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Balzo pressione fiscale: cosa ci attende?

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Balzo pressione fiscale: aumento dell’inflazione e crisi in Ucraina condizionano le nostre prospettive di crescita. Al vaglio dell’esecutivo e del Parlamento, un nuovo piano per impedire la recessione.

Come ogni anno, giunge al vaglio della Commissione Bilancio di Camera e Senato il nuovo DEF, ossia il Documento economia e finanza. Quest’ultimo viene annualmente redatto al fine di consentire di individuare gli obiettivi programmatici per il triennio successivo, in ambito economico e finanziario.

Quest’anno la discussione in Parlamento sembra particolarmente accesa, soprattutto a causa del balzo della pressione fiscale. I fattori che hanno sicuramente influenzato l’andamento sono molteplici. L‘inflazione e la crisi in Ucraina sono sicuramente tra le principali cause che hanno inciso sull’aumento.

Proprio per tale ragione che in sede Parlamentare si è cercato di evidenziare l’esigenza di intervenire con provvedimenti anche a carattere emergenziale. Infatti, è indispensabile tamponare la crescita dell‘inflazione e soprattutto alla crisi sul mercato delle energie che sicuramente incidono

Scopriamo quali sono gli esiti dell’audizione parlamentare sul DEF.

DEF: al vaglio della Commissione Bilancio

Proprio in questi giorni è al vaglio della Commissione Bilancio di Camera e Senato il nuovo DEF, ossia il Documento economia e finanza. Quest’ultimo identifica la documentazione cha annualmente redige il Governo, al fine di individuare obiettivi e piani programmatici in ambito finanziario. Questo, in genere è presentato in Parlamento entro il 10 aprile di ogni anno. Infatti, è attualmente al vaglio della commissione. In questo documento, si tiene in genere conto di molti scenari, concernenti:

  • debito pubblico,
  • la crescita attesa del Pil,
  • deficit
  • andamento economico dei mercati.

Quest’anno, all’esito di una lunga pandemia, per non parlare della crisi in Ucraina, sicuramente un lavoro complesso che consente di capire quale direzione il Governo deve assumere per lo sviluppo del Paese. In genere, viene stimato un programma di durata triennale, entro il quale devono essere raggiunti certi obiettivi.

DEF 2022

Il DEF per l’anno 2022 sicuramente risente di molteplici scenari. In primo luogo, delle forti tensioni sui mercati delle risorse energetiche delle materie prime. Queste invero hanno risentito del doppio shock provocato dalla pandemia e dalla guerra russo-ucraina. Predetti due eventi hanno delineato diversi scenari di rischio per la crescita economica dell’Italia.

Senza dimenticare, che le prospettive di crescita per il trimestre del 2022 hanno manifestato un forte rallentamento. Il fenomeno sicuramente preannuncia una recessione. Questa si prospetta lunga e con gravi ricadute sul sistema socio-economico e della finanza pubblica già pesantemente compromessa negli ultimi anni.

Proprio per tale ragione che in sede di audizione parlamentare è stata preventivata la possibilità di svolgere un’attento monitoraggio della situazione economica. In particolare, l’attenzione dovrà esser concentrata sull’inflazione e sui prezzi dell’energia e delle materie prima, da cui deriva la grande incertezza e i rischi che minacciano l’economia.

Proprio per tale ragione che si prospetta l’esigenza di adottare misure emergenziali che si rendano necessarie. In specie, si avverte una forte preoccupazione soprattutto per quanto riguarda il conseguimento degli obiettivi posti dal PNRR. Proprio per tale ragione che si richiedono con insistenza interventi normativi. Ricordiamo che l’obiettivo principale è il rientro del debito pubblico ai livelli pre-pandamici entro il 2030.

Il balzo record della pressione fiscale

La pressione fiscale, invero, ha avuto una accelerata nel corso del 2021. Invero, durante l’anno abbiamo assistito alla crescita del PIL, che si è attestato ben oltre le previsioni dell’anno. Tuttavia, la ripresa dell’inflazione ha sicuramente influito sul conseguimento dei risultati. Purtroppo, però, il quadro macroeconomico che ne è derivato, condizionato pesantemente dall’improvvisa ripresa dell’inflazione, contrariamente a quanto previsto nel DEF (15 aprile 2021) e nella Nadef 2021 (29 settembre 2021).

Tali fenomeni hanno provocato un deciso innalzamento della pressione fiscale che ha raggiunto il livello record del 43,5%.

Come evidenziato nel DEF, l’incremento della pressione fiscale nel 2021 è dovuto a un balzo significativo gettito tributario proveniente dalle imposte indirette. Mentre il gettito delle imposte dirette e le entrate contributive sono cresciuti in maniera meno che proporzionale rispetto al Pil.

Inoltre, proprio grazie allo straordinario balzo del Pil derivante da un incremento significativo della domanda aggregata. Infatti, si è assistito anche ad un importante incremento della pressione fiscale indiretta causata dal gettito Iva. Mentre gli sforzi per una riduzione della pressione fiscale diretta, soprattutto quelli miranti alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, hanno offerto un contributo nel 2021 molto limitato alla riduzione della pressione fiscale.

Tuttavia, è altresì necessario evidenziare che la pressione fiscale effettivamente sopportata dalla popolazione è ben oltre quella oggetto delle stime effettuate in sede di DEF. Il sacrificio effettivamente patito dalla collettività è di molto più elevato di quello che sembra ufficialmente rilevato dall’Istat.

La riduzione della pressione fiscale stimata

Anche per il 2022, e per l’intero triennio successivo, il Def ha nuovamente preventivato una riduzione della pressione fiscale. In particolare, siamo ancora in attesa di una sostanziale revisione della disciplina dell’IRPEF, che già ha avuto inizio con la Legge di Bilancio 2022. Infatti, in questa sede sono stati modificati gli scaglioni di reddito, oltre ad esser stato abolito l’Irap per le attività di impresa e lavoro autonomo individuale.

La ripresa economica, infatti, passa necessariamente attraverso la riduzione delle imposte, soprattutto per far fronte alle esigenze crescenti delle famiglie.

Ricordiamo, infatti, che, nonostante gli interventi volti alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, il livello complessivo del gettito tributario imputabile alle famiglie è quello che ha subito l’effetto maggiore dello shock fiscale 2012-2013. Sicuramente a ciò ha molto contribuito la tassazione immobiliare, che infatti è particolarmente elevata. A ciò si aggiunge l’incremento della fiscalità locale che, anche per compensare il venir meno dei trasferimenti statali, è cresciuto progressivamente seppure in maniera ampiamente differenziata sui territori.

Anche l’incremento del gettito delle imposte indiretta, come l’IVA, ha sicuramente degli effetti considerevoli sull’economia delle famiglie. Essa, gravando direttamente sui consumi, ha sicuramente appesantito il carico fiscale complessivo. Quindi, uno degli obiettivi emersi in sede di audizione è stato quello di garantire un maggior controllo sul gettito IVA, che è alla base della crescita della pressione fiscale dell’ultimo anno.

Sembra quindi necessario compatibilmente con la normativa europea in materia di Iva, adottare opportuni provvedimenti di sterilizzazione dell’aumento del gettito Iva.

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