La volatilità è una misura statistica, misurata utilizzando la deviazione standard, oppure analizzando la variazione fra i movimenti di prezzo dell’asset e i movimenti dell’indice sottostante correlato.

La volatilità è una misura statistica della dispersione dei profitti relativamente ad un determinato asset o indice di mercato, cioè esso va a misurare la variazione di prezzo di un asset in un periodo di tempo specifico. Ora molto spesso, essa è misurata utilizzando la deviazione standard, oppure analizzando la variazione fra i movimenti di prezzo dell’asset e i movimenti dell’indice sottostante correlato. Inoltre, si deve tenere in considerazione anche un determinato periodo di tempo specifico, entro il quale procedere alla valutazione del titolo.

Questo termine è spesso, erroneamente, considerata sinonimo di rischio. Tuttavia, se da un lato è pur vero che un titolo particolarmente volatile è anche rischioso, non sussiste biunivocità tra i due concetti. Ciononostante, sarà necessario procedere a valutare il rischio connesso alla volatilità dei titoli sul mercato. In primo luogo, dobbiamo premettere che ciascuno degli operatori sul mercato ha propri obiettivi, e quindi anche una propria soglia di rischio.

Quindi, se da un lato il rischio è inevitabile, da altro si può tentare di mitigarlo e individuare la propria area del rischio accettato. Tale perimetro viene individuato mediante alcuni indicatori.

Vediamo insieme cosa c’è da sapere, in particolare, come si calcola e come prevenire il rischio di ingenti perdite.

Cosa si intende per volatilità dei titoli?

La volatilità è una misura statistica della dispersione dei profitti relativamente ad un determinato asset o indice di mercato, cioè esso va a misurare la variazione di prezzo di un asset in un periodo di tempo specifico.

In tal modo, è possibile andare a stabilire la percentuale di rischio di un asset. In specie, se questa è alta, l’operazione finanziaria è considerata rischiosa.

Di norma, i mercati sono connotati da alta volatilità. Infatti, non di rado si assiste a bruschi movimenti sul mercato, che hanno ad oggetto il prezzo delle operazioni di trading. Essa è dunque espressione dell’elevata imprevedibilità del mercato. Ovviamente, altri mercati possono anche essere connotati da una minore volatilità, quindi sono mercati più stabili e hanno fluttuazioni di prezzo contenute.

Dunque, la volatilità fa riferimento alla quantità di incertezza o di rischio in base alla dimensione delle variazioni del valore di un bene.

  • Una maggiore volatilità implica che il valore di un asset può essere potenzialmente distribuito su un range più ampio di valori. Ciò significa che il prezzo può cambiare drasticamente in un breve periodo di tempo in entrambe le direzioni.
  • Una minore volatilità significa che il valore di un asset non varia in modo rilevante, ma cambia a un ritmo costante in un dato periodo di tempo.

Come si valuta?

Ti starai chiedendo come si valuta la volatilità di un mercato. Ora molto spesso, essa è misurata utilizzando la deviazione standard, oppure analizzando la variazione fra i movimenti di prezzo dell’asset e i movimenti dell’indice sottostante correlato. Inoltre, si deve tenere in considerazione anche un periodo di tempo specifico, entro il quale procedere alla valutazione del titolo.

In specie, i mercati ad alta volatilità si connotano per rapidi movimenti di prezzo e soprattutto per un ampio volume di operazioni. Questi due fattori sono indice di elevata imprevedibilità di quel mercato.

Mentre, per quanto riguarda i mercati a bassa volatilità sono tendenzialmente più stabili e hanno fluttuazioni di prezzo contenute.

Ma è conveniente investire in un mercato a bassa volatilità? O comunque è preferibile un mercato ad alta volatilità?

Per rispondere alla domanda, bisogna sicuramente tenere in considerazione che i mercati caratterizzati da una più elevata volatilità, consentono di ottenere maggiori possibilità di profitto per i trader. Infatti, i derivati finanziari, come i CFD, gli consentono di realizzare profitti sia sui mercati al ribasso, sia su quelli in rialzo.

La volatilità è poi un indice di cui si tiene in considerazione, ove si impieghino le c.d. strategie di day trading. Con ciò si intendono quelle strategie poste in essere da coloro che operano sulle variazioni dei movimenti di prezzo di un asset nell’arco di brevi periodi temporali. In assenza di volatilità, i day trader non conseguirebbero alcun profitto.

Tuttavia, a controbilanciare il maggior guadagno, di regola, l’elevata volatilità dei prezzi porta con sé rischi maggiori. Il binomio volatilità/rischio è spesso associato a periodi in cui i mercati sono molto instabili.

Molto spesso, volatilità e rischio sono quasi considerati sinonimi. In realtà, questi sono due concetti ben distinti tra di loro. Nonostante la volatilità di fatto amplifichi il rischio di perdita economica, non c’è corrispondenza tra i due concetti. Infatti i trader comunque possono cautelarsi associando la volatilità al profilo di rischio dell’asset scelto per fare trading, prima di aprire una posizione su un mercato caratterizzato da elevata volatilità.

Questi, vanno in tal modo a realizzare una strategia di trading che include la propensione al rischio, i trader hanno la possibilità di ottenere risultati positivi anche durante i periodi di elevata volatilità dei mercati

Indici di volatilità dei titoli

La volatilità ovviamente dipende dalla natura dello strumento e dal titolo considerato. Si prendono quindi in considerazione i c.d. asset class, che sono in sostanza la diversa tendenza del titolo, espressa in punti percentuali. Possiamo fare quindi alcuni esempi della volatilità media:

  • per quanto riguarda i titoli azionari, la volatilità media di lungo periodo si aggira sul 20%,
  • mentre per le obbligazioni è al 4%, queste infatti si caratterizzano per un minor rischio.

Poi ovviamente la volatilità delle varie tipologie di azioni dipende anche dalla liquidità, dal settore di riferimento, che possono essere indici determinanti.Questo strumento, comunque, non solo consente di valutare l’andamento del singolo titolo, ma anche quello del mercato complessivo, all’interno del quale si inserisce.

Uno strumento molto utilizzato, in questo senso, è l’indice di volatilità che si riferisce a un paniere di titoli di riferimento. Tra i più noti vi sono:

  • il Vix o Volatility Index, calcolato sull’indice dei 500 titoli a maggiore capitalizzazione del mercato statunitense, ossia l’S&P500;
  • VStoxx, riferito all’indice EuroStoxx 50 che aggrega i 50 titoli europei a più alta capitalizzazione. 

I trader, tuttavia, non solo dovranno tener in considerazione gli indici, ma anche gli indicatori. Questi ultimi, a contrario, sfruttano specifici algoritmi per elaborare le informazioni relative a vari tipi di asset, inclusi derivati ed ETF.

Altro strumento di calcolo della volatilità è il c.d. beta. Con ciò si fa riferimento ad un parametro il quale dà la possibilità di confrontare la volatilità di un titolo specifico col resto del mercato e con un benchmark di riferimento.

In via esemplificativa, se un beta è inferiore a 1, ciò indica che l’azione oscilla meno del mercato stesso. Da ciò si desume che è un investimento tendenzialmente sicuro, anche se meno redditizio rispetto a un titolo con beta alto. Il beta può essere ricavato anche per un portafoglio di asset come media ponderata dei singoli titoli. 

Volatilità dei titoli e andamento futuro

La volatilità dei titoli in genere serve a calcolare la media storica rispetto a un arco temporale definito. Tuttavia, la volatilità finanziaria può anche rappresentare la tendenza futura di un investimento.

Ovviamente cambia la modalità di calcolo, infatti, la volatilità storica è frutto di una misurazione eseguita sulla serie storica dei prezzi.

Con suddetto indicatore si può provvedere a misurare con precisione la variazione del rendimento rispetto al mercato e al periodo di riferimento.

Mentre, per quanto riguarda la volatilità attesa, questa è frutto di una stima e contiene per definizione un margine di errore. In genere, è riferita alle scadenze future, essa è un’indicazione di tendenza che può essere smentita dalle effettive performance del titolo. 

Come prevenire il rischio?

Ovviamente, come abbiamo indicato in più occasioni, è necessario che si proceda a valutare il rischio connesso alla volatilità dei titoli sul mercato. In primo luogo, dobbiamo premettere che ciascuno degli operatori sul mercato ha propri obiettivi, e quindi anche una propria soglia di rischio.

Quindi, se da un lato il rischio è inevitabile, da altro si può tentare di mitigarlo e individuare la propria area del rischio accettato. Tale perimetro viene individuato mediante alcuni indicatori. Infatti, più è breve l’orizzonte temporale dell’operazione di trading, maggiori sono le possibilità di grossi profitti, ma anche di ingenti perdite.

La prima regola da tener presente è quindi ampliare la visuale: la volatilità ha un effetto molto minore sugli investimenti di lungo termine.

Possiamo dunque, offrirvi alcuni suggerimenti per contenere i relativi rischi derivanti dall’elevata volatilità dei titoli sul mercato. Sicuramente, una delle scelte che ti consigliamo di assumere è quelle di mantenere il portafoglio ben diversificato. In tal modo è possibile compensare le eventuali performance deludenti di qualche asset con altre più soddisfacenti.

Ovviamente, ciò implica che dovrai procedere a realizzare le tue operazioni tenendo conto dei vari asset. In particolare, dovrai concentrare la tua ricerca tra quelli che comprendi meglio, ma soprattutto che non siano correlati tra di loro, o comunque il meno possibile. La diversificazione di fatto aiuta a tenere sotto controllo non solo i rischi derivanti dalla volatilità dei singoli titoli, ma quella dell’intero portfolio.

Una seconda strategia che puoi adottare è quella di programmare attentamente il proprio trading con l’uso di un calendario economico. In tal modo potrai prevedere quando si verificheranno dei picchi di volatilità, grazie a news, report o altre dichiarazioni in grado di agitare i mercati.

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