Mancano ormai pochi giorni alla definizione della legge di bilancio. Nelle scorse ore il Ministro dell’Economia Giorgetti ha fatto nuovamente il punto della situazione spiegando cosa entrerà nella manovra finanziaria, confermando i preannunciati sconti fiscali per far fronte alla riforma Irpef.


Come già preannunciato con la Nadef resa nota il 27 settembre la seconda legge di bilancio che partorirà il Governo Meloni sarà piuttosto risicata. Gli interventi da porre in essere sono però importanti e non possono essere rimandati. E sono soprattutto l’ambito fiscale e il sostegno alle famiglie i settori che più premono all’Esecutivo.

Durante l’audizione sulla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza che si è tenuta il 10 ottobre, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha così fissato o confermato alcuni punti fermi preannunciati già da settimane: il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione delle aliquote Irpef, col passaggio da 4 a 3 scaglioni. Per fare ciò però, soprattutto in merito al secondo aspetto, occorrerà reperire risorse altrove. E così ecco arrivare dei cambiamenti anche sul fronte degli sconti fiscali.

Questi interventi porteranno ad un risparmio alle tasche degli italiani, soprattutto con riguardo ai ceti medio-bassi, e rappresentano i primi passi verso una lenta ma progressiva uscita dalla crisi che il Paese sta affrontando a causa di un’inflazione a livelli ancora troppo elevati.

Vediamo quindi nel dettaglio come gli interventi che verranno inseriti in manovra influiranno gli sconti fiscali.

Sconti fiscali, scostamento di bilancio e taglio del cuneo fiscale

Gli interventi sugli sconti fiscali a cui sta pensando il Governo non riguardano il taglio del cuneo fiscale. Per reperire tutte le risorse necessarie per applicare questo intervento oggi è infatti al voto lo scostamento di bilancio, volto proprio finanziare il taglio del cuneo fiscale e continuare a garantire gli aumenti in busta paga di cui beneficiano attualmente i dipendenti con retribuzioni fino a 35.000 euro. Una strada obbligata da percorrere secondo Giorgetti, che ha affermato: “Si fa soltanto per mettere in busta paga qualcosa per fronteggiare questo tipo di crisi ai lavoratori con stipendi più bassi (la perdita del potere d’acquisto)“. Resta comunque, come lui stesso ha chiarito, “un’ipoteca su qualsiasi legge di bilancio, compresa questa qui”. Insomma, nessun pentimento ma una scelta dovuta. L’uso della metafora dell’ipoteca è poi corretta se pensiamo che permetterà, nel breve periodo, di continuare a garantire lievi aumenti in busta paga ai lavoratori e alle lavoratrici con retribuzioni medio basse ma che, nel luogo periodo, porterà il conto da pagare.

Con l’inevitabile indebitamento le risorse saranno di fatto assorbite dalla conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo per il 2024 che richiede circa 10 miliardi di euro e rappresenta la priorità assoluta della prossima Legge di Bilancio.

Ma come funzionerà questo taglio del cuneo fiscale? Già dallo scorso 1° luglio al 31 dicembre 2023 è stata innalzata la sforbiciata del cuneo fiscale sul lavoro (si tratta dell’esonero dei contributi ivs) del 4% per redditi fino a 35 mila euro. Misura che però ha diversificato i suoi effetti sulle buste paga per via della riduzione del cuneo già in vigore prima del 1° luglio (2% per redditi fino a 25 mila euro e 3% per quelli fino a 35 mila euro).

Motivo per cui dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 queste sono le percentuali di taglio al cuneo fiscale in vigore:

  • Per gli stipendi fino a 25 mila euro il taglio al cuneo è salito a 7 punti percentuali 
  • Per le retribuzioni da 25 a 35 mila euro la riduzione è salito a 6.

Con la conferma del taglio del cuneo fiscale in legge di bilancio anche per il 2024 si avrà quindi una riduzione della pressione fiscale sul lavoro speculare a quella attualmente in vigore. Una totale e completa proroga della misura con le stesse identiche soglie e percentuali di taglio:

  • Taglio al cuneo del 7% per stipendi annui fino a 25 mila euro
  • Taglio al cuneo del 6% per stipendi annui fino a 35 mila euro.

Gli esclusi dal taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale non interesserà tutti i lavoratori. La norma che ha istituito la riduzione del cuneo parla di esonero della quota contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore (IVS). Questi contributi sono dovuti dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, esclusi i lavoratori domestici. Tra gli esclusi 2024 ci saranno quindi:

  • Lavoratori autonomi, cococo e occasionali (coinvolti invece dalla revisione Irpef);
  • Lavoratori domestici (che comunque saranno ancorati alla revisione Irpef);
  • Lavoratori dipendenti (pubblici e privati) con redditi eccedenti i 35mila euro l’anno (anch’essi legati alla revisione delle aliquote Irpef.

Sconti fiscali: come verranno modificati per applicare la nuova Irpef?

Tra gli interventi fiscali, come abbiamo detto, troviamo la riforma dell’Irpef, con l’accorpamento del primo scaglione entro il limite dei redditi fino a 28 mila euro.

Le tre aliquote IRPEF che verranno probabilmente introdotte sono:

  • 23% per i redditi fino a 28 mila euro;
  • 27% per i redditi oltre 28 mila e fino a 50 mila euro;
  • 43% per i redditi oltre 50 mila euro.

Mentre per il taglio del cuneo fiscale le risorse già ci sono il Governo, per poter ridurre le aliquote della nuova IRPEF 2024 in coerenza con i principi della Delega Fiscale, vaglierà diverse ipotesi, tra le quali spicca quella dell’abbassamento della soglia oltre la quale diminuisce la possibilità delle detrazioni IRPEF al 19%.

Le ipotesi al vaglio sarebbero diverse ma, a quanto sembrerebbe, resteranno invariati gli sconti che normalmente si applicano per le spese sanitarie, casa, famiglia e risparmio energetico.

Tra le ipotesi più accreditate che, lo stesso Esecutivo ha diffuso in questi giorni, vi è quella di abbassare la soglia che attiva la forbice sui bonus in dichiarazione dei redditi, portandola dagli attuali 120.000 euro a quota 100.000.

Si tratta, al fine di trovare risorse, di agire sulle 626 spese fiscali che pesano sui conti pubblici come evidenziato nella NADEF 2023.

La soglia attualmente fissata a 120.000 euro prevede che superato tale limite, gli sconti IRPEF si riducano gradualmente, fino diventare pari a zero al tetto di 240.000 euro di reddito.

Sulla base delle anticipazioni fornite, come abbiamo specificato, la nuova soglia di 100.000 euro non comporterebbe effetti sul fronte delle spese fiscali più rilevanti come quelle sanitarie, i bonus casa e le detrazioni per il risparmio energetico.

Il MEF è comunque a lavoro su varie alternative che nei prossimi giorni verranno probabilmente approfondite. Se comunque fosse davvero messo in atto quanto prospettato si stima che sono poco più di 200mila i contribuenti che nel 2024 rischiano di vedersi ridotte le detrazioni fiscali del 19%. Si tratta di contribuenti che dichiarano un reddito tra 100mila e 120mila euro e che potrebbero subire la sforbiciata con cui il Governo punta a reperire risorse per accorpare i primi due scaglioni dell’Irpef dall’anno prossimo.

Conclusioni

Confermati quindi il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef. Avendo però pochi fondi a disposizione il Governo sta cercando di capire da dove attingere le risorse mancanti.

Per poter applicare la rimodulazione delle aliquote il Ministro dell’Economia sta pensando quindi di modificare gli sconti fiscali, andando a colpire le fasce reddituali più alte, mantenendo comunque invariate le detrazioni riguardanti sanità, casa, famiglia e risparmio energetico.

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