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Meno tasse per le imprese che tornano in Italia dal 2024

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Per incentivare il rientro delle imprese in Italia il Governo pensa ad un piano basato sulla riduzione delle tasse. Ad annunciarlo è stato il viceministro dell’Economia Leo.


La strategia di Governo è contenuta nel decreto legislativo sul fisco internazionale approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri lo scorso lunedì 16 ottobre, in attuazione della delega fiscale: meno tasse per le imprese che decidono di rientrare in Italia.

Questo intervento è stato esposto dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo in occasione dell’evento organizzato da Fratelli d’Italia a Roma dal titolo: “L’Italia vincente – Un anno di risultati” tenutosi ieri, 22 ottobre: “Vogliamo riportare in Italia le imprese che se ne sono andate all’estero, è fondamentale. Le imprese andate in paradisi fiscali e via dicendo, le riportiamo in Italia e prevediamo una tassazione più bassa al 50%. E al tempo stesso portiamo quelle multinazionali che vanno a posizionare le società all’estero e che quindi pagano poche tasse.”

Vediamo quindi i punti principali del piano del governo Meloni pensato per le imprese e per il Made in Italy.

‘Reshoring’ delle imprese: tasse dimezzate del 50%

La detassazione delle aziende in programma al Governo prevede che quelle che decidono di tornare in Italia beneficeranno di una tassazione ridotta del 50%. Questa mossa è volta a incoraggiare le imprese che si sono trasferite all’estero, in particolare in paradisi fiscali, a rientrare in Italia.

Il ‘reshoring‘, come spiega Il Sole 24 ore, riguarda quindi la scelta volontaria, messa in atto da un’azienda, di spostare in tutto o in parte le proprie attività produttive, o le forniture, in un Paese diverso rispetto a quello in cui le stesse erano state precedentemente delocalizzate. In questo caso la strategia verrebbe applicata in Italia. La rilocalizzazione in questione, come si può evincere dall’articolo 5 della bozza del decreto legislativo, consentirà di dimezzare l’imponibile Ires o Irpef a seconda dei casi e dell’Irap. Inoltre sono previsti incentivi per le attività di impresa e di arti e professioni esercitate in forma associata che tornano in Italia da un Paese extra Ue o esterno allo Spazio economico europeo.

Nel caso in cui si goda di questa agevolazione e poi, prima che siano trascorsi cinque anni, si scelga di delocalizzare ancora una volta all’estero, lo Stato provvederà a recuperare, con gli interessi, il beneficio economico di cui l’impresa ha approfittato.

Dal beneficio sono comunque escluse le attività che erano già esercitate in Italia nei 24 mesi prima del reshoring (clausola per evitare delocalizzazioni lampo effettuate per poi ottenere gli sgravi).

Tasse in regime agevolato col rientro dei cervelli in Italia

Oltre alla misura che favorisce le imprese, il decreto legislativo sul fisco internazionale si rivolge anche ai lavoratori dipendenti o autonomi che fiscalmente stanno in Italia. Coloro che trasferiranno la propria residenza fiscale sul territorio nazionale, secondo il citato provvedimento, potranno godere di un regime agevolato completamente nuovo dal 2024 che potrà durare fino a cinque anni.

Lo sconto Irpef per i cosiddetti “impatriati” non prevede alcun cambio di regole per chi rientra in Italia e trasferisce la residenza anagrafica entro il 31 dicembre. La stretta sul regime agevolato prevista dalla riforma del fisco internazionale abbassa al 50% lo sconto fiscale valido per 5 anni e lo riserva ai lavoratori “a elevata qualificazione o specializzazione”, ma salverà chi arriva in Italia entro l’anno.

Global minimum tax

Riguardo le imprese non resta che citare la Global Minimum Tax, che rende concreto il secondo pilastro della riforma fiscale che prevede l’inserimento di una imposta minima del 15 % per le multinazionali.

Il Consiglio dei Ministri del 16 ottobre ha approvato in via preliminare il Dlgs di recepimento della direttiva UE riguardo la ‘minimum tax, la tassa minima da applicare, a partire dal 1° gennaio 2024, alle multinazionali e ai grandi gruppi nazionali che consentirà di finanziare la risicata seconda legge di bilancio del Governo Meloni. Prerogativa per l’applicazione di questa tassa sarà quella di avere un fatturato globale almeno pari a 750 milioni di euro.

Oltre a finanziare la manovra finanziaria l’esistenza di una tassazione condivisa a livello europeo dovrebbe contrastare il cosiddetto “dumping fiscale”, ossia la pratica di ridurre le aliquote fiscali di un Paese per attirare imprese e investitori dall’estero a discapito dei Paesi vicini.

Conclusioni

In definitiva il governo Meloni sta cercando con ‘escamotage’ fiscali di favorire il made in Italy. Ecco quindi spuntare il dimezzamento delle tasse per le imprese che, dopo essersi trasferiti in paradisi fiscali, decidono di rientrare in Italia.

Nel piano dell’Esecutivo rientra poi anche un regime agevolato pensato per lavoratori autonomi e dipendenti che decidono di trasferire la residenza fiscale sempre in Italia.

Entrambi gli interventi saranno operativi già dal 2024. Stesse tempistiche previste anche per la global minimum tax applicata alle multinazionali, pensata per arricchire le finanze dello Stato e, al tempo stesso, per attirare imprese dall’estero.

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