrà essere corrisposta a chi accede alla pensione in anticipo a 64 anni, tenendo conto di qual è attualmente l’importo minimo, previsto dall’assegno sociale.
Attualmente si tratta comunque di ipotesi, per cui si dovrà attendere la Legge di Bilancio del prossimo anno, per cui al momento si discute per il termine di Quota 102.
Il rinnovo di Opzione Donna e Ape Sociale
Un altro tassello importante della riforma delle pensioni è costituito dalle misure specifiche per alcune categorie di lavoratori, come Opzione Donna e Ape Sociale. Secondo il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, queste misure hanno avuto un discreto successo nell’ultimo anno, per cui possono essere riproposte anche per il 2023.
Opzione Donna è una misura di accesso anticipato alla pensione garantita a tutte le donne lavoratrici: si parla di una misura che ad oggi permette alle donne l’accesso alla pensione a 58 anni di età per le dipendenti e 59 per le autonome. Per accedere a questa soluzione quest’anno è comunque necessario aver maturato almeno 35 anni di contributi versati entro la fine del 2021.
Per quanto riguarda invece l’Ape Sociale, si tratta di una misura rivolta in particolar modo ai cittadini che svolgono determinate tipologie di lavori, definiti come usuranti. Lo scorso anno si è assistito ad un ampliamento di tali categorie, che ha permesso ad un maggior numero di lavoratori di accedere alla pensione.
Secondo le previsioni, questa misura potrebbe venire rinforzata nel prossimo periodo, garantendone l’accesso anche ad altri lavoratori con mansioni gravose, o per fasce di popolazione più in difficoltà, come: disoccupati, caregiver e coloro che non hanno cumulato una contribuzione continuativa.
Secondo quanto anticipato da Andrea Orlando a proposito della riforma delle pensioni, sia Opzione Donna che l’Ape Sociale hanno ottenuto buoni risultati nell’ultimo periodo, per cui si ipotizza un ritorno di queste possibilità per il 2023, a seguito della scadenza naturale prevista per la fine dell’anno.
La proposta di Quota 41
Oltre alle ipotesi viste sopra, viene avanzata anche una proposta dai sindacati in merito alla pensione anticipata. Si tratta di Quota 41, con pensione anticipata dopo il versamento di 41 anni di contributi, senza il calcolo dell’assegno da versare visto precedentemente.
I sindacati starebbero chiedendo la possibilità di estendere Quota 41 per tutti, senza porre limiti che riguardano la categoria di mansione svolta o di età. Per il momento il governo non sembra intenzionato a seguire questa direzione, ma a prendere in considerazione di erogare la pensione anticipata a determinate categorie di lavoratori, o optare per la pensione anticipata a due vie vista prima.
Prospettive per la Legge di Bilancio
Per la prossima Legge di Bilancio quindi le prospettive si muovono intorno alla necessità di introdurre un’alternativa alle pensioni anticipate che stanno per arrivare al termine nel 2022, tuttavia vanno adeguate le misure all’attuale situazione dei conti pubblici, tenendo quindi in considerazione anche la spesa necessaria alla loro introduzione.
Secondo il presidente dell’INPS, la soluzione di introdurre una pensione anticipata a 64 anni con un’erogazione inferiore alla somma complessiva della pensione potrebbe garantire da un lato l’accesso al periodo di pensionamento a molti cittadini, e dall’altro un risparmio economico sulla spesa pubblica.
Il ritorno invece di misure come l’Ape Sociale e Opzione Donna sembra ormai certo in previsione della prossima Legge di Bilancio, per cui si attendono solo ulteriori precisazioni.
Un altro tema che sarà al centro delle discussioni sulla riforma delle pensioni riguarda i giovani: il problema principale per queste categorie di lavoratori è l’instabilità contrattuale del lavoro. Spesso infatti i giovani lavoratori non riescono ad accantonare contributi sufficienti e continuativi per vedere prospettive di accesso alla pensione nel futuro.
Le esigenze attuali sono quelle di garantire a questa fascia di popolazione un inserimento stabile nel mondo del lavoro, che consentirebbe anche di accantonare un certo numero di mensilità e annualità contributive versate all’INPS. Per queste fasce di popolazione il problema dei contratti discontinui potrebbe infatti gravare proprio sull’accesso alle pensioni.