Per chi è tenuto a pagare l’Imu è bene sapere che qualora non avesse rispettato le scadenze di pagamento ha diverse opportunità per mettersi in regola, fino ad arrivare al ravvedimento operoso.


Istituita col Governo Monti nel 2011 e operativa dal gennaio 2012, l’Imu è una delle tasse più odiate dagli italiani. Nel corso degli anni ha subìto diverse modifiche, passando dal suo pagamento fino al 2013 anche sull’abitazione principale (a prescindere dalla categoria catastale di appartenenza), all’ultimo intervento della legge di bilancio 2020, con cui è stata accorpata alla TASI.

Nelle ultime settimane si è sentito parlare anche di cambiamento delle aliquote nel 2024, a seguito del Decreto del Mef datato 7 luglio 2023, con cui i comuni avranno maggiore autonomia nel determinarle. Il provvedimento in questione va a completare l’iter di riordino della materia avviato con la citata manovra finanziaria, permettendo ai comuni stessi di poter intervenire sulle casistiche individuate dal Ministero delle Finanze. Alcuni proprietari di immobili, in definitiva, potrebbero ritrovarsi a pagare di più o di meno a seconda delle aliquote che saranno applicate.

Alla luce di tutto ciò nulla cambia comunque circa i due soliti appuntamenti previsti durante l’anno per chi è tenuto a pagare l’imposta. Resta quindi la scadenza di giugno per l’acconto e quella di dicembre (fissata quest’anno per il 18 dicembre 2023) per il saldo. Ma cosa succede se l’Imu non viene pagata? E come rimediare in caso di ritardo protratto nel tempo?

Versamento imposta e dichiarazione Imu: le differenze

Innanzitutto non va confuso il versamento dell’imposta con la dichiarazione Imu.

Nel primo caso stiamo facendo riferimento alla tassa che va pagata obbligatoriamente 2 volte l’anno per chi possiede un immobile rientrante in una delle categorie catastali per le quali è previsto il versamento dell’imposta anche se si tratta di abitazione principale, oppure qualora si tratta di immobile diverso da quello principale, su cui è sempre dovuta l’Imu (tranne in rari casi).

Nel secondo caso invece il proprietario dell’immobile tenuto al pagamento dell’Imu non necessariamente deve anche presentare la dichiarazione. Questa infatti la devono presentare al Comune solo coloro che hanno immobili per i quali sono intervenute variazioni rilevanti ai fini del calcolo dell’imposta. La Dichiarazione va presentata entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui ha avuto inizio il possesso degli immobili o sono intervenute le citate variazioni.

Va inoltre precisato che la dichiarazione in oggetto vale anche per gli anni successivi e non va ripresentata ogni anno, a meno che non subentrino ulteriori cambiamenti e/o variazioni.

Imu non versata entro le scadenze o versata in parte: cosa succede?

Se il contribuente tenuto a pagare l’Imu non la paga o la paga solo in parte scattano le sanzioni, le quali consistono in maggiorazioni d’imposta, che possono andare dallo 0,1% al 30%, a seconda del ritardo accumulato nel sanare l’irregolarità. Maggiore sarà il ritardo e più alta sarà la percentuale da applicare.

La determinazione delle sanzioni si applica in base all’articolo 16 del Dlgs n. 473/97, che prevede:

  • 1/15 per giorno di ritardo, se non supera i 14 giorni;
  • 15% se il ritardo è compreso tra 15 e 90 giorni;
  • 30% se il ritardo è superiore a 90 giorni (art. 1 co. 774 della Legge n. 160/19).

Il ravvedimento operoso

L’articolo 13 del Dlgs 472/1997 prevede anche l’istituto del ravvedimento operoso, il quale permette la regolarizzazione spontanea di imposte omesse o insufficienti e altre irregolarità fiscali, godendo di una riduzione delle sanzioni, a patto che la violazione non sia già stata constatata e notificata formalmente tramite cartella esattoriale da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Esistono diverse tipologie di ravvedimento operoso a seconda dei vari ritardi, a cui corrispondono soglie precise:

  • Il ravvedimento sprint (con regolarizzazione entro 14 giorni dalla scadenza) comporta una maggiorazione dello 0,1% per ogni giorno di ritardo rispetto alla scadenza del 16 giugno;
  • Il ravvedimento breve (dal 15esimo al 30esimo giorno), con maggiorazione fissa dell’1,5%;
  • Il ravvedimento intermedio (oltre il mese di ritardo), con la multa che sale all’1,67% e si può applicare fino al 90esimo giorno dalla scadenza;
  • Il ravvedimento lungo (entro la scadenza per la dichiarazione dell’anno successivo), con sanzione pari al 3,75%.

Va anche precisato che chi avesse del tutto omesso il pagamento IMU dovrà effettuare il versamento entro i termini della prossima dichiarazione; oltre questa scadenza non sarà più possibile utilizzare il ravvedimento e si pagherà una multa pari al 30%. Alla sanzioni vanno poi sempre aggiunti anche gli interessi legali. Quanto al versamento questo si effettua utilizzando sempre il modello F24.

Il ravvedimento lunghissimo

Oltre alle tipologie indicate esiste anche il ravvedimento operoso lunghissimo, che opera nel caso in cui il contribuente superi la soglia dei 12 mesi senza effettuare il versamento.

Questo prevede che il versamento debba comunque essere effettuato entro i due anni dalla scadenza originaria. In questo caso, la sanzione ordinaria del 30% viene ridotta ad 1/7, quindi risulta essere pari al 4,29%.

Se il contribuente dovesse versare l’Imu oltre i due anni rispetto alla scadenza prevista, la sanzione sale al 5%, e salirà al 6% (sempre in aggiunta all’importo dell’Imu) nel caso in cui la regolarizzazione dovesse avvenire dopo aver ricevuto il verbale di constatazione, ma entro la notificazione dell’atto di accertamento, quindi prima dell’emissione della cartella esattoriale.

Ravvedimento per mancata presentazione della dichiarazione Imu

Come abbiamo detto quasi in incipit altra cosa rispetto al versamento dell’imposta e la dichiarazione Imu. Essendo prevista una scadenza anche per questa seconda ipotesi, qualora il termine non fosse rispettato è previsto anche in questo caso il ravvedimento.

Nello specifico, guardando alla situazione odierna, coloro che non hanno presentato la dichiarazione Imu 2021 e 2022 entro lo scorso 30 giugno 2023 (data ultima per la presentazione) potranno regolarizzare la propria situazione tramite ravvedimento operoso entro il 28 settembre 2023.

Entro questa data occorrerà quindi presentare la dichiarazione Imu non trasmessa a giugno, versando al contempo la sanzione minima prevista per l’omessa dichiarazione (che con il ravvedimento operoso è ridotto a un decimo del minimo visto che ci si ravvede entro 3 mesi). Si dovrà versare anche l’eventuale imposta dovuta, se la dichiarazione si presenta per un aumento dell’imposta e non per una riduzione, gravata dai relativi interessi.

Conclusioni

Come per ogni tipologia di imposta anche per l’Imu, in caso di pagamento oltre la scadenza prefissata, sono previste sanzioni con interessi, la cui percentuale varia a seconda del ritardo.

La possibilità di usufruire del ravvedimento operoso consente una piccola riduzione delle sanzioni, che variano sempre a seconda delle tempistiche entro cui si provvede a regolarizzare. Il ‘beneficio’ decade nel momento in cui giunge al destinatario la cartella esattoriale.

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