La burrascosa strada che ha condotto al Recovery plan sembra ormai terminata, ma cosa ci prevede il piano per rilanciare l’Italia?

Nonostante la strada sia stata lunga e non priva di ostacoli, sembra che il Consiglio dei Ministri abbia finalmente dato il via libera al piano per la gestione dei fondi comunitari, il c.d. Recovery fund.

Il testo sembra ormai aver messo d’accordo tutti, ad eccezione delle ex Ministre di Italia viva, ieri ritirate dal loro leader di partito, che in sede di CsM si sono astenute al momento della votazione.

Nonostante i non pochi imprevisti, che si sono profilati sulla strada del Governo, ormai il documento è pronto. A breve sarà posto al vaglio e all’attenta analisi degli esperti di Bruxelles.

Recovery plan

Che cos’è il Recovery plan?

Nella nostra introduzione abbiamo dato per scontato che sia noto cosa si intende quando ci si riferisce a Recovery Plan, giacché è al centro del dibattito nazionale, e non solo, da molti mesi.

Tuttavia, è opportuno fornire una definizione che possa sfatare ogni dubbio.

Il Recovery Plan individua le azioni da porre in essere per il rilancio dell’Italia. Con tale termine ci si riferisce, infatti, al cosiddetto Piano nazionale di ripresa e resilienza, ossia, come ha precisato la nota del Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio, è il:

programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19

In breve, si tratta di un programma che individua le linee guida per la gestione e la spesa dei 209 miliardi del Recovery fund concessi all’Italia, come d’accordo con le istituzione comunitarie.

Quando deve essere presentato alla Commissione europea?

Ovviamente, al fine di attuare il programma definito come Next generation EU, la Commissione europea ha stabilito un termine di presentazione del piano, oltre che a specificare alcuni obiettivi che sarebbero dovuti essere perseguiti.

Il termine ultimo per la presentazione alla Commissione Europea è aprile 2021. Tuttavia già da ottobre 2020, l’Unione ha iniziato a reclamare un intervento più tempestivo dei 27 Paesi a condividere la bozza o i progetti preliminari.

Ormai il piano italiano sembra compiuto, presumibilmente, come auspicato dal presidente del Consiglio Conte, sarà inviato Bruxelles ben prima del termine, entro la metà di febbraio 2021.

Veniamo ora ad analizzare quali sono i punti principali della bozza del Recovery Plan.

Quali sono gli obiettivi del Recovery Plan?

Sembra opportuno preliminarmente identificare quelli che sono gli obiettivi principali che il Governo ha inteso perseguire con il presente piano di rilancio dell’economia e del Paese.

Il Recovery Plan, così come approvato dal Consiglio dei ministri, si è focalizzato su tre direttrici:

  1. Digitalizzazione e innovazione;
  2. Transizione ecologica;
  3. Inclusione sociale.

Tuttavia sono molte le priorità che connotano trasversalmente il programma di intervento redatto, tra i quali gli strumenti per la ripartenza economica del Mezzogiorno. Per chi non lo sapesse, la valorizzazione del Sud dell’Europa è uno degli obiettivi principali delle politiche comunitarie, al fine di eliminare le sperequazioni economiche tra le varie area del territorio dell’Unione.

A ciò si aggiunge il perseguimento di obiettivi similari con riferimento ad alcune categorie di lavoratori, quali le donnegiovani.

Il documento, a tal proposito, si pone quattro sfide::

  • Migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia;
  • Ridurre l’impatto sociale ed economico della pandemia;
  • Sostenere la transizione verde e digitale;
  • Innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione dell’occupazione.

Al fine di consentire il miglior risultato possibile, il Recovery plan è stato, quindi, strutturato sulla base di sei macro aree, definite dalla stessa bozza come vere e proprie missioni:

si articola in 6 Missioni, che a loro volta raggruppano 16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del governo. Le Componenti si articolano in 47 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. I singoli Progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro

Il Recovery Plan nel dettaglio

Veniamo ora a vedere in concreto da cosa ripartirà l’Italia dopo il lungo stop imposto dall’emergenza sanitaria, seguente l’epidemia di Covid-19.

Il documento approvato in Cdm prevede la spesa di 222 miliardi di euro, comprensivo, non solo dei fondi provenienti dal Recovery Fund, ma anche dei 13,5 miliardi di React-EU e 1,2 miliardi del Just Transition Fund.

Il piano ha previsto l’utilizzo di almeno 196 miliardi di euro provenienti dal Next Generation EU, ai quali si aggiungono risorse da altri fondi UE. Questa ingente somma, è volta, non meramente al rilancio dell’economia, ma anche e soprattuto della ripresa sociale del paese, sono stati così suddivisi:

  • Rivoluzione verde e transizione ecologica 68,9 miliardi di euro;
  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura 46,18 miliardi di euro;
  • Infrastrutture per la mobilità 31,98 miliardi di euro;
  • Istruzione e ricerca 28,46 miliardi di euro;
  • Parità di genere e coesione sociale ed economica 21,28 miliardi di euro;
  • Salute 19,72 miliardi di euro.

Vediamo ora quali sono le sei missioni, a cui abbiamo fatto poc’anzi riferimento.

Recovery plan: green energy

Uno dei settori che è di particolare interesse per il Governo Conte bis è sicuramente quello dell’energie rinnovabili, il c.d. settore green. Già con il superbonus 110%, infatti, l’esecutivo ha mostrato una rilevante sensibilità in materia. Invero, l’opera sembra ormai compiuta con il presente documento, nel Recovery Plan sono previsti alcuni specifici interventi con riferimento a :

  • Efficienza energetica e riqualificazione edilizia;
  • Transizione energetica e mobilità;
  • Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica;
  • Economia circolare.

Recovery plan: digitalizzazione

Anche la digitalizzazione, come ben ci ha dimostrato questo periodo storico, sembra essere una delle necessità maggiormente impellenti nel prossimo futuro. Quindi una parte considerevole dei fondi è stata destinata a favorire un’adeguata automatizzazione in alcuni settori:

  • Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella P.A.;
  • Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;
  • Cultura e turismo.

Recovery plan: infrastrutture e mobilità

Il Recovery plan dedica una parte considerevole anche a progetti di adeguamento delle infrastrutture e volti a facilitare la mobilità. Come è ben noto, non di rado le ripartenze economiche avvengono proprio grazie a questo settore:

  • Alta velocità e manutenzione stradale 4.0;
  • Intermodalità e logistica integrata.

Recovery Plan: Istruzione e ricerca

La crisi sanitaria, come è evidente, ha fortemente messo in discussione il sistema scolastico italiano. Proprio con il Recovery Plan che il Governo ha intenzione di ripartire:

  • Potenziamento didattica e diritto allo studio;
  • Ricerca.

A tali due settori, infatti, il piano devolve l’importante cifra di 28 miliardi di euro, provenienti dai suddetti sussidi e finanziamenti.

Recovery plan: pari opportunità

Si è a lungo discusso in questi mesi delle disparita di genere, e non solo, che ancora ad oggi sussistono nel settore lavoro. La problematica, incrementata dall’emergenza nel settore lavoro, dovrà essere affrontata nei prossimi anni, anche grazie ad una serie di interventi di sussidio alle famiglie, oltre che ad alcuni settori fortemente messi in crisi in quest’ultimo anno. Gli interventi saranno direzionati, quindi, secondo tre direttrici:

  • Politiche per il Lavoro;
  • Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore;
  • Interventi speciali di coesione territoriale.

Recovery plan: salute

Il sistema sanitario italiano, sebbene abbia retto con inattesa forza e costanza agli urti della pandemia, ha evidenziato carenze, che dovranno esser necessariamente colmate in un’ottica futura. In particolare con riferimento a:

  • Assistenza di prossimità e telemedicina;
  • Innovazione assistenza sanitaria.

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