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Taglio del cuneo fiscale in busta paga e flat tax 2023: chi guadagnerà di più?

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Con il nuovo taglio del cuneo fiscale in busta paga e l’introduzione della flat tax incrementale per dipendenti e partite IVA si annuncia un 2023 ricco di novità.

La Nuova Legge di Bilancio del Governo Meloni è stata approvata oggi dal Senato giovedì 29 dicembre 2022, assieme alle riforme fiscale previste per tutte le categorie di lavoratori italiani, taglio del cuneo contributivo e tassa piatta comprese.

Nonostante il nulla osta da parte del Senato, non mancano i dubbi: chi guadagnerà e chi, invece, potrebbe perdere molti soldi in busta paga o del suo fatturato, a causa della Nuova Manovra? Conviene davvero la flat tax incrementale? Infine, il taglio del cuneo fiscale migliorerà gli stipendi dei lavoratori?

Andiamo subito a rispondere a queste domande.

Flat tax: ecco come funziona nel 2023

La riforma fiscale 2023 per i lavoratori autonomi, voluta dal governo Meloni, è stata definitivamente approvata assieme alla Legge di Bilancio 2023. Tra le tante novità, la nuova flat tax prevede una tassazione agevolata con un’aliquota al 15% fino alla soglia di 85.000 euro di fatturato all’anno, da corrispondere per l’imposta sostitutiva dell’Irpef 2023 e delle relative addizionali.

Prima dell’approvazione della Manovra, sono state varate molte ipotesi anche riguardo all’applicazione della flat tax per il passaggio dal regime forfettario a quello ordinario, in caso di sforamento del tetto massimo di fatturato stabilito da parte di un lavoratore autonomo.

Per accompagnare il lavoratore nel passaggio da regime forfettario a ordinario, le opzioni proposte dal Governo prevedevano l’applicazione di:

  • un’imposta sostitutiva presumibilmente superiore all’attuale 15% entro gli 85.000 euro, per i due periodi d’imposta successivi al superamento della soglia dei 65.000 euro;
  • oppure una “easy tax” entro i 100.000 euro: un’imposta sostitutiva opzionale maggiorata del 25% per lo sforamento della soglia di fatturato.

L’ultima versione della Legge di Bilancio, invece, è stata leggermente modificata rispetto a queste ipotesi iniziali. Vediamo come.

Flat tax: ultime notizie

Secondo le ultime novità, la flat tax incrementale potrà essere adottata da imprenditori e liberi professionisti che subiranno un incremento di reddito di impresa o da lavoro autonomo nel 2023, superiore rispetto a quelli conseguiti nel triennio precedente.

Detto in altre parole, potranno beneficiarne i lavoratori che percepiranno un reddito nel 2023, maggiore del reddito maturato negli anni 2020, 2021 e 2022. Questo reddito incrementale non dovrà superare i 40.000 euro.

Stop alla tassa piatta per redditi fino a 100.000 euro e per i dipendenti

Sembra, definitivamente, tramontata l’estensione della soglia di accesso alla flat tax fino a 100.000 euro, già a partire dal 2023.

Il regime forfettario potrebbe venire esteso a chi fattura fino a 100.000 euro solo a partire dal 2024 o dal 2025 con un passaggio graduale, di anno in anno, in base alle disponibilità delle casse dello Stato per la sua attuazione.

Infine, al momento, è sospesa anche l’opzione che prevede l’estensione della flat tax al 15% a tutti i contribuenti, compresi i pensionati e i dipendenti.

Taglio del cuneo fiscale in busta paga fino al 3%

Il testo della Nuova Legge di Bilancio prevede una novità importante anche per i lavoratori dipendenti: l’estensione del taglio del cuneo fiscale al 3% per i lavoratori che percepiscono fino a 25.000 euro di reddito lordo annuale, distribuito su 13 mensilità.

Per chi superare questa retribuzione, e fino a 35.000 euro, resta il taglio del cuneo contributivo al 2%.

Il taglio della quota dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti (pubblici e privati) viene, quindi, incrementato di un punto percentuale.

Cuneo fiscale: come cambiano le buste paga

Più nel dettaglio, i lavoratori che percepiscono fino a 1900 euro circa al mese saranno i più avvantaggiati (la soglia precedente era di 1.538 euro).

Secondo quanto calcolato da IlSole24ore, grazie al taglio del cuneo fiscale questi lavoratori risparmieranno fino a 41,15 euro e 493,85 euro all’anno.

Tuttavia, il taglio dei contributi, abbasserà gli oneri deducibili dallo stipendio lordo e quindi aumenterà la base imponibile per il calcolo per l’Irpef.  Di conseguenza, questa tassa sarà maggiore nel 2023 per i lavoratori dipendenti.

Flat tax e taglio del cuneo in busta paga a confronto

Arrivati fino a qui, sorge spontanea una domanda: chi guadagnerà di più in seguito all’approvazione della Manovra 2023?

Facciamo una premessa: un paragone generico tra un lavoratore autonomo e uno dipendente, di fatto non può sussistere, secondo l’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Cattolica di Milano.

Le differenze sostanziali tra le due categorie si possono riassumere in:

  1. diversa modalità di percezione del reddito;
  2. detrazione Irpef differente;
  3. infine, di conseguenza, una tassazione Irpef diversa.

Più nel dettaglio, una partita iva, a meno che non sia ben avviata, non percepisce entrate fisse paragonabili a quelle di un lavoratore dipendente. Può incassare una cifra mensile superiore o inferiore, sulla quale andrà a pagare le tasse e, a cui bisogna aggiungere i costi di produzione, di attività e i contributi.

Il dipendente, invece, percepisce una quota di denaro mensile che rimane sempre la stessa, salvo avanzamenti di ruolo e di carriera.  Su questa quota fissa un dipendente paga più contributi ricevendo in cambio più tutele rispetto ad un lavoratore autonomo.

Allo stesso tempo, questi contributi riducono la base imponibile ai fini Irpef e il lavoratore dipendente risulta soggetto ad una minore tassazione dell’imposta sui redditi rispetto ad un autonomo.

Bisogna, infine, ricordare che le partite iva forfettarie non pagano le tasse regionali e le addizionali comunali sul fatturato incassato ma una tassa IRPEF fissa al 5% o al 15% a cui si aggiunge un’altra tassa per i contributi al 26%.

Fatte tutte queste premesse, si può individuare se le riforme fiscali contenute nella Manovra 2023 saranno più vantaggiose per i lavoratori dipendenti o autonomi, tenendo conto:

  1. del reddito netto dei contributi complessivi pagati dall’impresa e delle tasse dovute dal contribuente per i lavoratori dipendenti;
  2. del reddito lordo per gli autonomi ossia il fatturato al netto dei costi di produzione effettivi o forfettari.
  3. infine, di come si applicano le misure stesse, caso per caso.

Flat tax e taglio del cuneo fiscale in busta paga: un esempio a confronto

L’Osservatorio dell’Università Cattolica ha utilizzato un esempio per comprendere meglio chi può guadagnare di più tra un lavoratore autonomo e uno dipendente.

Nel dettaglio, l’ente ha considerato la professione svolta da un elettricista professionista: un lavoratore dipendente, in questo caso, paga oltre 6.500 euro di imposte in più rispetto ad un elettricista autonomo.

Il reddito, al netto di tutte le imposte e i contributi è inferiore di quasi 10.000 euro, in regime forfettario.

Chi guadagna di più con la Flat Tax e il Taglio del cuneo fiscale

Per concludere, possiamo dire che le riforme fiscali contenute nella Manovra 2023 porteranno un maggiore guadagnano a chi è lavoratore autonomo in regime forfettario, per quanto riguarda il pagamento dell’IRPEF.

Questa ipotesi si può formulare considerando il fatto che il dipendente, con il taglio del cuneo contributivo previsto nel 2023, vedrà aumentare la sua base imponibile fiscale e, di conseguenza, la tassazione IRPEF.  

Viceversa, il lavoratore autonomo potrà contare su un’aliquota agevolata al 15% agevolata, fino a 85.000 euro di fatturato, per il pagamento della stessa imposta.

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