Negli ultimi giorni si è parlato in maniera diffusa della proposta di una patrimoniale in Germania. Come avviene ciclicamente, l’occasione è stata utile per condividere alcune riflessioni politiche sulla convenienza (o meno) a introdurre una simile imposta anche nel nostro ordinamento fiscale.

Ma cosa c’è di vero nella proposta della patrimoniale tedesca? E quante possibilità ci sono che possa essere introdotta, eventualmente, anche in Italia?

La patrimoniale in Germania, perché se ne parla oggi?

Nelle scorse ore si è riparlato di patrimoniale in Germania perché il locale Consiglio dei Saggi, il gruppo di esperti che fornisce consigli al Governo e al Parlamento tedesco in materia di politica economica, ha proposto un contributo di solidarietà per aiutare le famiglie meno abbienti e poste in condizioni di difficoltà dall’attuale congiuntura sfavorevole.

Non si tratta dunque di un percorso semplice e breve, né di un provvedimento in discussione. Bensì, si tratta di un suggerimento da parte di tale autorità che, evidentemente, dovrà ora essere posta al vaglio delle analisi delle autorità politiche. Insomma, contrariamente a quanto si è letto da qualche parte, la strada per un nuovo prelievo di solidarietà dalle parti di Berlino è tutt’altro che decisa.

Il contributo di solidarietà esiste già (ma oggi riguarda pochi)

A ben vedere non è la prima volta che la Germania sperimenta una “piccola” patrimoniale, imposta che esiste già da tempo nell’ordinamento tributario tedesco. Dunque, l’introduzione dell’imposta non costituirebbe un’istituzione ex novo, bensì un sostanziale ampliamento di quella già esistente.

Nel 1991 il governo federale tedesco introdusse infatti il Soli (Solidaritätszuschlag), una maggiorazione sull’imposta delle persone fisiche e sui redditi di impresa finalizzata a supportare le politiche e gli investimenti per permettere ai Länder orientali di arrivare allo stesso livello di quelli occidentali.

Non si trattava peraltro di una vera e propria patrimoniale, considerato che era una maggiorazione sulle equivalenti delle nostrane Irpef e Ires, e che è stata peraltro recentemente oggetto di forti revisioni. Tuttavia, l’obiettivo era fondamentalmente quello di trasferire risorse dai più ricchi ai redditi più bassi e, con la stessa finalità, si discute ora nuovamente della possibilità di replicare un simile meccanismo.

Patrimoniale in Germania, non è la prima volta che se ne riparla

Si noti altresì che non è certo questa la prima volta che negli ultimi anni è si è parlato (o riparlato) di patrimoniale in Germania senza che si giunga a conclusione formale. Lo scorso anno Olaf Scholz, candidato cancelliere per la Spd, dichiarò ad esempio di essere favorevole ad aumentare le imposte per le fasce di reddito più alte al fine di conferire una maggiore giustizia sociale al sistema fiscale locale.

Con tale approccio Scholz appoggiò l’idea di un’imposta patrimoniale al fine di fornire ai Länder le risorse necessarie per finanziare infrastrutture e servizi pubblici. Una proposta che non sembrò riscuotere effettivi supporti, e che sembrò essere un mero riferimento polemico alle posizioni degli avversari della Cdu e della Fdp, che invece spinsero per una diminuzione generale delle imposte sui redditi o per un’abolizione totale della tassa di solidarietà.

Dalla Germania all’Italia, la strada della patrimoniale è impervia

Ma quante possibilità ci sono che dalla Germania l’idea di un’imposta patrimoniale arrivi anche in Italia? In realtà poche o, forse, pochissime.

Fermo restando che in Germania – come abbiamo già avuto modo di commentare nelle scorse righe – la patrimoniale non solo non è ancora una bozza di provvedimento, ma è solo una raccomandazione dei saggi, anche la sua eventuale introduzione nel sistema fiscale tedesco non rappresenterebbe certamente un lasciapassare privilegiato per la sua presenza nel quadro normativo tricolore.

Più volte in Italia si è parlato di patrimoniale con alterne fortune, e un numero identico di volte è stato proprio lo schieramento che ha l’attuale maggioranza in Camera e Senato a ritenerla un’idea non applicabile nel nostro Paese. Difficile, pertanto, che una proposta di imposta patrimoniale possa trovare effettivo conforto in un disegno di legge, almeno nel breve termine: una simile mossa potrebbe infatti costituire un boomerang per un esecutivo alle prese con una serie di criticità alle quali, evidentemente, non vorrebbe aggiungere un ulteriore motivo di polemica.

Certo è che, nello scenario meno favorevole per l’economia italiana, qualcosa potrebbe cambiare nel medio termine. Se le condizioni dei conti pubblici dovessero peggiorare ulteriormente, non è escluso che si possa negoziare un contributo di solidarietà sul modello di quanto previsto dal DL 138/2011 in via transitoria (un’aliquota del 3% sul reddito superiore ai 300.000 euro annui), piuttosto che un prelievo forzoso sui conti correnti sul modello del governo di Giuliano Amato, nel 1992.

Si tratta tuttavia di mere ipotesi politiche che, al momento, non trovano alcun fondamento. Come accade da anni, pertanto, il discorso non potrà che aggiornarsi periodicamente nei prossimi mesi…

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