Sono ore particolarmente concitate per il Superbonus: il governo è alle prese con un’ardua quadratura dei conti destinata a revisionare in misura non marginale il provvedimento, ma senza svilirlo di un ruolo ritenuto molto importante per le sorti del settore e per l’economia nazionale. Insomma, il più importante contributo pubblico legato al mondo dell’edilizia non sarà più come prima, ma questo non significa che sia destinato a diventare necessariamente molto meno conveniente di quanto sia stato finora.

La cessione dei crediti di imposta legati al Superbonus

La prima grande novità che sta prendendo piede è la revisione dei tempi per la cessione dei crediti di imposta legati al Superbonus. La soluzione del governo è quella di allungare da quattro a dieci anni il tempo utile per utilizzare i crediti, con un intervento già da includere all’interno del decreto legge Aiuti quater. In questo modo l’esecutivo cerca di sbloccare le maglie della cessione, evitando che i cassetti fiscali siano ingolfati di crediti di difficile utilizzo, con conseguente irrigidimento di banche e altri intermediari (per i quali, tuttavia, bisognerà fare anche altro al fine di stimolare la ripresa delle cessioni).

Si tenga anche conto che l’allungamento dei tempi di utilizzo avverrebbe su richiesta del cessionario in luogo dello standard quadriennale e, in effetti, costituirebbe un allineamento a quanto già previsto per gli altri bonus edilizi attualmente in vigore, come quelli sulle facciate o sulle ristrutturazioni. Inoltre, il governo sembra voler propendere per lasciare ampia scelta al contribuente che, pertanto, potrà continuare a beneficiarne per un periodo di tempo più ridotto. 

Per il momento la misura non ha trovato introduzione nel decreto già varato, ma è possibile che possa essere aggiunta all’ultimo momento, prima dell’invio al Quirinale.

Superbonus dal 110% al 90% ma non per tutti

Un secondo intervento riguarderà evidentemente la flessione della percentuale del credito di imposta. Si passerà dall’attuale 110% al futuro 90% ma… non per tutti. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha infatti aperto alla possibilità  di poter creare un fondo che supporterà i più indigenti coprendo il 10% delle spese per arrivare alla integrale copertura.

Rimane tuttavia da comprendere se effettivamente tale apertura troverà sbocco formale nel decreto e quali saranno i requisiti che permetteranno di individuare gli indigenti.

Incombe la scadenza del 25 novembre per i condomini

Ancora prima, ci sarà da risolvere il problema della scadenza del 25 novembre, termine ultimo per beneficiare del Superbonus 110% anche in caso di lavori non ancora effettuati, se in presenza di delibera condominiale e Cilas. Appare evidente come i termini siano oramai troppo stringenti e, dunque, sostanzialmente inutilizzabili per chi non si è mosso in questa direzione: ne deriva che il termine potrebbe essere posticipato.

D’altronde, sottolinea Francesco Burrelli, presidente nazionale di Anaci, l’associazione nazionale degli amministratori condominiali, molti condomini hanno finora temporeggiato poiché convinti di poter avere un altro anno di tempo per accedere ai benefici per i propri interventi di efficientamento energetico. Confermare tale termine costituirebbe una potenziale e definitiva disaffezione al bonus fiscale.

Resiste ancora l’idea di un quoziente familiare

Come se il quadro non fosse già abbastanza intricato e denso di alternative, ricordiamo come sul Superbonus aleggi ancora il quoziente familiare che il governo starebbe pensando di introdurre come strumento di calcolo in grado di sostituire l’Isee in termini di maggiore equità.

Il nuovo quoziente familiare ha un meccanismo di conteggio relativamente semplice: si prendono tutti i redditi della famiglia nell’anno antecedente la spesa per l’efficientamento e si dividono per un coefficiente che è determinato in base alla numerosità della famiglia, al fine di “premiare” quelle più numerose, in relazione ai contribuenti.

In altri termini, se in famiglia c’è un solo contribuente, il coefficiente è 1 e si prende in riferimento l’intero reddito. Se sono però presenti familiari a carico, il coefficiente aumenta abbassando il valore rilevante ai fini del bonus edilizio. Così, ad esempio, se il contribuente ha un reddito di 50.000 euro ma ha coniuge e quattro figli a carico, ai fini del calcolo del nuovo quoziente si vedrà rideterminare il valore in 12.500 euro.

Se il quoziente familiare dovesse prendere piede in ambito Superbonus, non è peraltro escluso che il governo possa optare per un suo allargamento in altri ambiti: l’esecutivo è infatti determinato nel considerare il quoziente come uno dei cardini su cui far ruotare la futura, possibile, riforma complessiva dell’Irpef.

Il nodo risorse

Come sempre, il problema tra il dire e il fare è rappresentato dalle risorse disponibili. In vista della Manovra finanziaria, infatti, il MEF sta cercando di quantificare i fondi disponibili. In sintesi, oltre ai 21 miliardi di euro di deficit, si dovrebbe sommare un tesoretto di circa 6 miliardi di euro di fondi strutturali non usati. A questo plafond bisognerebbe poi aggiungere un ammontare ancora in fase di conteggio, determinato dalla revisione del Reddito di cittadinanza, dall’anticipo del decalage del Superbonus e dalla tassa sugli extraprofitti.

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