Sul salario minimo si è parlato molto negli ultimi mesi, e si continua a discutere. Si tratta di una misura che in molti paesi europei è già presente, ma che in Italia non è ancora arrivata. Alcune parti politiche presentano le proposte specifiche per l’introduzione di questa misura, tuttavia ancora non si è concretizzata.

Ma cosa si intende per salario minimo? Si tratta di uno stipendio minimo fissato per legge, al di sotto del quale non è possibile scendere, e per cui le aziende non possono pagare somme inferiori ai propri lavoratori dipendenti.

Il salario minimo, seppur con molte differenze, è presente in diversi paesi europei, e per la precisione sono ben 21 su 27 gli stati che hanno già introdotto la misura. L’Italia è tra i pochi paesi ancora esclusi dall’applicazione della misura, per cui si attende che molti dei dibattiti politici in corso portino ad una realizzazione di questa misura anche nel nostro paese.

Vediamo nell’articolo in cosa consiste nello specifico il salario minimo, a chi verrebbe indirizzato se le ipotesi attuali si concretizzassero, e come funziona negli altri paesi europei.

Uno stipendio di base per i lavoratori dipendenti

Il salario minimo è una misura che si rivolge nello specifico ai lavoratori dipendenti: si tratta infatti della possibilità di garantire per legge che tutti i lavoratori possano avere accesso, attraverso lo svolgimento di una mansione, ad una soglia minima mensile, o oraria, di denaro, al di sotto della quale le aziende non possono scendere.

Per i lavoratori dipendenti in Italia una misura di questo tipo andrebbe ad influenzare quindi da un lato i lavoratori, che percepirebbero sempre un importo minimo di denaro, e dall’altro lato andrebbe a influire sulle aziende, che per assumere un lavoratore dipendente dovrebbero garantire uno stipendio di base indicato dalla legge.

Questa misura potrebbe garantire un livellamento minimo degli stipendi in Italia, per cui si ipotizza l’introduzione del salario minimo a partire dalla paga oraria. Questo significa che, se in futuro questa misura verrà introdotta, sarà garantita una certa somma di denaro per ogni ora di lavoro svolta, al di sotto della quale i datori di lavoro non possono scendere.

Per molti punti di vista, uno stipendio di base come quello garantito dal salario minimo potrebbe consistere in una misura di forte impatto sociale, perché andrebbe ad aumentare lo stipendio di molti lavoratori che al momento, pur lavorando, si trovano in situazioni economiche precarie.

Come viene deciso lo stipendio di base

Il salario minimo è al momento ancora una ipotesi per l’Italia, mentre altri paesi europei hanno già adottato questa norma da diverso tempo, e al momento ne stanno perfezionando il funzionamento. Tuttavia, nell’ipotesi in cui questo salario venga introdotto anche nel nostro paese, come può essere stabilito?

Per poter decidere qual è l’importo minimo che i datori di lavoro devono corrispondere ai lavoratori dipendenti, vanno tenute in considerazione diverse variabili, per cui la scelta non è semplice e scontata. In particolare, sulla base delle ultime discussioni politiche, si dovrebbe tenere conto della produttività media, del PIL specifico italiano, dell’andamento attuale dell’economia, e dei prezzi medi della vita.

Per il momento le attuali proposte prevedono che il salario possa essere di almeno 9 euro l’ora in Italia. Il problema principale del lavoro in Italia è la precarietà, oltre alla presenza di una grande percentuale di lavoratori italiani con stipendi inferiori ai minimi contrattuali.

L’introduzione di un salario minimo potrebbe garantire un miglioramento della situazione dei lavoratori dipendenti, e un adeguamento che impatterebbe anche a livello sociale. Il dibattito politico tuttavia è ancora in corso, date le preoccupazioni sorte anche dall’ipotesi di introdurre questa tipologia di misura, soprattutto per il lavoro nero.

Lo stipendio minimo in Europa

L’Italia è uno dei pochi paesi a non aver ancora introdotto il salario minimo. La questione è spinosa e fonte di dibattito, tuttavia molti sostengono la necessità di allinearsi alla maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, che hanno già adottato questa soluzione.

Attualmente una regolamentazione sul salario minimo è presente in quasi tutti gli stati europei, ad esclusione di: Italia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e parte di Cipro. Si tratta di una legge che è stata adottata da diversi stati europei, e in alcuni di essi sono in corso delle ulteriori modifiche.

Per fare qualche esempio, si può citare la Francia, in cui il salario minimo è di 1.539,42 euro, oppure la Germania, con 1.584 euro, oppure, citando salari minimi con importi più bassi, la Repubblica Ceca con 546 euro, l’Estonia con 584 euro, la Grecia con 758,33 euro. Si tratta in tutti questi casi di soglie minime mensili, utili a sostenere il costo della vita.

Tuttavia per l’Italia per il momento le uniche ipotesi sul salario minimo prendono in considerazione la paga oraria, non lo stipendio mensile. Fino ad ora, la cifra di 9 euro l’ora sembra la più condivisa in caso di introduzione di questa misura, e andrebbe a tutelare specialmente giovani e donne.

Lavoro e stipendio minimo in Italia

Un salario minimo introdotto anche in Italia potrebbe essere, secondo alcune parti politiche, una valida soluzione di contrasto al fenomeno dei così detti “working poors”, ovvero letteralmente “lavoratori poveri”. Rientrano in questa casistica tutti i cittadini che, pur svolgendo un lavoro, e anche a tempo pieno, non sono in grado di provvedere autonomamente al proprio sostentamento economico.

Il fenomeno è particolarmente diffuso e critico specialmente per alcune fasce di età. I giovani e le donne sono ad oggi i lavoratori più svantaggiati, anche a causa di contratti precari e di instabilità lavorativa. L’arrivo della crisi economica con la pandemia ha peggiorato questa situazione, per cui molti hanno ipotizzato il salario minimo anche come tutela nei periodi di crisi.

Al momento in Italia è prevista una pensione minima, ovvero un importo minimo che l’INPS, come ente previdenziale, deve erogare ai cittadini, tuttavia ancora non è previsto lo stipendio minimo. In Italia esistono, di contro, diversi ammortizzatori sociali per chi si trova in una situazione economica non vantaggiosa, come il reddito di cittadinanza, o i sostegni per le famiglie.

Per quanto riguarda i contratti di lavoro, in Italia esistono i CCNL, ovvero i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, che propongono alcuni parametri e linee guida da seguire per diversi settori, tuttavia per le aziende non è obbligatorio aderire a tali contratti, per cui spesso i lavoratori dipendenti si trovano in condizioni maggiormente precarie.

Una soluzione alternativa al salario minimo, secondo alcune parti politiche, sarebbe il rafforzamento di questo tipo di contratti. In molti casi infatti il salario orario stabilito dagli stessi contratti è inferiore a 9 euro all’ora.

Cosa potrebbe cambiare

Nonostante per il momento quella dello stipendio minimo sia solo una ipotesi, presto l’Italia potrebbe essere pronta ad introdurre questa nuova normativa, in linea con l’Unione Europea. L’argomento è stato preso in considerazione anche dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anche se non ha trovato uno svolgimento pratico.

Tuttavia un cambiamento potrebbe già arrivare dalla fine di giugno 2022, a seguito dei dibattiti introdotti dall’Europa, che hanno coinvolto anche l’Italia. La proposta di introdurre un salario orario minimo di 9 euro l’ora potrebbe essere accolta, insieme ad alcune novità sulla contrattazione collettiva nazionale.

Secondo le previsioni, in caso di applicazione della norma, l’Ispettorato del Lavoro potrebbe intervenire nei casi di violazione, per tutelare tutti coloro che lavorano con un salario orario inferiore. Di contro, bisogna considerare che l’introduzione di un salario minimo potrebbe incentivare ulteriormente il lavoro nero, ovvero senza contratto, già ampiamente diffuso in Italia.

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