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Hong Kong nella lista grigia UE: le contromisure

Hong Kong nella lista grigia dei Paesi non collaborativi per la UE in relazione al regime di esenzione per i proventi esteri derivanti da passive income.

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Dallo scorso 5 ottobre 2021 Hong Kong è stata inserita nella “lista grigia” della UE relativa alle giurisdizioni non cooperative ai fini fiscali in relazione al regime di esenzione da tassazione dei redditi di origine straniera derivanti da “passive income“. L’UE, infatti, ritiene che alcuni aspetti del sistema di tassazione su base territoriale adottato da Hong Kong possano facilitare l’elusione fiscale o altre pratiche fiscali dannose.

La UE, in particolare, ritiene che le società prive di un’attività economica sostanziale nel territorio di Hong Kong e che non sono soggette a tassazione nel Paese, in relazione a determinati redditi passivi di origine straniera (es. interessi e royalties) potrebbero portare a situazioni di “doppia non imposizione” del reddito.

In un comunicato stampa emesso dal governo della RAS di Hong Kong il 6 ottobre 2021, il governo ha sottolineato che Hong Kong continuerà ad adottare il sistema territoriale di tassazione per mantenere la competitività internazionale del Paese. La tassazione su base territoriale prende in considerazione il luogo in cui derivano gli utili di una società, pertanto, gli utili di fonte estera non sono soggetti a tassazione ad Hong Kong, indipendentemente dalla residenza fiscale o dal luogo di costituzione della società. In questo contesto la RAS di Hong Kong si impegna ad apportare modifiche necessarie. In particolare, le modifiche proposte riguarderanno le società prive di attività economica sostanziale ad Hong Kong che utilizzano redditi passivi per eludere la tassazione internazionale.

L’esenzione da tassazione di redditi passivi di fonte estera

I regimi di esenzione dei redditi di fonte estera, o i regimi che applicano l’imposta sulle società su base territoriale non sono, di per sé, problematici. In effetti, l’esenzione dei profitti esteri è accettabile e persino raccomandabile, in alcuni casi, al fine di prevenire fenomeni di doppia imposizione internazionale del reddito. Tuttavia, sorgono problemi quando tali regimi non solo impediscono la doppia imposizione, ma creano anche situazioni di doppia non imposizione, in particolare per i regimi che hanno:

  • Una definizione troppo ampia del reddito escluso da imposizione, in particolare reddito passivo di fonte estera senza condizioni o garanzie, e/o
  • Una definizione di nesso non conforme alla definizione di stabile organizzazione nel modello di convenzione fiscale dell’OCSE contro le doppie imposizioni.

Secondo la UE le giurisdizioni con regimi di esenzione del reddito estero che possono creare fattispecie problematiche ai fini dell’elusione fiscale dovrebbero:

  • Introdurre la tassazione del reddito passivo; o
  • Se escludono dalla tassazione alcune tipologie di reddito passivo:
    • Applicare requisiti di sostanza adeguati alle entità interessate, in linea con il codice di condotta dell’UE (tassazione delle imprese); 
    • Disporre di solide norme antiabuso; e
    • Rimuovere ogni discrezionalità amministrativa nella determinazione del reddito da escludere dalla tassazione.

E’ all’interno di questi parametri, infatti, che dovrebbe intervenire il governo di Hong Kong al fine di migliorare la propria situazione nei confronti della UE.

La risposta di Hong Kong

Il governo di Hong Kong ha rilasciato una dichiarazione il 5 ottobre 2021, a seguito dell’inclusione di Hong Kong nell’elenco dei territori che hanno un regime fiscale dannoso ma si sono impegnati ad affrontare le preoccupazioni del COCG (EU’s Code of Conduct Group). Secondo l’UE, Hong Kong ha accettato di apportare modifiche legislative alle sue leggi fiscali entro una scadenza concordata del 31 dicembre 2022, che secondo Hong Kong sarà attuata a partire dal 2023.

Il governo di Hong Kong ha dichiarato: “In quanto centro finanziario internazionale, Hong Kong ha sempre partecipato attivamente e sostenuto la cooperazione fiscale internazionale. Nel corso degli anni, Hong Kong ha adottato il principio della tassazione della fonte territoriale, in base al quale i profitti offshore sono generalmente non soggetto all’imposta sugli utili a Hong Kong“.

L’UE è preoccupata che le società prive di un’attività economica sostanziale a Hong Kong non siano soggette a tassazione in relazione a determinati redditi passivi offshore (come interessi e royalties), determinando quindi circostanze di ‘doppia non imposizione’. Sotto la premessa di sostenere la lotta all’evasione fiscale transfrontaliera, il governo della RAS di Hong Kong accetta di cooperare e si è impegnato con l’UE a modificare l’ordinanza sulle entrate fiscali (capitolo 112 delle leggi di Hong Kong) entro la fine del 2022 e ad attuare misure pertinenti nel 2023.

Hong Kong continuerà ad adottare il principio di tassazione su base territoriale del reddito derivante da passive income di fonte estera. Il governo, infatti, non intende rinunciare a questo particolare regime fiscale, certo e legato a bassi livelli di tassazione, al fine di mantenere elevata la competitività internazionale del Paese nel contesto economico mondiale. In particolare, gli emendamenti legislativi proposti riguarderanno semplicemente le società, in particolare quelle senza attività economica sostanziale a Hong Kong, che utilizzano il reddito passivo per scopi legati al c.d. “treaty shopping“. I singoli contribuenti non saranno interessati. Per quanto riguarda gli enti societari, i loro redditi derivanti da interessi e canoni offshore e che non esercitano una sostanziale attività economica nel Paese saranno soggetti all’imposta sugli utili. Il governo ha concluso: “Consulteremo gli stakeholder sui contenuti specifici delle modifiche legislative e ci impegneremo a ridurre al minimo l’onere di compliance delle imprese“. “Le imprese di Hong Kong non saranno soggette a misure fiscali difensive imposte dall’UE a seguito dell’inclusione nell’elenco di controllo sulla cooperazione fiscale. Il governo della RAS di Hong Kong chiederà all’UE di rimuovere rapidamente Hong Kong dall’elenco di controllo. dopo aver modificato le relative disposizioni fiscali“.

Hong Kong inserita nella lista grigia UE: conclusioni

L’allegato II dell’elenco UE delle giurisdizioni fiscali non cooperative è, di fatto, una lista di controllo. L’UE monitorerà ulteriormente la situazione e valuterà la possibilità di inserire la RAS di Hong Kong in una lista nera se l’aspetto dannoso identificato del suo sistema fiscale non cambia. Le misure punitive nei confronti delle giurisdizioni inserite nella lista nera comprendono (a partire dal 2021), l’applicazione di almeno una delle seguenti quattro misure:

  • Non deducibilità dei costi sostenuti in una giurisdizione inserita nella lista;
  • Norme sulle società controllate estere (CFC) per limitare il differimento artificiale delle imposte verso entità offshore a basso tasso d’imposizione;
  • Misure di ritenuta alla fonte, per contrastare le esenzioni o i rimborsi indebiti;
  • Limitazione dell’esenzione dei redditi da partecipazioni in relazione ai dividendi degli azionisti.

Detto questo, l’UE ha concesso alle giurisdizioni interessate fino al 31 dicembre 2022 per apportare le modifiche necessarie. La RAS di Hong Kong ha accettato di modificare la legislazione pertinente entro la fine del 2022 e di attuare le misure pertinenti nel 2023. 

Il governo si sta impegnando attivamente con l’UE e chiederà di rimuovere rapidamente la RAS di Hong Kong dalla “lista grigia dopo aver modificato la legislazione necessaria. Il governo dichiara inoltre che consulterà le parti interessate sui contenuti specifici delle modifiche legislative e si adopererà per ridurre al minimo l’onere di conformità delle imprese. In questo contesto le aziende dovrebbero tenersi al passo con gli sviluppi e collaborare con i propri consulenti fiscali per comprendere le implicazioni operative di questa situazione. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi futuri della vicenda con l’aggiornamento di questo articolo.   

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