La stretta sui tassi d’interesse dei mutui starebbe per avviarsi verso la fine. Torna così alla luce il tasso variabile, che potrebbe ricominciare a mostrarsi conveniente. Tutto dipenderà però dal momento esatto in cui la BCE metterà uno stop ai rialzi. Non si dovrebbe comunque andare oltre il 2024.


Colpa dell’inflazione. Ѐ quanto viene di continuo ripetuto a seguito di rincari e di un costo della vita sempre più insostenibile. Ed è la stessa spiegazione che da un anno a questa parte la Banca Centrale Europea dà per giustificare gli aumenti dei tassi d’interesse sui mutui. A risentirne sono in particolare i proprietari di immobili che hanno concordato un tasso variabile e che negli ultimi tempi stanno cercando di rinegoziare il contratto con le banche per tamponare le batoste ricevute negli ultimi 12 mesi e cercare condizioni più vantaggiose.

Intanto Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Bce, ha dichiarato di recente che potrebbe essere necessario un ulteriore aumento dei tassi di interesse per controllare l’inflazione al consumo. “Continuo a vedere rischi di inflazione in aumento, che devono essere attentamente monitorati. Se si materializzano, potrebbero essere necessari ulteriori strette sui tassi in futuro.” Notizie non buone quindi in arrivo. Ma alcuni esperti sostengono però che sarebbe stato raggiunto il picco e che questo potrebbe essere l’ultimo rialzo, per poi vedere la luce in fondo al tunnel nel 2024. Ma sarà vero?

Se così fosse concordare un tasso variabile potrebbe tornare ad essere conveniente.

Mutui, tassi mai così alti

Partiamo da un dato. Nel corso dell’ultimo trimestre la stragrande maggioranza sia dei mutui richiesti, sia di quelli erogati è stata a tasso fisso. E la spiegazione risiede proprio nel fatto che la BCE ha effettuato dieci rialzi consecutivi dei tassi ufficiali, portando il minimo al 4,5% contro lo zero di giugno dello scorso anno. Una situazione che ha creato problemi ai mutuatari della zona Euro che avevano scelto l’opzione variabile e che pertanto si sono ritrovati a fare i conti con una rata molto più consistente. Mai dalla nascita della moneta unica si era assistito a così tanti rialzi in così breve tempo.

Come riporta il Corriere della Sera, concentrandoci sui primi sei mesi dell’anno, le banche hanno erogato a chi acquista un immobile 9,5 miliardi di euro in meno rispetto al 2022. La cifra la si ricava dalla lettura dei primi due rapporti 2023 sul mercato residenziale dell’Agenzia delle Entrate, ed è legato al terremoto che il forte aumento dei tassi ha già causato. Tutto il calo delle transazioni registrato nel semestre è dovuto alla diminuzione degli acquisti assistiti da finanziamento ipotecario, al punto che oggi solo 42 operazioni su cento si effettuano grazie a un mutuo. Lo scorso anno erano 52.

Inutile dire poi come anche il mercato immobiliare in tutto ciò ne risenta, perchè se per comprare casa significa farlo senza stipulare un mutuo per non fronteggiare gli esorbitanti tassi d’interesse, i papabili acquirenti sono scoraggiati e preferiscono aspettare tempi migliori.

Mutui, qual è lo scenario futuro dei tassi d’interesse?

Che la situazione non sia rosea è chiaro. Ma cosa possiamo aspettarci per il futuro?

Nel breve periodo non si può ancora essere ottimisti, essendo atteso ancora un rialzo dei tassi d’interesse, come del resto ha lasciato intendere anche la stessa BCE. I mutui saranno quindi ancora fortemente colpiti.

Gli esperti del settore finanziario sostengono però che il picco sarebbe stato dello 0,25%, superiore al livello attuale, con la possibilità quindi di solo un minirialzo in vista da qui a fine anno. Una mossa, questa, che potrebbe essere seguita da una fase di stabilità, con l’inizio dei tagli a partire dall’estate 2024, per approdare nel giro di un paio di anni in area 2-2,5%. Si tratta ovviamente di previsioni che dovranno sempre fare i conti con l’inflazione, e che, a differenza delle scorse settimane, sono già state comunque spostate dall’estate alla fine del 2024.

Non va poi anche trascurato il fatto che oggi lo scenario appare più complicato. Negli Stati Uniti, che hanno iniziato per primi a tagliare i tassi, con l’inflazione che ad agosto si è attestata al 3,7% (contro il 4,3% dell’Eurozona), si è visto che il trend discendente non è così lineare, anzi di tanto in tanto c’è un rimbalzo.

Quale tasso scegliere

In condizioni normali il tasso variabile è sempre più conveniente quando si decide di accendere un mutuo. Ecco perchè, qualora i tassi d’interesse si assestassero e iniziassero davvero a scendere, si ricomincia a parlare dell’opzione variabile rispetto a quella fissa. Per quanto riguarda i nuovi mutui però ci si può davvero affidare a semplici previsioni? Resta una scelta azzardata. Se si è convinti che i tassi siano ormai giunti in prossimità dei massimi e che nel giro di qualche mese possano cominciare a scendere occorre sicuramente avere le spalle coperte dal punto di vista finanziario, ed evitare di indebitarsi al limite delle proprie possibilità di rimborso.

Basandoci sulla situazione attuale possiamo fare un esempio per capire la differenza tra tasso variabile e fisso. Mettendo a confronto un finanziamento da 140mila euro per un’abitazione del valore di 200mila, come riporta il portale mutuiOnline.it, si ricava che al 20 settembre la media dei cinque tassi fissi più convenienti a 20 anni è del 3,81% nominale e del 4,04% effettivo, con una rata pari a 834,42 euro, mentre nei variabili il tasso nominale è al 4,61%, quello effettivo al 4,84% e la rata costa quasi 55 euro in più. Nel trentennale il fisso ha un tasso nominale del 3,75% ed effettivo del 3,99%, con rata media di 650,76 euro, il variabile ha tasso nominale del 4,71%, che sale al 4,91% effettivo e la rata costa 71 euro in più. I tassi fissi restano quindi ancora i più abbordabili.

Conclusioni

Per ora si possono fare solo previsioni. Entro la fine del 2024, volendo essere ottimisti, si assisterà ad un’iniziale fase di stabilità per poi scendere progressivamente. I mutui quindi che ad oggi sono più convenienti se stipulati a tasso fisso potranno tornare a sperare sul tasso variabile.

Per chi sta pensando però allo stato attuale di acquistare una casa e di accendere un mutuo deve essere certo delle disponibilità economiche prima di affidarsi all’opzione variabile basandosi su statistiche ancora troppo aleatorie.

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