La disciplina fiscale ai fini delle imposte dirette ed indirette legata alla vendita di applicazione sul web. Partita Iva, regime di tassazione e problematiche connesse l’applicazione dell’Iva.

Il mondo delle applicazioni per mobile (“app mobile“), smartphone e Ipad è uno dei mercati con maggiore sviluppo e con la maggiore redditività sul mondo del Web. Negli ultimi anni, a livello nazionale, è entrata prepotentemente la figura dello sviluppatore di app. Per meglio dire, si tratta di quei soggetti che sviluppano applicazioni per PC, mobile, tablet, e via dicendo.

Il mercato non è ancora saturo, la domanda è forte, ma altrettanto lo è la concorrenza. Entrare nel mercato di vendita di applicazioni online è relativamente semplice. Considera che ci sono molti portali dedicati, i più famosi sicuramente quelli di Google e Apple. Tuttavia, quando ci si muove nel mondo online non è possibile trascurare la disciplina fiscale legata alla vendita delle applicazioni. Per questo motivo ho deciso di dedicare questo articolo per sciogliere tutti i tuoi dubbi riguardanti la fiscalità per le revenue da app mobile.

Le categorie di sviluppatori di “Applicazioni Mobile

Gli sviluppatori di App mobile si possono suddividere in tre categorie:

  • Soggetti che sviluppano su commissione App per uno o più committenti. In tal caso lo sviluppatore non commercializza l’App sviluppata/creata, bensì presta la propria attività professionale al committente per la creazione di un App ad hoc. Si pensi ad esempio ad un ingegnere informatico che sviluppa un’App su richiesta di una società;
  • Soggetti che sviluppano App e le commercializzano su stores on-line (tipo App store, ecc.) stipulando con i siti web contratti di ‘‘mandato senza rappresentanza’’ (art. 1705 c.c.) per la vendita delle App. In tal caso lo sviluppatore commercializzando le App dallo stesso sviluppate/create svolge attività commerciale così come definita dall’art. 2195 C.C.;
  • Soggetti che svolgono contemporaneamente entrambe le attività di cui ai punti precedenti. Quindi, sviluppano App per dei committenti nonché commercializzano delle App su degli stores on-line. In tal caso si dovrà verificare l’attività principale ancorché, nella generalità, operativamente prevale l’attività di vendita delle App sugli stores. Conseguentemente, in tal caso, si dovrà applicare il trattamento riservato, ai fini amministrativi/fiscali, per l’attività commerciale ai sensi dell’art. 2195 c.c., di cui al punto precedente.

In questo contributo andremo ad analizzare la disciplina fiscale sottesa alla vendita di applicazioni e il regime di tassazione ai fini Iva e ai fini delle imposte dirette.

Vendita di applicazioni online: il regime fiscale e la partita IVA

Il soggetto che svolge abitualmente come attività lo sviluppo e la vendita di applicazioni Web, ai fini fiscali è considerato un impresa commerciale, che svolge, nel dettaglio una attività di e-commerce diretto. Questo significa che è necessaria l’apertura della partita Iva, l’iscrizione in Camera di Commercio e il versamento dei contributi previdenziali.

Quando è necessario aprire partita IVA?:
Occorre aprire partita IVA quando si effettua attività abituale e continuativa di vendita. Ad esempio quando si vende sul proprio sito web o quando si dispone di un acconto su store tipo Apple o Google. Questo, a prescindere dal numero di app vendute. Se ti trovi in questa casistica devi necessariamente inquadrarti con partita Iva per lo svolgimento della tua attività di impresa.

L’attività di sviluppo e vendita di applicazioni per mobile è considerata attività imprenditoriale che solitamente viene svolta attraverso il canale dell’E-commerce diretto. Questo significa che la transazione economica riguarda un bene immateriale ove il passaggio del bene (da venditore ad acquirente), ed il relativo regolamento monetario, avvengono online.

Questo tipo di attività, tuttavia, può essere esercitata anche da professionisti, che oltre alla loro attività professionale si trovano a sviluppare e vendere app. Pensa al caso dell’ingegnere informatico che ha sviluppato un’applicazione per mobile. Naturalmente, tutto questo si riflette nella necessità di inquadrare correttamente i codici attività da utilizzare.

Il mio consiglio, se sei uno sviluppatori Web e stai avviando la tua attività, è chiedere un consulto al tuo dottore Commercialista di fiducia per avere un’analisi della tua situazione personale e per consigliarti la strada migliore per scegliere il regime fiscale per più conveniente. Se non hai un commercialista di riferimento al termine dell’articolo puoi trovare il link metterti in contatto con me e ricevere il preventivo per una consulenza insieme. Sarò lieto di conoscerti per pianificare assieme tutti gli adempimenti necessari all’avvio dell’attività, alla tua pianificazione fiscale e al business plan per aiutarti a renderti conto della situazione finanziaria prospettica dell’attività.

La partita Iva come sviluppatore di app sul web

Il primo passo legato all’avvio di un’attività di impresa in forma individuale riguarda l’apertura della partita Iva. Questo adempimento è legato all’individuazione di alcuni aspetti fondamentali. Mi riferisco alla sede di svolgimento dell’attività, all’individuazione del codice attività, ed alla scelta del regime fiscale da applicare.

Codice attività per lo sviluppo di App mobile

Nel momento in cui lo sviluppatore di App, come sopra definito, va ad aprire la partita Iva nel modello AA9 dell’Agenzia delle Entrate deve prestare attenzione ad inserire il corretto codice attività (ATECO 2007). Per lo sviluppo e la vendita di App per mobile i codici ATECO tra cui scegliere quello più appropriato, siano i seguenti:

CODICE ATECODESCRIZIONE
62.01.00Produzione di software non connesso all’edizione
62.02.00Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica
62.09.09Altre attività dei servizi connessi alle tecnologie dell’informatica nca

Quello che si deve tenere in considerazione è che si sta avviando un’attività imprenditoriale, con tutte le conseguenze che vedremo di seguito in termini di adempimenti. Nel caso in cui, invece, come dicevamo in precedenza, tu sia già un professionista, dovrai fare attenzione al fatto che dovrai aprire un secondo codice attività per comunicare lo svolgimento di questa attività, come “secondaria“.

Il regime fiscale per la vendita di app

In via preliminare, il primo consiglio che posso darti se sei all’inizio di questa attività è di inquadrarti subito con partita Iva (anche perché la prestazione occasionale per questo tipo di attività è difficilmente applicabile). Con la partita IVA la prima cosa da fare è verificare, nella tua situazione, il miglior regime fiscale da applicare. Devi sapere, infatti, che dalla scelta del regime fiscale dipendono adempimenti contabili e fiscali, nonché le imposte ed i contributi da pagare.

Per questo è fondamentale individuare se si è in possesso dei requisiti per accedere al c.d. “Regime forfettario“, di cui alla Legge n. 190/2014 (così come modificata dalla Legge n. 208/2015). Si tratta di un regime semplificato, naturale per le partite Iva individuali con un fatturato annuo massimo di 65.000 euro. Il funzionamento di questo regime fiscale è legato all’applicazione di specifici coefficienti di redditività al fatturato annuo raggiunto. Per lo sviluppatore di app il coefficiente di redditività è del 67%. Questo significa che ogni 100 euro di fatturato 67 sono reddito ed i restanti 33 sono costi “forfettizzati“. L’utilizzo di questo regime poi, consente, di applicare alcune semplificazioni, come la non applicazione dell’Iva, l’inapplicabilità degli ISA, etc.

Qualora, questo regime fiscale non possa essere applicato si rende necessaria l’applicazione della c.d. “contabilità semplificata“, un regime fiscale legato all’applicazione dell’IRPEF, il cui reddito imponibile è dato dalla differenza tra ricavi imponibili e costi deducibili dall’attività esercitata.

Gestione previdenziale per la vendita di app mobile

Dopo aver parlato degli adempimenti fiscali, collegato alla partita Iva c’è anche l’aspetto previdenziale. Infatti, è necessario iscriversi alla gestione IVS artigiani e commercianti INPS. Questa gestione previdenziale prevede, anche in caso di fatturato zero, il versamento di contributi fissi annui per circa 4.000 euro, che coprono un minimale di reddito che si aggira attorno ai quindicimila euro. Di fatto, quindi, l’aspetto previdenziale deve essere tenuto presente sin da subito, in quanto in grado di influenzare la gestione dell’attività.

Se hai la possibilità di applicare il regime forfettario devi tenere presente che è prevista la possibilità di chiedere la riduzione del 35% dei contributi dovuti alla Gestione Commercianti INPS. Per effetto di tale riduzione l’importo dei contributi dovuti annualmente, sempre nei limiti del minimale di reddito, è di circa 2.600 euro.

Applicazione dell’IVA per la vendita di app Mobile attraverso E-commerce

Da un punto di vista Iva l’E-commerce diretto prevede due diverse modalità di applicazione dell’Iva a seconda che il rapporto che si instaura tra venditore e acquirente sia:

B2B (business to business)

Venditore e acquirente sono due soggetti passivi Iva. In questo caso l’Iva è territorialmente rilevante nel Paese del soggetto committente, ai sensi dell’articolo 7-ter del DPR n. 633/72. Questo significa che lo sviluppatore italiano (dotato di partita Iva) dovrà emettere fattura senza applicazione dell’Iva, indicando “inversione contabile“, se il committente soggetto passivo è residenze in Paese UE, oppure “operazione non soggetta“, se il committente soggetto passivo è residente in Paese extra-UE. In entrambi i casi il riferimento normativo da inserire in fattura è l’articolo 7-ter del DPR n. 633/72.

B2C (business to consumer)

In questo caso il venditore è soggetto passivo Iva e l’acquirente è un privato consumatore. Nei rapporti B2C l’Iva è territorialmente rilevante nel paese del committente (Direttiva n. 112/2006/CE come modificata dalla Direttiva 2008/8/CE). Questo significa che il venditore è tenuto ad identificarsi in ogni Paese di residenza del soggetto che acquista l’applicazione. In alternativa, per rendere più agevole questo regime è possibile utilizzare il c.d. “Oss – One Stop Shop“, un regime di tassazione opzionale introdotto come misura di semplificazione connessa alla modifica del luogo di tassazione Iva applicabile ai servizi elettronici B2C. Il OSS, dunque, evita al fornitore di identificarsi presso ogni Stato Membro UE di Consumo per effettuare gli adempimenti richiesti (dichiarazioni e versamento). In pratica, optando per il OSS, il soggetto passivo trasmette telematicamente, attraverso il Portale elettronico, le dichiarazioni Iva trimestrali ed effettua i versamenti esclusivamente nel proprio Stato membro di identificazione, limitatamente alle operazioni rese a consumatori finali residenti o domiciliati in altri Stati Membri di Consumo.

Le dichiarazioni trimestrali e l’Iva versata acquisite dallo Stato membro di identificazione sono trasmesse ai rispettivi Stati Membri di Consumo mediante una rete di comunicazioni sicura.

Per maggiori informazioni sul regime: OSS: il regime per l’e-commerce diretto.

Aspetti operativi di gestione dell’IVA per gli sviluppatori che operano su Store online: Apple e Google

La vendita di applicazioni web è un mercato ove i principali portali di vendita sono gestiti da Google e Apple. In virtù di questa particolare disciplina ai fini Iva in vigore in ambito UE, tutti i principali App store si sono organizzati per consentire agli sviluppatori di applicazioni di non dover effettuare tutti gli adempimenti Iva previsti dal regime B2C che abbiamo appena visto.

Come indicato nei vari contratti che questi portali fanno firmare agli sviluppatori, i vari gestori (Google e Apple) si sostituiscono agli utenti finali, fornendo attività di intermediazione, conservano e gestiscono direttamente loro tutta la documentazione necessaria all’individuazione del luogo di consumo per 10 anni e rendono in sostanza il rapporto con lo sviluppatore di B2B anziché B2C. Questo effetto di sostituzione è fondamentale per lo sviluppatore che non si trova gravato dal dover applicare il regime B2C, più complicato in termini di adempimenti, rispetto al regime B2B. Vediamo, di seguito come operano questi gestori di App store online.

APPLE STORE

La vendita di applicazioni effettuata da Apple in Europa è effettuata dalla società Apple Distribution International Ltd, avente sede legale in Irlanda. In virtù di quanto appena detto, il rapporto che si instaura tra lo sviluppatore e iTunes è di tipo B2B. Questo significa che lo sviluppatore al momento della vendita è chiamato ad emettere fattura direttamente alla società Irlandese, senza applicazione di Iva italiana, ai sensi del citato articolo 7-ter del DPR n. 633/72.

Apple Distribution International Ltd riceverà la fattura ed applicherà il meccanismo del “reverse charge“, integrando l’Iva sia in accredito che in addebito. Lo sviluppatore sarà chiamato ad effettuare periodicamente la comunicazione Intrastat per i servizi resi.

A sua volta Apple Distribution International Ltd fatturerà agli utenti finali europei l’acquisto dell’applicazione indicando non l’Iva dell’Irlanda, ma l’Iva in vigore in ciascuno stato UE dell’acquirente, attraverso il meccanismo sopra indicato del OSS.

Nel caso di applicazioni per iPhone, se in un mese lo sviluppatore vende le proprie applicazioni non solo in Italia o in altri paesi europei, ma per esempio anche in USA, egli dovrà emettere due fatture diverse. Su una vi sarà l’importo guadagnato con le applicazioni vendute nei paesi europei e questa fattura sarà intestata a Apple Distribution International Ltd, mentre sull’altra vi sarà l’importo guadagnato con le applicazioni vendute in USA e questa fattura sarà intestata a Apple Inc USA. In pratica, è necessario guardare in quale mercato si vendono le proprie applicazioni per emettere fatture diverse nel caso in cui i vari mercati facciano riferimento a società diverse di Apple.

GOOGLE PLAY

Lo schema appena visto per Apple, viene sostanzialmente ricopiato anche per quanto riguarda le vendite di applicazioni sui portali Google Play. Dal 2015 Google si è dichiarato responsabile nella determinazione, addebito e versamento dell’Iva relativa agli utenti europei, senza azioni richieste da parte degli sviluppatori. Anche in questo caso, quindi, vi è un primo rapporto B2B tra sviluppatore e App store, e un secondo rapporto B2C tra App store e utente finale. Per capire come funziona più operativamente Google Play sul proprio sito (raggiungibile a questo link) ci fa un esempio di come funziona operativamente il calcolo del compenso per la vendita di applicazione su Google Play, che di seguito di riepiloghiamo.

Ipotizzando la vendita dell’applicazione ad €. 1,00, Google riconosce allo sviluppatore il 70% del valore di vendita al netto dell’Iva versata. Quindi, ipotizzando €. 1,00 di vendita dell’applicazione, e aliquota Iva del Paese del soggetto acquirente UE del 20% possiamo trovare con le seguenti formule il valore corrisposto allo sviluppatore:

Prezzo dell’app – (prezzo dell’app – 1/(1+aliquota fiscale)) = valore al lordo dell’Iva per lo sviluppatore

1 – (1-1/1,20) =0,83

valore al lordo dell’Iva per lo sviluppatore*70% (quota di compenso di pertinenza dello sviluppatore) = compenso dello sviluppatore

0,83*70% = 0,58

Google afferma di versare l’Iva per conto degli sviluppatori e riconosce agli sviluppatori il margine del 70% al netto dell’Iva versata (nell’esempio €. 0,58). Quindi, Google versa l’Iva in vigore nei singoli stati europei sostituendosi agli sviluppatori rendendo in sostanza il rapporto tra sviluppatore e Google di tipo B2B.

Incasso del compenso e problematiche IVA nella vendita di App sul web

Lo sviluppatore riceve mensilmente un bonifico sul proprio conto corrente con il totale degli importi guadagnati con la vendita delle sue applicazioni in un mese. Il guadagno mensile che lo sviluppatore ottiene con la vendita di applicazioni sull’Apple Store o sull’Android Market, la si può considerare, ai fini Iva, una prestazione di servizi specifici immateriali. Si tratta di una prestazione assimilabile a quelle del tipo di commercio elettronico diretto, con transazione e pagamento interamente per via telematica. Lo sviluppatore dovrà emettere quindi una fattura ai soli fini interni italiani in cui si specifichi “inversione contabile” ex articolo 7-ter del DPR n. 633/72.

Problema del credito Iva cronico

Dal momento che lo sviluppatore non paga Iva italiana, in virtù dell’applicazione del rapporto B2B, egli si trova nella situazione di conseguire un cronico credito Iva annuale. Credito dovuto al fatto che può scaricare Iva in acquisto, ma non può addebitare Iva in vendita. Tale credito Iva può essere utilizzato per compensare altri versamenti di imposte o ritenute, o essere chiesto a rimborso per prevalenza di operazioni non soggette ad Iva per mancanza di presupposto di territorialità. Tuttavia, la soluzione solitamente più applicata o esser evitato con lettere di intento ai fornitori in quanto esportatori abituali.

Consulenza fiscale online

Se questo articolo ti è sembrato interessante allora sicuramente stai pensando di avviare questo tipo di attività in modo serio e professionale. Se desideri avere ulteriori delucidazioni sugli adempimenti fiscali per gli sviluppatori di applicazioni mobile, puoi contattarci attraverso l’apposito servizio di consulenza fiscale online. Sarai ricontattato nel più breve tempo da un professionista preparato in grado di assisterti nelle tue esigenze.

Non affidarti a consulenti improvvisati che non gestiscono quotidianamente attività che operano online. Eviterai di commettere errori e potrai dedicarti con serenità alla tua attività.



48 COMMENTI

  1. Salve, vorrei sapere se la vendita di una applicazione sull’APP STORE di Apple può essere considerata come cessione di diritti d’autore e quindi se è possibile dichiarare solamente il ricavo nel 730 senza Partita Iva?

    Grazie

  2. E’ un’attività commerciale, perché trattasi di mandato senza rappresentanza. E’ necessario operare con partita Iva.

  3. Buongiorno, volevo avere delle informazioni maggiori riguardo alla vendita di app. Io ho una partita iva in regime dei minimi aperta nel 2014. Il mio codice attività è 620200 Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica. Non avendo fatture con iva, posso vendere le app su play store o apple store?
    Posso usare ugualmente la clausola “inversione contabile” pur non essendo obbligata a dichiarare l’iva?

  4. Lei può utilizzare la sua partita Iva per vendere le app sugli store online ma dovrà operare con l’esercizio di attività commerciale. Nel caso ci saranno delle modifiche da fare sulla sua posizione fiscale. Per la fatturazione dovrà emettere fatture non soggette ad Iva. Si faccia assistere da un Commercialista, se vuole siamo a disposizione.

  5. Salve,vendo app nello store apple e non ho chiaro questo discorso del credito iva. La apple mi manda un resoconto mensile di tutte le vendite ma non mi dice quanta iva ha pagato per conto mio.
    Come faccio ad avere questo credito iva quindi?
    Grazie

  6. Non è indicato questo nell’articolo. Lei deve fare fattura non soggetta ad Iva al portale Apple. Poi cosa fa Apple e come vende non è una cosa che riguarda la sua attività. Si faccia seguire da un commercialista, se vuole siamo a disposizione.

  7. Ok,ma non mi è chiaro cosa posso fare con la lettera di intento che citate nell articolo. Mi sembra che serva per il motivo iva. Sto sbagliando?
    Grazie ancora.

  8. Spiegarle adesso il funzionamento della lettera di intendo è un po’ complicato. Però può avvalersi della nostra assistenza se si trova in questa fattispecie. Saremo lieti di fornirle la nostra consulenza.

  9. Salve, sono un lavoratore dipendente e nel tempo libero vorrei provare a pubblicare su Google Play un’app a pagamento. Stimo un guadagno limitato e inferiore a 5000 euro. Da quello che ho capito, essendo un’attività secondaria, non continuativa e con un basso introito, sarei tenuto a dichiarare il reddito su 730 ma non sarei obbligato ad aprire la partita IVA.
    E’ corretto?
    grazie

  10. Quello che afferma non è corretto, la pubblicazione di applicazioni è considerata attività continuativa e commerciale, quindi dovrebbe operare da subito in modo professionale. Non ci sono alternative, è opportuno però scegliere il regime fiscale più opportuno alle sue caratteristiche, in modo da minimizzare il carico fiscale. Se vuole ne parliamo in privato.

  11. Salve,

    ho un paio di domande: pubblicare app gratuite (quindi senza effettivo guadagno da parte dello sviluppatore) comporta comunque l’obbligo di dover effettuare tutti gli adempimenti fiscali descritti nell’articolo?
    Esistono regole specifiche per chi sceglie di offrire servizi gratuiti?

    Grazie per l’attenzione.

  12. Se l’applicazione è gratuita e l’autore non percepisce in alcun modo compensi, non ci sono obblighi fiscali.

  13. Salve,

    sono uno sviluppatore di giochi free, per ora, e pubblico su Google Play. Nell’articolo ho letto che in base al luogo in cui si trova il soggetto passivo, bisogna emettere fattura indicando “inversione contabile” oppure “operazione non soggetta”. Che io sappia, per le vendite in Europa bisogna fatturare a Google Ireland, e indicare “inversione contabile”. Per le vendite fuori dall’Europa, si può fatturare sempre ad esso, oppure bisogna considerare l’ufficio Google della zona in cui è stata venduta l’applicazione ? Nel caso fosse così, esiste un elenco disponibile degli uffici Google verso cui emettere le fatture in base alle regioni di vendita ?

  14. A mio avviso non c’è un elenco disponibile, ma vediamo se qualche lettore può aiutarci.

  15. Salve, mi accodo agli altri per gli innumerevoli dubbi sulla vendita delle app… Dato che Google da la possibilità di scegliere le nazioni su cui vendere, se escludessi l’Italia, cambierebbe qualcosa? E’ da aprire ugualmente la partita Iva? E’ da emettere comunque la fattura per “inversione contabile”? Ma tale fattura è da emettere per l’intero bonifico che Google effettua o per la parte delle vendite sul territorio italiano?
    Grazie del supporto…

  16. La partita Iva non dipende da dove si vende, dipende dall’abitualità della prestazione.

  17. Francesco
    Salve, sono un pensionato, desidero gentilmente sapere, se posso vendere applicazioni digitali di giochi, su play store o altri siti, senza partita IVA e come inserire informativa privacy; non capisco se pubblicando l’applicazione e’ vendita saltuaria oppure no?
    Insomma sono costretto dopo tanta fatica per averli creati (alla mia veneranda età) di offrirli gratis.
    Ringrazio rimanendo in attesa

  18. L’attività che vuole svolgere è un’attività commerciale quindi deve essere svolta in modo professionale con partita Iva. L’unico coso in cui è esonerato è se cede lo sfruttamento a terzi di commercializzare l’opera.

  19. Buongiorno, tramite un esempio pratico vorrei sapere se ho capito bene:
    Io, lavoratore dipendente quarantenne, decido nel mio tempo libero di sviluppare una app e, sperando ovviamente di ricavarci qualcosa, la voglio pubblicare su Google Playstore, al modico prezzo di €1,00.
    In pratica devo:
    – pagare l’iscrizione a Google, il cui costo, se non erro è sotto i €50,00 e quindi contenuto.
    – aprire una partita iva che, tra costi fissi e commercialista, minimo mi costa almeno €1.000,00/anno.
    Quindi sono subito in perdita e, per “andarci in pari”, dovrei sperare che almeno 2.000 persone scarichino la mia app, visto che, per ogni €1,00, a me da Google ne arriverebbero €0,58.
    Domande:
    1- Se la mia app la scaricassero al massimo 50 persone, io dovrei buttare via €1.000 ogni anno per pagare tasse sul niente allo Stato Italiano e per dare da mangiare al mio commercialista?
    Ditemi che ho capito male, vi prego, perché sembra una barzelletta che non fa ridere…

    2- Se Google fa da intermediario e paga lei iva a quant’altro allo Stato Italiano, non dovrei io ricevere il compenso già al netto di tutto senza aver necessità di dichiarare altro o di aprire inutili partite iva?

    3- Io, da privato, vendo una “cosa” fatta da me ad altri privati tramite l’ecommerce di Google, possibile non possa essere vista come una vendita diretta tra utenti privati su Ebay o su altri siti del genere?

    Grazie, Luigi

  20. Salve Luigi, per vendere App su google occorre necessariamente essere dotati di partita Iva. Il vantaggio di operare con intermediari come Google, fa si che il regime di applicazione dell’IVA sia più favorevole, dovendo fare fattura al portale per ogni cessione e non ad ogni consumatore finale. Questo evita che il titolare della App debba identificarsi nei vari Paesi UE, al fine di assolvere l’IVA in ciascuno di essi.

  21. Salve, volevo ringraziare per questo articolo che ho letto più volte con molta attenzione ed interesse.
    Anche io però, come Luigi prima di me, ho avuto l’impressione che affermasse la necessità di aprire partita IVA per vendere la propria App sugli store digitali. Inoltre questa impressione mi sembrava trovare conferma in alcune delle vostre risposte ai commenti degli utenti.
    L’ultima risposta però mi ha spiazzato totalmente perché afferma il contrario di ciò che pensavo di aver capito (cioè afferma che la partita IVA non serve per vendere App sul PlayStore).
    Inoltre dice che è spiegato bene nell’articolo, ma io non riesco a trovare alcun passaggio in cui si dica che la partita IVA non è necessaria.
    Potrei avere qualche delucidazione in merito? Dove è spiegato? In quale caso esattamente si possono vendere App sugli store digitali senza partita IVA?
    Grazie in anticipo per i vostri chiarimenti.

  22. La risposta a Luigi, purtroppo non era corretta, ed è stata modificata. La vendita di App online è attività che deve essere esercitata con partita IVA. Poi il meccanismo di applicazione dell’IVA è semplificato, ma trattandosi di attività commerciale, l’esercizio con partita IVA è indispensabile.

  23. Buonasera,
    io avrei una domanda da porvi. Sono un lavoratore dipendente e creo app solo per hobby. Creo una mia app su Play Store e la pubblico Gratis. Non prendo alcun compenso. Dopo 2 o 3 mesi un Azienda privata mi chiede di inserire nella mia App un pubblicità solo per 3 mesi con compenso di (per esempio) 200 Euro. Poi, nello stesso anno, un’altra azienda mi chiede la stessa cosa per solo un mese a 100 euro. Io cosa devo fare per essere in regola con lo Stato?
    Grazie
    Saluti

  24. Salve Erasmo, quello che deve fare è aprire partita IVA e fatturare l’attività pubblicitaria che offre. Per analizzare meglio la situazione, individuare il suo regime fiscale e previdenziale, se vuole mi contatti in privato.

  25. Buongiorno,

    circa il discorso credito IVA:
    Appurato che Google trattiene e versa l’IVA per conto dello sviluppatore.
    Ha senso parlare di credito IVA anche in caso di regime forfettario, ovvero regime esente IVA?
    Davvero una lettera di intenti potrebbe portare a qualche risultato? Dopo un primo contatto con Google sembra che la cosa non sia possibile.

    Grazie anticipatamente

  26. Salve,
    ho guadagni provenienti da vendite di applicazioni (o inApp Purchase) in tutto il mondo? come faccio a sapere a chi devo intestare la fattura? oltre a iTunes Sarl e Apple Inc USA, ce ne sono altri? e la fattura, una volta creata. a chi la mando? Sul portale developer non si trova niente

  27. La fattura si intesta al portale ed è relativa ai trasferimenti di denaro a suo nome effettuati. Per ogni portale deve emettere fattura per ogni pagamento ricevuto. La fattura deve essere inviata al portale, alla sua sede legale (a loro non serve, ma è un obbligo fiscale italiano farlo).

  28. Salve dottore, posso chiuderle qual è la differenza tra questi 3 codici ATECO:

    47.41 commercio al dettaglio di software non personalizzati
    58.29 Edizione di altri software
    62.01 Produzione di software non connesso all’edizione

    Cioè qual è la differenza tra “produzione”, “edizione” e “commercio” di software? Glielo chiedo perché queste 3 attività distinte hanno importanti differenze di coefficiente di redditività del regine forfettario.

    Un programmatore che crea software e li pubblica su store o sul suo sito, quale di queste attività svolge?

  29. Dottore, come mai nell’articolo non è elencato il codice ATECO 47.41 (commercio al dettaglio di software non personalizzato, inclusi i videogiochi)?
    Tra questo e quelli elencati c’è un grossa differenza in termini di coefficiente di redditività per quanto riguarda il regime forfettario.
    La ringrazio per le delucidazioni che vorrà darci.

  30. Il codice 47.41.0 fa riferimento alcommercio al dettaglio di computer, unità periferiche, software e attrezzature per ufficio in esercizi specializzati. Non si fa riferimento alla progettazione di software.

  31. Dottore, il 47.41 comprende il “commercio al dettaglio di software non personalizzato, inclusi i videogiochi”.
    Se uno è programmatore “nella vita” ma non esercita la professione di programmatore a livello di impresa (non fa né consulenze ne software su misura a nessuno), ma piuttosto si limita a vendere software non personalizzato (su App Store, ad esempio) che, essendo programmatore “nella vita”, invece di acquistarlo da fornitori per poi rivenderlo, lo auto-produce, la sua attività di impresa effettivamente non dovrebbe essere il commercio?

  32. Dottore vorrei farle notare che il 62.01 riguarda si la produzione, ma è espressamente esclusa l’edizione. A mio modesto parere, questa attività si riferisce ai programmatori che realizzano opere su commissione, per poi consegnare il lavoro al committente. L’edizione invece dovrebbe essere l’azione che rende disponibile il prodotto software (non personalizzato) al vasto pubblico generale, ossia la pubblicazione. Quest’ultima è espressamente esclusa da quel codice e ha un codice a parte (58.29).
    Infine ci sarebbe il 47.41 che include il “commercio al dettaglio di software non personalizzato, inclusi i videogiochi”, un’attività che e che a sua volta è esclusa espressamente dal 58.29.
    Potrebbe fare luce su questo?

  33. Vincenzo nell’articolo si parla di sviluppo di applicazioni, per questo il codice 62, che riguarda la produzione di software ma non l’edizione (che può essere demandata ad altri soggetti). Il codice 58 riguarda l’edizione, ma logicamente chi fa produzione, non può fare anche edizione dei propri software. Altrimenti, non si parlerebbe di edizione, ma sarebbe piuttosto produzione (con codice 62) e commercializzazione con codice 47.41.

  34. Dottore, la ringrazio per le sue gentili risposte. Mi dica se ho capito: chi pubblica le proprie opere non fa attività editoriale, perché è egli stesso l’autore dell’opera che pubblica (solo chi pubblica opere di terzi è considerato editore). Giusto?
    Gli store (App Store/Play Store) non possono definirsi editori, in quanto sono dei semplici intermediari. Corretto?
    Il soggetto che rende disponibile un software non personalizzato, di cui ne è autore in prima persona, su Store, è considerato dunque un produttore (artigiano, 62.01) oppure venditore (commerciante, 47.41)?

  35. Dottore la ringrazio sempre per le sue risposte. Può delucidarmi sull’ultima domanda così poi non la stesso più? O meglio, la stresserò in privato per procedere 🙂

    La domanda è: Il soggetto che rende disponibile a pagamento un software non personalizzato (di cui ne è autore in prima persona; il software lo ha sviluppato prima ancora dell’apertura partita IVA, durante il suo tempo libero) al pubblico generale, su Store o su proprio sito web, è considerato un produttore (artigiano, 62.01) oppure un venditore (commerciante, 47.41), in altre parole, è un artigiano oppure un commerciante? Mi serve per capire se il coefficiente di redditività del forfettario sarà 67% (62.01) oppure 40% (47.41). Come vede c’è molta differenza in termini di impatto fiscale.

  36. La risposa Vincenzo dipende dalla prevalenza dell’attività di produzione rispetto a quella di vendita o viceversa. Non ci sono risposte valide per tutti, ogni caso deve essere valutato a se.

  37. Tutto questo mega imbroglio, una giungla di regole e tasse, basta a spiegare perchè nessun programmatore Italiano si avventura a vendere app sugli store

  38. Segnalo che da documentazione Apple la vendita delle App sembra ora effettuata da Apple Distribution International Ltd (Irlanda) e non più da iTunes SARL.

  39. Buongiorno vorrei un informazione sono nuovo in questo settore vorrei provare a pubblicare un gioco Google devo aprire una Partita iva e anche iscriversi al INPS grazie

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