Dalla Flat Tax alla Sugar Tax, sono numerosi gli interventi che il governo Meloni sta attualmente valutando per riformare – almeno in parte – l’odierno quadro normativo tributario.

Ebbene, tra gli interventi di breve periodo che sembrano essere maggiormente accreditati di realizzazione c’è anche la revisione dell’Isee, l’indicatore sulla situazione economica equivalente su cui l’esecutivo potrebbe impattare attraverso la correzione delle principali metriche di calcolo. L’obiettivo, non certo arduo da immaginare, è quello di rendere l’indicatore più vicino alla reale situazione familiare dei contribuenti, evitando che molti nuclei siano esclusi dall’accesso all’assegno unico perché magari in possesso di attività che, pur non producendo effettivo reddito, sono potenzialmente monetizzabili agli occhi del Fisco.

A rivelare tali indiscrezioni sono alcune fonti di stampa secondo cui, già nelle prossime settimane, il governo prenderà in seria considerazione l’ipotesi di un aumento degli importi del beneficio, che passi tuttavia attraverso una revisione dei requisiti utili per averne accesso. Ma come cambierà l’Isee nel 2023?

La riforma dell’Isee 2023

Cominciamo con il rammentare che tra i più importanti punti di attenzione su cui si sta concentrando la riforma dell’Isee vi è quella legata al possesso di un immobile, la cui titolarità spesso conduce le famiglie al di fuori del perimetro di accesso all’assegno unico.

Le indiscrezioni che arrivano dal governo sottolineano come vi sia la crescente convinzione che il possesso di un’unità immobiliare non possa rivelarsi motivo sostanzialmente ostativo al conseguimento di un beneficio come l’assegno unico. Di qui, lo studio di una serie di interventi finalizzati ad apportare dei cambiamenti rispetto al quadro originario, abbassando il peso degli immobili di proprietà della famiglia ed evitando che l’esercizio di un diritto reale su due o tre unità immobiliari, magari sfitte, possa ledere alle facoltà di accesso ai benefit fiscali da parte delle famiglie interessate.

Prendendo spunto da quanto sopra, rimane probabile che al crescere del numero di proprietà immobiliari continuerà a crescere visibilmente l’influenza di tali asset sull’Isee, ma – probabilmente – in misura inferiore di quanto avviene oggi per quanto concerne il possesso di “poche” unità, evitando così che beni che non determinano delle effettive rendite possano pregiudicare l’accesso all’assegno. Insomma, traducendo quanto sopra in termini più diretti, è probabile che venga conferito un peso minore alle proprietà diverse dalla prima casa, se risultano sfitte.

Come cambia l’assegno unico

Fermo restando tale obiettivo, la finalità del governo sembrerebbe essere anche quella di incrementare l’entità del beneficio, oggi attribuito per ogni figlio a carico economico fino al compimento dei 21 anni (senza limiti di età per i figli disabili).

In questo ambito giocherà un ruolo decisivo la stima del maggiore fabbisogno e delle relative coperture. L’allargamento della platea dei percettori potrebbe infatti mettere in difficoltà la necessità di colmare il relativo surplus di risorse finanziarie, con ciò che ne consegue sull’effettiva realizzazione dei piani dell’esecutivo.

Ricordiamo infatti che al momento a richiedere l’accesso all’assegno unico per i figli sono 4 milioni di nuclei familiari, per 6,5 milioni di figli. La platea potenziale è però di 7,3 milioni di famiglie e 11,2 milioni di figli. Evidentemente, dalla generosità o meno dell’ampliamento dei contribuenti interessati potrebbe dipendere la sostenibilità dell’intervento.

In secondo luogo, bisognerà altresì comprendere quali saranno gli impatti della riforma dell’Isee su altri benefici di cui possono godere le famiglie italiane. Ricordiamo infatti che l’indicatore è richiesto anche per avere accesso ad altre forme di agevolazione come il bonus bebè, il reddito di cittadinanza, il bonus energia, l’esenzione dal canone Rai e altro ancora.

Insomma, modificare i requisiti di calcolo dell’Isee potrebbe generare un effetto a cascata su molti dei principali benefit oggi in vigore e, di tutto questo, non si potrà che tenere attenta considerazione nei prossimi giorni.

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