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Controlli sui conti corrente, entra in funzione l’anonimometro

L’Agenzia dell’Entrate ha introdotto l’anonimometro allo scopo di combattere l’evasione fiscale. Si tratta di uno nuovo strumento che effettua controlli incrociati sui conti correnti dei contribuenti e dei dati in possesso dell’amministrazione tributaria, con l’obiettivo di assicurare la privacy dei contribuenti.

In un documento pubblicato il 19 maggio 2023, l’Agenzia dell’Entrate spiega le regole di funzionamento dell’anonimometro, i modelli di rischio e gli algoritmi su cui si basa. Andiamo alla scoperta dei metodi e dei modelli che saranno adottati per i controlli da parte dell’Agenzia dell’Entrate.

Anonimometro dell’Agenzia dell’Entrate, come funziona

L’anonimometro è il nuovo strumento introdotto dell’Agenzia delle Entrate per controllare i conti correnti dei contribuenti, al fine di limitare il fenomeno dell’evasione fiscale, piaga da sempre del sistema italiano. In prima battuta, si occupa di analizzare il rischio di evasione fiscale mediante una serie di algoritmi che incrociano i dati dell’anagrafe tributaria con gli archivi dei rapporti finanziari dei contribuenti, in cui confluiscono i dati di ogni singolo conto corrente, dagli estratti conto alla gestione dei titoli.

L’Agenzia dell’Entrate ha la possibilità di utilizzare le informazioni presenti nell’archivio dei rapporti finanziari per le analisi del rischio di evasione, come previsto dal comma 4 dell’art. 11 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201. Gli output saranno analizzati periodicamente allo scopo di identificare i soggetti più ad alto rischio di evasione fiscale.

L’anonimometro era già stato inserito nella Legge di Bilancio 2020 ma era rimasto in stand by per questioni legate alla privacy. L’Agenzia dell’Entrate è finalmente intervenuta, su esplicita richiesta del Garante della Privacy, e ha specificato le modalità con cui saranno effettuati gli eventuali controlli sui conti correnti dei contribuenti grazie al documento pubblicato il 19 maggio 2023, relativo alla “informativa sulla logica sottostante i modelli di analisi del rischio basati sui dati dell’archivio dei rapporti finanziari“.  Tuttavia, i controlli e gli algoritmi dell’anonimometro saranno accompagnati di pari passo dall’intervento umano, al fine di evitare automatismi che potrebbero colpire contribuenti innocenti.

Tale documento riporta gli “elementi informativi concernenti le metodologie utilizzate nell’ambito delle attività di analisi del rischio basate sull’utilizzo dei dati dell’Archivio dei rapporti finanziari. In particolare, in conformità alle citate linee guida, viene descritta la logica utilizzata dagli algoritmi, nonché le banche dati usate nelle attività di analisi del rischio“.

I dati dell’archivio dei rapporti finanziari e la sicurezza della privacy

Come indicato nella premessa del documento del 19 maggio dell’Agenzia dell’Entrate, l’archivio dei rapporti finanziari è un date base che si compone di due parti, all’interno di un’apposita sezione dell’Anagrafe tributaria:

  • sezione anagrafica contiene informazioni relative “ai conti correnti e agli altri rapporti finanziari di cui un contribuente è titolare o può disporre sulla base di deleghe o procure ad operare“;
  • sezione contabile si riferisce alle “movimentazioni contabili in forma aggregata, al saldo iniziale, a quello finale e, per alcune tipologie di conto, al valore medio di giacenza, che interessano in un anno solare ciascun rapporto continuativo, nonché alle operazioni c.d. extra-conto, vale a dire effettuate al di fuori di un rapporto continuativo con l’intermediario finanziario“.

L’anonimometro, come suggerisce il nome stesso, analizza i dati dei conti corrente in modo anonimo. La sicurezza della protezione dei dai personali è garantita: a ciascun contribuente sarà assegnato un codice fittizio senza nessun collegamento con il nome del titolare. Solo al termine del processo di verifica, coloro che non saranno sottoposti a controlli fiscali potranno contare, appunto, sull’anonimato.

Anonimometro, analisi del rischio di evasione fiscale

L’anonimometro si basa sull’analisi del rischio di evasione fiscale, che rientra in un processo organizzativo che si occupa di:

  • studiare le informazioni presenti nelle banche dati mediante modelli e algoritmi;
  • analizzare la probabilità che si verifichi un certo rischio fiscale;
  • presentare, dove possibile, una previsione delle conseguenze che possono attivarsi.

Come precisato al punto 2 della dichiarazione del 19 maggio, l’analisi del rischio si compone di tecniche, procedure e strumenti informatici utilizzati per individuare i contribuenti che presentano un elevato rischio fiscalecome il rischio di operare, o aver operato, in violazione di norme di natura tributaria ovvero in contrasto con i principi o con le finalità dell’ordinamento tributario“.

In caso di individuazione di posizione fiscalmente rischiose, si procederà con la trasmissione dei datialle articolazioni organizzative che si occupano dei controlli, che effettuano ulteriori approfondimenti e valutazioni al fine di individuare i soggetti nei cui confronti avviare un’attività istruttoria”.

Le 10 fasi di analisi del rischio

L’analisi del rischio di evasione fiscale si svilupperà in 10 fasi, come di seguito indicate:

  1. individuazione della platea di riferimento per identificare le attività più a rischio ed evitare l’attivazione di controlli nei confronti di soggetti che hanno adottato comportamenti conformi alle norme tributarie;
  2. scelta delle basi dati al fine di limitare l’utilizzo delle informazioni a quelle maggiormente rilevanti ai fini del fenomeno tributario oggetto di analisi;
  3. messa a disposizione delle basi dati: le informazioni che sono integrate con l’Archivio possono riguardare, a titolo esemplificativo, i dati dichiarativi, gli atti del Registro, i dati della fatturazione elettronica e dell’invio telematico dei corrispettivi. È necessario analizzare i dati in funzione dello specifico contesto d’analisi;
  4. analisi della qualità dei dati anonimizzati per individuare potenziali anomalie o comportamenti sospetti e prendere in esame diverse variabili, come le transazioni finanziarie, gli aumenti patrimoniali e le discrepanze tra le informazioni dichiarate e i movimenti effettivi;
  5. definizione del criterio di rischio utile a far affiorare le posizioni da tenere sotto controllo, come la presenza di un processo verbale di constatazione, commissione di infedeltà dichiarative, coinvolgimento in schemi fraudolenti e così via;
  6. scelta del modello di analisi in base al fenomeno fiscale che si intende indagare, al patrimonio informativo disponibile nelle banche dati e al livello di qualità dei dati, preventivamente valutato;
  7. verifica della corretta applicazione del modello e del criterio di rischio in base all’applicazione di due diversi approcci metodologici: l’analisi deterministica si basa sul confronto e sull’elaborazione di dati, riferiti ad uno o più contribuenti ovvero ad uno o più periodi di imposta “prima dell’avvio dell’analisi” e l’analisi probabilistica sfrutta, invece, le soluzioni di intelligenza artificiale ovvero di statistica inferenziale, al fine di “isolare rischi fiscali, anche non noti a priori“;
  8. estrazione e identificazione dei soggetti: il criterio deterministico seleziona “quei contribuenti che presentano incongruenze numeriche sintomatiche di un non corretto assolvimento degli obblighi fiscali” mediante una migliore valutazione della situazione reddituale e patrimoniale del contribuente:
  9. test su un campione della sotto-platea di riferimento in modo a ottimizzare i risultati e la calendarizzazione delle attività;
  10. predisposizione delle liste selettive a seguito dell’applicazione di due modelli differenti: il primo indica la probabilità che l’istruttoria dia esito negativo, mentre il secondo modello stima le probabilità di riscuotere gli importi accertati, in seguito all’esito positivo della fase istruttoria.

In conclusione, le situazioni di potenziale rischio di evasione fiscale vengono così fatte emergere. Solamente a fronte di situazione anomale, l’Agenzia delle Entrate potrà procedere con l’associazione dei dati anonimizzati alle persone a cui si riferiscono, per le quali è stata riscontrata un’anomalia. In questo modo, sarà possibile procedere con ulteriori analisi e valutare se ci si trova di fronte a reali casi di evasione fiscale.

Elena Lamperti
Elena Lamperti
Laureata in Scienze del Lavoro e Organizzazione Aziendale presso l’Università degli Studi di Milano. Appassionata da sempre di economia e diritto del lavoro, racconta con parole semplici questo mondo, in costante evoluzione.

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