Nel complesso sistema previdenziale italiano, i contributi figurativi costituiscono un pilastro essenziale della contribuzione previdenziale, che assicura la sicurezza economica ai cittadini che si trovano in situazioni particolari, quali malattia, disoccupazione, maternità o altre circostanze che rendono impossibile il versamento di contributi effettivi.


I contributi figurativi rappresentano una categoria di versamenti di natura gratuita, che si differenziano in maniera sostanziale dai contributi obbligatori, in quanto non gravano né sul lavoratore né sul datore di lavoro. Questa caratteristica distintiva li rende una forma di sostegno economico unica nel suo genere, poiché il loro costo è interamente sostenuto dall’ente previdenziale competente, che si impegna a fornire una copertura assicurativa durante le fasi di sospensione del rapporto di lavoro previste dalla legislazione.

La principale funzione dei contributi figurativi è quella di mantenere i diritti previdenziali dei lavoratori in periodi di sospensione forzata dal lavoro. Queste fasi possono essere causate da una serie di ragioni, quali malattia, disoccupazione, maternità o altre situazioni che richiedono particolare tutela sociale. In queste circostanze, i contributi figurativi diventano un fondamentale strumento di sicurezza economica, che contribuisce a ridurre l’incertezza finanziaria che potrebbe altrimenti colpire i lavoratori e le loro famiglie.

Tuttavia, per poter beneficiare appieno di questa preziosa forma di sostegno previdenziale, è fondamentale comprendere appieno le specifiche normative che regolamentano l’assegnazione dei contributi figurativi. Ogni situazione e circostanza potrebbe essere disciplinata da regole diverse, pertanto, una conoscenza accurata e aggiornata è necessaria per massimizzare i vantaggi offerti da questi contributi.

Contributi figurativi: cosa sono?

I  contributi figurativi rappresentano un concetto previdenziale che implica il versamento di contributi previdenziali, anche se in modo “figurativo”, ovvero senza che il lavoratore e i datori abbiano effettivamente versato le somme. Sono, quindi, versamenti previdenziali che vengono considerati come se fossero stati effettivamente versati, anche se non lo sono. Questo meccanismo è fondamentale per garantire la continuità dei diritti previdenziali dei lavoratori in situazioni in cui non possono o non devono versare contributi effettivi.  

In altre parole, sono calcolati in base a criteri specifici e vengono accreditati ai lavoratori come se avessero lavorato e versato i contributi durante un periodo di tempo determinato. La contribuzione figurativa  è riconosciuta ai lavoratori durante i periodi di assenza forzata dal lavoro, per cause che non dipendono dalla sua volontà o per cause degne di tutela sociale.

La contribuzione figurativa è un diritto riconosciuto ai lavoratori durante i periodi in cui sono costretti ad assentarsi dal lavoro per motivi che non dipendono dalla propria volontà o per cause socialmente degne di tutela. Questo meccanismo si rivela particolarmente utile per i seguenti due motivi:

  • Raggiungimento del diritto alla pensione: i contributi figurativi rientrano nei calcoli per determinare il diritto alla pensione. In altre parole, contribuiscono al raggiungimento del numero di anni necessari per ottenere la pensione;
  • Determinazione dell’assegno pensionistico: non solo i contributi figurativi incidono sul diritto alla pensione, ma influenzano anche l’importo dell’assegno mensile. Questo significa che contribuiscono a stabilire la cifra che un individuo riceverà come pensione.

Non sempre i contributi figurativi risultano utili per il calcolo della pensione. Sono previste, infatti, situazioni in cui si richiede il computo esclusivo della contribuzione effettivamente versata, come il caso emblematico della pensione anticipata prevista dalla cosiddetta Legge Fornero, Legge 92 del 2012, che richiede unicamente la considerazione dei contributi versati effettivamente.

Quali sono?

Si ha diritto all’accredito dei contributi figurativi per i seguenti periodi:

  • Aspettativa per mandato elettorale e sindacale;
  • Assistenza sanitaria per tubercolosi;
  • Assistenza a persone con handicap grave;
  • Attività svolta in progetti di lavoro socialmente utili (LSU);
  • Attività svolta da lavoratori invalidi;
  • Calamità naturale;
  • Cassa integrazione guadagni;
  • Chiusura dell’attività per i commercianti;
  • Congedi di maternità e parentali;
  • Contratti di solidarietà;
  • Disoccupazione;
  • Donazione del sangue;
  • Infortunio;
  • Malattia;
  • Mobilità;
  • Persecuzione politica e razziale;
  • Servizio militare.

La contribuzione figurativa viene accreditata su domanda dei soggetti interessati con la documentazione necessaria nei casi in cui l’istituto non abbia dati disponibili, come nel caso di:

  • Servizio militare;
  • Malattia ed infortunio;
  • Donazione sangue;
  • Maternità e paternità; 
  • Permessi legge 104 1992 e congedo straordinario per assistenza Dlgs 151 2001;
  • Aspettativa per cariche pubbliche o sindacali .

Il riconoscimento avviene d’ufficio dall’INPS nei casi di:

  • Disoccupazione;
  • Cassa integrazione;
  • Isu.

Contribuzione figurativa: come funziona il calcolo

L’art. 40 della legge 183/2010 ha introdotto significative modifiche nel calcolo dei contributi figurativi, mirando a fornire un approccio più preciso e aderente alla situazione economica dei lavoratori in situazioni di accredito figurativo. Questa normativa si applica all’anzianità contributiva successiva al 31 dicembre 2004 e introduce un nuovo criterio di calcolo che considera la retribuzione mensile normale che il lavoratore avrebbe ottenuto nel mese in cui si verifica l’evento oggetto di accredito.

In precedenza, il calcolo dei contributi figurativi si basava principalmente sull’art. 8 della legge 23 aprile 1981, n. 155, che faceva riferimento alla media delle retribuzioni settimanali percepite durante l’anno solare in cui avveniva l’accredito figurativo, con l’esclusione delle retribuzioni percepite in misura ridotta. Questo cambiamento mira a riflettere in modo più preciso la situazione economica del lavoratore nei periodi in cui vengono concessi contributi figurativi.

È intervenuto anche l’INPS, l’ente previdenziale italiano, che ha fornito ulteriori istruzioni ufficiali su come calcolare i contributi figurativi, come riportato nella circolare 11/2013. In particolare, è fondamentale che la retribuzione del lavoratore non sia inferiore al 30% dell’importo del trattamento minimo mensile di pensione a carico del Fondo pensioni lavoratori dipendenti in vigore al 1° gennaio dell’anno di riferimento. Questa disposizione è stata introdotta per garantire che i lavoratori ricevano contributi figurativi adeguati che riflettano le loro condizioni economiche reali.

Tuttavia, queste disposizioni non si applicano uniformemente a tutte le categorie di lavoratori. Alcuni gruppi, come i lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari, gli operai agricoli, gli apprendisti e coloro che hanno prestato servizio militare o equiparato, potrebbero non rientrare in tali norme, a seconda delle circostanze specifiche.

Contributi figurativi: le principali categorie

I contributi figurativi sono assegnati per diverse categorie, ciascuna progettata per scopi specifici, che mirano a garantire la stabilità economica dei lavoratori in circostanze particolari. Ecco una panoramica di alcune delle situazioni che fanno scattare la contribuzione figurativa:

  • Malattia e Infortunio: questa categoria di contributi figurativi è destinata ai lavoratori che, a causa di malattie o infortuni, si trovano temporaneamente impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. In tali situazioni, i contributi figurativi vengono accreditati per assicurare che i lavoratori mantengano i propri diritti previdenziali anche durante i periodi di assenza dovuti a problemi di salute. Questa misura riduce l’incertezza finanziaria nei momenti di bisogno;
  • Disoccupazione: i contributi figurativi per la disoccupazione vengono concessi ai lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione involontario. Sono progettati per garantire che i diritti previdenziali dei disoccupati siano mantenuti anche mentre cercano un nuovo impiego. In questo modo, si offre un sostegno economico durante la transizione tra lavori;
  • Maternità e Congedo Parentale: le madri e i padri che prendono congedo di maternità o parentale ricevono contributi figurativi per evitare che il periodo di astensione dal lavoro influisca negativamente sui propri diritti previdenziali. In questo modo, le famiglie possono prendersi cura dei propri figli senza subire perdite significative dal punto di vista previdenziale;
  • Servizio Militare o di Leva: anche questo caso è coperto da contributi figurativi. Questo aspetto è cruciale per evitare che i militari perdano i loro diritti previdenziali mentre sono al servizio del proprio paese.

Conclusioni

I contributi figurativi costituiscono una parte fondamentale del sistema previdenziale italiano, svolgendo un ruolo cruciale nel garantire la continuità dei diritti previdenziali dei lavoratori. Rappresentano, infatti, una forma di protezione economica che si estende a una serie di situazioni, tra cui malattia, disoccupazione, maternità, servizio militare, e altro ancora.

La contribuzione figurativa mantiene la continuità dei diritti previdenziali e fornisce un adeguato sostegno economico durante le transizioni lavorative e situazioni difficili. La natura gratuita, che la distingue dai contributi previdenziali obbligatori, e la capacità di fornire sostegno durante i periodi di sospensione del lavoro, la rendono cruciale per assicurare la stabilità finanziaria dei lavoratori in momenti di difficoltà.

L’Inps fornisce le linee guida necessarie, per ciascuno evento, al fine di accedere a tale contributo e garantire che i lavoratori possano godere dei benefici previsti in base alle circostanze che ne giustificano l’assegnazione.

Domande frequenti

Come sono calcolati i contributi figurativi?

Il calcolo dei contributi figurativi varia a seconda della categoria di contributi di cui si tratta. In genere, il calcolo tiene conto del periodo di assenza o del motivo specifico per cui vengono concessi i contributi figurativi. Le normative specifiche definiscono i criteri di calcolo.

Quando i contributi figurativi non sono utili ai fini della pensione?

Sì, ci sono situazioni in cui i contributi figurativi non sono utili per il calcolo della pensione. Ad esempio, la pensione anticipata prevista dalla Legge 92 del 2012 richiede il computo dei soli contributi versati effettivamente.

È previsto il riconoscimento dei contributi figurativi in caso di NASPI?

Sì, la Riforma Fornero prevede il riconoscimento dei contributi figurativi, anche per i periodi di fruizione della NASPI, ad eccezione di quella relativa agli operai agricoli. Questi contributi vengono calcolati nella misura settimanale pari alla media delle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali degli ultimi due anni.

Come funziona la contribuzione figurativa in caso di maternità?

La contribuzione figurativa per i periodi di congedo di maternità, paternità e parentali in genere viene accreditata al 100%. Questo significa che i lavoratori riceveranno l’intero importo dei contributi figurativi corrispondente a questi periodi, contribuendo in modo significativo a mantenere i loro diritti previdenziali durante i periodi di astensione dal lavoro legati a situazioni familiari

In quali situazioni i contributi figurativi vengono riconosciuti d’ufficio?

L’Inps riconosce automaticamente i contributi figurativi in situazioni di cassa integrazione e nei casi dei lavoratori coinvolti in progetti di lavoro di solidarietà urbana (LSU). Questo sistema garantisce che i lavoratori ricevano il sostegno necessario durante periodi di interruzione dell’attività lavorativa, contribuendo a preservare i loro diritti previdenziali in molteplici scenari.

È possibile richiedere i contributi figurativi?

Sì, in base al tipo di evento. I contributi figurativi possono essere ottenuti su richiesta dei soggetti interessati attraverso la presentazione di domande specifiche in una varietà di situazioni, tra cui il servizio militare, i periodi di malattia o infortunio, la donazione del sangue, i congedi di maternità o paternità, i permessi previsti dalla legge 104 del 1992 e i congedi straordinari per assistenza regolamentati dal Decreto Legislativo 151 del 2001.

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