All’interno della manovra di bilancio da 136 articoli approvata dal Consiglio dei ministri vi è un passaggio importante che riguarda l’utilizzo del contante presso gli esercizi commerciali e la possibilità di evitare le sanzioni nel caso in cui non si accettino i Pos per i mini pagamenti.

Proviamo a riassumere che cosa prevede la normativa che verrà posta al vaglio in sede parlamentare e che cosa potrebbe pertanto cambiare dal prossimo 1 gennaio 2023.

Salta l’obbligo di Pos per i mini-pagamenti

Cominciamo proprio dall’obbligo di Pos per i mini-pagamenti, che è stato più volte oggetto di dibattito e di contestazione da parte degli esercenti.

Al fine di rendere più facile e meno vincolato l’uso del contante, la legge di Bilancio prevede che per i pagamenti inferiori ai 30 euro i commercianti non saranno più tenuti ad accettare i pagamenti con carte di credito e Bancomat e le multe eventualmente comminate ai trasgressori saranno sospese.

In particolare, la norma inclusa nella manovra prevede che il ministero delle Imprese e del Made in Italy abbia 180 giorni di tempo per decidere (pertanto, entro giugno) quali siano i criteri di esclusione, al fine di garantire la giusta proporzionalità della sanzione e assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse.

Insomma, il ministero si prende sei mesi di tempo per cercare di trovare una soluzione più strutturale, una sorta di compromesso tra la necessità di agevolare l’uso degli strumenti di transazione elettronica ed evitare che i ricavi degli esercenti siano eccessivamente penalizzati dalle commissioni bancarie.

Lo stesso articolo della manovra stabilisce inoltre che, nell’appena rammentata definizione dei criteri di esclusione, siano sospesi tutti i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni.

Ricordiamo che l’obbligo di Pos per esercenti e professionisti non sia una creazione recente (fu introdotto dal governo Monti nel 2012) ma da quel momento nessun governo sia effettivamente riuscito a dare il via alle sanzioni per gli inadempienti. È stato solamente Draghi, con il primo decreto Pnrr di dicembre 2021, ad aver previsto che le sanzioni sarebbero state diventate operative dal prossimo 1 gennaio 2023, mentre il secondo decreto Pnrr di aprile ne aveva anticipato l’applicazione al 30 giugno 2022.

La sanzione, pari a 30 euro oltre al 4%  del valore della transazione per cui fosse stata rifiutata l’accettazione del pagamento, non ha però trovato particolare sbocco operativo.

Cambia anche il tetto al contante

Contemporaneamente, come più volte abbiamo sottolineato sul nostro sito, il governo è intervenuto  sul contante procedendo a incrementare il limite ai pagamenti. Se pertanto lo scorso febbraio il decreto Milleproroghe aveva congelato per un anno il limite a 2.000 euro, rinviando al 2023 il decalage a 1.000 euro che era stato originariamente previsto dal governo Conte, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è sembrato muoversi in direzione completamente opposta, stabilendo che dal 1 gennaio 2023 il tetto salirà a 5.000 euro.

La guerra al contante diventa una battaglia a favore del cash

Insomma, i due interventi di cui sopra sembrano ben rappresentare come l’aria, nei confronti della circolazione e dell’uso del denaro contante, sia fortemente cambiata.

Se infatti fino alla scorsa legislatura sembrava essersi scatenata una guerra al denaro contante e una spinta (spesso non troppo convinta) ai pagamenti digitali, oggi la premier Giorgia Meloni sembra essere convinta della bontà delle sue iniziative e della necessità di lavorare affinché si possa utilizzare in maniera più flessibile e priva di vincoli il contante.

A spiegarne i motivi è stata la stessa presidente che, pubblicamente, ha spiegato che la scelta di innalzare la soglia per i pagamenti in contante è giustificata dalla necessità di parametrare il tetto del contante alla media europea. Una media che, però, è frutto di posizioni notevolmente diverse, che passano da Paesi in cui vi sono soglie molto più elevate, a Paesi in cui invece le soglie sono estremamente severe.

Come ricordava pochi mesi fa uno studio condotto dall’European Consumers Center, infatti, il range di applicabilità oscilla tra nove Paesi europei che non hanno alcun limite alla circolazione dei contanti a quei Paesi, come la Grecia, che hanno la norma più severa, stabilendo l’impossibilità di effettuare pagamenti in contante oltre i 500 euro.

Forse, però, la ragione è da ricercarsi nella volontà di non modificare, almeno per il momento, le prassi in vigore sul mercato italiano. Il report 2022 di The European House – Ambrosetti dimostra che il nostro Paese è al 24° posto sui 27 Paesi UE nell’indice Cashless Society, dimostrando dunque una particolare affezione nei confronti dei pagamenti effettuati utilizzando le care, vecchie banconote…

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