Nell’articolo vengono esaminate le evoluzioni nell’Opzione Donna. Inizialmente, guardando ai requisiti originali e alle successive modifiche legislative che hanno ampliato l’accesso. Si tratterà anche della recente proroga del regime sperimentale e delle condizioni per l’accesso nel 2023, come presentare la domanda tramite il portale INPS. Fino allo scenario futuro del 2024, dove potrebbe essere eliminato il requisito dei figli a carico.
Il vantaggio dell’opzione donna introdotto dall’art. 1, comma 9, della Legge 243/2004, consentiva inizialmente alle lavoratrici di accedere anticipatamente al trattamento pensionistico se avevano accumulato almeno 35 anni di contributi e se avevano raggiunto un’età di 57 anni nel caso delle lavoratrici dipendenti nel settore pubblico e privato iscritte all’AGO o alle gestioni sostitutive, oppure 58 anni nel caso delle lavoratrici autonome (requisito anagrafico da adeguarsi periodicamente all’aumento della speranza di vita). L’accesso anticipato richiedeva l’adesione al sistema di calcolo contributivo integrale.
Nel corso degli anni, l’Opzione Donna è stata soggetta a diverse revisioni. Una delle modifiche più significative è stata introdotta dall’art. 1, commi 222 e 223, della Legge 232/2016, nota come legge di bilancio per il 2017. Questa revisione ha esteso ulteriormente l’accesso all’Opzione Donna, consentendo alle lavoratrici che non avevano raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2015, a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita, di accedere al beneficio a partire dal 2017. In particolare, si permetteva l’accesso alle lavoratrici che, alla fine del 2015, non avevano ancora raggiunto il requisito di età anagrafica.
Successivamente, il decreto legge del 2019 (dl 4/2019) ha ulteriormente ampliato il diritto al trattamento pensionistico anticipato. Ora, le lavoratrici devono aver accumulato 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018 (anziché entro il 31 dicembre 2015) e devono avere un’età anagrafica di 58 anni (per le dipendenti) o 59 anni (per le autonome). È importante notare che questi requisiti anagrafici non tengono più conto dell’adeguamento all’aspettativa di vita.
È possibile considerare qualsiasi contribuzione versata o accreditata a favore dell’assicurata, a condizione che sia soddisfatto contemporaneamente il requisito di 35 anni di contribuzione. Va sottolineato che l’anticipo con l’Opzione Donna non è consentito alle lavoratrici iscritte alla Gestione separata, e la contribuzione versata in tale gestione non può essere utilizzata per soddisfare il requisito contributivo per le iscritte ad altre gestioni.
Proroga del regime Opzione Donna
La Legge di Bilancio del 2023 ha prorogato il regime sperimentale dell’Opzione Donna, ma solo per determinate categorie di lavoratrici, come quelle licenziate o dipendenti in aziende con tavolo di crisi aperto presso il Ministero, o con disabilità pari o superiore al 74%, o che assistono persone disabili conviventi da almeno 6 mesi, con grave handicap ai sensi della legge 104/1992. Cambia anche l’età minima aumentata a 60 anni sia per le dipendenti che per le lavoratrici autonome, con la possibilità di anticipare di un anno l’accesso per ogni figlio, fino a un massimo di due figli.
- 59 anni con un figlio a carico;
- 58 anni con due o più figli a carico.
Il regime sperimentale dell’Opzione Donna prevede un periodo di tempo che deve intercorrere dalla maturazione dei requisiti e la decorrenza del trattamento pensionistico:
- di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti;
- di 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Per il personale delle istituzioni scolastiche e delle Istituzioni di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM), sono applicate regole speciali con decorrenze legate all’inizio dell’anno scolastico o accademico.
Presentazione della domanda
Per presentare la domanda di pensione Opzione Donna, è necessario utilizzare le credenziali di accesso (SPID, CIE o Carta Nazionale dei Servizi) e compilare il modulo di domanda telematica disponibile sul sito web dell’INPS. La domanda può anche essere presentata tramite patronati o altri soggetti autorizzati, nonché tramite il servizio del Contact Center telefonico dell’INPS.
Dal punto di vista del calcolo dell’assegno pensionistico, il regime sperimentale Opzione Donna prevede il calcolo esclusivamente con il sistema contributivo, anche se i contributi versati sono stati accumulati durante periodi in cui era in vigore il sistema retributivo o misto. Questo calcolo comporta generalmente una penalizzazione dell’assegno, che può variare dal 25% al 35% circa rispetto all’importo della pensione calcolato con il sistema retributivo.
Sono inclusi nel calcolo i contributi obbligatori, quelli da riscatto o da ricongiunzione, i contributi volontari e i contributi figurativi. Tuttavia, sono esclusi i contributi figurativi accreditati per malattia e disoccupazione dei lavoratori dipendenti privati.
Novità 2024
Per quanto riguarda il futuro dell’Opzione Donna nel 2024, si stanno considerando possibili cambiamenti, come l’eliminazione del requisito dei figli, ma l’aspetto finanziario rimane una sfida.
Si estenderebbe a questo punto per tutte le donne, il requisito come età minima a 58 anni, se il legislatore deciderà effettivamente di togliere il requisito dei figli a carico.
Si potrebbe optare per proroghe delle misure di anticipo pensionistico già in vigore per alcune categorie di lavoratori e un aumento delle pensioni minime. Tuttavia, al momento, non sembra che sia in programma una riforma completa delle pensioni per il 2024.
Domande frequenti
Inizialmente, le lavoratrici dovevano accumulare almeno 35 anni di contributi e raggiungere l’età di 57 anni nel caso delle dipendenti nel settore pubblico e privato iscritte all’AGO o alle gestioni sostitutive, oppure 58 anni nel caso delle lavoratrici autonome.
Nel corso degli anni, le modifiche principali includono l’estensione dell’accesso alle lavoratrici che non avevano raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2015, a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita, e l’ulteriore ampliamento dei requisiti contributivi nel 2019, portando l’età minima a 58 anni per le dipendenti e 59 anni per le autonome, senza più tener conto dell’adeguamento all’aspettativa di vita.
La proroga del regime sperimentale dell’Opzione Donna nel 2023 è prevista per determinate categorie di lavoratrici, come quelle licenziate, con disabilità, o che assistono persone disabili conviventi. L’età minima è aumentata a 60 anni sia per le dipendenti che per le autonome, ma è possibile anticipare l’accesso di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due figli.
La domanda di pensione Opzione Donna può essere presentata utilizzando le credenziali di accesso (SPID, CIE o Carta Nazionale dei Servizi) e compilando il modulo di domanda telematica sul sito web dell’INPS. È possibile anche presentarla attraverso patronati o altri soggetti autorizzati, o tramite il servizio del Contact Center telefonico dell’INPS.
Nel regime sperimentale Opzione Donna, il calcolo dell’assegno pensionistico avviene esclusivamente con il sistema contributivo, anche se i contributi sono stati versati durante periodi in cui era in vigore il sistema retributivo o misto. Questo può comportare una penalizzazione dell’assegno, che varia solitamente dal 25% al 35% rispetto all’importo calcolato con il sistema retributivo. Sono inclusi vari tipi di contributi, ma esclusi i contributi figurativi per malattia e disoccupazione dei lavoratori dipendenti privati.