Un tema caldo del Governo è la riforma dell’Irpef. Il cantiere dei lavori è ancora aperto e si punta ad avere 3 aliquote per il 2024 anziché 4. Nella prima si considereranno probabilmente i redditi entro i 28 mila euro.


I tempi sono stretti e troppe sono le misure che il Governo intende ultimare nel giro di pochi mesi. Tra questi troviamo la riforma dell’Irpef, su cui l’esecutivo intende accelerare, sebbene si parli comunque del 2024. E così accanto al taglio del cuneo fiscale per i redditi sotto i 35mila euro lordi, che interesserà anche tutto il prossimo anno, come confermato dalla Premier Giorgia Meloni, si punta alla rimodulazione delle aliquote.

L’intervento vuole essere messo in campo per evitare che l’attuale sistema a quattro aliquote si ’mangi’ i benefici del taglio del cuneo fiscale. Ma se la riduzione dei contributi previdenziali ha già un posto sicuro in manovra, la riforma dell’Irpef è invece al momento in stand by in attesa di capire la situazione delle risorse, che sarà più chiara a fine mese (verso il 27 settembre) con la nota di aggiornamento al Def.

Irpef: aliquota più bassa per redditi fino a 28 mila euro

La proroga del taglio del cuneo fiscale porta con sé un rovescio negativo della medaglia. Il rischio infatti è quello di un effetto distorsione sulle buste paga, che può essere ammortizzato solo grazie alla modifica verso l’alto della soglia del primo scaglione Irpef.

A spiegarlo è stato proprio il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, titolare dei dossier fiscali del governo: “Se do più soldi col cuneo, poi vengono mangiati dall’aliquota fiscale al 23% della prima aliquota”. Dunque, si dovrebbe “aumentare la soglia del primo scaglione di reddito“.

In pratica ora la prima aliquota è fissata fino a 15 mila euro di reddito, e per evitare che quello che viene dato dallo Stato in parte venga ripreso, l’idea è quella di accorpare i primi due scaglioni, portando la prima aliquota del 23% fino al tetto del secondo scaglione (quello da 15 mila a 28 mila euro) lasciando invece intaccate le altre due, che resterebbero al 35% fino a 50mila euro e al 43% al di sopra di questo importo.

Di fatto, il numero di aliquote scenderebbe quindi da 4 a 3.

L’impatto della riforma Irpef

Beneficiari della riforma Irpef che sarà messa in atti saranno tutti i contribuenti, compresi pensionati e lavoratori autonomi con un reddito compreso tra i 15 e i 28 mila euro, che sono stimati in circa 14 milioni. L’intento di questo Governo d’altronde è quello di focalizzarsi prima di tutto sui redditi più bassi, che stanno risentendo maggiormente dell’inflazione e dei conseguenti rincari.

L’impatto del ritocco delle aliquote dovrebbe portare ad un risparmio sulle tasse, dai 100 ai 260 euro a contribuente.

Va poi detto che il beneficio dovrebbe riguardare comunque anche gli altri scaglioni. Il sistema italiano è infatti progressivo e l’effetto si sentirà così in proporzione anche sui redditi più alti.

Il nodo delle risorse

Quanto descritto finora rappresenta l’intento dell’Esecutivo, ma il rischio che l’obiettivo sia ridimensionato è alto, perché su tutto pesa sempre, come abbiamo detto, il problema risorse. Le coperture necessarie per realizzare l’intervento si aggirano attorno ai 10 miliardi di euro e prima del NaDef è difficile dare risposte certe agli italiani.

Probabilmente dovranno essere fissate delle priorità a sacrificio di altre misure che passeranno inevitabilmente al 2024. Se si vuole quindi privilegiare il taglio del cuneo fiscale e la riforma Irpef potrebbero essere rimandate misure come la detassazione delle tredicesime.

Lo stesso vice ministro dell’Economia ha definito infatti la situazione “complessa“. A preoccupare il governo in vista della definizione della manovra è l’intero quadro dei conti pubblici. Si attende di capire da Eurostat se “comporterà un impegno di competenza del 2023, ma in ogni caso ci sarà un effetto finanziario nel 2024“. Questo l’avvertimento di Leo.

Conclusioni

La revisione dell’IRPEF rappresenta uno degli interventi previsti nell’ambito della legge delega di riforma fiscale. L’accorpamento delle aliquote ed il passaggio da 4 a 3 livelli di tassazione anticiperebbe quindi il piano del Governo, che punterebbe alla graduale introduzione della flat tax per tutti.

Gli ambiziosi obiettivi devono però sempre fare i conti con risorse scarse, la cui definizione certa la si potrà avere con la nota di aggiornamento del Def.

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