Il blocco dei licenziamenti è stata introdotta originariamente la misura tramite l’articolo 41 del DL 18 2020  e prevedeva il divieto per 60 giorni (dalla data  di pubblicazione del decreto, 17 marzo, e fino al 16 maggio 2020). Tuttavia, non sono mancate le numerose proroghe, di cui l’ultima dovrebbe scadere entro la fine di quest’anno, tuttavia si prospettano rilevanti novità sul punto.

La disposizione prevede che le imprese non possono procedere al licenziamento per un certo periodo di tempo.

Nelle ultime settimane, invero, è stato approvato l’emendamento alla Manovra 2022 contenente nuove disposizioni in materia di cessazione dell’attività produttiva “al fine di salvaguardare il tessuto occupazionale e produttivo” italiano, che blocca fino ad aprile 2022 i licenziamenti nelle grandi imprese.

Grazie alla presente disposizione si proroga ancora una volta il blocco dei licenziamenti.

Il blocco sarà disposto solo quelle in cui nel 2021 operavano almeno 250 dipendenti, compresi apprendisti e dirigenti.

Tale regola subisce tuttavia un’eccezione per quelle aziende in cui viene riscontrato uno squilibrio patrimoniale o economico-finanziario.

La Manovra ha, anche, imposto un onere di preavviso al lavoratore, entro 90 giorni dalla conclusione del rapporto.

Vediamo cosa c’è da sapere sul punto.

Cos’è il blocco dei licenziamenti?

Il Governo ha fino a questo momento cercato di introdurre molte misure per far fronte all’emergenza sanitaria.

Ciò che da quasi preoccupa maggiormente sono le ripercussioni della pandemia sulle imprese, che può inevitabilmente avere un effetto domino sia in termini di licenziamenti e, a più ampio raggio, sull’intera economia.

Proprio per tale ragione, hanno destato perplessità tra gli addetti ai lavori. Tra queste trova collocazione il c.d. blocco licenziamenti.

E’ stato stimato che solo nel 2020 si siano persi 935 mila posti di lavoro (confronto tra febbraio 2020 e febbraio 2021), nonostante un blocco dei licenziamenti che di fatto è riuscito nel suo intento solo parzialmente.

Tale previsione è stata introdotta originariamente la misura tramite l’articolo 41 del DL 18 2020  e prevedeva il divieto per 60 giorni (dalla data  di pubblicazione del decreto, 17 marzo, e fino al 16 maggio 2020). Tuttavia, non sono mancate le numerose proroghe, di cui l’ultima dovrebbe scadere entro la fine di quest’anno, tuttavia si prospettano rilevanti novità sul punto.

Sulla base di predetta previsione normativa, è stato imposto ai datori di lavoro di non ricorre a talune procedure. In particolare il blocco ha precluso durante tutta la durata dell’emergenza sanitaria, di accedere a:

  • procedure di individuazione dei lavoratori da mettere in mobilità, 
  • di  licenziamenti collettivi, con ciò si intende che la procedura è obbligatoria in  aziende con più di quindici dipendenti che, a causa di una riduzione, trasformazione o cessazione dell’attività produttiva, effettuano  almeno cinque licenziamenti nell’arco di centoventi giorni, nell’ambito della stessa provincia;
  • recesso individuale per  giustificato motivo oggettivo, generalmente adottato per ragioni di opportunità economica.

Le novità della legge di Bilancio 2022

Gli ultimi mesi del 2021, come ogni anno, sono stati dedicati alla c.d. manovra finanziaria, che finalmente sembra per giungere al termine.

Anche in tema di blocco dei licenziamenti il legislatore intende introdurre importanti novità.

In particolare, è stato approvato l’emendamento alla Manovra 2022 contenente nuove disposizioni in materia di cessazione dell’attività produttiva “al fine di salvaguardare il tessuto occupazionale e produttivo” italiano, che blocca fino ad aprile 2022 i licenziamenti nelle grandi imprese.

La proroga dello Stato di Emergenza, infatti, è stato determinante in tal senso.
Le prospettive per l’inverno, invero, non sembrano delle migliori. L’aumento dei casi di covid e il dilagare della variante Omicron potrebbero, infatti, determinare l’introduzione di ulteriori misure, volte a contenere l’emergenza pandemica.

Ciò, ovviamente, comporta non poche ripercussioni sulle impresa. Proprio per tale ragione che è sembrato essenziale estendere ulteriormente il blocco dei licenziamenti.

Dunque, non verrà ancora data la possibilità di licenziare i propri dipendenti almeno fino ad aprile 2022.

Le nuove regole del blocco dei licenziamenti

Il blocco dei licenziamenti, dunque, verrà prorogato con la Legge di Bilancio 2022. La norma, invero, non si applica a tutte le imprese.

Il blocco sarà disposto solo quelle in cui nel 2021 operavano almeno 250 dipendenti, compresi apprendisti e dirigenti.

Tale regola subisce tuttavia un’eccezione per quelle aziende in cui viene riscontrato uno squilibrio patrimoniale o economico-finanziario.

Tra le regole più rilevanti introdotte vi è quella che prevede l’onere di preavviso di 90 giorni al lavoratore.

Preavviso di licenziamento

Una delle disposizioni più rilevanti in tema di licenziamento è il preavviso di conclusione del rapporto.

A tal proposito, il legislatore della Manovra finanziaria ha introdotto delle disposizioni rilevanti. In specie, si impone alle aziende che vogliano procedere al licenziamento, in costanza del blocco dei licenziamenti, di effettuare una comunicazioni.

In vincolo deve essere rispettato dalle grandi imprese, che dovranno comunicare entro un termine di 90 giorni al lavoratore l’intenzione di concludere il contratto.

È importante poi che la comunicazione contenga alcune importanti informazioni, quali:

  • le ragioni economiche, finanziarie, tecniche e organizzative dei licenziamenti;
  • il numero e i profili dei dipendenti interessati dalla riduzione dell’organico o dalla chiusura dello stabilimento;
  • il termine entro il quale è prevista la cessazione dell’attività.

Come deve essere effettuato il preavviso di licenziamento

La procedura per il preavvisio di licenziamento prevede un iter specifico, che è previsto ai fini della validità dell’interruzione del rapporto di lavoro.

In primo luogo, è necessario che  preavviso sia effettuato almeno 90 giorni prima della conclusione del rapporto di lavoro.

Il preavviso dovrà quindi essere inviato al lavoratore. Tuttavia, bisogna anche ricordarsi di procedere alla comunicazione non solo al lavoratore interessato ma anche alle:

  • rappresentanze sindacali aziendali o unitarie (RSA o RSU),
  • alle sedi territoriali delle associazioni sindacali di categoria (quelle più rappresentative a livello nazionale),
  • alle Regioni interessate,
  • al Ministero del Lavoro,
  • nonché Ministero dello Sviluppo economico
  • e all’ANPAL.

Questo secondo onere di preavviso, deve essere però adempiuto laddove l’impresa intenda chiudere: “ sede, filiale, ufficio, stabilimento o reparto autonomo situato nel territorio nazionale, con cessazione definitiva della relativa attività con licenziamento di un numero di lavoratori non inferiore a 50”.

Entro 60 giorni dalla chiusura, inoltre, il datore di lavoro dovrà provvedere alla redazione e comunicazione di un piano prospettico, nel quale si dà atto delle relative ricadute sull’economia generale e l’occupazione.

Nel documento, dovranno essere indicate le misure che si intendono ad adottare per evitare conseguenze pregiudizievoli.

Le parti coinvolte potranno poi procedere ad una discussione sul piano nei successivi 30 giorni.

Ticket di licenziamento

Per i licenziamenti collettivi bisognerà pagare il ticket di licenziamento ordinario.

Quest’ultimo vedrà l’importo triplicato, qualora non si raggiunga un accordo con i sindacati.

Mentre è duplicato se:

  • il piano non viene presentato
  • il piano non contiene gli elementi previsti.

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