Per i professionisti che operano con la Pubblica Amministrazione sono previste nuove regole dalla Legge di Bilancio e arriveranno dal 1° gennaio 2026. La norma prevede che i professionisti, al momento dell’emissione della fattura, di allegare la documentazione attestante la regolarità fiscale e previdenziale. In mancanza di questa documentazione, la PA non potrà procedere al pagamento del compenso.
Il DdL di Bilancio 2026 prevede l’obbligo di verificare la regolarità fiscale e contributiva per i compensi da corrispondere ai liberi professionisti. Il Consiglio Nazionale Forense (CNF) ha espresso la propria preoccupazione per questa norma contenuta nel Ddl di Bilancio 2026.
Stop ai pagamenti dalla PA in caso di irregolarità fiscali e contributive
La norma è prevista nel comma 10 dell’articolo 129 contenuto nel testo del DdL di Bilancio 2026 e e prevede il blocco dei pagamenti dalle pubbliche amministrazioni nei confronti dei liberi professionisti in caso di irregolarità fiscali e contributive. Il professionista dovrà allegare alla fattura emessa verso la Pubblica Amministrazione la documentazione comprovante la regolarità fiscale e contributiva.
Non sono ancora chiare le modalità di certificazione, quindi sulla necessità di allegare alla fattura il DURC e il DURF.
Sarà necessario attendere specifici chiarimenti per un’analisi più puntuale del perimetro della norma, che qualora non venisse modificata avrebbe un impatto importante sul mondo delle libere professioni, con effetti che il Consiglio Nazionale Forense ha definito discriminatori.
Il Consiglio Nazionale Forense ha definito questa disposizione vessatoria e discriminatoria, rilevando che crea una disparità di trattamento tra professionisti e dipendenti pubblici. Questi anche in presenza di eventuali inadempienze fiscali, non subiscono alcuna sospensione della retribuzione.
“Chiediamo al Governo la soppressione di questa norma, che introdurrebbe un fattore di ingiusta discriminazione tra categorie di lavoratori”, ha dichiarato Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense. “Un avvocato potrebbe vedersi negato il compenso per un’irregolarità anche minima, mentre un dipendente pubblico, anche inadempiente, continuerebbe a percepire il proprio stipendio”.
Come previsto ad oggi, tale meccanismo colpirebbe anche i professionisti anche in caso di irregolarità minime o meramente formali. Il Presidente del CNF, Francesco Greco, ha chiesto al Governo di sopprimere la norma, che tra l’altro genererebbe “fattori di ingiusta discriminazione tra professionisti e dipendenti pubblici”, considerando che questi ultimi “mantengono il diritto, ovvio e corretto, alla retribuzione” anche se inadempienti nei confronti del Fisco.