Il 2024 porterà con sè buste paga più ricche nelle tasche dei lavoratori. Oltre infatti al taglio del cuneo fiscale che è già intervenuto negli ultimi mesi si assisterà ad una rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef.


Il Governo Meloni ha più volte annunciato di voler aiutare famiglie, imprese e lavoratori nel corso della durata della sua legislatura. Ed è proprio sul fronte lavoro che si è potuto assistere già gli scorsi mesi a piccoli interventi che hanno fatto trovare agli italiani buste paga più ‘ricche’. Gli stipendi infatti a partire dallo scorso mese di luglio, grazie al taglio del cuneo fiscale già messo in atto, sono aumentati.

E anche per il 2024 sono in previsione ulteriori aumenti a seguito degli interventi sull’Irpef.

Aumento stipendi da luglio a dicembre 2023

Cominciamo col dire che l’opera di progressivo aumento degli stipendi è iniziata già gli scorsi mesi, sebbene il caro vita abbia fatto avvertire poco questo incremento in busta paga.

Con il decreto lavoro infatti, successivamente convertito in legge, è stato protratto il taglio del cuneo fiscale 2023. Dal 1° luglio, e fino a dicembre 2023, lo stipendio netto di oltre 14 milioni di dipendenti sarà più alto, per effetto della nuova sforbiciata alle tasse e ai contributi in busta paga, a vantaggio dei lavoratori.

La novità è consistita nel fatto che la riduzione del cuneo fiscale è stata portata a 4 punti percentuali per tutti i lavoratori fino a 35.000 euro. Taglio che porterà a una riduzione complessiva: del 7% per i lavoratori con redditi fino a 25.000 euro e del 6% per quelli con redditi fino a 35.000 euro.

La misura in questione varrà solo fino alla fine del 2023, ma l’esecutivo ha intenzione di stabilizzare questi aumenti anche per il 2024. Va poi precisato che la tredicesima è esclusa dagli aumenti dovuti al taglio del cuneo.

Riduzione delle aliquote Irpef

La politica del governo Meloni sembra essere sulla strada della continuazione dell’opera che già il governo Draghi aveva iniziato a compiere. E sono proprio l’ambito lavorativo e pensionistico su cui si vuole concentrare una maggiore attenzione.

In quest’ottica, dopo l’approvazione della delega fiscale, gli occhi saranno puntati sulla Nota di aggiornamento al Def (Nadef), il documento che il governo presenterà a fine settembre in cui saranno chiarite le cifre in dote alla riforma della tassazione. Per lavoratori e pensionati gli effetti in busta paga, con la diminuzione degli scaglioni Irpef, potrebbero essere visibili a partire dal prossimo anno.

Tra gli obiettivi principali della riforma che si vuole mettere in atto vi è infatti la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre (dopo che il precedente esecutivo aveva già effettuato il passaggio da cinque a quattro con il riordino degli scaglioni di reddito. Come chiarito tra l’altro dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo l’intenzione dell’esecutivo è “arrivare verso la flat tax” pur rispettando il principio di progressività richiesto dalla Costituzione.

Lo step finale a cui si vuole mirare è quello di raggiungere un’aliquota unica entro fine legislatura, ma per farlo serviranno passaggi intermedi graduali. Nella delega fiscale, però, non si parla degli step intermedi e non ci sono riferimenti specifici al passaggio più immediato che il Governo intende realizzare. Si fa solo riferimento a un graduale percorso che porti alla riduzione della pressione fiscale, e questo potrebbe significare anche che il primo intervento porti al passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, seguito, in un secondo momento, dal passaggio da tre a due aliquote e scaglioni. 

Aumento stipendi: come sarà dal 2024?

A seguito delle citate rimodulazioni delle aliquote Irpef si avrà un impatto positivo sugli stipendi. Sebbene allo stato attuale si debba andare per ipotesi è possibile prefigurare quello che sarà lo scenario del 2024.

Escludendo l’ipotesi di accorpare le prime due fasce di reddito in un’aliquota unica, appare più verosimile l’innalzamento della soglia del primo scaglione a 25mila euro dai 15mila attuali. In questo caso, con l’aliquota Irpef stabile al 23% l’aumento annuo in busta paga per i lavoratori arriverebbe a 200 euro lordi.

Detassazione tredicesima e straordinari

Da tenere presente sempre in ambito stipendi è anche la detassazione della tredicesima e degli straordinari.

Il nuovo anno infatti dovrebbe portare con sè novità anche sotto questi aspetti, con un impatto sempre più ricco sulle buste paga. Ovviamente non ci saranno a disposizione abbastanza risorse per poter agire su tutte le tredicesime e proprio per questo, per massimizzare il risultato della misura, si tenderà ad agire sempre in termini di proporzionalità su quelle dei lavoratori con redditi più bassi. Si parla di una tassazione separata della mensilità aggiuntiva che potrebbe essere del 15% per redditi fino a un certo limite (si vocifera in merito alla soglia dei 20.000 euro) per, poi, salire gradualmente fino a tornare alla tassazione ordinaria al salire del reddito.

Lo stesso discorso, poi, si dovrebbe applicare anche alla detassazione dello straordinario oltre un certo importo e per i premi produttività.

In ogni caso per potere avere certezze al riguardo occorrerà attendere o la Legge di Bilancio di fine anno o eventuali decreti attuativi della Legge delega fiscale.

Conclusioni

Il 2024 sarà un anno ‘ricco’ dal punto di vista degli stipendi. Gli importi potrebbero subire alcuni aumenti grazie agli interventi che verranno apportati alle aliquote Irpef e ai vari scaglioni ad essa collegati.

Le buste paga potrebbero inoltre beneficiare di ulteriori aumenti grazie all’ipotesi della detassazione di tredicesima, straordinari e bonus premiali, per i quali si attendono conferme nella Legge di Bilancio di imminente inizio discussione e probabilmente nei decreti attuativi della riforma fiscale.

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