Blocco licenziamenti: scadenza prossima per la misura in questione. Il decreto sostegni bis non ha prorogato la il blocco. Quali le reazioni delle parti sociali e degli organi unionali? Facciamo il punto sulla discussione in atto.

Il decreto Sostegni bis è intervenuto con molteplici misure sul tema lavoro. Tuttavia, tra queste non vi è più il blocco dei licenziamenti, strumento che ha segnato il lungo periodo dell’emergenza sanitaria. A tutela dei lavoratori, infatti, era stata temporaneamente sospesa la possibilità per i datori di lavoro di concludere il rapporto con i propri dipendenti.

Tale previsione è stata a lungo oggetto di proroga da parte dei numerosi decreti intervenuti per fa fronte alla crisi economica conseguente all’emergenza sanitaria. Ad oggi, la linea seguita dal Governo di Mario Draghi è stata, però, quella di una veloce ripartenza, soprattutto economica. La decisione ha portato con sé il superamento del blocco dei licenziamenti, la cui ultima proroga, dunque, scadrà il 30 giugno.

Il timore principale che le parti sociali si prospettano è di un’estate fin troppo calda, segnata da un considerevole aumento dei licenziamenti.

Vediamo cosa c’è da sapere.

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Blocco licenziamenti

Cos’è il blocco dei licenziamenti?

Non poche sono le misure che sono state introdotte per far fronte all’emergenza sanitaria e che hanno destato perplessità tra gli addetti ai lavori. Tra queste trova collocazione il c.d. blocco licenziamenti.

Il governo ha introdotto originariamente la misura tramite l’articolo 41 del DL 18 2020  e prevedeva il divieto per 60 giorni (dalla data  di pubblicazione del decreto, 17 marzo, e fino al 16 maggio 2020). Tuttavia, non sono mancate le numerose proroghe, di cui l’ultima scadrà il 30 giugno 2021.

Sulla base di predetta previsione normativa, è stato imposto ai datori di lavoro di non ricorre a talune procedure. In particolare il blocco ha precluso durante tutta la durata dell’emergenza sanitaria, di accedere a:

  • procedure di individuazione dei lavoratori da mettere in mobilità, 
  • di  licenziamenti collettivi, con ciò si intende che la procedura è obbligatoria in  aziende con più di quindici dipendenti che, a causa di una riduzione, trasformazione o cessazione dell’attività produttiva, effettuano  almeno cinque licenziamenti nell’arco di centoventi giorni, nell’ambito della stessa provincia;
  • recesso individuale per  giustificato motivo oggettivo, generalmente adottato per ragioni di opportunità economica.

Sostegno alle imprese

Una delle principali problematiche, evidenziate sin da subito, è stata quella di disporre una serie di strumenti, volti a sostenere le imprese.

Secondo il legislatore, i periodi di divieto non dovevano andare a gravare sulle aziende, infatti l’inutilizzo dei lavoratori, a causa della riduzione delle attività aziendali, è supportato dai cd. ammortizzatori Covid (CIGO, CIGD, FIS e CISOA).

Decreto sostegni bis e blocco dei licenziamenti

Il decreto Sostegni bis ha espressamente manifestato le intenzioni del Governo rispetto al blocco dei licenziamenti. Il provvedimento, il quale ha disposto misure urgenti di sostegno all’economia, ha, infatti, in gran parte accantonato la misura.

La proroga del blocco dei licenziamenti, fissata al 28 agosto 2021, come inizialmente ipotizzato dalla bozza del Ministro del Lavoro, è completamente sfumata. Dal primo luglio le aziende usciranno dalla CIG Covid-19 e non avranno più divieti di licenziare.

Tuttavia, sono state mantenute alcune eccezioni. Il decreto sostegni bis sul tema ha disposto la proroga dal 1° luglio 2021 al 31 ottobre 2021 solo per le aziende che hanno fatto ricorso:

  • Cassa integrazione guadagni in deroga (CIGD);
  • Assegno ordinario erogato dal FIS;
  • Cassa integrazione salariale operai agricoli (CISOA).

La posizione dell’UE sul blocco dei licenziamenti

Proprio di queste ore sono le valutazione di Bruxelles sul blocco dei licenziamenti. In particolare, gli organi unionali hanno invitato il nostro Paese a introdurre una politica economica e sul lavoro prudente ed accorta. Afferma Paolo Gentiloni:

“la sospensione delle regole non significa che non ci debba essere grande attenzione a evitare l’accumulo di una maggiore spesa corrente, con conseguenze permanenti sui bilanci dei Paesi più indebitati e tra questi l’Italia”

Il commissario all’UE per l’economia ha, dunque, posto l’attenzione sui possibili “squilibri macroeconomici eccessivi” determinati dall’alto debito pubblico, dalla scarsa crescita e dalla fragilità del sistema bancario. L’orientamento che dovrà, allora, esser assunto dal nostro Governo deve esser improntato ad una grande cautela.

Proprio sul blocco dei licenziamenti si è, inoltre, detto dal commissario al lavoro Nicolas Schimit:

“suggerisce che il divieto di licenziamento non è stato particolarmente efficace e si è rivelato superfluo in considerazione dell’ampio ricorso a sistemi di mantenimento del posto di lavoro”

Il commissario ha sostenuto anche la necessità di ritornare ad un mercato del lavoro attivo, superando lo stallo attuale, che potrebbe avere notevoli ripercussioni sull’economia generale.

La posizione dei sindacati

I sindacati, invece, hanno assunto sul blocco dei licenziamenti una diversa posizione. Essi, infatti, hanno sostenuto che la misura non può dirsi fallimentare, ma che abbia invece diluito gli effetti della crisi economica, conseguente l’emergenza sanitaria.

Sono allora in molti ad essere preoccupati per le conseguenze dell’eventuale caduta di tale limitazione. Le stime della Banca d’Italia, d’altro canto, non sembrano altrettanto incoraggianti. L’Autorità ha previsto che l’eliminazione del blocco potrebbe comportare la perdita di almeno mezzo milione di posti di lavoro.

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