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Come difendersi dal pignoramento del conto corrente

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Nel momento in cui si contrae un debito, che può essere pubblico (verso lo stato o il fisco) oppure privato verso un altro soggetto, se non si salda per tempo, i beni patrimoniali, o il conto corrente, possono essere a rischio. E’ possibile agire per il recupero di queste somme direttamente sul conto corrente del soggetto che si trova in una situazione di debito.

Il pignoramento del conto corrente è una procedura di espropriazione forzata che un creditore può attivare nei confronti di un debitore per il recupero di un debito. Tale procedura insieme al pignoramento dello stipendio, della pensione ecc.. rientra nel cosiddetto pignoramento presso terzi.

Di fronte a questa possibilità, è possibile difendersi da un pignoramento del conto corrente? Tenendo presente che un’azione di questo tipo viene messa in pratica solo in determinate casistiche è comunque possibile difendersi: vediamo come.

Come funziona il pignoramento del conto corrente?

Il pignoramento del conto corrente si verifica nel momento in cui un debitore non ha saldato un debito verso un creditore, che può essere una banca, una finanziaria, un fornitore privato o l’Agenzia delle Entrate. Il creditore deve dimostrare al tribunale di avere un credito nei confronti del debitore e che questo non è stato saldato. Se il debitore non salda il debito entro una data specifica, il creditore può notificare l’atto di precetto, che rappresenta l’ultima possibilità per il debitore di pagare l’importo dovuto. Se anche questa scadenza non viene rispettata, il creditore può procedere al pignoramento del conto corrente.

Quindi, qualora il creditore sia in possesso di una sentenza di condanna, un decreto ingiuntivo, una cambiale o un assegno notifica al debitore l’atto di precetto. Il contenuto dell’atto di precetto deve consistere nell’intimazione al debitore di adempiere all’obbligo previsto nel titolo esecutivo entro un termine che non sia inferiore ai 10 giorni. Decorso inutilmente tale termine, si procederà con l’esecuzione forzata senza la necessarietà di ulteriori avvisi. A questo punto è possibile rivolgersi al giudice per chiedere il pignoramento dei beni, mobili o immobili ma anche del conto corrente.

Il pignoramento è il primo atto con cui inizia l’esecuzione forzata, la sua funzione è di bloccare i beni del debitore, al fine di poter soddisfare le pretese del creditore. Il pignoramento impone un vincolo giuridico sui beni, mobili o immobili e anche sul conto corrente.

Nel caso in cui si sia contratto un debito verso il fisco, molto dipende dalla tipologia di debito, dall’entità e dai termini di scadenza del pagamento che non sono stati rispettati. Per legge anche il fisco deve avvisare con un periodo di preavviso se intende operare con azioni di tipo forzoso sui beni del soggetto che ha contratto il debito.

Se il cittadino ha un debito verso il fisco, l’Agenzia delle Entrate provvede prima di tutto ad avvisare il contribuente, tramite notifica, che può essere bonaria in un primo momento. Se sussiste un ritardo nel pagamento di una cartella esattoriale, questa aumenterà di prezzo con la somma relativa alla sanzione oppure agli interessi aggiuntivi, in base al tempo di ritardo nel saldo.

Se ancora le richieste bonarie non bastano, è possibile per il creditore, che si tratti del fisco o di un soggetto privato, mandare una sorta di ultimatum, in cui si comunica l’eventualità di agire forzosamente sui beni del soggetto a credito. Tra questi, rientrano anche i conti correnti.

Il Fisco può mettere in atto la procedura per il pignoramento del conto corrente senza attendere la decisione di un giudice, in quanto la cartella esattoriale rappresenta già un atto esecutivo.

Con il pignoramento del conto corrente la banca viene invitata a bloccare le somme presenti sul conto, quindi, tutte le somme di denaro, crediti, corrispettivi, trattenute, conti correnti, depositi azionari ed obbligazioni, titoli di Stato e qualsiasi intestato al debitore, fino alla concorrenza del credito pignorato. 

Esistono dei limiti legali ai pignoramenti del conto corrente, che variano a seconda che le entrate del debitore provengano da pensione, stipendio o Naspi, e che siano già state accreditate sul conto corrente o meno. Inoltre, i limiti di pignoramento differiscono se il creditore è l’Agenzia delle Entrate.

Quali sono i beni su cui si può agire

Un soggetto che intende recuperare una somma di denaro per cui si trova a credito, può quindi in ultima istanza, se non ci sono soluzioni alternative e se le comunicazioni non bastano, procedere tramite azioni mirate ai beni del soggetto a debito.

Quando il debito è elevato, è possibile procedere al pignoramento di eventuali immobili posseduti dal soggetto che ha contratto il debito, veicoli, mobili che hanno un valore economico, ma anche beni relativi all’attività lavorativa del soggetto, e molti beni possono essere messi all’asta.

Il conto corrente è un bene pignorabile, e le informazioni sui conti dei soggetti che hanno contratto un debito non sono così difficili da individuare. Di fatto agire su un conto corrente ne impedisce la disponibilità al soggetto, per questo motivo non si può agire in tal senso se su questi conti vengono versati periodicamente assegni di accompagnamento per soggetti disabili, pensioni di invalidità o assicurazioni sulla vita.

Se il debito è stato contratto verso il fisco, l’Agenzia delle Entrate può accedere piuttosto facilmente alle informazioni, grazie all’Anagrafe Tributaria, per cui può decidere di bloccare il conto passando direttamente alla banca. Si può dire quindi che il conto corrente è uno dei beni più facilmente attaccabili.

Come si individuano i beni del debitore

Prima di vedere come difendersi dal pignoramento di un conto corrente, è necessario conoscere come viene individuato un conto corrente specifico su cui agire. Successivamente all’invio di una notifica che riguarda il debito, al soggetto interessato, il creditore può procedere tramite Tribunale competente, e può richiedere una verifica all’Anagrafe Tributaria.

Si tratta di un registro dell’Agenzia delle Entrate che è accessibile in questi casi sia a creditori privati che alla stessa Agenzia, e che contiene tutte le informazioni sui conti correnti posseduti da un determinato soggetto. Tutti i conti correnti sono registrati, tuttavia va tenuto in considerazione che non è possibile conoscere le somme precise presenti su questi conti.

Può quindi accadere di imbattersi in un conto corrente in rosso, che non ha denaro depositato: in questo caso non sarà possibile procedere con il pignoramento per recuperare le somme del debito. Ad esclusione dei conti in rosso, e dei casi tutelati visti prima, è possibile in tutti gli altri casi procedere al pignoramento dei conti correnti, anche se questi si trovano all’estero.

Come difendersi: il fido bancario

Un soggetto che ha contratto un debito, può tutelarsi e difendersi da un’eventuale azione di pignoramento del proprio conto corrente? Questo è possibile, in modo del tutto legale, procedendo in alcuni modi. La prima soluzione è quella di non lasciare somme sul conto corrente, ovvero lasciare il conto in rosso.

Il problema collaterale di questa azione è quello che riguarda l’utilizzo del conto, che non è più possibile per lo stesso titolare, e versare i soldi su un altro conto non è sempre la soluzione, perché anche questo è facilmente individuabile.

Esiste tuttavia un’altra soluzione, ovvero quella di chiedere un fido alla banca: in questo modo è possibile prelevare dalla banca sia le somme depositate sul conto che un’aggiunta rappresentata dal prestito della banca. In questo modo il conto corrente di fatto rimane in rosso, ma è ancora possibile utilizzare del denaro.

Tieni presente che ogni somma che viene versata sul conto in questo caso andrà a coprire il fido alla banca, e anche in questo caso il conto rimarrebbe in rosso. Anche se è una soluzione possibile, tuttavia ci sono non poche difficoltà nella pratica, soprattutto perché è necessario prima di tutto che la banca presti queste somme, ovvero è necessario dimostrare di essere buoni pagatori e riuscire ad ottenere il fido.

Le banche prima di prestare una somma di denaro si accertano che il soggetto abbia disponibilità di guadagni o somme da destinare alla copertura del fido.

Un altro effetto collaterale è la possibilità che, nel caso in cui il conto venga pignorato comunque, il titolare non potrà più richiedere un fido alla banca o un prestito successivamente. Detto questo, chiedere un fido è una procedura del tutto lecita e legale per cui è possibile difendersi dal pignoramento di un conto corrente.

Altre soluzioni possibili

Un’altra soluzione è quella di prelevare il denaro dal proprio conto corrente ogni giorno, in modo da lasciare somme esigue e trasferire tutto il resto in un altro conto, intestato ad un’altra persona. Questo secondo conto non sarà di fatto pignorabile, perché intestato ad un altro soggetto. Tieni presente però che il fisco potrebbe comunque fare dei controlli sul nuovo conto, per bloccare quelle somme di denaro.

Se si sceglie invece di aprire un secondo conto intestato a proprio nome, come accennato prima, un’accortezza può essere quella di aprirlo presso un’altra banca, in modo che sia più difficile che venga bloccato.

Un’alta eventualità per difendersi dal pignoramento di un conto corrente è quella di avere un conto cointestato: la regola prevede che il conto corrente possa essere aggredito dai creditori solamente per il 50%, dato che è intestato anche ad un altro soggetto.

Tutele aggiuntive

Come accennato inizialmente, per procedere con il pignoramento di un conto corrente, è necessario per il creditore seguire uno specifico iter, ovvero non può decidere per il pignoramento senza prima aver notificato la possibilità. Nello specifico l’iter da seguire è:

  • Disporre di un titolo esecutivo, ovvero la sentenza di un giudice;
  • Disporre di un atto del precetto, ovvero chiedere al debitore di saldare la somma entro 10 giorni, con procedura esecutiva nei 90 giorni successivi;
  • Inviare l’atto di pignoramento: il creditore invia alla banca una copia per procedere al blocco del conto.

Tieni quindi presente che in diversi momenti hai l’occasione di saldare il debito contratto. Se questo non avviene, comunque il conto può essere tutelato, almeno in parte, da alcune circostanze, come la ricezione dello stipendio o della pensione.

Puoi quindi decidere di tutelarti provando che le somme presenti sul conto derivano da uno stipendio come lavoratore dipendente o da una pensione. In questi casi il creditore non può pignorare interamente le somme presenti sul conto, ma deve rispettare alcuni limiti.

In questi casi il conto non è totalmente pignorabile, ma secondo la legge può esserlo solo per un quinto delle somme. Questo non vale se le somme derivano da altri tipi di guadagno o rendita.

Come Verificare e Sbloccare un Conto Pignorato

Per verificare se il proprio conto è stato pignorato, è possibile controllare le scritture contabili tramite home banking o chiedere informazioni alla propria banca. Se il pignoramento è stato effettuato in modo illegittimo, è possibile richiedere la revoca presentando un ricorso tramite un avvocato. Se la revoca non viene accolta, è necessario pagare la somma pignorata per sbloccare il conto.

Conti Correnti Esenti da Pignoramento

Esistono alcuni tipi di conti, come i conti cointestati, i conti intestati a minorenni e i conti pensione, che non possono essere completamente pignorati.

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