HomeFisco NazionaleProfessioniCome vendere beni usati acquistati da privati

Come vendere beni usati acquistati da privati

Disciplina fiscale legata alla vendita di beni usati acquistati da privati su piattaforme online.

Sono sempre più in crescita i negozi che si avvicinano al mondo dell’usato. Non si parla solo di “2 hand” economica a prezzi stracciati, ma di prodotti che nel corso del tempo mantengono alto il loro valore economico. Per questo è importante comprendere come vendere beni usati sotto il profilo fiscale.

Si tratta di prodotti di abbigliamento di marca, come borse di lusso delle grandi case di moda, accessori che solitamente vengono venduti in contesti diversi, in grandi città metropolitane, in negozi di lusso e che invece vengono messi a disposizione nel negozietto sotto casa che oltre a vendere i suoi prodotti decide di dedicarsi a questa nuova attività.

Prima di vedere come funziona nel dettaglio la disciplina fiscale ed economica di questa nuova attività cerchiamo di capire come si svolge l’accordo e come un negozio privo di grandi marche possa vendere al dettaglio questi prodotti.

Il vintage di lusso, è spopolato ormai da anni sulle grandi piattaforme Internet, basti pensare a siti come Depop, Vestiaire, Vinted, sono tutti siti dove è possibile vendere o acquistare qualsiasi prodotto, anche prodotti delle grandi marche a prezzi più bassi, questo in funzione del fatto che si tratta di prodotti usati e usurati nel tempo.

E-commerce per la vendita di beni usati

L’avvento dell’e-commerce ha certamente portato ad una diminuzione degli acquisti diretti nei nostri negozi di città. Questo con la possibilità di scelta del prodotto comodamente da casa, a prezzi a volte più bassi.

Certamente i costi sono differenti per i due canali di vendita. Basti pensare ai costi di magazzino e alle spese vive, quali affitto del locale, utenze, etc. Per questo motivo è sempre più diffusa la voglia tra i piccoli commercianti di portare parte dei loro prodotti nel mondo online.

Il mondo che ci circonda è sempre in continuo cambiamento, i più visionari hanno già iniziato, attraverso piattaforme social, a sponsorizzare i loro prodotti online. Se sei uno tra loro significa che hai capito quanto sia importante al giorno d’oggi avere una vetrina online che ti permetta di essere visibile in tutto il mondo. La possibilità di vendita di un prodotto cresce in maniera esponenziale, rapportandola all’aumento di visibilità che puoi avere.

Certamente potrai continuare a vendere i tuoi prodotti anche all’interno del tuo negozio. Tuttavia, non per questo dovresti rinunciare ad incrementare il potenziale di vendita dei tuoi prodotti, sfruttando il potenziale che i social al giorno d’oggi ci offrono.

Vendita di beni usati

C’è un fenomeno in continua espansione che riguarda la vendita dell’usato di lusso o comunque di prodotti di grandi marche che possono essere prese in carico dai negozi attraverso l’acquisto da privati dei suddetti articoli. Se sei interessato a capire come funziona, questo articolo fa al caso tuo.

Per prima cosa dovrai capire quali tipi di prodotti vorrai aggiungere alla vendita dei tuoi articoli. Possono questi essere borse usate di grandi marchi, abbigliamento, oggettistica, questo sarà una tua libera scelta.

Prendiamo l’esempio che tu sia un negozio di abbigliamento e tu voglia iniziare a vendere borse da donna usate di grandi marche. Dovrai provvedere alla ricerca di questi prodotti da soggetti privati. Per questo puoi avvalerti delle piattaforme social oppure saranno gli stessi privati a venire da te per poter vendere una propria borsa usata che oramai non indossano più.

Il prezzo di vendita del prodotto deve essere accordato preventivamente con il soggetto cedente. Questi indicherà quale sia il profitto che vorrà trarne dalla vendita, a seguito di una valutazione del prodotto.

In generale si può affermare che il valore di un oggetto usato oscilla dal 40% al 70% rispetto al prezzo del medesimo oggetto nuovo. Tenendo conto anche del contesto di mercato e di altri criteri quando si esegue una valutazione dell’usato.

Adempimenti iniziali: il codice Ateco

Per poter dar vita a questa nuova attività di vendita, sarà necessario avere un ulteriore Codice Ateco, oltre a quello che già possiedi. Il presupposto, infatti, è che la vendita di beni usati effettuata con abitualità deve essere effettuata con partita Iva.

Il codice Ateco o codice di attività economiche, rappresenta la classificazione delle attività economiche, entrato in vigore il 1° Gennaio 2008. Questo codice si può trovare all’interno di ogni visura camerale e serve proprio ad indicare il tipo di attività che svolgi.

Per poter vendere anche i prodotti usati, è necessario munirsi del Codice Ateco specifico.

Chiaramente ci sono altri Codici disponibili tutto dipende dal tipo di prodotto che andrai a vendere. Nel nostro caso possiamo indicare il 47.79.3 come Codice Ateco utile per l’inizio dell’attività. Adesso potrai iniziare la ricerca dei prodotti che vuoi portare all’interno del tuo negozio.

Acquisto del bene usato

Per regolare la vendita di beni usati, acquistati da soggetti privati, deve essere utilizzato il regime del margine. Si tratta di un regime speciale Iva dedicato a questo tipo di operazioni. Ovvero l’Iva si applica solamente sul margine di vendita, quindi sulla differenza tra il corrispettivo percepito e il valore di acquisto del bene.

Ipotizziamo che un privato si presenti nel tuo negozio per vendere la sua borsa ad un prezzo di vendita pari a 350 euro, circa il 60% del suo costo di acquisto originario. La borsa, potrebbe essere acquistata dal privato in due tipologie:

  • Con la merce in conto vendita;
  • Con la compravendita tradizionale.

Nel caso di acquisto in conto vendita, la borsa deve essere presa in conto vendita. Ovvero deve essere tenuta in negozio e il venditore privato riceverà il suo compenso nel momento di vendita del prodotto. Solitamente se la merce rimane invenduta deve essere restituita entro un anno al privato.

Invece, nel caso della compravendita tradizionale attraverso acquisto da fornitori, privati, aziende, grossisti, e centri commerciali, la merce viene acquistata subito e se rimane invenduta, genera costi di magazzino.

Nel caso in esame si presuppone che tu possa acquistare subito la borsa ad un prezzo accordato di 350,00 euro, quindi attraverso la compravendita tradizionale.

Aspetti Iva

Il prezzo di acquisto sarà esente Iva essendo acquistata da soggetto privato persona fisica, ma come verrà venduta a terzi? Ci sarà una doppia imposizione Iva successivamente?

Il nostro ordinamento è ben chiaro in materia di Iva, imponendo il divieto di doppia tassazione, questo perchè la borsa in oggetto sulla quale è già stata pagata l’Iva per intero, a suo tempo, non può essere oggetto di ulteriore imposizione, o almeno non per intero.

A tal proposito viene utilizzato il regime del margine, si tratta di un metodo alternativo e facoltativo di applicazione dell’Iva volto ad evitare fenomeni di duplicazione dell’imposta nel commercio di beni usati.

Il regime del margine nella vendita di beni usati

Il nostro legislatore, a seconda dei beni commercializzati, ha previsto tre diversi tipi di metodi:

  • Analitico;
  • Forfettario;
  • Globale.

Si tratta di tre metodi differenti per calcolare il margine, sul quale applicare l’Iva. Ognuno di essi viene applicato seguendo particolari regole e requisiti.

Quello di cui ti parlerò sarà il metodo globale, partiamo con il dire che il requisito principale affinché si possa parlare di Iva marginale è che il bene ceduto deve essere stato già tassato, cioè deve essere già stato assoggettato definitivamente ad imposizione in un passaggio economico precedente a quello in cui si applica il regime speciale.

Metodo globale

Con il metodo globale, a differenza di quello forfettario, il calcolo del margine viene fatto non per singolo bene, ma in maniera totale, ad esempio trimestralmente, viene calcolato il totale dei corrispettivi di vendita dell’usato, dal quale ci andrà tolto il costo di acquisto dei beni e su quell’importo marginale verrà pagata l’Iva marginale.

Tornando al nostro esempio, se la borsa acquistata al costo di 350,00 euro fosse venduta a 450,00 euro, l’Iva non si applicherà sul totale imponibile del corrispettivo, ma bensì sulla differenza ovvero 100,00 euro.

È possibile vendere il prodotto, come abbiamo detto nei paragrafi precedenti, anche con l’ausilio di piattaforme social, una volta acquistato il bene usato, sarà necessario pubblicarlo rendendo note le condizioni del suddetto bene. La vetrina dell’e-commerce ti permette di essere collegato con una vastità enorme di persone, non solo del tuo Paese, ma pensando in un’ottica di export anche con Paesi UE o extra UE.

Ti ricordo che le eventuali cessioni all’esportazione extra UE ( inclusi il Vaticano e San Marino) non sono imponibili Iva e quindi non devono confluire nel margine globale da cui viene scorporata l’imposta. Ciò implica che al momento dell’esportazione dovrai provvedere a rettificare in diminuzione il totale degli acquisti dal bene esportato che non deve confluire nel margine.

Vediamo la differenza che intercorre tra gli altri due metodi ovvero quello analitico e quello forfettario.

Regime analitico

Il regime analitico viene usato per tutte le operazioni commerciali riguardanti beni mobili usati, oggetti d’arte, d’antiquariato o da collezione, a meno che la legge non preveda un regime diverso. In sostanza il margine viene calcolato sul singolo prodotto venduto, ed è sicuramente un tipo di calcolo più preciso dove si tiene di conto eventuali spese di riparazione o spese accessorie.

Il corrispettivo di vendita genera l’obbligo di versamento dell’Iva qualora esso sia superiore rispetto all’acquisto, in caso contrario quindi con un margine negativo, non sarà dovuta alcuna imposta ai fini Iva.

Regime del margine e regime forfettario

I soggetti che applicano il regime del margine non possono applicare il c.d. “regime forfettario“. Questo, in quanto, il regime del margine è incompatibile con questo tipo di regime fiscale di determinazione del reddito delle partite Iva individuali.

Il regime forfettario viene utilizzato a seconda del comma 5 dell’articolo 36 del D.L. 41/1995, utilizzato in via alternativa al metodo analitico qualora esso risulti essere troppo oneroso o sia difficoltosa la sua determinazione. In base a ciò che è previsto nell’art. 36 del D.L. 41/1995, verranno applicate delle percentuali al ricavato della vendita, in base al bene e al soggetto rivenditore.

Il privato che vende al titolare di partita Iva

Dopo aver esplicato alcuni aspetti importanti di questa attività dal punto di vista del titolare di un’azienda, mi rivolgo ai privati, a coloro che cercano di guadagnare qualche soldo extra dalla vendita di beni che non usano più.

Come abbiamo detto precedentemente, al momento della vendita da privato ad azienda il bene non è soggetto Iva, quindi la persona fisica privata che intende vendere un bene, come nel caso della borsa di lusso, concorda un prezzo di vendita con il titolare del negozio e a seconda dell’accordo preso avrà il suo corrispettivo subito, oppure al momento della vendita del bene.

Il Resell di beni di lusso, o beni esclusivi, di prodotti a edizioni limitate, ha fatto nascere un intero mercato online di acquisto e vendita, con un guadagno alquanto elevato per alcuni tipi di prodotti. Dietro alla semplice vendita di alcune borse, c’è chi invece ha creato un vero e proprio business.

In questo caso, quando l’attività non è occasionale, ma bensì si tratta di una vera e propria attività commerciale di acquisto e vendita di prodotti, quindi sarà necessario aprire la partita Iva, con la possibilità di poter aderire al regime forfettario, che prevede un’imposta sostitutiva agevolata, rispetto alle normali tassazioni IRPEF, oppure se i ricavi saranno superiori a 85.000,00 euro si adotterà il regime contabile semplificato o ordinario.

Il privato che invece vende in maniera occasionale, non professionale, non è obbligato all’apertura della partita Iva, per cui chi intende mettere a profitto alcuni beni che non usa più può farlo senza avere alcun obbligo fiscale. Si tratta di un’attività per definizione priva di utilità economica o, in altri termini, un’attività incapace di generare un plusvalore e quindi un reddito tassabile, in aggiunta al fatto che le vendite sono di tipo occasionale.

Conclusioni

Il mercato è in continuo cambiamento, per cui è opportuno e talvolta necessario adeguarsi ai nuovi standard che questo ci offre.
Commercianti e privati, si ritrovano ad interfacciarsi sempre di più, un privato può mettere in piedi una vendita online di prodotti attraverso moltissime piattaforme, si pensi ad esempio a Shopify; privati improvvisati commercianti e commercianti che hanno bisogno del privato per poter dar nuova vita a prodotti ed a nuove attività.

La collaborazione e il guadagno che ne deriva da questo nuovo fenomeno è sicuramente vantaggioso per entrambi, sia il privato che il commerciante sono mossi da un obiettivo comune, prevedere una seconda fonte di guadagno, trainante all’attività principale, esplorando il mondo dell’online, oppure come già detto in precedenza, far diventare questa attività, la principale attività su cui investire.

Lascia una Risposta