Lavoro a Londra, devo pagare le tasse in Italia? Proviamo grazie al quesito di un lettore a rispondere definitivamente a questa domanda, dandoti gli strumenti per capire quando sei tenuto a pagare le imposte anche in Italia, e quali strumenti puoi utilizzare per evitare la doppia imposizione di un reddito estero.

Visti i numerosi quesiti che ci arrivano sulla tassazione in Italia di redditi esteri, ho deciso di utilizzarne uno particolarmente rappresentativo per fornire una risposta completa a tutti i lettori che si trovano nella stessa situazione del nostro lettore “Andrea“.

Questo il suo quesito arrivatoci via email:

Mi trovo attualmente a Londra, per un periodo superiore a 183 giorni. Sto lavorando per un’azienda londinese come dipendente e sto pagando regolarmente le tasse al governo inglese. Non mi sono mai iscritto all’Aire. Sono tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi e a pagare le tasse in Italia? Dovrei iscrivermi all’Aire? Come iscritto all’Aire dovrei presentare la dichiarazione dei redditi in Italia o sarei tenuto a pagare le tasse solo in Gran Bretagna?

Sono molti gli italiani, soprattutto studenti, ad avere un lavoro a Londra, magari temporaneo, per qualche mese o anno, e si chiedono se sono tenuti a pagare le imposte anche in Italia.

Lavoro a Londra

Non è raro il caso in cui i lavoratori italiani domiciliati all’estero, ma ancora residenti in Italia, ignorino di dover pagare le imposte sul reddito anche in Italia.

Vediamo, quindi, di dare una risposta chiara a questo argomento.

Lavoro a Londra e imposte italiane: le regole

Il concetto fondamentale per stabilire ove un soggetto è tenuto a pagare le imposte sui redditi percepiti è quello di “residenza fiscale“, così come disciplinata dall’articolo 2, comma 2, del DPR n. 917/86.

Secondo tale norma un soggetto si considera fiscalmente residente in Italia se è iscritto all’anagrafe della popolazione residente, o alternativamente se ha il proprio domicilio o la propria residenza (ai sensi dell’articolo 43 del codice civile in Italia), per la maggior parte del periodo di imposta.

Il mantenimento della residenza fiscale in Italia, come nel caso di Andrea, che nonostante sia all’estero da oltre 183 giorni non si è mai iscritto all’AIRE, comporta necessariamente l’obbligo di pagare le imposte sui redditi in Italia, anche sui redditi prodotti all’estero.

Questo, infatti, è quanto prevede il principio della World Wide Taxation, previsto dall’articolo 3 del DPR n. 917/86, questo principio è uno dei fondamenti del nostro sistema fiscale, ma anche di molti dei sistemi fiscali dei Paesi avanzati.

Il concetto è molto semplice: un soggetto è tenuto a pagare le imposte (ovunque prodotte), in un unico stato, quello di residenza. Salvo poi ottenere un credito (o un’esenzione) per le eventuali altre imposte già pagate nei Paesi ove le stesse sono state percepite.

Riassumendo, quindi, un lavoratore Italiano che svolge la sua attività lavorativa e ha la sua vita all’estero, ha ugualmente l’obbligo del versamento delle imposte sul reddito anche in Italia in concomitanza di almeno uno dei seguenti requisiti:

  • Essere residente in Italia, per almeno 183 giorni all’anno (la maggior parte dell’anno).
  • Essere iscritto nelle anagrafi comunali della popolazione residente in Italia (quindi, non essere iscritto all’Aire).
  • Avere eletto nel territorio dello Stato italiano il proprio domicilio o la propria residenza , ai sensi dell’articolo 43 del codice civile.

Per approfondire: Aire: Anagrafe degli Italiani residenti all’estero

Residenza fiscale e tassazione sui redditi

I requisiti sopra indicati per verificare la residenza fiscale sono alternativi tra loro. Questo significa che è sufficiente realizzare anche soltanto una di quelle fattispecie per essere considerati fiscalmente residenti in Italia.

Tra queste fattispecie vi è una presunzione assoluta: un soggetto iscritto all’anagrafe di un comune italiano per almeno 183 giorni (anche non consecutivi), in un anno, è considerato fiscalmente residente in Italia. Indipendentemente dalla prova della sua presenza nel territorio del nostro Paese.

Nel caso di Andrea, non essendosi mai cancellato dall’anagrafe della popolazione residente. Per questa presunzione assoluta, è considerato comunque residente in Italia, anche se dovesse fornire prove certe e non confutabili della sua residenza estera.

Questo aspetto è fondamentale e dovrebbe essere chiaro a quanti di voi stanno per andare a lavorare all’estero o progettano di andarci.

In a quanto previsto dagli articoli 2 e 3 del DPR n. 917/86, i soggetti residenti in Italia che producono redditi all’estero sono tenuti al pagamento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche non soltanto sui redditi prodotti in Italia. Ma anche sui redditi prodotti all’estero, anche se questi ultimi hanno già scontato le imposte nel Paese estero in cui il reddito è stato prodotto.

Per questo motivo il Andrea è tenuto ogni anno a presentare la dichiarazione dei redditi in Italia e dichiarare i redditi esteri.

Normativa convenzionale

Accanto alla normativa nazionale deve essere analizzata anche la normativa sovranazionale. Faccio riferimento alla Convenzione contro le doppie imposizioni siglata tra Italia e Regno Unito nel 1988.

Tale norma a valenza superiore alla normativa nazionale (art. 75 del DPR n. 600/73), per questo assume un ruolo fondamentale. E’ infatti importante andare a capire se nella convenzione è prevista la tassazione del reddito nel solo Paese di residenza fiscale.

Se la Convenzione per evitare le doppie imposizioni prevede la tassazione solo nel Paese in cui viene svolto il lavoro dipendente, l’italiano che lavora in Gran Bretagna non può essere tassato nel nostro Paese.

Questo avviene ad esempio nei redditi da lavoro dipendente. Ma attenzione, questo è possibile soltanto nel caso in cui il lavoratore italiano, ai sensi della convenzione, abbia residenza fiscale nel Regno Unito.

Questo aspetto è fondamentale, per la tassazione.

Riepilogando quindi, se Andrea ai sensi della convenzione matura residenza fiscale UK non è tenuto a tassare il reddito da lavoro dipendente estero in Italia. Al contrario, se la sua residenza fiscale è Italiana, sarà obbligato a dichiarare il reddito anche in Italia.

Vediamo, cosa accade, e come è possibile evitare la doppia tassazione del reddito, nel caso in cui ci si trovi a doverlo dichiarare in Italia.

Retribuzioni convenzionali

Nel caso in cui ci si trovi a non avere residenza fiscale in UK è necessario tassare il reddito in Italia. La tassazione avviene applicando le c.d. “retribuzioni convenzionali“.

Tale tipologia di tassazione è indicata dall’articolo 51, comma 8, del DPR n. 917/86.

Il quale prevede che:

il reddito di lavoro dipendente, prestato all’estero in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto da dipendenti che nell’arco di dodici mesi soggiornano nello Stato estero per un periodo superiore a 183 giorni, è determinato sulla base delle retribuzioni convenzionali. Retribuzioni definite annualmente con il decreto del ministro del Lavoro e della previdenza sociale”

Si tratta di una prima agevolazione che consente di vedersi tassare non il reddito estero da lavoro dipendente effettivamente percepito, ma quello più favorevole previsto dalle retribuzioni convenzionali.

Tuttavia, per poter applicare concretamente questa normativa, è necessario che il settore economico in cui viene svolta l’attività da parte del lavoratore dipendente sia previsto nel decreto ministeriale. Decreto che determina le retribuzioni convenzionali che vengono pubblicate ogni anno.

In questo se Andrea che effettua lavoro a Londra, non avesse residenza fiscale in UK dovrebbe tassare il reddito in Italia.

La tassazione avverrebbe attraverso l’applicazione delle retribuzioni convenzionali.

Egli, con questa tipologia di tassazione potrà tassare in Italia un reddito inferiore a quello effettivamente percepito in UK, e certificato dal modello P60.

Per approfondire: Residenza fiscale delle persone fisiche

Evitare la doppia imposizione

Come abbiamo visto, il lavoro a Londra, può comportare il pagamento delle imposte in Italia.

Questo è quanto è dovuto, nel caso in cui ci si trovi a dover pagare le imposte sia in Gran Bretagna che in Italia, a fronte di uno stesso reddito percepito.

Al fine di evitare questa doppia imposizione,conseguente al pagamento delle imposte nel paese di residenza del dichiarante oltre che nel paese di produzione del reddito, sia la convenzione contro le doppie imposizioni stipulata tra Italia e Regno Unito (n. 329 del 05/11/1990), sia il DPR n. 917/86, prevedono un principio generale di divieto della doppia imposizione.

Principio per cui la stessa imposta non può essere applicata più volte.

Per potere applicare concretamente questo principio ci viene in aiuto l’articolo 165 del DPR n. 917/86.

Articolo che prevede che le imposte pagate a titolo definitivo sui redditi prodotti all’estero siano ammesse in detrazione dall’imposta netta.

Imposta scaturente dal conguaglio di fine anno o dalla dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui le imposte estere sono state pagate a titolo definitivo. Questo fino alla concorrenza della quota di imposta italiana corrispondente al rapporto tra redditi prodotti all’estero e reddito complessivo.

Lavoro a Londra e credito di imposta

A prima vista può sembrare complicato, ma in pratica è di fondamentale importanza riuscire a compilare correttamente la dichiarazione dei redditi italiana.

Dichiarazione nella quale il soggetto, avrà diritto ad un abbattimento dell’Irpef (l’imposta sui redditi) pari all’ammontare delle imposte pagate in Gran Bretagna a titolo definitivo (non gli acconti). Questo credito, comunque, non potrà mai superare la quota di Irpef relativa al reddito estero.

Ad esempio se per un reddito pari a  sterline 1.000 la tassazione in Gran Bretagna è pari al 20% ed in Italia pari al 23% si verserà al fisco Britannico il 20% del reddito. Mentre al fisco Italiano la sola differenza del 3%.

In questo modo è correttamente applicato il principio di divieto di doppia imposizione previsto dall’articolo 165 del Tuir.

Lavoro a Londra e tassazione in Italia: consigli

Cosa possiamo imparare dall’esperienza di Andrea?

Prima di tutto è fondamentale consultare un Commercialista esperto, quando si intende trasferirsi all’estero per periodi maggiori di 6 mesi, sia per studio che per lavoro. In modo da pianificare correttamente gli adempimenti fiscali.

Non potendo tuttavia generalizzare in quanto ogni situazione personale ha le sue peculiarità, quello che posso dirvi è che se un cittadino Italiano svolge la sua vita (personale e/o lavorativa) all’estero, per evitare il pagamento delle imposte sul reddito anche in Italia dovrebbe trasferire la propria residenza fiscale all’estero, iscrivendosi all’Aire.

Sul punto vedasi anche la sentenza n. 24112 depositata il 13 ottobre 2017 della Corte di Cassazione. Sentenza che parla appunto di un soggetto che effettua lavoro a Londra.

Lavoro all’estero e tassazione: consulenza

Anche tu ti sei trasferito all’estero e vuoi saperne di più sulla tua posizione fiscale?

Se necessiti dell’analisi della tua situazione personale, ti invito a contattarci attraverso il form di cui al link seguente. Riceverai il preventivo per una consulenza personalizzata in grado di risolvere i tuoi dubbi sull’argomento.

Attraverso il nostro servizio di consulenza fiscale online, potrai avere il supporto di un professionista preparato in tema di redditi esteri, tassazione, credito di imposta e tax planning internazionale.

Commenti:
Considerata l’elevata quantità di commenti che ci arrivano ogni giorno è opportuno effettuare alcune precisazioni. Saranno pubblicati soltanto commenti che arricchiscono il testo dell’articolo con particolari situazioni, utili anche per altri lettori. Per l’analisi di situazioni personali, l’unico modo per ottenere risposta è attraverso il servizio di consulenza fiscale.

91 COMMENTI

  1. Grazie per l’articolo.Vorrei chiedervi, che cosa dovrei consegnare al mio commercialista per i due mesi che ho lavorato all’estero?Premetto che sono nella stessa situazione di Andrea..grazie

  2. Deve consegnare il documento che attesta il reddito e le imposte pagate in UK sul reddito percepito. Se le serve un commercialista per la dichiarazione dei redditi siamo a disposizione.

  3. Buongiorno. Mio figlio ha frequentato uno stage presso una filiale di una banca italiana a Londra, da 11/7/2016 al 11/1/2017. Abbiamo ricevuto il mod P45 Part 1A che riporta redditi di importo tale da non prevedere tassazione in UK. È tenuto alla dichiarazione dei redditi in Italia? Poiché siamo in agosto, è possibile presentarne una tardivamente?

  4. Suo figlio è tenuto a dichiarare i redditi in Italia. Può ancora presentare la dichiarazione senza sanzioni.

  5. Grazie per l’articolo! Molto chiaro!
    Avrei un altro dubbio, è necessario comunicare alla agenzia delle entrate il proprio trasferimento all’estero e iscrizione all’AIRE? O sufficiente avere la conferma dell’avvenuta iscrizione all’AIRE entro 183giorni dalla inizio dell’anno (dando per assunto che l’agenzia delle entrate sia informata)? Grazie

  6. Buongiorno, ringrazio per l’attenzione. Disponendo del solo mod. P45 Part 1A evidenzio alcune difficoltà connesse alla redazione della dichiarazione in Italia. Detto modello é relativo ad un periodo a cavallo di fine anno (mio figlio ha lavorato dal 11/7/2016 al 11/1/2017) di 174 giorni nel 2016 e 11 nel 2017. Occorre comunque fare la dichiarazione in Italia? Nel mod unico è da indicare il reddito complessivo o solo il rateo del 2016? Occorre applicare il cambio al totale o alle singole mensilità? Non disponendo di una CU italiana i dati da indicare in dichiarazione non hanno corrispondenza in quelli del Mod. P45, come regolarsi? Nelle istruzioni al mod. Unico ci sono riferimenti ai fronralieri, ai lavoratori di Campione d’Italia, ma nessun codice per tutti gli altri casi di redditi prodotti all’estero. Quale indicare per uno stagista a Londra? Si può far rientrare nei casi di 4eddito convenzionale? Ringrazio in anticipo per le indicazioni che mi fornirete.

  7. L’iscrizione all’AIRE è obbligatoria per tutti i soggetti che vogliono trasferirsi stabilmente all’estero. Deve essere effettuata a cura del soggetto che si trasferisce, e le consiglio vivamente di farlo, tramite il suo Comune di residenza.

  8. Per informazioni dettagliate relative a situazioni personali c’è il nostro servizio di consulenza fiscale online dedicato. Premetto che per rispondere alle sue domande avremmo bisogno di ulteriori informazioni.

  9. MA SE LO STESSO INDIVIDUO ISCRITTO ALL’AIRE PRODUCE ANCHE REDDITI DA FABBRICATI IN ITALIA, DEVE PRESENTARE PER QUESTI DENUNCIA DEI REDDITI IN ITALIA?

  10. Buongiorno,
    Vivo e lavoro in Inghilterra dal gennaio 2015. Ho fatto richiesta di iscrizione all’Aire nel Marzo 2017, accettata ad Agosto 2017. Vorrei chiederVi, avendo lavorato come dipendente dal 2015 per circa 2 anni senza aver spostato la residenza fiscale, quali sanzioni rischio di incorrere? E se questo puo’ avere ripercussioni su futura pensione? Inoltre, posso eventualmente regolarizzare la mia posizione per tutti gli anni 2015,2016 e 2017 attraverso la voluntary discolure 2017?
    Ringrazio in anticipo per l’eventuale risposta.
    Marco

  11. Salve Marco, per quesiti di carattere personale c’è il nostro servizio di consulenza fiscale online. Le risponderò via mail e a seconda del servizio richiesto fisseremo un appuntamento telefonico per chiarire tutti i suoi dubbi.

  12. buongiorno,
    vi espongo la situazione;

    * non sono ancora iscritto AIRE

    * risiedo e lavoro in Inghilterra per un Ente Statale

    * ricevero’ un compenso da una societa’ privata italiana direttamente in Inghilterra

    * paghero’ le tasse di entrambe le attivita’ direttamente in Inghilterra .

    * riesco ad evitare la doppia tassazione??

    grazie per l’attenzione

  13. Salve Nicola, quando si percepiscono redditi da altri Stati bisogna prima capire che tipo di redditi si percepisce e poi andare ad analizzare la disciplina nazionale con quella convenzionale per capire le modalità di tassazione. Per maggiori info può utilizzare il servizio di consulenza fiscale online dedicato ai redditi esteri.

  14. Grazie per l’articolo, molto chiaro e con riferimenti alla legge annessi.
    Inutile dirlo, un sistema legislativo che va a punire coloro che inavvertitamente hanno dimenticato di registrarsi all’AIRE. Assurdo che si debba pagare la differenza tra aliquota UK e italiana vivendo di fatto all’estero, l’effettiva residenza e’ facilmente dimostrabile all’agenzia delle entrate con la proof of address come si fa con l’AIRE, senza dover incorrere in costi e “sbattimenti” per un commercialista dall’estero.

    Due domande, se potreste rispondermi Ve ne sarei grato:
    1) per legge la registrazione all’AIRE non costituisce obbliga prima di 12 mesi, al tempo stesso si deve presentare la dichiarazione dei redditi se per oltre 6 mesi si lavora all’estero ma non si fa la suddeta registrazione. Un bel tranello legislativo che induce molti a dovere dichiarare redditi in Italia per il primo anno…o ho interpretato male?

    2) nel Regno Unito, la registrazione all’AIRE impiega anche oltre 6 mesi per essere elaborata da Consolato Italiano di Londra e il comune di residenza in Italia. In merito alla dichiarazione dei redditi, fa fede la data di richiesta o approvazione della registrazione all’AIRE? Se quest’ultima valesse come data ufficiale, obbligherebbe il cittadino italiano a registrarsi appena sbarcato nel Regno Unito per il sopra esposto punto 1), giusto? (ma per colpa della lentezza di consolato&co, non del cittadino italiano!)

    Vi ringrazio in anticipo. Cordialmente.

  15. Salve Stefano, sul primo punto ha ragione, al primo anno di iscrizione all’AIRE bisogna fare molta attenzione. Per l’AIRE la data è quella in cui si ottiene l’accettazione.

  16. La Ringrazio per la risposta.
    Come spesso accade in Italia purtroppo, un sistema iniquo che penalizza i cittadini onesti. Scappate e portate via tutti i vostri beni fino a che siete in tempo!

  17. Buongiorno, Sono Gianluigi.
    Sono residente in Italia.
    Ho avuto un’offerta di lavoro da un’azienda Inglese che ha sede a Londra, io dovrei lavorare in Italia per conto di questa azienda come Sales Manager.
    Spero di avere un consigli da parte vostra:
    Che contratto dovrei chiedere per non vedermi applicata la doppia tassazione?
    Per i contributi come funziona?
    Sul lordo che andrò a chiedere che tassazione mi verrà applicata?
    Vi ringrazio per la disponibilità
    Gianluigi

  18. Salve Gianluigi, se l’azienda è inglese e non ha stabile organizzazione in Italia, la doppia imposizione è impossibile da evitare, se mantiene la residenza fiscale in Italia. Altrimenti l’alternativa è espatriare in UK. Per maggiori info c’è il servizio di consulenza fiscale online dedicato.

  19. Volevo chiedere una partita iva Italiana può lavorare in UK ?

    Dove pagare le tasse ?

    E anche fuori dalla comunità europea ?

    Grazie mille

  20. Salve Giacomo, la questione non è cosi semplice. Avere una partita Iva italiana per lavorare all’estero, può non essere la scelta fiscalmente migliore. Prima bisogna analizzare la sua situazione personale e poi è possibile trovare la soluzione migliore per lei. Se interessato mi contatti attraverso il servizio di consulenza fiscale online.

  21. Grazie per l’articolo. Ho una domanda: Vivo in UK Da quattro anni e non ho mai dichiarato nulla in Italia e non sono iscritto all’aire. Se mi iscrivessi adesso, correrei il rischio di incappare in qualche sanzione/pagare arretrati?

  22. Adesso non è in regola. Quindi, a mio avviso prima occorre regolarizzare il passato e poi pensare a come fare un trasferimento di residenza fiscale in modo corretto.

  23. Salve,

    grazie per gli interessanti articoli.
    Avrei una domanda: sono un libero professionista, vorrei trasferirmi in UK a marzo ma ho un contratto di 2 anni con una società italiana.
    Premesso che dovrei iscrivermi all’AIRE, una volta ottenuta la residenza in UK, devo comunque pagare le tasse italiane considerando che percepisco reddito dalla società italiana?

    Grazie mille!

  24. Il reddito della società italiana dovrà essere sempre tassato in Italia. Per approfondimenti sul corretto procedimento per il trasferimento di residenza all’estero e per la tassazione dei redditi esteri, mi contatti al servizio di consulenza fiscale online.

  25. Salve avrei bisogno di un chiarimento. A settembre del 2017 ho comprato un appartamento in Italia. Io risiedo a Londra dal 2002 con mio marito e i miei figli. L’appartamento e’ intestato meta’ a me e meta’ a mio marito. Ora vorremmo affitarlo e usufruire della cedolare secca per pagare le tasse. Il mio dubbio e’ se devo compilare lo stello il 730 a fine anno o non e’ necessario visto che pago le tasse con la cedolare secca non avendo altri redditi in Italia. E vorrei sapere come calcolare visto che meta’ e’ a nome mio e meta’ e’ a nome di mio marito. Grazie per l’aiuto Rossana

  26. Salve Rossana, lei e suo marito se affittate l’immobile con cedolare secca dovrete obbligatoriamente presentare la dichiarazione dei redditi in Italia. Da quella dichiarazione scaturirà l’importo della cedolare secca da versare. Rivolgetevi ad un Commercialista esperto per i calcoli e per la presentazione della dichiarazione. Se volete siamo a disposizione.

  27. Grazie per la pronta risposta. L’appartamento non è stato ancora affitato ma speriamo che lo sarà presto. Quando si deve presentare la dichiarazione dei redditi e che tipo di servizio offrite? Sarei anche interessata ai costi del servizio. Cordiali saluti Rossana

  28. La dichiarazione dei redditi deve essere presentata nel mese di giugno, visto è che in quel momento che si deve versare le imposte dovute. Se vuole possiamo occuparcene noi. Mi scriva in privato e le darò tutte le informazioni e il prezzo.

  29. Grazie per la risposta. Visto che non abbiamo ancora affitato la prossima dichiarazione sara’ dovuta a giugno del 2019 quindi per adesso il problema non si pone. Grazie per l’aiuto e la ricontattero’ prossimamente. Cordiali saluti Rossana

  30. Buonasera,
    grazie per l’utile approfondimento. Avrei solo una domanda sull’applicazione pratica della convenzione contro le doppie imposizioni in sede di dichiarazione dei redditi in Italia.

    Ipotizziamo ad esempio che un cittadino italiano sia residente in Italia per più di 183 giorni nell’arco dell’anno, avendo percepito però, nello stesso anno, anche reddito da datore di lavoro estero (causa trasferimento avvenuto tra luglio e dicembre). Al momento della dichiarazione dei redditi in Italia, viene trattenuto dal fisco italiano solo quel 3% dell’esempio sopra o l’intera imposta (il 23% dell’esempio), differendo la restituzione del 20% ad un momento successivo?

    Faccio questa domanda perché mi è stato riferito da esperti del settore che al momento della dichiarazione dei redditi in Italia si è di fatto tassati una seconda volta e – solo successivamente – il fisco restituisce quanto già tassato dal fisco dello stato estero (con tempi d’attesa notevoli=

    Lo stato estero che mi interesserebbe è l’Austria.

    Ringrazio anticipatamente,
    Stefan

  31. Stefan, se ha bsigono di una consulenza sull’argomento mi contatti attraverso l’apposito servizio. Quello che posso dirle è che ci sono normative precise che dicono come operare in questi casi. Ci possono essere diverse tipologie di tassazione a seconda del tipo di reddito percepito all’estero.

  32. Salve,
    ad Aprile ho incominciato a lavorare in UK ed ho subito richiesto l’iscrizione all’AIRE, che mi è stata riconosciuta a Dicembre.
    Se ho ben capito devo presentare la dichiarazione dei redditi per i mesi durante i quali la mia residenza fiscale era ancora in Italia..Corretto? Qualche consiglio?
    Ciao e grazie mille della mano!

  33. Se l’iscrizione AIRE è valida per oltre 183 giorni nell’anno, in Italia dovrà dichiarare solo i redditi ivi percepiti. I consigli sono per i nostri clienti. Se vuole mi contatti in privato.

  34. Buongiorno, sono residente in italia, pago le tasse in italia, novembre 2017 ho lavorato una decina di giorni per un cliente inglese, ho fatto loro la ricevuta, mi hanno pagato tramite bonifico bancario a dicembre 2017. Dove devo pagare le tasse relative a quel compenso?

  35. Se la sua residenza fiscale è in Italia e non ha una sede fissa in UK pagherà le imposte in Italia per quel reddito.

  36. La sentenza riguarda però un soggetto fiscalmente residente in UK ai sensi della convenzione. Esattamente come descritto nell’articolo.

  37. Buongiorno, ho lavorato in UK fino al 12/11/2017 (regolarmente iscritta all’AIRE), Il 13/11/2017 sono rientrata in Italia e ho provveduto alla riiscrizione all’anagrafe del mio comune (con conseguente cancellazione all’aire). Il 16/11/2017 ho iniziato un lavoro da dipendente qua in Italia.
    Devo compilare il 730 per il periodo 16/11/2017-31/12/2017 o devo compilare un modello unico aggiungendo anche il reddito percepito in UK? (nonostante non fossi residente in Italia).
    La ringrazio anticipatamente
    Alessandra

  38. Salve Alessandra, se vuole la contatto per una consulenza personalizzata in cui risponderò a tutte le sue domande sulla dichiarazione dei redditi.

  39. Salve,

    Vivo da molti anni ha Londra e sto pensando di comprare casa qui. Visto che lavoro in UK ho la residenza fiscale qui e quindi al momento pago solo le tasse qui. Ho una casa intesta a me in Italia, la domanda e’ se dovrei pagare piu’ tasse in UK o in Italia nel caso in cui dovessi comprare casa qui perche’ scatterebbe il fatto della seconda casa?

    Grazie

  40. Leggo molta confusione in quello che dice. Se vuole mi contatti per una consulenza personalizzata.

  41. Grazie mille per il vostro articolo, molto chiaro. La mia domanda e’ leggermente diversa dalle precedenti: mi e’ appena arrivata la conferma di iscrizione all’aire. Ci hanno messo 5 mesi da quando ho inviato la richiesta ma per un soffio sono sotto i 187 giorni. Ormai e’ quasi un anno che vivo a Londra ma non mi ero iscritto subito all’AIRE. Se torno in italia tra un mese cosa succede?
    Fa fede la data di iscrizione all’AIRE o il giorno in cui mi hanno comunicato che sono stato iscritto? Perche se il caso e’ il secondo sono bloccato qui fino all’anno prossimo o mi trovo a risultare residente in italia di nuovo e devo dichiarare i miei redditi (cosa che ho dovuto fare l’anno scorso perche’ sono arrivato a settembre e sono finito a dover pagare 1500 euro extra di tasse al governo italiano per soli tre mesi di lavoro a londra).

    Spero possiate rispondere a queste domande, vi ringrazio moltissimo per il vostro aiuto

  42. Fa fede la data di iscrizione AIRE per la residenza fiscale. Per maggiori info sono a disposizione in privato.

  43. Buonasera,
    ho inviato la richiesta all’AIRE il 30 luglio 2018 ma sono residente in UK da ottobre 2017. Presenterò la dichiarazione 740 anno 2017 includendo i redditi percepiti qua nei 3 mesi di lavoro ed il commercialista considererà la differente aliquota di tassazione portandomi a pagare tasse in Italia. Corretto?
    Come dovrebbero essere utilizzate le tabelle di retribuzioni convenzionali della GU?
    Per il 2018 visti i tempi lunghi di lavorazione al consolato dovrò dichiarare la quota integrale del reddito in UK?? Sarebbe un esborso di denaro considerevole. Come dovrei procedere?
    Grazie

  44. Salve Patrick, posso rispondere a tutte le sue domande, ma attraverso una consulenza. Le spiegherò se e come potrà utilizzare le retribuzioni convenzionali nella sua situazione.

  45. Buonasera,

    Cosa succede se si è residenti fiscali nel Regno Unito e iscritti all’AIRE e si percepiscono dividendi azionari (tassati lautamente) dall’Italia? Premetto che non si tratta di cifre molto ingenti. Entra in gioco la doppia tassazione?

    Grazie mille.

  46. Sicuramente, si cade in una situazione di doppia tassazione del dividendo, ma esistono modalità per attenuare questa situazione.

  47. Grazie! Sono iscritto all’AIRE nel Regno Unito e possiedo beni immobili affittati in Italia. Devo dichiararli anche nel Regno Unito? Possiedo inoltre un conto corrente in Italia che mi dà un interesse 0 ,04. In Italia pago tutte le tasse sui redditi da affitto e il resto come seconde case.

  48. Il reddito derivante da beni immobili in Italia deve essere dichiarato anche nel Paese di Residenza fiscale. Stessa cosa per tutti gli altri redditi prodotti all’estero. Per maggiori info se vuole mi contatti in privato.

  49. Buongiorno, mi ricollego al commento di “Ivan” qui sopra.
    Ho lo stesso problema, ho fatto domanda di iscrizione all’AIRE a maggio 2018, ma la pratica dopo 6 mesi e mezzo non è stata ancora visionata. A breve comincerò a lavorare qui in UK e ho il dubbio di dover dichiarare le tasse anche in Italia.
    Nella risposta al commento leggo “fa fede la data di iscrizione all’AIRE per la residenza fiscale”, e non quella di accettazione della domanda, ma nel sito del consolato di Londra c’è scritto che la decorrenza dell’iscrizione avviene dal momento in cui il comune di anagrafe riceve la richiesta del consolato.
    Da questo deduco che la cancellazione della mia residenza fiscale in Italia sarà effettiva solo in quel momento, indipendentemente dalla data di invio della mia domanda. E’ così, oppure ho capito male qualcosa?
    Ovviamente spero di essere smentita, visto che è assurdo che un cittadino sia costretto a versare dei contributi in Italia in seguito alla pura inadempienza di un servizio statale (in questo caso il consolato di londra) nel risolvere in tempi ragionevoli una pratica amministrativa, che tra l’altro il cittadino è obbligato a presentare.
    Grazie mille in anticipo per l’aiuto!!

  50. La data in cui sarà accettata la sua iscrizione AIRE è quella di presa in carico della domanda. Quindi tutto dipende da questa data, e se dalla stessa vi sono o meno almeno 183 giorni nell’anno di iscrizione AIRE valida. Questo è l’aspetto da valutare, per capire in quale annualità è avvenuto il trasferimento di residenza fiscale.

  51. Buona sera, la mia domanda e un poco piu complicata, credo. Abito a Londra, lavoro a Londra pero sono spagnola e sto pensando in tornare a Roma dove ho vissuto. La mia azienda inglese accetta il mio cambio. Essendo spagnola devo fare lo stesso che una persona italiana vero? Non vorrei pagare doppia tasse.

  52. Per risponderle bisogna capire dove è adesso la sua residenza fiscale e dove sarà il prossimo anno. Se vuole mi scriva a questa mail: [email protected] le farò un preventivo per analizzare in dettaglio la sua situazione ed indicarle la modalità migliore per tassare questo reddito.

  53. Salve,
    sono arrivato da poco in UK ma non ho ancora fatto iscrizione all’AIRE. Avrei intenzione di aprire una self-employed qui, in quanto sono un libero professionista.
    Premetto che non ho partita iva in Italia, le mie domande sono:
    – se avessi un contratto a progetto in Italia, dovrei pagare le tasse anche in Italia?
    – il mio datore di lavoro in Italia, deve pagare l’iva anche se emette bonifico ad una self-employed in UK?

    Grazie mille

  54. Salve Fabio, se hai intenzione di restare a lungo in UK ti consiglio di avviare li tutte le pratiche per operare come self-employed. Per la tassazione in Italia dipende dalla tua residenza fiscale. Se vuole ne parliamo meglio in consulenza in privato.

  55. Salve… Leggendo le sue delucidazioni sul caso per un residente fiscale in Italia ma operante all’estero per piu’ di 183 giorni presso societa’ britannica, leggevo che dovrei dichiarare in Italia stando alla legge Italiana, ma poi nella sentenza postata relativa all’applicazione del trattato bilaterale dell’88 ratificato dall’Italia nel 90 emerge tutto il contrario Per l’art 15 dello stesso se sono residente in uno stato contraente(Italia) ma i miei redditi derivano da attivita’ lavorativa svolta totalmente presso l’altro stato contraente e per piu’ di 183 giorni, allora devo dichiarare e versare i contributi in via esclusiva nello stato in cui lavoro (avverbi “soltanto” presente nell’art. Non si specifica residenza fiscale, ma residenza è basta e in ogni caso la normativa in questione prevale su quella nazionale. Allora perche’ lei ha detto che bisogna dichiarare in Italia?

  56. Salve Francesca, l’articolo 15 della convenzione non presenta l’avverbio “soltanto”, al posto corretto, ovvero nell’ultima frase. Questo significa che vi è concorrenza di tassazione tra Stato della fonte (UK) e Stato di residenza (Italia). La residenza indicata in convenzione è sempre quella fiscale. Per maggiori info sono a disposizione per una consulenza in privato.

  57. Salve questo articolo non mi ha copletamente chiarito le idee.
    Io sto lavorando in Inghilterra, credo come libero professionista, nel senso che ho dovuto aprire la mia ltd company anche se ho un contratto di lavoro fulltime.
    Ho anche una partita iva in italia con cui genero qualche piccola entrata.
    Il mio scopo sarebbe non essere doppiamente tassato sui redditi esteri e pagarli in Inghilterra. Ed essere tassato su quelli italiani in Italia.
    Ho inviato la domanda di iscrizione all-Aire ma vari amici mi han detto che ci possono volere anni per vederla confermare.
    Vorrei capire se a causa della lentezza burocratica italiana io saro’ tenuto a pagare le tasse in italia oppure no.
    Un altro mio amico mi aveva detto che la residenza e’ una psecie di dato di fatto, se tu vivi piu’ di 183 giorni vieni considerato residente per le tasse in quel paese.

    Potete chiarimi la mia situazione?

    Grazie dell’attenzione.

  58. Salve Riccardo, prima di tutto occorre capire il Paese di sua residenza fiscale. Successivamente si può capire dove e come deve tassare i suoi redditi. Non ho abbastanza informazioni e comunque occorre una analisi maggiore per individuare la residenza fiscale. Se vuole mi contatti a questa email: [email protected] per una consulenza.

  59. Salve, sono un cittadino italiano residente da più di 15 anni in Inghilterra regolarmente iscritto all’AIRE. Possedovo una casa in Italia che nel periodo 2011-2015 è stata locata. I proventi di tale locazione sono stati regolarmente denunciati nella dichiarazione dei redditi inglese, ma ora l’agenzia delle entrate mi ha mandato una cartella esattoriale in quanto secondo loro avrei dovuto fare anche la dichiarazione in Italia. Non è questo un caso di doppia tassazione? Devo pagare quanto richiestomi dall’agenzia delle entrate?
    Grazie in anticipo
    Marco

  60. Salve Marco, l’Agenzia delle Entrate ha ragione, il reddito fondiario si dichiara nello Stato della Fonte (Italia) e poi nello stato di residenza fiscale (UK). Qui, per evitare la doppia tassazione ha diritto ad un credito. Questo è quanto prevede la convenzione italia UK contro le doppie imposizioni sui redditi fondiari. Il comportamento dell’Agenzia appare corretto.

  61. Salve, sono cittadino italiano residente in UK da Gennaio 2018. Non sono attualmente iscritto all’Aire. Per il periodo 2018-2019 ho dovuto versare più di 2000 euro di tasse al fisco italiano, avendo già pagato le tasse qui.

    Vorrei avere una risposta su due quesiti:

    1. Richiedendo il CoR (certificate of Residence) al governo Inglese e possibile avere un rimborso delle tasse versate in Italia? Visto che ho speso non più di 30 gg in Italia nel periodo 2018-2019? O il rimborso menzionato nella pagina del CoR (https://www.gov.uk/guidance/get-a-certificate-of-residence) e riferito alle tasse versate qui in UK? In alternativa, esiste un documento simile in Italia, per lo stesso fine?

    2. Per non incorrere nella medesima situazione l’anno prossimo, e sufficiente richiedere il CoR e iscriversi all’Aire, per non dover più versare le tasse in Italia? O non e materialmente possibile evitare di versarle le tasse anche in Italia? Sia online che tra i professionisti (commercialista) c’è molta confusione sul fatto che basti o meno l’iscrizione all’Aire per evitare di versare le tasse in Italia, lavorando all’estero per più di 183 gg…

    Ringrazio,
    Mario

  62. Salve Mario, per rispondere alle sue domande compiutamente c’è bisogno di analizzare con dettaglio la sua situazione altrimenti rischierei soltanto di fornirle risposte parziali o inesatte. Se vuole sono a disposizione in privato per una consulenza personalizzata ove potrà pormi tutte le sue domande.

  63. Salve, vivo e lavoro a Londra da Settembre 2018 e attualmente con la dichiarazione dei redditi risulta che io debba pagare €2500 per il lavoro svolto in Italia nel 2018 e €900 per il lavoro svolto in UK. Ho richiesto l’iscrizione all’Aire solo qualche giorno fa, ma è possibile che io debba pagare tutto ciò? O c’è modo per alleggerire il costo?

  64. Salve Davide, tutto dipende dalla sua residenza fiscale, occorre analizzare quella per poter capire se quanto effettuato è corretto. Qualora volesse sono a disposizione per analizzare la sua situazione. Nel caso mi contatti in privato.

  65. Buongiorno, mio figlio di 23 anni è stato in Inghilterra da gennaio a marzo 2020 per perfezionare il suo inglese e continuare poi in Italia gli studi universitari. In questo periodo, ha lavorato presso il Casinò di Southampton come cameriere. Ha percepito un salario che gli è stato pagato anche per il mese di aprile, nonostante sia rientrato in Italia a marzo a causa del corona virus. Ad oggi, ha guadagnato circa 3.000 sterline e molto probabilmente non ritornerà più in Inghilterra. Domanda: io lo devo togliere dal carico di famiglia? Mio figlio deve fare la dichiarazione dei redditi in Italia, nonostante abbia pagato le tasse in Inghilterra? Grazie per la Sua attenzione.

  66. Buonasera…Ho scoperto quest’articolo per caso…Cominciamo dall’inizio… mi sono trasferita in Scozia nel settembre 2017 … dopo aver lasciato l’Università (premetto che in Italia ho avuto poche esperienze lavorative tutte con contratto a chiamata) detto questo… non mi sono iscritta all’Aire e non l’ho mai considerato un problema non essendo proprietaria di un’immobile e avendo sempre pagato le tasse qui in Scozia.In oltre di recente ho pensato di riprendere in mano i libri e di tornare all’Università per dare i pochi esami che mancano alla conclusione del mio percorso di studi e uno dei requisiti è proprio NON essere iscritti all’Aire… proprio oggi ho chiesto un documento che testimoniasse il mio “redito scozzese”dal 2018 affinché sia possibile avere un modello Isee parificato…
    Dunque mi sorge spontaneo chiedere ,adesso,
    Considerando la mia situazione, rischio di essere sanzionata o multata?La condizione è da considerarsi irregolare?

  67. Salve, innanzitutto ottimo articolo.

    Al momento mi trovo in Italia (smart working, da Giugno causa covid) con lavoro a Londra. In termini di tassazione come funzionerebbe? Premetto che sono un iscritto AIRE con residenza (anche fiscale) in UK. Ho letto che se non trascorro piu’ di 183 giorni in Italia la mia tassazione rimarrebbe comunque UK (tramite PAYE). Tuttavia, se dovessi rimanere qui per piu’ di 183 giorni – specialmente a causa del covid – non vi sara’ doppia tassazione (UK e Italia), e continuero’ a pagare le mie tasse in UK, ho capito bene?

    Grazie in anticipo per la risposta, qualunque essa sia.

    Cordialmente,
    Antonio

  68. Per l’analisi di situazioni personali per le quali è richiesto maggiore dettaglio, come nel suo caso, se vuole ci scriva in privato per una consulenza. La aiuteremo a risolvere i suoi dubbi.

  69. Sara sicuramente senza iscrizione AIRE non è in regola per la normativa fiscale nazionale, ma in alcuni casi è possibile applicare delle soluzioni alternative. Comunque se vuole per l’analisi di situazioni personali per le quali è richiesto maggiore dettaglio, come nel suo caso, se vuole ci scriva in privato per una consulenza. La aiuteremo a risolvere i suoi dubbi.

  70. Buongiorno,
    Vi é una soglia minima di reddito (da lavoro dipendente all’estero, essendo residente fiscale in Italia) sotto la quale si sia esenti dalla dichiarazione del reddito?

  71. Buongiorno,
    Sono cittadino inglese e mi trasferirò in Italia. La mia residenza UK mi risulta la posso mantenere perché ho casa e spenderò in uk piu di 90 giorni all anno (credo ne bastino 14).
    Dal momento che per lavoro viaggio molto ovunque in Europa, il mio reddito da lavoro dipendente mi verrà pagato da azienda UK anche se vivo in Italia. prevedo di essere con i ‘piedi’ in italia per circa 180 giorni all’anno. Posso mantenere residenza fiscale in uk?

  72. filippo
    sono iscritto all’AIRE lavoro per una compagnia inglese; ho anche passaporto inglese;
    da sei mesi lavoro online dall’Italia;
    devo prendere la residenza in Italia?
    la compagnia può continuare a pagarmi su un conto inglese anche se prendo la residenza in italia ?

  73. La risposta alla domanda dipende dalla sua residenza fiscale, occorre analizzare la sua situazione personale per identificare lo Stato di sua residenza fiscale ed a quel punto verranno fuori gli obblighi dichiarativi. Se vuole mi contatti in privato per una consulenza.

  74. Salve Federico, avrei bisogno di delucidazioni. Sono residente in UK dal 1997, regorlarmente iscritto all’AIRE in possesso della doppia cittadinanza Italiana/British (con passaporto). Date le attuali circostance, il mio datere di lavoro inglese mi ha dato la possibilita’ di remote working da casa presso i miei genitori che vivono in Italia. Quuanto tempo posso stare in Italia? Incorro a degli oneri fiscali? Grazie

  75. Buongiorno, sono cittadina italiana ma residente in Inghilterra. Iscritta all’AIRE, lavoro e pago le tasse qui. Sto pensando di affittare il mio appartamento in Italia con canone concordato e cedolare secca.
    Che tipo di tasse dovrei pagare sul reddito? Dove devo dichiarare le tasse sul reddito? E se in Italia, c’e’ un servizio di assistenza a cui mi posso appoggiare? Grazie!

  76. il quesito che vi pongo è per un mio amico ed è nato con la brexit. Steve è cittadino Inglese e lavora a Londra, nel 2000 ha acquistato una casa in Italia dove passa le vacanze estive. Negli ultimi sei mesi a causa della nota pandemia ha lavorato in smart-working dalla sua casa in Italia. Vorrebbe continuare così ma si vede costretto a richiedere il permesso di soggiorno non essendo più cittadino UE. Fiscalmente a cosa va in contro???

  77. Salve sarei interessata ad una consulenza per analizzare la mia situazione. È possibile avere un preventivo?

  78. Buongiorno,
    da metà gennaio sto facendo (lavorando da remoto dall’Italia) un tirocinio di sei mesi (che potrebbe portare ad una assunzione) per una azienda di Londra.
    Per corrispondermi l’importo mensile di circa €1.000 mi chiedono di emettergli fattura (di cui mi hanno fornito esempio) e che in calce riporta la dicitura “This invoice confirms you are responsible for paying tax in your country of residence”.
    A questo punto non so come comportarmi ai fini fiscali in Italia (e l’azienda non sembra in grado di aiutarmi): devo aprire una partita IVA?
    C’è una normativa consultabile che tratta il mio caso?
    Grazie anticipatamente per l’aiuto che potrete darmi.
    Cordialmente
    Francesca

  79. Se le chiedono l’emissione di una fattura la considerano un professionista esterno, quindi deve operare con partita Iva. Se desidera approfondire siamo a disposizione per una consulenza.

  80. Buonasera,

    ho vissuto in Uk e ho ottenuto la doppia cittadinanza ma senza mai iscrivermi all’Aire. In Italia ho fatto solo lavori stagionali da giovane e non ho nessun immobile a mio carico. Ora sono tornata in Italia e vorrei rimanerci. Devo trasferire il denaro inglese (guadagnato legalmente in Uk e pagando le tasse)e dichiarare i soldi in Italia?
    Grazie

  81. Per l’analisi di situazioni personali per le quali è richiesto maggiore dettaglio, come nel suo caso, se vuole ci scriva in privato per una consulenza. La aiuteremo a risolvere i suoi dubbi.

  82. Buongiorno,
    tra qualche settimana tornero’ a vivere e lavorare in Italia dopo aver vissuto a Londra per qualche anno. Spostero’ anche la residenza in Italia, dunque disiscrivendomi dall’Aire. Nel frattempo ho acquistato una casa a Londra che intendo affittare. Sull’affitto di questa casa, dovro’ pagare le tasse in UK o in Italia? o in entrambi i paesi?
    Grazie,
    Matteo

  83. Per l’analisi di situazioni personali per le quali è richiesto maggiore dettaglio, come nel suo caso, se vuole ci scriva in privato per una consulenza. La aiuteremo a risolvere i suoi dubbi.

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