Nelle ultime ore è emersa un’interessante novità in materia di Superbonus 110%, con il governo che sembra essere intenzionato ad accogliere alcune delle principali lamentele da parte delle associazioni di amministratori condominiali e costruttori.

Nella giornata di ieri si è infatti aperta la possibilità che il termine per la presentazione della Cilas per usufruire anche per il 2023 dell’aliquota al 110% per le ristrutturazioni edilizie da Superbonus possa essere dilazionato fino al 31 dicembre 2022. Non è tuttavia escluso che il termine possa essere portato ancora più in avanti, permettendo così ai condomini di avere più tempo per sbrigare tale iter amministrativo.

Le ultime novità sui termini di presentazione della Cilas

Stando a quanto riportano questa mattina diverse fonti di stampa, il governo non sembra essere intenzionato a ostacolare la presentazione di eventuali (ma molto probabili) emendamenti alla legge di conversione del c.d. Decreto Aiuti 4 (d.l. 176/22), attualmente all’esame delle Commissioni del Senato, se includeranno una riapertura dei termini per la presentazione della Cilas.

Ricordiamo che il decreto aveva originariamente introdotto nel nostro quadro normativo una riduzione dell’aliquota fiscale al 90% per quei condomini che alla data del 25 novembre 2022 non avevano ancora provveduto a presentare la Cilas per i lavori.

Un termine che era stato subito giudicato come molto stringente, tanto da alimentare una corposa accelerazione da parte dei condomini e dei relativi amministratori, alle prese con delibere assunte in situazioni d’emergenza e conseguenti comunicazioni dell’ultimo minuto.

È evidente che i termini – come pare – dovessero essere riaperti fino al 31 dicembre 2022, si darebbero ai condomini ancora alcune settimane di tempo per adeguarsi alla fruizione del Superbonus nella sua misura “piena”…

I termini potrebbero guardare al 2023

In realtà, però, non vi è alcuna certezza che il termine ultimo per la presentazione della Cilas possa essere fissato al 31 dicembre 2022. Tale ipotesi ha infatti sollevato immediati critiche da più parti, le quali sottolineano che con i tempi della legge di conversione la nuova scadenza potrebbe risultare già superata e come, dunque, il 31 dicembre potrebbe diventare un riferimento più generale, aprendo così ulteriori ipotesi più coerenti con le reali possibilità dei condomini.

Il nodo cessione dei crediti

Non è peraltro questo l’unico punto su cui il legislatore si sta confrontando: rimane infatti aperta la questione della soluzione ai crediti incagliati nei cassetti fiscali, con possibile fissazione di una soglia o con la possibilità che sia domandato agli istituti di credito di riversare gli incassi da F24 con una percentuale (1%) dei crediti fiscali.

Insomma, anche su questo fronte si è in attesa di un intervento che possa risultare definitivo, e non transitorio, sbloccando così l’annosa questione dei cassetti fiscali delle imprese, attualmente abbondanti di crediti che, con il sostanziale blocco delle cessioni bancarie, non riescono più a smaltire.

Come ricordava il quotidiano Italia Oggi in un recente approfondimento, il principale timore da parte del governo è quello dei rilievi da parte dell’Eurostat, che già nello scorso passato era intervenuto sul tema ponendo seri dubbi sulla circolazione dei crediti fiscali e della conseguente iscrizione nel bilancio d’esercizio dello stato di questo stock finanziario.

A rassicurare è il viceministro Maurizio Leo, che sullo stesso quotidiano rammenta come la situazione sia ben presente e considerata da parte del governo e come si stia attualmente lavorando per cercare una soluzione a quello che è definito un problema spinoso.

Ma quali sono le ipotesi risolutive? La principale proposta in fase di valutazione è quella lanciata dall’Abi e dall’Ance: la scomposizione delle somme versate con gli F24 di una quota di crediti fiscali. Una strada percorribile ma… non certo senza oneri per le casse statali e, considerata la difficoltà di quadrare il bilancio del Paese, potrebbe essere soggetta a ben più di qualche cautela.

Difficile, comunque, che il governo possa ignorare questi appelli. Le imprese hanno infatti assunto degli impegni con gli istituti di credito prima che la normativa venisse modificata e, dunque, è arduo immaginare che l’esecutivo decida di lasciar decantare il tavolo al 2023.

Infine, il viceministro Leo è intervenuto anche sulla necessità di procedere alla revisione del quadro fiscale dei bonus edilizi, affermando che si tratta di una necessità, ma in legge delega di riforma fiscale.

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