Il Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR) è un fondo istituito per risarcire chi ha subito un danno dalla liquidazione forzata di determinate banche. Il FIR va a rimborsare i soggetti, come le persone fisiche o le imprese, che hanno subito un danno da parte di alcune banche su azioni e obbligazioni.

Questo però non fa riferimento ai rimborsi dei conti correnti, per cui la legge italiana prevede già normalmente i rimborsi fino a certe cifre. Il Fondo Indennizzo Risparmiatori fa riferimento agli eventi dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1 gennaio 2018.

I titoli indennizzabili sono quelli che rispondono a precise banche, indicate sul sito ufficiale del fondo: Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Popolare di Vicenza e Vento banca, e le loro controllate.

Hanno diritto a questi rimborsi i risparmiatori di queste banche, oppure i successori e i familiari in particolari casi. A presentare la richiesta di rimborso sono stati negli scorsi anni tutti i soggetti danneggiati dalle crisi delle banche, ma ci sono importanti novità in questi giorni.


Fondo Indennizzo Risparmiatori: di cosa si tratta

Il Fondo Indennizzo Risparmiatori è stato istituito per risarcire tutti i soggetti che sono stati danneggiati dalla crisi delle banche, e il fondo stabilito è di 525 milioni di euro all’anno per il periodo che va dal 2015 al 2018. Possono essere rimborsati al massimo 100.000 euro a soggetto risparmiatore, e in diverse percentuali sono previsti i rimborsi agli azionisti.

Per erogare il rimborso tuttavia vengono effettuati controlli sia sull’azione ingiusta compiuta dalle banche in crisi sia sull’applicazione dell’illecito in modo perpetuato e massivo nel tempo. Hanno avuto diritto, fino a giugno 2020, alla presentazione della domanda per il rimborso diversi tipi di soggetti:

  • Persone fisiche danneggiate dalle banche;
  • Imprenditori individuali;
  • Organizzazioni e associazioni;
  • Microimprese.

In particolare il rimborso poteva essere richiesto dai soggetti che hanno subito il danno direttamente, oppure da familiari o successori. Nel caso dei successori si parla di successione per causa morte del soggetto interessato, mentre per i familiari si intendono i coniugi, i parenti entro il secondo grado, che hanno acquisito una titolarità degli strumenti finanziari, come spiega il sito ufficiale del FIR:

“I “familiari” dei “risparmiatori”, costituiti da coniuge, da soggetto legato da unione civile, da convivente more uxorio o di fatto, dai parenti entro il 2° grado, che hanno acquisito la titolarità degli strumenti finanziari delle Banche in liquidazione dai “risparmiatori”, a seguito di trasferimento con atto tra vivi dopo la data di provvedimento di messa in liquidazione e che successivamente hanno continuato a detenere gli stessi strumenti finanziari.”

Come avvengono i rimborsi?

Secondo le indicazioni fornite dal fondo, i rimborsi vengono erogati in base alle decisioni prese dal MEF. In generale vengono erogati con bonifico bancario o postale ai soggetti interessati, fino all’esaurimento del fondo. Si è data precedenza in ogni caso ai rimborsi con cifre inferiori ai 50.000 euro.

Successivamente è stata istituita la forma di anticipo al rimborso, che ha previsto l’erogazione del 40% della cifra spettante, ma ci sono alcune novità di questo periodo che riguardano i controlli effettuati sulle richieste di accesso al fondo per il rimborso.

Secondo le ultime misure infatti questo mese è stato siglato l’accordo tra Agenzia delle Entrate e Consap (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici) per verificare i requisiti di natura patrimoniale di chi ha richiesto il rimborso.

Il fondo di fatto va a risarcire le persone o i soggetti che presentano domanda di risarcimento nel caso in cui il reddito corrisponde a un massimo di 35.000 euro, con un patrimonio mobiliare massimo di 100.000 euro. Per avere queste informazioni, i soggetti preposti al controllo devono accedere ai dati delle banche, e per farlo è stato appena confermato l’accordo.

In ogni caso i soggetti possono continuare a beneficiare della protezione dei propri dati personali per le normative di privacy, perché questi dati verranno utilizzati unicamente per confermare o respingere le richieste di accesso al Fondo Indennizzo Risparmiatori.

Agenzia delle Entrate e controlli sui conti

I controlli sui conti tuttavia sono possibili, da parte del fisco, non solamente in questo caso. Nel caso di necessità infatti l’Agenzia delle Entrate può avvalersi di controlli specifici anche sui conti correnti per poter accedere alla situazione economica del cittadino, nel caso di dubbi validi sulla posizione nei confronti del fisco.

A questo proposito l’obiettivo è quello di garantire una maggiore lotta all’evasione fiscale, che nell’ultimo periodo è a livelli molto alti in Italia. Per evasione fiscale si intende il mancato pagamento delle imposte relative ai redditi percepiti, o ai possedimenti che generano una rendita.

Controllare il conto corrente oggi è diventato più facile per gli enti di controllo, quindi non stupisce il nuovo accordo con Consap. In particolare i controlli sono resi generalmente possibili tramite alcuni strumenti come il risparmiometro. Con questo strumento di recente introduzione, è possibile per il fisco controllare con un calcolo automatico la corrispondenza tra i redditi percepiti e quelli dichiarati, per esempio, in sede di dichiarazione dei redditi.

Con questo strumento è più semplice controllare le possibili anomalie, e se queste superano un certo numero, l’Agenzia delle Entrate può decidere di intervenire. Quindi controlli sui conti sì, ma solo se viene valutata la necessità di agire, a causa di possibilità di evasione fiscale.

Controlli e avviso bonario

Può accadere di ricevere tramite posta una lettera che riguarda un avviso bonario dell’Agenzia delle Entrate che comunica la presenza di qualcosa di anomalo nella dichiarazione dei redditi proposta dal cittadino. A questo proposito bisogna ricordare che in questi casi il cittadino può ancora agire, rimediando all’errore.

Esiste una soluzione in caso di avviso bonario: procedere alla correzione di alcuni errori oppure aggiungere parti di dichiarazione dei redditi mancante, se questa sussiste. Ad ogni modo al cittadino viene dato un certo periodo di tempo per rispondere, acconsentendo al ravvedimento operoso, oppure dichiarando che la mancanza o l’errore non sussiste.

Nel caso di avviso bonario quindi non c’è da preoccuparsi: si tratta di una situazione piuttosto frequente che può accadere anche in caso di errori non voluti nel calcolo dei redditi oppure di mancanze di lieve entità.

Articolo precedenteAffitto di aziende: imposizione diretta
Prossimo ArticoloControlli del fisco con Google Maps: la novità
Valeria Oggero
Classe 1992, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle partite Iva. Collaboro con Fiscomania.com per la pubblicazione di articoli di news a carattere fiscale. Un settore complesso quello fiscale ma dove non si finisce mai di imparare.

Lascia una Risposta