Si vociferava già da tempo che sarebbe arrivata una imposta minima a carico delle aziende multinazionali, una tassa globale applicata per tutte le aziende di grandi dimensioni che rientrano sotto al cappello di multinazionale.
Recentemente è stato stipulato un accordo che in via definitiva stabilisce qual è l’imposta minima che le multinazionali di tutto il mondo dovranno versare ai singoli stati, e la decisione è stata presa per limitare l’evasione fiscale che da tempo caratterizza queste grandi aziende in tutto il mondo.
Molti paesi del mondo hanno firmato l’accordo che già era stato proposto diversi mesi addietro, e recentemente sono stati inclusi nuovi paesi. La tassa alle multinazionali viene unificata al 15%. Si tratta di un accordo storico senza precedenti, perché questa imposta permetterà ai diversi stati di guadagnare cifre importanti, e limiterà di fatto la nascita di situazioni di evasione fiscale soprattutto in alcuni paesi.
L’accordo è stato siglato dai 136 paesi OCSE, e coinvolge da vicino almeno un centinaio di grosse multinazionali che lavorano in tutto il mondo. Vediamo nell’articolo come funziona nel dettaglio l’accordo, e cosa cambierà per le aziende multinazionali e per i singoli paesi.
Indice degli Argomenti
Tassa minima sulle multinazionali: di cosa si tratta
Da tempo si vocifera l’esigenza di imporre una tassazione unificata a tutte le aziende multinazionali che operano nel mondo, che detengono guadagni molto elevati e garantiscono il lavoro a tantissime persone nel mondo. Le multinazionali sono imprese che lavorano presso diversi stati nel mondo, e si caratterizzano per una vasta rete commerciale, e altrettante aziende produttive.
Le multinazionali più grandi vendono a tutti i paesi del mondo, e hanno sotto di sé diversi brand o marchi, e propongono svariati prodotti nei diversi paesi. Sulle multinazionali il dibattito nell’ultimo periodo si è fatto sempre più accesso sulla questione fiscale.
Ogni paese applica infatti un tipo di tassazione diverso, in base alle proprie normative o a quelle comunitarie. Tuttavia questo ha consentito a moltissime multinazionali di raggirare le imposte dei singoli paesi, e in molti casi l’evasione fiscale è dietro l’angolo.
Per equilibrare la situazione è stata decisa l’introduzione di una tassa minima applicata sulle multinazionali, che risulta uguale per tutti i paesi, almeno per quelli che hanno accettato il recente accordo. La decisione è stata presa in questi giorni: le multinazionali in futuro pagheranno come imposta fissa un 15% di aliquota in ogni paese in cui sono presenti.
L’accordo OCSE
Già a luglio 2021 si è parlato di introdurre una tassa minima sulle multinazionali, e molti paesi hanno accettato favorevolmente questo cambiamento. L’OCSE, ovvero l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, già la scorsa estate ha definito i criteri per stabilire la nuova tassazione, coinvolgendo almeno 130 paesi.
L’obiettivo generale dei governi è quello di limitare l’evasione fiscale che per diverse multinazionali è diventata prassi soprattutto in alcuni paesi, e garantire un sistema più equo che coinvolge le grandi aziende che sono presenti in diversi paesi.
Secondo le previsioni la nuova imposta del 15% sarà applicata a partire dal 2023, e garantirà entrate economiche ai diversi stati non indifferenti. A firmare l’accordo OCSE sono stati tutti i paesi del G20, dell’OCSE e dell’Unione Europea. Recentemente sono entrati nell’accordo anche paesi nuovi come Estonia, Ungheria e Irlanda.
Si tratta indubbiamente di un momento storico di importanza rilevante, soprattutto perché un accordo di questo tipo va a garantire un’entrata sostanziosa a livello economico agli stati e va in una direzione di maggiore equità economica. Tuttavia al momento alcuni paesi ancora non hanno aderito, anche se si prevedono nuovi ingressi nel futuro nell’accordo.
Tassa minima sulle multinazionali: aliquota al 15%
Dopo diverse discussioni, è stato deciso di introdurre un’aliquota unica, al 15%, per tutte le multinazionali che operano nei paesi che hanno siglato l’accordo. Imposta che verrà versata allo stato stesso in cui l’azienda opera. Tuttavia secondo alcuni l’aliquota minima è troppo bassa, e c’è chi propone per il futuro un aumento della stessa.
Una delle preoccupazioni intorno a questo accordo era quella di una possibile applicazione dell’imposta anche sulle piccole aziende, che difficilmente possono sostenere un costo aggiuntivo di questo tipo. Tuttavia secondo l’accordo, saranno solamente le grandi aziende a venire tassate, con un fatturato annuale superiore a 750 milioni di euro.
La svolta comporta diversi adeguamenti per gli stati che aderiscono: le singole nazioni dovranno infatti modificare il proprio sistema fiscale al fine di introdurre questa tassa sulle multinazionali. Il caso dell’Irlanda per esempio è rappresentativo, perché la scelta di applicare questa imposta farà abbandonare la tassa del 12,5% già presente in precedenza, a favore della nuova imposta al 15%.
Tuttavia secondo le prospettive questo paese manterrà la propria aliquota al 12,5% per tutte le imprese che hanno guadagni inferiori ai 750 milioni di euro annuali previsti per lo scatto fiscale al 15%.
Tassa minima: anche l’Italia aderisce
Anche l’Italia, paese membro dell’Europa e dell’OCSE, ha aderito al nuovo accordo, e questo comporterà una serie di nuove entrate fiscali allo stato, come previsto per tutti i paesi aderenti. Va ricordato che oltre alle multinazionali che si occupano della produzione di prodotti, ce ne sono altre, quelle del settore tecnologico, che operano su larga scala, anche in Italia (un esempio è Netflix, oppure Facebook, o ancora, Amazon).
Questi colossi fino ad ora hanno potuto vendere servizi a prezzi vantaggiosi e rimanere fuori dal sistema fiscale dei diversi paesi. Si tratta di aziende del web e dell’e-commerce, che spesso hanno deciso di affidare la propria sede fiscale a paesi considerati come paradisi fiscali, in cui la tassazione è molto bassa o inesistente.
Con l’accordo appena raggiunto, queste situazioni vengono scongiurate, anche perché le multinazionali saranno obbligate a pagare le imposte non in base alla sede dell’azienda, ma in base al paese in cui offrono beni e servizi. Indubbiamente questo cambiamento sarà una svolta anche per l’Italia, che si trova in questo momento in un periodo di cambiamenti anche per l’intero sistema fiscale.
In Italia in particolare arriveranno presto altre interessanti novità in materia di fisco, con l’imminente riforma, che andrà a modificare le aliquote previste per la tassazione sul lavoro, e a eliminare alcune piccole imposte considerate come un peso per l’intero sistema.