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Pensioni, torna la ‘pace contributiva’: come funziona?

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Per il biennio 2024/2025 torna la ‘pace contributiva’, la misura con cui si potranno riscattare i c.d ‘buchi contributivi’ fino ad un massimo di 5 anni.


Lo si apprende dalla bozza della legge di bilancio 2024. Tra le novità inserite troviamo la reintroduzione di quella che è stata battezzata ‘pace contributiva’, il cui esordio era avvenuto nel triennio 2019/2021. La misura viene ora rispolverata e proposta per il biennio 2024/25 per andare incontro a tutte quelle persone che arrivano alla soglia dell’età richiesta per poter andare in pensione ma senza gli anni di contributi necessari. La situazione è abbastanza comune tra lavoratori che non sanno quando riusciranno a lasciare il mondo del lavoro proprio a causa dell’assenza di tutti i contributi necessari.

La ‘pace contributiva’ vuole quindi rappresentare una sorta di ‘salvagente’ rivolta ai lavoratori di tutti i settori e iscritti a qualsiasi gestione previdenziale, inclusi gli autonomi, per poter recuperare alcuni anni. Vediamo quindi come funziona e quali vantaggi offre.

Recuperare 5 anni di contributi con la pace contributiva

Arrivare a 67 anni di età e ritrovarsi con meno di 20 anni di contributi versati, non sufficienti quindi per richiedere la pensione di vecchiaia. Oppure trovarsi con meno di 42 anni e 10 mesi di contributi per le pensioni anticipate, o con meno dei 35 anni di contributi richiesti per i lavori usuranti. Come fare quindi in questi casi? Non resta che trovare il modo di aggiungere contributi. E le vie per fare questo nel 2024 per alcuni lavoratori diventeranno 2. Infatti o si dovrà restare ancora a lavorare, posticipando quindi la pensione a quando si raggiungerà il tetto contributivo previsto, oppure si passerà alla novità della pace contributiva.

Quest’ultima consentirà di coprire fino a 5 anni di contributi mancati tra il primo anno di versamento e l’ultimo anno. La misura opererà in via sperimentale nel biennio 2024/2025.

Requisiti per beneficiare della pace contributiva

La bozza della manovra finanziaria, all’art. 27, sottolinea testualmente che: “in via sperimentale, per il biennio 2024-2025, gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonché alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, e alla gestione separata se privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non già titolari di pensione, hanno facoltà di riscattare, in tutto o in parte, i periodi antecedenti alla data di entrata in vigore della presente legge compresi tra l’anno del primo e quello dell’ultimo contributo comunque accreditato.

Quali sono quindi i requisiti per poter beneficiare della pace contributiva? Requisito essenziale è quello di non avere anzianità contributiva entro la data del 31 dicembre 1995. Chi ha anche solo un contributo versato prima del 1996, anche se figurativo, è escluso questa facoltà. Il recupero deve riguardare i periodi di completa assenza di contributi. Quindi i periodi riscattabili sono solo quelli scoperti da contributi figurativi, da riscatto, volontari o da lavoro effettivo.

Va inoltre precisato che non possono essere riscattati i periodi non coperti da contribuzione per via di problematiche relative ai datori di lavoro del periodo stesso.

La pace contributiva permette di riscattare fino ad un massimo di 5 anni contributivi, anche non continuativi, che vanno a colmare i cosiddetti ‘buchi contributivi’ nel periodo compreso dal 1° gennaio 1996 al 31 dicembre 2023.

Cosa deve fare il lavoratore per riscattare i 5 anni contributivi

La pace contributiva non scatta in automatico. Sarà il diretto interessato, nel momento in cui la misura entrerà in vigore a tutti gli effetti, a doverne fare richiesta.

Per il riscatto il diretto interessato deve versare il corrispettivo onere. E potrà versarli, come in passato, in unica soluzione o a rate. In quest’ultimo caso viene data la possibilità di versare fino a un massimo di 120 rate mensili (pari a 10 anni) di importo non inferiore a 30 euro, e senza interessi.

La richiesta potrà essere avanzata anche dagli eredi con riguardo al riscatto degli anni contributivi sulla pensione di persone decedute.

Inoltre, nel solo settore privato, il riscatto può essere pagato anche dal datore di lavoro utilizzando i premi di produttività.

Come calcolare quanto pagare e quali agevolazioni sono previste

In attesa che il provvedimento diventi definitivo, in base a quanto si apprende dalla bozza della legge di bilancio dovrebbero essere previste le stesse agevolazioni del passato. Infatti gli oneri del riscatto di questi periodi di vuoto contributivo potranno essere scaricati nei modelli 730 o nei modelli Redditi PF. In 5 annualità di dichiarazione dei redditi, gli interessati potranno recuperare il 50% di quanto speso. E quindi in 5 rate annuali di pari importo sotto forma di detrazione d’imposta.

Per quanto riguarda poi la spesa da sostenere, l’onere sarà da calcolare in base ai dettami normativi del Decreto Legislativo n° 184 del 1997, ovvero sulle retribuzioni percepite nell’ultimo anno precedente l’operazione e sulla vigente aliquota contributiva. Va ricordato infine che i contributi così recuperati sarebbero utili sia per maturare il diritto ad una pensione, che per il calcolo della pensione stessa.

Conclusioni

Chi è prossimo alla pensione ma non ha ancora raggiunto i requisiti contributivi sarà felice di sapere che torna la pace contributiva. Al momento la misura è contenuta nella bozza della manovra finanziaria, ma se diventerà definitiva entrerà in vigore già dal 2024 e coinvolgerà anche tutto il 2025.

I buchi contributivi compresi tra il 1° gennaio 1996 e il 31 dicembre 2023, grazie a questo provvedimento, potranno essere riscattati fino a 5 anni di contributi e pagando il relativo onere anche a rate.

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