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Busta paga, di quanto aumenta nel 2024?

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Sebbene il testo definitivo della legge di bilancio debba approdare entro il 31 dicembre 2023, tra i punti fermi della manovra troviamo gli aumenti in busta paga per tutto il 2024.


Taglio del cuneo fiscale e riforma dell’Irpef, con la rimodulazione delle aliquote, sono i principali responsabili degli aumenti che interesseranno la busta paga di migliaia di lavoratori, sia del settore privato che pubblico per tutto il 2024. Il Governo Meloni infatti non ha mai nascosto di voler porre al centro dell’attenzione, oltre alle famiglie, anche i lavoratori, e soprattutto coloro con redditi medio-bassi.

Ovviamente l’importo degli aumenti varierà a seconda dello stipendio, e alcuni potrebbero ritrovarsi a guadagnare di più rispetto ad altri. Vediamo quindi di capire in che modo si registreranno questi incrementi, concentrandoci anche sull’elemento della provvisorietà.

Busta paga, perché aumenta?

Gli aumenti in busta paga sono dovuti all’effetto combinato, inserito in manovra finanziaria, del taglio del cuneo fiscale e della riforma dell’Irpef.

Grazie a questi interventi gli aumenti diventano più esigui, fino ad annullarsi, per i redditi più alti. L’effetto delle misure risulterà in ogni caso poco visibile ai lavoratori dipendenti per quanto riguarda l’intervento più costoso per il bilancio pubblico (pari a 10 miliardi), ovvero la conferma per il 2024 dell’esonero contributivo riservato ai lavoratori dipendenti (noto come “taglio del cuneo”). La riduzione di sei o sette punti dell’aliquota destinata a finanziare la pensione è infatti già in vigore dallo scorso luglio e sarà semplicemente prorogata per un altro anno.

Quanto all’Irpef, l’accorpamento dei primi due scaglioni (con conseguente riduzione di due punti percentuali del prelievo tra 15 mila e 28 mila euro di reddito l’anno) costa circa 4,3 miliardi e tocca tutti i contribuenti; a parte il leggero aumento della detrazione per i redditi bassi, riservata ai dipendenti.

Simulazioni sugli aumenti

Per capire nel dettaglio a quanto potranno aumentare le buste paga occorre fare delle simulazioni. In questo senso il Messaggero ha riportato degli esempi per rendere l’idea della distribuzione degli incrementi.

Per i livelli contributi bassi il taglio del cuneo (sette punti in meno) ha un effetto crescente: ad esempio con 750 euro mensili il vantaggio netto è di 40 euro al mese, che diventano 54 a quota 1.000 e 69 a 1.500, sempre lordi. La riduzione contributiva sulla retribuzione lorda non si trasforma integralmente in beneficio netto, perché la somma trattenuta dal lavoratore viene sottoposta a tassazione Irpef.

Ma qual è l’effetto dei correttivi sull’imposta sul reddito delle persone fisiche? Per gli stipendi fino a 15 mila euro l’anno lordi (circa 1.150 mensili ipotizzando tredici mensilità) l’aumento della detrazione genera un modestissimo miglioramento, circa 6 euro al mese. Al di sopra di questa soglia entra molto gradualmente in azione la riduzione delle aliquote, che su base mensile ha un impatto massimo di 20 euro.

Contemporaneamente però l’intensità dell’esonero contributivo si riduce al di sopra dei 1.923 euro lordi (25 mila all’anno) scendendo da sette a sei punti. Ecco quindi che chi percepisce 2 mila euro al mese avrà un vantaggio netto di 84 euro (non nuovo in realtà, come abbiamo già ricordato) a cui se ne aggiungono 16 di minore Irpef, per un totale di 100. Poco più su, a quota 2.250 euro mensili si raggiunge un beneficio di 107 euro netti, per il cumulo di 87 derivanti dal taglio del cuneo e di altri 20 ottenuti grazie alla minore imposta.

Quest’ultima cifra resta poi praticamente fissa, mentre si riduce un po’ l’effetto dei minori contributi, a causa dell’andamento della curva dell’Irpef che, al di là delle novità per il 2024, colpisce con un’aliquota marginale effettiva più alta i redditi imponibili al di sopra dei 28 mila euro l’anno. Avvicinandosi ai 2.692 euro (35 mila l’anno) il guadagno mensile riprende quota toccando i 111 euro; ma poi viene meno bruscamente la componente legata al taglio del cuneo (che non spetta più) e restano solo i 20 euro di minore imposta.

Premi di produttività e fringe benefit

Confermata anche la detassazione dei premi di produttività al 5%. Scopo sotteso a questa ulteriore misura è quello di rafforzare il welfare aziendale per incrementare i salari e la competitività delle aziende. La detassazione è applicata per somme fino a 3.000 euro con una soglia di reddito di 80.000 euro.

Per poter beneficiare di questa detassazione, è necessario che siano rispettati determinati requisiti:

  • Il datore di lavoro deve erogare i bonus in base a contratti aziendali o territoriali, come stabilito dall’articolo 51 del decreto legislativo del 15 giugno 2015, n. 81;
  • I bonus devono essere legati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, misurabili e verificabili in base a precisi indicatori stabiliti dai contratti collettivi.

Quanto ai fringe benefit questi possono arrivare fino a 2000 euro per i lavoratori con figli a carico e fino a 1000 euro per gli altri lavoratori, utilizzabili anche per pagamenti di affitto e mutuo per la prima casa. Viene quindi strutturalmente alzata la soglia di detassazione che finora pari a 258 euro (in via ordinaria).

Aumento busta paga dipendenti statali

Novità anche per il comparto pubblico. Per i dipendenti pubblici, sono stati finanziati i rinnovi contrattuali con 7 miliardi di euro, di cui 2 vanno al comparto sanità. Qui c’è anche una misura che prevede la detassazione di straordinari e premi di risultato legati agli obiettivi di abbattimento delle liste attesa. Grazie ai rinnovi contrattuali dovrebbero essere garantiti aumenti del 6 per cento, pari a circa 170 euro mensili.

Gli aumenti in busta paga per gli statali sono già previsti per dicembre. Si tratta dell’anticipo dell’indennità di vacanza contrattuale prevista per il 2024. Si tratta di una somma pari a 6,7 volte quello dell’importo dell’indennità di vacanza contrattuale, che dovrebbe aggirarsi attorno a una media di 900 euro. La previsione è contenuta nel decreto fiscale di accompagnamento alla Legge di Bilancio 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18 ottobre.

Aumenti provvisori per il 2024

Gli aumenti in busta paga saranno provvisori. Per ora infatti sappiamo solo che riguarderanno tutto il 2024. E dopo? Cosa potrebbe accadere? Al momento non si possono fare previsioni ma possiamo ipotizzare che, per poter riconfermare le misure, il Governo dovrebbe essere in grado di trovare nuove risorse.

Per come stanno le cose allo stato attuale esiste la possibilità (teorica) che i soldi non si trovino e che, di conseguenza, le buste paga possano tornare a scendere, per effetto di un ritorno alle condizioni fiscali precedenti, nell’anno successivo. Situazione, questa, molto simile a quella che abbiamo avuto in Italia per circa dieci anni con le clausole di salvaguardia IVA.

Conclusioni

Gli aumenti in busta paga interesseranno sia i dipendenti pubblici che privati. Nel primo caso gli incrementi sono dettati dai rinnovi contrattuali del comparto pubblico, mentre nel secondo caso ad incidere saranno principalmente la proroga del taglio del cuneo fiscale e la riforma Irpef.

Ad essere oggetto di intervento saranno anche i premi di produttività e i fringe benefit.

Va comunque precisato che i provvedimenti saranno provvisori, perchè interesseranno solo il 2024. Resta l’incognita per i prossimi anni, in base alle risorse che il Governo riuscirà ad accumulare.

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