Anche se la notizia sta passando un po’ in sordina rispetto ad altre novità che riguarderanno la legge di Bilancio 2023, il prossimo anno le buste paga degli italiani dovrebbero essere più ricche.

Il nuovo bonus buste paga 2023 prende infatti vita mediante un nuovo taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori dipendenti che hanno gli stipendi meno ricchi, e che già dal primo gennaio 2023 potrebbero pertanto avvantaggiarsi di questa novità.

Cerchiamo di capire come funziona questo cambiamento e come cambierà, con il nuovo anno, la busta paga.

Come cambia il cuneo fiscale

Se la bozza della manovra sarà confermata in questi termini, il cuneo fiscale – inteso come differenziale tra i soldi pagati dal datore di lavoro per il dipendente e quanto poi finisce nella busta paga di quest’ultimo – dovrebbe subire una nuova riduzione che supera quella già introdotta dal governo Draghi nella misura del 2% per i redditi fino a 35.000 euro.

La misura, che scade a dicembre 2022, è stata infatti confermata dal nuovo governo con un incremento del taglio sul cuneo fiscale per tutti i lavoratori che hanno la busta paga più magra, intendendo come tale quella sotto i 20.000 euro annui: per questa categoria di lavoratori, infatti, il taglio del cuneo fiscale salirà al 3%, mentre verrà confermato al 2% per tutti gli altri.

Insomma, chi ha un reddito tra i 20.000 euro e i 35.000 euro annui continuerà a godere dello sconto del 2% sul cuneo fiscale, mentre chi ha un reddito fino a 20.000 euro potrà vedere il suo sconto crescere al 3%.

Ma che cosa significa questo, in termini pratici? A quanti soldi equivale questo nuovo sconto del bonus in busta paga?

Quanto si guadagnerà in più

Ad occuparsi di fare qualche simulazione è stato il quotidiano economico finanziario Il Sole 24 Ore, che ha ipotizzato quanto sia il risparmio da cuneo fiscale e quanto finisca nelle mani dei lavoratori. La risposta è, anticipiamolo, abbastanza marginale.

Stando alle simulazioni effettuate dal quotidiano, infatti, chi ha un reddito fino a 10.000 euro lordi annui vedrà il proprio stipendio crescere di 6 euro al mese, mentre chi ha un reddito di 15.000 euro lordi annui otterrà un guadagno di 10 euro. Si sale invece a un incremento di 11 euro nel caso in cui il reddito del lavoratore sia pari a 20.000 euro.

In ogni caso, a questi aumenti determinati dallo sconto sul cuneo fiscale 2023, bisognerà anche tenere in considerazione i benefici già indotti ed entrati a regime nel 2022 con il -2% stabilito dall’esecutivo Draghi.

Dunque, confrontando quel che saranno le buste paghe nel 2023 con quelle che abbiamo visto nel 2021, emerge come la crescita sia già stata di 13 euro per i redditi lordi fino a 10.000 euro, che sommati ai 6 euro del prossimo anno permetteranno un incremento complessivo di 20 euro. Coloro che hanno invece un reddito lordo annuo di 20.000 euro potranno vedere il totale salire a 33 euro, quale sommatoria tra gli 11 euro che verranno goduti dal prossimo anno e i 22 euro già maturati.

E per gli altri? Per chi guadagna più di 20.000 euro, come già abbiamo anticipato, non ci sono novità. Dunque, sempre ricalcando gli esempi prodotti dal quotidiano Il Sole 24 Ore, chi ha un reddito annuo lordo di 25.000 euro, conserverà il bonus di circa 27 euro mensili che era stato introdotto con il governo Draghi e che sarebbe stato destinato a scomparire se l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non avesse provveduto a confermare il benefit fiscale.

Bonus per i dipendenti pubblici

Concludiamo, infine, richiamando un bonus specifico per i dipendenti pubblici. Nella legge di bilancio è infatti stato incrementato a 1 miliardo di euro il fondo a disposizione per tali attività, finalizzato a erogare – solo per il 2023 – un emolumento accessorio una tantum che potrà essere corrisposto in 13 mensilità e che sarà determinato nella misura dell’1,5% dello stipendio lordo.

In questa ipotesi, gli incrementi stimati dal quotidiano oscillano tra un minimo di 21 euro mensili per gli statali che hanno redditi più bassi, fino a salire a più di 70 euro per i dirigenti che appartengono alle fasce retributive più ampie.

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