Anche se il nuovo governo non ha ancora visto la luce, gli occhi dei contribuenti sono sempre più rivolti a quali saranno le prime mosse che il nuovo esecutivo varerà per cercare di ridurre la pressione fiscale. Su tutte, c’è da scommettere che i richiami saranno piuttosto frequenti nei confronti della promessa flat tax.

La flat tax sul reddito incrementale

Sebbene in campagna elettorale ognuno dei partiti della maggioranza abbia presentato la sua personale proposta di flat tax, il maggior peso politico ottenuto da Fratelli d’Italia sembra spingere verso la versione ideata da Giorgia Meloni che, in epoca meno sospetta, aveva già promosso il suo modello di flat tax sul reddito incrementale.

A confermare tale intento è poi arrivata la più recente presa di posizione del responsabile del programma elettorale del partito, Giovanbattista Fazzolari, che ha precisato come il governo intende varare la flat tax incrementale e portare a 100.000 euro la soglia della flat tax per gli autonomi, contro gli attuali 65.000 euro. Ma cosa cambia rispetto all’attuale modello?

La flat tax oggi e cosa cambierà

Ricordiamo come già oggi sia possibile beneficiare della flat tax, pur a condizioni piuttosto rigide: possono infatti usufruire di tale regime solamente le partite IVA che rientrano nel regime forfettario al 15% (o al 5% per i primi cinque anni di attività) e se i ricavi sono inferiori ai 65.000 euro.

Se i piani di FdI dovessero andare in porto, questo secondo elemento sarà portato in aumento a 100.000 euro ma a costituire il più grande cambiamento sarà l’approccio incrementale: almeno per il momento il nuovo governo potrebbe mantenere inalterate le attuali aliquote Irpef, accompagnate però dall’introduzione di un prelievo piatto del 15% su tutto ciò che si è guadagnato in più rispetto all’anno precedente.

Ad essere interessati dal provvedimento non sarebbero dunque solamente i lavoratori autonomi con reddito superiore a 65.000 euro (sotto questa soglia si beneficia già della tassa piatta), quanto anche i lavoratori dipendenti che hanno magari avuto un aumento temporaneo degli introiti a causa di maggiori prestazioni lavorative o promozioni.

Quanto costa?

Delle varie ipotesi emerse in campagna elettorale, quella della flat tax incrementale sarebbe altresì la meno onerosa per le casse dello Stato, considerato che – almeno a livello teorico – non determinerebbe una flessione delle entrate tributarie attuali, ma una minore entrata prospettica.

Le stime sono tuttavia piuttosto variabili e, comunque, probabilmente non sarebbero il problema maggiore per la nuova formazione di governo: la flat tax incrementale potrebbe infatti scontrarsi con il principio della progressività del prelievo delle tasse previsto dall’art. 53 della Costituzione.

Il Parlamento Europeo ha già bocciato la flat tax

A complicare il percorso arriva il nuovo avviso dal Parlamento Europeo, che ha chiarito il proprio orientamento per le politiche degli Stati membri in favore dell’occupazione, invitando i governi nazionali ad affrontare le diseguaglianze anche attraverso “l’imposizione progressiva dei loro sistemi fiscali e previdenziali”.

Sebbene l’emendamento approvato in ambito UE riguardi tutti i Paesi membri, non sono pochi coloro che l’hanno immediatamente ricollegato con le velleità del prossimo governo Meloni, che più di altri si è speso in campagna elettorale in favore della flat tax.

È pur vero che la relazione votata ed emendata non avrà ripercussioni dirette nel nostro Paese, considerato che non riveste alcun carattere vincolante e che i singoli governi rimarranno liberi di non tenere conto dei rilievi mossi da Strasburgo. Non è ancora chiaro, però, quali potrebbero le conseguenze relazionali con l’UE…

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