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Tasse sugli immobili, quali aumenteranno nel 2024

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Alcuni interventi contenuti in legge di bilancio interesseranno gli immobili, e nello specifico le tasse pagate sugli stessi. Il testo che approda in Parlamento porta infatti con sé un aumento della cedolare secca sugli affitti brevi e un aumento delle imposte sulla vendita delle case ristrutturate col superbonus. E poi troviamo sempre l’incognita dell’impatto della riforma del catasto sull’IMU e sulle altre imposte catastali.


Le forze di maggioranza hanno raggiunto un’intesa sulla legge di bilancio 2024. Si passa dagli 83 articoli originari agli attuali 109. Le risorse a disposizione restano risicate e nell’aggiunta delle ulteriori norme non si è andato ad intaccare ulteriormente il deficit. Nelle intenzioni del Governo si vuole riuscire a ottenere l’ok dalle camere in tempi rapidi, blindando ogni qualsivoglia emendamento. Tutto ciò che poteva essere revisionato è stato infatti fatto. Ora si intende solo mettere in atto quanto previsto dalla legge di bilancio. Tra le misure previste non mancano anche quelle attinenti gli immobili, che potrebbero andare ad intaccare un settore, quello appunto immobiliare, che ha resistito nonostante l’impatto della pandemia e che tiene duro pure col caro vita.

E sebbene si siano più volte usate come parole d’ordine ‘lavoro’ e ‘famiglie’, queste ultime saranno in un qualche modo intaccate se verranno aumentate alcune tasse sulle case. Vediamo dunque di cosa si tratta.

Cedolare secca dal 21 al 26% sugli affitti brevi

La questione della cedolare secca sembra ormai chiusa. Passerà dall’attuale 21% al 26% nel 2024, ma solo sugli affitti brevi (quindi per periodi inferiori ai 30 giorni) e solo dal secondo appartamento. Per gli affitti sulla prima casa resta al 21%. Possono dunque tirare un sospiro di sollievo i piccoli proprietari che affittano ad esempio la casa al mare o in montagna per arrotondare un pò le entrate, ma non chi fa degli affitti brevi un vero e proprio business, un po’ come quello che si ‘consuma’ su portali come Airbnb e Booking.

Intanto Forza Italia continua a non nutrire simpatia per questa previsione. “Sulla cedolare secca stiamo vigilando, discutendo, vedremo quali garanzie saranno date anche ai cittadini che sono proprietari di case e poi affittano per tempi brevi”. Questo il commento del vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani rilasciato nelle scorse ore a Rainews24. Scettica anche Confedilizia, il cui presidente, Giorgio Spaziani Testa, ha affermato: “Appurato che la finalità della norma non è quella di fare cassa, davvero si pensa che incrementando la tassazione sulle locazioni di breve durata si favoriranno quelle di lungo periodo? Non accadrà. In compenso, cresceranno ulteriormente i prezzi delle camere d’albergo, vi sarà qualche casa sfitta in più, si alimenterà il sommerso e i borghi delle nostre aree interne avranno qualche speranza in meno di tornare a vivere. Ritirare questa disposizione – conclude – sarebbe un atto di buon senso.”

Alla luce di tutto ciò sorge spontaneo chiedersi: quanto graverà sulle famiglie l’aumento della cedolare secca? Secondo Aigab (l’Associazione dei Property manager in Italia) l’incremento in questione equivarrà a circa 850 euro di tasse in più per 600 mila famiglie.

Cedolare secca e la proposta FI del codice identificativo nazionale

In manovra sembra essere passata la proposta del codice identificativo nazionale, per tracciare chi affitta un appartamento.

Questo è stato già introdotto in Grecia, ad esempio, e ha aumentato di 10 volte il gettito per quanto riguarda gli affitti brevi. Aumentare la tassa sulla cedolare secca può invece incentivare il nero“, aveva spiegato il portavoce nazionale e vicecapogruppo vicario azzurro alla Camera Raffaele Nevi. L’idea è appunto quella di limitare il sommerso, visto che diversi proprietari di case affittano per brevi periodi senza dichiarare nulla al fisco. Secondo il piano di Forza Italia questo codice sarà necessario per iscriversi a piattaforme come Booking o Airbnb.

Insomma, alla norma sugli affitti brevi che doveva sconfiggere l’evasione fiscale alla fine si è preferito optare per una soluzione di compromesso all’italiana, che non sconfessa né accontenta tutti pienamente.

Tasse più elevate su vendita immobili ristrutturati con superbonus

Tra le misure che troviamo sempre in legge di bilancio compare anche una penalizzazione fiscale sulla cessione, da parte di privati, di immobili che hanno usufruito dei benefici del cosiddetto superbonus 110%. Dopo vari malcontenti avanzati da parte di alcune forze di maggioranza la norma sembra confermata: viene portata al 26% l’aliquota della plusvalenza per la cessione degli immobili, diversi dall’abitazione principale e da quelli pervenuti per successione, se nel periodo precedente sono stati effettuati interventi che hanno beneficiato del Superbonus.

Coloro che quindi hanno ristrutturato una seconda casa, in caso di vendita entro 10 anni dai lavori, si vedranno formare una plusvalenza, tassata al 26%, nel proprio reddito. 

Per i primi 5 anni, poi, i costi di ristrutturazione non si potranno dedurre, come avviene adesso, dalla plusvalenza, mentre per i 5 anni successivi (cioè dal sesto al decimo) si potranno dedurre al 50%. Sono esclusi gli immobili ereditati.

Ritenuta bonifici per bonus edilizi: dall’8 all’11%

L’art.23 del testo della legge di bilancio, rubricato “Misure di contrasto all’evasione e razionalizzazione delle procedure di compensazione dei crediti e di pignoramento dei rapporti finanziari“, col comma 1 va a modificare l’art.25 del DL 78/2010 alzando dall’8 all’11% la ritenuta a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dai beneficiari, con obbligo di rivalsa, all’atto dell’accredito dei pagamenti relativi ai bonifici disposti dai contribuenti per beneficiare di oneri deducibili o per i quali spetta la detrazione d’imposta.

La ritenuta, che sarà innalzata dal mese di marzo 2024, come indicato in Manovra, va quindi a ‘togliere’ liquidità alle imprese che ricevono il bonifico, in quanto incassano una somma decurtata dalla ritenuta stessa.

In definitiva, in questo caso l’impatto sui cittadini o coloro che seguono il bonifico è indiretto, mentre va a impattare per circa 1 miliardo sui mancati introiti delle imprese.

Imu, cosa cambierà per gli immobili con la riforma del catasto

Al di fuori della legge di bilancio un discorso a sè va fatto anche sull’attesa riforma del catasto che, se non subirà ulteriori rallentamenti, dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2024. In linea generale si tratterà di una complessiva rivalutazione del parco immobiliare italiano, affiancata dall’introduzione di nuovi strumenti che serviranno ai singoli comuni e all’Agenzia delle entrate per individuare il corretto classamento degli edifici.

Stabilire a priori l’impatto che la riforma del catasto avrà sulle tasche dei contribuenti è complicato. Ma viene data per certa la rimodulazione dell’IMU e delle altre imposte catastali. Le tasse intestate ai proprietari saliranno in proporzione alla percentuale di crescita del valore dell’edificio.

Conclusioni

La legge di bilancio approdata in Parlamento andrà ad intaccare anche gli immobili. Si va infatti dal rialzo della cedolare secca sugli affitti brevi all’aumento delle plusvalenze in caso di vendita di immobili ristrutturati col superbonus 110%.

E poi un pensiero va anche alla riforma del catasto, che sicuramente impatterà sulle tasse che ruotano intorno agli immobili, dall’IMU alle imposte ipotecarie, sebbene non si possa ancora stabilire a quanto ammonterà il peso che graverà sui proprietari.

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