Manca poco all’avvio del tavolo di lavoro sulla riforma pensioni 2023. Le ultime notizie confermano la volontà da parte del Governo di rendere operativo e introdurre definitivamente la Quota 103 per incentivare il ricambio generazionale e favorire le uscite dal mondo del lavoro dei lavoratori con i requisiti idonei, nel corso dell’anno. 

La convocazione di sindacati e imprese da parte del Ministro del Lavoro, Marina Calderone, è prevista per giovedì 19 gennaio, primo giorno di lavoro per completare la Riforma pensionistica entro l’estate.

Nel frattempo, tutti gli assegni pensionistici dovrebbero essere aumentati adeguandosi all’inflazione, a partire dal cedolino di febbraio e dovrebbe essere confermato l’ex bonus Maroni, presente nella Legge di Bilancio 2023

Restano validi anche l’APE sociale e l’Opzione Donna per tutto il 2023, con nuove limitazioni. 

Vediamo tutti i dettagli.

Riforma Pensioni 2023: arriva quota 103

La Riforma Pensioni 2023 vuole garantire maggiore flessibilità di uscita dal mondo del lavoro e la possibilità a giovani di svolgere attività professionali durature e carriere continue, senza ripercussioni sulle loro pensioni future.

A tal proposito, la nuova Legge di Bilancio propone, in via sperimentale, ha introdotto la possibilità di accedere alla pensione ai lavoratori con 62 anni di età e 41 di contributi (Quota 103).

Per poter andare in pensione con Quota 103, il lavoratore deve maturare determinati requisiti entro il 31 dicembre 2023. Per tutto il corso di quest’anno, si adotterà questa formula ibrida con accesso alla pensione dai 62 anni d’età. Restiamo in attesa di sapere se verrà eliminato il requisito anagrafico in futuro.

Come funziona Quota 103

Più nel dettaglio, chi ha maturato Quota 103 già l’anno scorso, entro il  31 dicembre 2022, potrà andare in pensione a partire dal:

  1.  1° aprile 2023 se lavoratore privato;
  2.  1° agosto 2023 se lavoratore pubblico.

Invece, chi maturerà “Quota 103” quest’anno potrà andare in pensione dopo:

  1. tre mesi dalla maturazione dei requisiti se lavoratore privato; 
  2. sei mesi al lavoratore pubblico (non prima del 1° agosto 2023). 

La pensione potrà essere erogata entro il tetto massimo di 2.818,65 euro al mese lordi che rappresentano l’importo mensile massimo raggiungibile, cinque volte superiore al trattamento minimo previsto dalla Legge attualmente in vigore.

Resteranno valide ancora per il 2023:

  1. la Pensione per i lavoratori precoci che possono accedere alla pensione anticipata tramite cerficazione INPS dopo 41 anni di contributi senza limite anagrafico;
  2.  l’APe Sociale, a sua volta invariato;
  3.  l’Opzione Donna con alcune modifiche. Vediamo quali.

Opzione donna 2023

Il pensionamento con questa opzione è valido nel 2023 solo per le lavoratrici svantaggiate che sono state licenziate oppure dipendenti in aziende con tavolo di crisi aperto presso il Ministero.

Rientrano dell’Opzione Donna anche le lavoratrici con disabilità pari oppure superiore  il 74% così come le donne che hanno assistito negli ultimi 6 mesi, persone disabili conviventi con handicap in situazione di gravità (ex legge 104).

Infine, viene innalzata l’età di accesso a 60 anni, sia per le lavoratrici autonome sia per le dipendenti. Le lavoratrici con figli possono richiedere il pensionamento anticipato di un anno per ogni figlio entro un massimo di due. 

Quest’ultimo requisito è stato molto criticato perché discrimina le donne senza figli. 

Opzione uomo

Si parla anche di Opzione Uomo: una proposta ancora in fase di discussione che ricalca l’Opzione Donna e prevede la pensione anticipata con 35 anni di contributi, se il lavoratore ha compiuto i 58/59 anni di età.

Se si opta per questa proposta, il cittadino dovrà rinunciare alla quota pensionistica maturata con sistema retributivo. La pensione verrà ricalcolato in base al sistema contributivo.

Detto in altri termini, l’assegno pensionistico sarà adeguato non alla retribuzione ma ai contributi versati nel corso degli anni.

Ricordiamo che il metodo retributivo è quello più conveniente perché prende in considerazione la media degli stipendi degli ultimi anni di lavoro e l’anzianità lavorativa fino ad un massimo di 40 anni.

Bonus Maroni: un premio in busta paga per chi resta a lavoro

E se un lavoratore non vuole andare in pensione a 62 anni?

La Legge di Bilancio (articolo 1, comma 286) dà la possibilità ai lavoratori dipendenti, in possesso dei requisiti necessari per accedere a Quota 103, di rinunciare ai contributi pensionistici per continuare a lavorare.

Questa categoria di lavoratori potrà beneficiare del bonus Maroni che prevede una somma aggiuntiva del 9,19% in busta paga (pari alla contribuzione di solito, a carico del lavoratore) come alternativa e posticipazione del pensionamento. 

I contributi non versati vengono trattenuti dal datore di lavoro in busta paga e vengono assimilati nello stipendio netto. Di conseguenza, rinunciando al pensionamento, il lavoratore potrà beneficiare di un aumento netto in busta paga e continuare a versare i contributi, aumentando così l’importo della pensione futura.

Il datore di lavoro, dal canto suo, dovrà continuare a versare all’Inps la quota di contribuzione a suo carico (di regola il 23,81%) sulla retribuzione pensionabile ma non avrà più l’obbligo di versare la quota dei contributi per conto dipendente tramite modello F24, a partire dalla prima data utile per il pensionamento.

Come già specificato, questa quota andrà a costituire parte dello stipendio mensile che recepisce il lavoratore dipendente.

Aumenti pensioni febbraio 2023

Per concludere, è arrivata una buona notizia dall’Inps per tutti i pensionati: a partire dal prossimo mese verranno erogati gli assegni minimi maggiorati per gli over 75. I cedolini passeranno, quindi, da 525 euro dell’anno scorso a 600 euro come stabilito dalla Legge di Bilancio 2023.

Tutti gli assegni subiranno una rivalutazione “generale” e saranno adeguati all’aumento dell’inflazione. Questo si tradurrà in pensioni più alte, a partire da febbraio, per chi non ha già ricevuto l’assegno rivalutato a gennaio.

Al cittadino con meno di 75 anni spetta, infatti, una rivalutazione del +1,5% sull’inflazione con un assegno di entità variabile, a partire da 570 euro. Per vedere tutti gli importi, ti consigliamo di leggere: Pensioni minime 2023: in arrivo 600 euro al mese!

Il nuovo governo di centrodestra che sta per

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