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Riduzione IVA al 5% per i prodotti infanzia, ma è utile davvero?

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La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto la riduzione Iva al 5% per i prodotti infanzia. Recenti indagini del Garante per la sorveglianza dei prezzi confermano che gli effetti sulle tasche dei genitori italiani risultano molto più bassi di quelli sperati.

Il taglio dell’Iva sui prodotti per l’infanzia non ha funzionato. Lo conferma lo stesso governo. Come poteva essere prevedibile, gli sconti non sono sempre stati trasferiti sul prezzo finale al pubblico e i consumatori non hanno quindi beneficiato appieno della riduzione dei prezzi di listino.

Capiamo insieme perché si è inceppato il meccanismo sperato dal governo e come intende intervenire per sistemarlo.

Flop della riduzione Iva al 5% per i prodotti infanzia

La riduzione dell’aliquota Iva al 5% introdotta dalla Legge di Bilancio per pannolini, latte e seggiolini non ha avuto gli effetti sperati per i consumatori. L’abbassamento dei prezzi è stato di molto inferiore rispetto quanto atteso dal governo.

Il taglio dell’Iva ha avuto uno scarso effetto reale sui consumatori poiché i vantaggi previsti dall’aliquota al 5% sono teorici. È questo lo snodo cruciale che potrebbe avere inceppato il meccanismo sperato dal governo.

Verosimilmente i produttori o i rivenditori non hanno ribassato i prezzi in proporzione alla diminuzione dell’Iva. Si tratta di una risposta che era del tutto prevedibile, anche a fronte dell’incognita inflazione che potrebbe aver spostato i prezzi verso l’alto.

Gli effetti sperati della riduzione IVA al 5%, lo studio del Codacons

Per analizzare al meglio cosa il governo si aspettasse dal taglio dell’Iva al 5% per i prodotti infanzia, ci avvaliamo di un interessante studio condotto dal Codacons. In questa indagine, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori ha analizzato quanto sarebbe dovuto diminuire ciascun articolo sulla base del costo medio in risposta alla riduzione dell’Iva al 5% introdotta dall’esecutivo. Di seguito il risparmio medio previsto per ciascuna categoria:

  • biberon: 1,19 € a prodotto se si ipotizza un costo medio a biberon di 8,5 €;
  • omogeneizzati: – 0,28 € a confezione di omogenizzati di marca per un risparmio complessivo pari a circa 25,2 € annui;
  • latte in polvere: da 84 € a 112 € annui a nucleo familiare;
  • pannolini: – 96 € annui;
  • seggiolino auto: da 9,7 € a 21 € a prodotto.

Si tratta ovviamente di una media che tiene presente dei diversi prezzi che si trovano sul mercato in base alla marca e alla tipologia di acquisto (online, supermercato, farmacia, negozi specializzati).

Come vedremo del paragrafo successivo, il taglio dell’Iva sui prodotti per l’infanzia non ha funzionato come preventivato. I genitori italiani si sono trovati di fronte, almeno per i primi tre mesi del 2023, a prezzi più alti di quanto ipotizzato e hanno beneficiato solo in parte della riduzione del listino.

Gli effetti reali della riduzione IVA al 5%, il monitoraggio del Garante

L’impatto della riduzione dell’Iva al 5% per i prodotti infanzia non ha avuto i risultati sperati. Sono gli stessi dati a confermarlo. Scopriamo insieme cosa ci dicono le indagini condotte su questa tema delicato.

Il primo monitoraggio è quello condotto dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, su indicazione dell’esecutivo, allo scopo di valutare l’andamento dei prezzi dei prodotti infanzia. L’indagine si basa sul confronto dei prezzi di pannolini, latte e seggiolini dei primi tre mesi di applicazione dell’aliquota ridotta al 5% rispetto a quelli rilevati nel mese di dicembre del 2022.

Il Garante ha stimato la variazione dei prezzi tra dicembre 2022 e marzo 2023, in base all’elaborazione degli indici provinciali dei prezzi al consumo Istat, e conferma che la riduzione dei prezzi è molto più bassa di quanto sperato. Ecco una panoramica della diminuzione dei prezzi per ciascun prodotto preso in analisi:

  • pannolino aperto: -4,9%;
  • pannolino mutandina: -2,9%;
  • latte infanzia partenza: -1,3%;
  • latte infanzia crescita: -2,6%;
  • latte infanzia proseguimento: -1,4%;
  • seggiolino auto per bambini: -2,0%;

È emerso che nei primi tre mesi di applicazione dell’aliquota ridotta al 5% gli effetti della misura non sono andati interamente a vantaggio dei consumatori. L’abbassamento del prezzo è stato solo del 50% rispetto alle aspettative, anche tenendo in considerazione il fattore inflazione.

Per capire il divario tra quanto previsto e quanto realmente entrato nelle tasche dei genitori italiani possiamo mettere a confronto i dati forniti dal Garante con l’indagine di Altroconsumo, che ha analizzato quale avrebbe dovuto essere la reale riduzione dei prezzi con l’applicazione dell’aliquota Iva del 5%.

La riduzione del prezzo che si prevedeva con l’introduzione della Legge di Bilancio era la seguente:

  • 4,5% per i pannolini, che viene rispettato per quelli aperti e non per quelli a mutandina;
  • 4,5% per il latte artificiale e in questo ci attestiamo invece solo alla metà;
  • 13,9% per i seggiolini auto che si ferma a uno sconsolato 2%.

È possibile concludere che la discesa dei prezzi è stata quindi limitata.

Il taglio dell’Iva al 5% non ha funzionato, come intende intervenire il governo

A fronte di questi dati l’esecutivo Meloni ha annunciato un nuovo intervento in materia. Una nota del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, indica che la riduzione dell’Iva non ha avuto gli effetti attesi sui consumatori e aggiunge “come accaduto con i prezzi dei carburanti ai distributori, oggi ai minimi dal 2021, agiremo con costanza e determinazione affinché si riducano i prezzi dei prodotti per l’infanzia, con una operazione trasparenza che faccia comprendere chi ne ha eventualmente approfittato”.

Lo stesso Urso ha dato mandato al Garante sui prezzi di convocare una riunione della Commissione di allerta rapida per indagare sui motivi che hanno frenato la diminuzione dei prezzi rispetto a quanto preventivato e ribadisce come “il taglio dell’Iva doveva andare tutto a beneficio dei consumatori e interverremo in tal senso“.

Non ci resta che attendere i prossimi passi del governo.

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