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Quando non è obbligatoria la dichiarazione di successione?

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La dichiarazione di successione è l’atto mediante il quale vengono trasferiti i rapporti giuridici (attivi e passivi) dal defunto agli eredi. E’ un adempimento obbligatorio che gli eredi devono presentare, entro 12 mesi dalla successione, ovvero dal decesso del contribuente. La dichiarazione dev’essere presentata dagli eredi, o i relativi rappresentanti legali. In alcuni casi, tuttavia, non è obbligatoria la presentazione, in particolare quando l’eredità spetta in linea diretta al coniuge o ai parenti del soggetto defunto, se il valore è inferiore a 100.000 euro, e non sono presenti beni immobili o diritti su immobili.

La dichiarazione di successione deve essere presentata dagli eredi, dai chiamati all’eredità, dai legatari entro 12 mesi dalla data di apertura della successione che coincide, generalmente, con la data del decesso del contribuente. La presentazione deve essere effettuata utilizzando il portale ufficiale dell’Agenzia delle Entrate oppure avvalendosi di un intermediario abilitato, come può essere un centro CAF. Tuttavia non sempre è obbligatoria, perché la presentazione di successione varia in base al caso specifico. Vediamo in questo articolo come funziona la dichiarazione di successione, quando è obbligatoria e quando invece risulta non obbligatoria. In alcuni casi la normativa italiana prevede anche la possibilità di rinunciare all’eredità.


Cos’è la dichiarazione di successione?

La dichiarazione di successione è un’adempimento obbligatorio che gli eredi sono obbligati a presentare successivamente al decesso di un soggetto il quale ha lasciato in eredità almeno una somma di denaro che supera i 100.000 euro o un immobile. La dichiarazione di successione risulta un obbligo di legge, la presentazione che supera i 12 mesi dal decesso, oppure la presentazione tardiva, può essere soggetta a sanzioni di diverso tipo.

Si tratta di un adempimento da presentare direttamente all’Agenzia delle Entrate, attraverso il portale online oppure tramite un intermediario che risulta abilitato. Nel caso di più eredi, basta la presentazione di un’unica successione.

La presentazione della dichiarazione di successione risulta strettamente legata alla presenza di immobili, diritti su immobili o una cifra in denaro che supera i 100.000 euro. Nel caso di presenza di immobile, è necessario che si proceda anche alla richiesta di voltura al Catasto, che comporta una serie di imposte a riguardo.

Tuttavia non sempre è obbligatorio presentare la dichiarazione di successione in caso di decesso di un parente stretto e nel caso in cui sia presente un’eredità. In alcune circostanze infatti non è obbligatorio presentare questo tipo di dichiarazione.

Dichiarazione di successione: chi deve presentarla

La dichiarazione di successione presuppone che alcuni soggetti siano responsabili di presentarla per tempo, entro 12 mesi dal decesso:

  • Eredi e legatari, che vengono chiamati per l’eredità, o i loro rappresentanti legali;
  • Gli ammessi al possesso dei beni;
  • Chi amministra l’eredità;
  • I curatori delle eredità;
  • Esecutori testamentari;
  • I trustee.

Se più persone sono obbligate alla presentazione della dichiarazione è sufficiente presentarne una sola.

Se tutte queste circostanze sono confermate, non è obbligatorio procedere alla presentazione della dichiarazione di successione. Come abbiamo visto, il termine ultimo entro cui presentare la dichiarazione nel caso di obbligo è di 12 mesi, tuttavia tramite ravvedimento operoso è possibile rimediare presentando la dichiarazione, anche se con applicazione di una sanzione. Nel caso in cui sia presente un immobile è possibile avvalersi di un servizio online reso disponibile dall’Agenzia delle Entrate appositamente per le volture catastali. Per chi risiede all’estero è possibile ancora utilizzare il modello cartaceo, al posto della compilazione telematica, inviato tramite raccomandata all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate.

Contribuenti esonerati dalla dichiarazione di successione

Importante:
Non c’è obbligo di dichiarazione se l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto e l’attivo ereditario ha un valore non superiore a 100.000 euro e non comprende beni immobili o diritti reali immobiliari. Queste condizioni possono venire a mancare per effetto di sopravvenienze ereditarie.

Dichiarazione di successione: quali sono le imposte

Per la presentazione della dichiarazione di successione vengono applicate le imposte nel caso in cui sia presente un immobile. Come visto sopra, bisogna procedere con la voltura catastale quando si eredita un immobile. Risulta quindi necessario versare alcune imposte, come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, il cui pagamento va effettuato tramite conto corrente:

“Il pagamento delle somme dovute va effettuato con addebito sul conto corrente aperto presso una delle banche convenzionate con l’Agenzia delle entrate o Poste Italiane S.p.a intestato al dichiarante oppure al soggetto incaricato della trasmissione telematica della dichiarazione.”

Si tratta di tasse relative all’imposta catastale, ipotecaria, di bollo, e tributi speciali. Le aliquote delle imposte variano in base al caso specifico, nel dettaglio:

  • Aliquota al 4% nel caso di parenti in linea retta o coniugi, che si applica sul valore netto eccedente 1 milione di euro;
  • Aliquota al 6% nel caso di trasferimenti dell’immobile a fratelli o sorelle, da applicare sul valore netto eccedente di 100.000 euro;
  • Aliquota al 6% anche per altri parenti fino al quarto grado, senza franchigia;
  • Aliquota all’8% per i trasferimenti ad altri soggetti, sul valore complessivo senza franchigia.

Come accade per altri tipi di imposte, per il pagamento si deve utilizzare un modello F24, con relativi codici tributo. Nel caso di importi di valore alto, almeno sopra i 1.000 euro, si può chiedere la rateizzazione.

Patrimonio ereditato: di cosa si compone

Il patrimonio che viene ereditato dal successore, o dal parente in linea diretta del defunto, può presentare beni in attivo e beni in passivo. Tra i beni in attivo ci sono: beni mobili e immobili (abitazioni, appartamenti, beni di diversa natura, denaro), ma anche titoli, quote e azioni possedute. Tra i beni in passivo invece si possono trovare: i debiti eventualmente presenti, le spese mediche nel caso di cure sostenute negli ultimi sei mesi, spese funebri. Nel momento in cui si eredita un patrimonio di qualsiasi natura, si ereditano sia le parti in attivo che quelle in passivo. Tuttavia, forse non tutti sanno che una eredità si può anche non accettare, ovvero rifiutare. La normativa italiana prevede questa possibilità, ma va tenuto conto che una volta accettata l’eredità, non si può poi rifiutare. Nel caso in cui l’erede rinuncia all’eredità, automaticamente rinuncerà sia ai possedimenti che agli eventuali debiti. Un soggetto può rinunciare alla propria parte di eredità anche se questa viene spartita tra più eredi. Chi rinuncia all’eredità non vi è più richiamato, di fatto è come se non fosse mai stato chiamato a riceverla. Tuttavia la rinuncia all’eredità deve avvenire in modo complessivo, senza condizioni. Non c’è per esempio possibilità di rinunciare solo ad una parte di eredità, come ad esempio le passività, conservando un’altra parte, come i beni attivi.

4 COMMENTI

  1. non viene menzionato nell’articolo cosa prevede la legge “fiscale” nel caso in cui esiste una successione diretta, ma non si e’ ottemperato alla dichiarazione di successione entro i dodici mesi.

  2. Buongiorno, tre domande per approfondire la questione: 1). come viene trattato il patrimonio tenuto all’estero (immobiliare, attiva finanziaria, fondi pensioni, assicurazioni di vita, etc)?; 2) come si valuta un immobile estero se non c’e’ un valore catastale?; 3) si puo’ dedurre le tasse di successione pagate o da pagare all’estero? Grazie,

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