Purtroppo i notiziari e i programmi tv non parlano ormai d’altro in queste settimane se non del conflitto in Medioriente. Oggi però parleremo di questo triste evento da un punto di vista che, apparentemente, poco ha a che fare con la guerra. Quello che cercheremo di capire è cosa c’entrano le nuove regole europee sul digitale con la guerra in Israele.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo intanto di capire cos’è il Digital Service Act nonché quali sono i principali obiettivi che la Commissione europea si è riproposta di perseguire attraverso queste regole.
Cos’è il Digital Services Act?
Il Digital Services Act (DSA) è una proposta legislativa presentata dalla Commissione europea per regolamentare i servizi digitali e le piattaforme online all’interno dell’Unione europea (UE). L’obiettivo principale del DSA è stabilire un quadro giuridico completo per i servizi digitali e affrontare diverse sfide legate ai contenuti online e alle responsabilità dei fornitori di servizi digitali.
Principali disposizioni e obiettivi del DSA
Preliminarmente occorre dire che il DSA mira a stabilire regole coerenti in tutta l’UE per vari tipi di intermediari online, tra cui piattaforme di social media, mercati online e altri fornitori di servizi digitali.
Il DSA introduce poi una serie di obblighi per le piattaforme online al fine di adottare misure per prevenire la diffusione di contenuti illegali e proteggere i diritti e la sicurezza degli utenti. Ciò include requisiti di trasparenza, moderazione dei contenuti e l’attuazione di meccanismi di reclamo e risarcimento efficaci.
All’interno di queste regole sono stati poi tracciati i nuovi obblighi per le piattaforme online molto grandi: Il DSA introduce obblighi aggiuntivi per questo (ad esempio l’obbligo di notificare alle autorità nazionali le modifiche significative dei sistemi e la realizzazione di valutazioni dei rischi per garantire la sicurezza degli utenti e del pubblico).
Attraverso il DSA si persegue altresì l’obiettivo di garantire i diritti degli utenti: in questo infatti il Digital Services Act sottolinea l’importanza del rispetto dei diritti degli utenti, tra cui la libertà di espressione e di informazione, nel contesto delle pratiche di moderazione dei contenuti. Incentiva la trasparenza nelle decisioni di rimozione dei contenuti e offre agli utenti il diritto di impugnare tali decisioni.
Un altro punto nevralgico rappresentato da questa regolamentazione è quello concernente l’aspetto della cooperazione con le autorità. Le piattaforme online sono tenute a cooperare con le autorità nazionali e a fornire loro le informazioni necessarie per far rispettare la legge, investigare i contenuti illegali e affrontare incidenti legati alla cybersecurity. Il DSA mira a creare un ambiente online più sicuro preservando la libertà di espressione e l’innovazione. Riflette l’impegno dell’UE nella regolamentazione dello spazio digitale e affronta diverse sfide, tra cui la diffusione di contenuti dannosi e illegali, la disinformazione e le questioni legate alla dominanza delle piattaforme.
IL DSA e la questione relativa al conflitto in Medioriente
Alcuni recenti sviluppi in Israele, in particolare nel settore delle tecnologie dell’informazione e della sicurezza cibernetica, hanno sollevato questioni legate alle nuove regole europee sul digitale, in particolare al Regolamento europeo sulla sicurezza cibernetica (NIS 2) e all’Articolo 13 della Digital Services Act (DSA).
La crisi in Israele può quindi essere considerata un test per queste nuove normative europee, in particolare per:
- Trasferimento di dati internazionali: Israele è uno dei paesi che detiene una notevole quantità di dati digitali particolari (meglio conosciuti come sensibili). La crisi può sollevare questioni sul trasferimento di questi dati al di fuori dell’Unione Europea (UE) e sulle misure di sicurezza adottate per proteggerli. Le nuove normative europee hanno introdotto regole più rigorose sul trasferimento internazionale di dati, e la loro applicazione potrebbe essere testata in questo contesto;
- Contenuto online: le normative europee sul digitale, in particolare l’Articolo 13 della DSA, introducono nuove regole per la moderazione dei contenuti online e la responsabilità delle piattaforme digitali;
- Diritti digitali e privacy: Il conflitto in corso può far emergere criticità dal punto di vista della privacy e dei diritti digitali. I cittadini israeliani e palestinesi utilizzano sempre più le tecnologie digitali per esprimere le proprie opinioni, accedere alle informazioni e comunicare. La DSA e il NIS 2 contengono disposizioni che proteggono la privacy e i diritti digitali degli utenti.
In sintesi, la crisi in Israele rappresenta un caso complesso in cui le nuove regole europee sul digitale possono essere sottoposte a un test significativo. Queste normative sono state introdotte per affrontare questioni legate alla sicurezza cibernetica, alla privacy e ai contenuti online, e la loro applicazione a situazioni geopolitiche sensibili come questa può avere implicazioni notevoli per il futuro della regolamentazione digitale in Europa e a livello globale.
Il conflitto in Medioriente e il caso della piattaforma “X”
La Commissione europea ha aperto una indagine a carico della piattaforma X in merito a fake news e contenuti illegali diffusi sulla piattaforma.
A questo proposito l’Unione Europea quindi, prendendo le mosse da quanto regolamentato dal Digital Services Act (DSA) relativamente alla responsabilità delle Piattaforme, con il quale viene appunto stabilito che le piattaforme digitali devono essere soggette a regole e normative che stabiliscono la loro responsabilità nella rimozione di contenuti illegali o dannosi. L’indagine della Commissione europea potrebbe essere volta quindi a determinare se la piattaforma “X” ha adempiuto alle sue responsabilità in merito a questi contenuti.
A ben pensare questa mossa è del tutto proporzionata se si pensa alla incredibile capacità che hanno le piattaforme social di “influenzare” determinati eventi, si pensi per esempio alle elezioni in un paese, o alla percezione pubblica di un determinato evento, arrivando persino a poter compromettere certi equilibri politici. L’UE sta quindi, in questo senso, prendendo misure per contrastare la disinformazione online attraverso la promozione della trasparenza, la rimozione dei contenuti dannosi e la promozione della media literacy.
Qualunque sarà poi l’esito dell’indagine nei confronti di “X” è chiaro a tutti che in ogni caso questo influenzarà notevolmente, per il futuro, la governance delle piattaforme digitali e la loro attività. Potrebbe infatti indurre le piattaforme a intensificare i loro sforzi nella moderazione dei contenuti e a rispettare le regole digitali più rigorosamente.
L’indagine della Commissione europea rappresenta un primo ed importantissimo passo nella regolamentazione digitale e nell’affrontare le sfide associate alla disinformazione online e ai contenuti illegali e sulla piattaforma “X” potrebbe contribuire a stabilire precedenti significativi per come le piattaforme digitali devono gestire questi problemi nell’Unione Europea e potrebbe avere implicazioni più ampie a livello globale.