I fondi comuni sono strumenti di investimento, gestiti dalle società di gestione del risparmio (SGR) che riuniscono i risparmi di più soggetti aderenti per investirle formando un unico patrimonio, detenuto in diverse attività finanziarie (azioni, obbligazioni, titoli di stato, etc.) o, per alcuni di essi, in immobili, rispettando regole volte a ridurre i rischi. I fondi armonizzati e non sono soggetti a tassazione sostitutiva al 26%.

Caratteristica dei fondi comuni è che sono suddivisi in tante parti, dette quote, che vengono sottoscritte dai risparmiatori e garantiscono uguali diritti. La stessa attività di investimento può essere svolta anche da società di investimento a capitale variabile (SICAV) o a capitale fisso (SICAF). Tuttavia, il fondo comune rappresenta un patrimonio a se stante (costituito con i risparmi dei sottoscrittori) rispetto a quello delle società che lo gestisce. Nel caso di SICAV e SICAF, invece, si tratta di vere e proprie società in cui i risparmiatori diventano soci, con una assimilazione della società nel fondo in cui si investe. In pratica sia in fondi che le SICAV e SICAF svolgono la stessa attività, ma con modalità completamente diverse.

Oggi i fondi comuni di investimento rappresentano il principale strumento del risparmio gestito. Il motivo del successo di questo strumento di investimento è dato dal fatto che un intermediario raccoglie i risparmi di vari soggetti per investirli in asset sicuri e creare così nuovo valore. Se sei un investitore ancora poco esperto i fondi di investimento rappresentano uno strumento semplice e sicuro per investire in titoli azionari. Questo anche senza possedere grandi capitali da investire.

Si tratta di strumenti adatti anche a chi ha disposizione risparmi non ingenti. Sono sufficienti anche poche centinaia di auro per poter acquistare la quota di un fondo. Con questa potrai partecipare agli utili (o alle perdite) dello stesso. Detto questo, andiamo ad analizzare, in questo articolo, i motivi del successo, le possibilità di utilizzo dei fondi di investimento, ma soprattutto il loro regime fiscale di tassazione ai fini delle imposte dirette.

Che cosa sono i fondi comuni di investimento?

Secondo una definizione nota, per fondi di investimento si intendono gli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) che svolgono la funzione di raccogliere liquidità da più risparmiatori al fine di costituire un patrimonio unitario da investire in attività finanziarie come azioni, obbligazioni o titoli di Stato, oppure in immobili o, ancora, in attività diverse (ad esempio, crediti).

I fondi di investimento sono costituiti da patrimoni autonomi, formati dalle quote sottoscritte dalla pluralità dei partecipanti, ma ben distinti sia dal patrimonio della società che li gestisce che da quello dei sottoscrittori.

Come funziona concretamente un fondo?

Immagina il Fondo di Investimento come una gigantesco lago ove confluisce acqua (denaro) da parte di una pluralità di fiumi affluenti (gli investitori). Immagina che l’acqua del lago non resti ferma, ma venga dirottata in una serie di canali (tipologie di investimento: titoli di stato, obbligazioni, azioni, ETF, etc) da pare di vari operatori (società di gestione del risparmio SGR).

Le Società di Gestione del Risparmio (SGR) sono degli operatori finanziari certificati ed obbligati all’iscrizione in un apposito Albo che ne verifica l’idoneità e i requisiti. Lo scopo principale di un fondo comune di investimento è quello di ottenere, attraverso una gestione collettiva, vantaggi in termini di rendimento.

Mi spiego meglio. Se investo il denaro facendo un unica operazione ho minori costi rispetto ad effettuare tantissime piccole operazioni separate. In breve questo è il vantaggio del fondo di investimento, lo sfruttamento di una economia di scala e di minori costi di transazione in ambito finanziario. Accanto a questo la dimensione del fondo è in grado di garantire anche minori costi, ed un maggiore potere contrattuale, quindi condizioni migliori per gli investitori.

Le quote del fondo comune di investimento

Presta sempre la dovuta attenzione al fatto che il fondo comune non garantisce comunque nessun rendimento prestabilito. Tieni presente che il guadagno per il sottoscrittore dipende soprattutto dalle attività in cui il fondo ha investito.

Il portafoglio di un fondo comune è unico per tutti i sottoscrittori che vi partecipano ed è diviso in quote. Tecnicamente tu puoi acquistare quote di partecipazione al fondo, il cui valore varia quotidianamente a seconda dell’andamento del mercato. In buona sostanza, acquistando quota di un fondo diventi proprietario di una fetta di quel patrimonio. La quota è pari al versamento effettuato aumentato o diminuito dalla plus/minusvalenza realizzata dal gestore. Possiamo dire, quindi, che il valore della quota detenuta viaria di giorno in giorno in relazione alle operazioni che vengono effettuate.

Qual è lo schema di funzionamento di un fondo comune di investimento?

Prima di effettuare qualsiasi tipo di investimento finanziario è necessario approfondire cosa si sta andando ad acquistare e la procedura da seguire, al fine di evitare brutte sorprese. Molto schematicamente, possiamo dire che il funzionamento di un fondo comune di investimento è legato al seguente schema:

  1. Acquisizione delle quote del fondo. Direttamente oppure tramite il tuo istituto finanziario di fiducia è possibile acquistare le quote del fondo comune di investimento prescelto. In questo modo si diventa un “fondista” (nome di coloro che acquistano quote del fondo) e si ha la possibilità di partecipare ai profitti e alle perdite del fondo secondo la percentuale detenuta;
  2. Gestione del patrimonio del fondo da parte della SGR. La società di gestione del risparmio di riferimento gestirà in autonomia il patrimonio del fondo. Ogni SGR solitamente gestisce più fondi diversi per investitori diversi;
  3. Detenzione dei titoli presso una banca depositaria. I titoli del fondo vengono custoditi da una banca depositaria che ha lo scopo di verificare la legittimità e la correttezza delle attività svolte.

Per quanto riguarda, invece, la sottoscrizione delle quote del fondo comune di investimento, può avvenire seguendo una di queste due modalità:

  • Versamento in un’unica soluzione (PIC);
  • Con un piano di accumulo di capitale (PAC).

Questi ultimi, detti piani di accumulazione o PAC, dovrebbero rappresentare la modalità di investimento più naturale. Infatti, nelle famiglie i risparmi tendenzialmente si formano mese dopo mese, anno dopo anno.

Come si calcola il rendimento di un fondo comune di investimento?

Al fine di valutare la redditività dell’investimento effettuato è necessario andare ad individuare come si calcola il rendimento di un fondo comune di investimento. Come detto, acquistando la quota di un fondo diventi proprietario dello stesso limitatamente alla quota detenuta.

Il valore delle quote viene calcolato il metodo NAV (Net Asset Value). Si tratta di una valutazione del rendimento del portafoglio di asset detenuto dal portafoglio.

Esso viene calcolato come segue:

NAV = attività degli asset – passività / quote in circolazione

In pratica, il calcolo del valore del fondo comune di investimento è determinato dalla differenza tra asset investiti (attività) e debiti del Fondo (passività). La differenza tra queste voci, rappresenta il Valore Netto del Fondo. Tale valore è quello che remunera tutti gli investitori. Per il l’investitore ci sarà stato un guadagno se il valore del fondo al momento della vendita delle quote è superiore al valore di acquisto delle quote stesse. Il guadagno è, di fatto, una plusvalenza, mentre in caso di perdita si realizza una minusvalenza.

Fondi comuni di investimento aperti e chiusi

I fondi comuni possono essere di due tipi: aperti o chiusi. In base alla loro denominazione hanno delle diverse caratteristiche, che permettono al fondo di operare in modo differente. Andiamo ad analizzare, di seguito, le differenze per l’investitore tra fondi di investimento aperti e chiusi.

Fondi di investimento aperti

I fondi di investimento aperti sono caratterizzati da un capitale variabile. Si tratta di quei fondi dove è libero l’ingresso di nuovi sottoscrittori di quote. Questo significa che, teoricamente, ogni risparmiatore che ha sottoscritto una quota è libero di poter rientrare del proprio investimento, che viene liquidato dalla società di gestione in base al valore della quota. Ogni soggetto, quindi, può decidere sempre di lasciare il fondo quando lo ritiene più opportuno. Il valore della quota liquidato dalla società di gestione del risparmio gli sarà liquidato sul conto corrente, al netto dell’imposizione fiscale (eventuale) a carico del risparmiatore.

Il valore del singolo patrimonio viene calcolato giornalmente in base ai prezzi di mercato dell’intero portafoglio ed al numero di quote esistenti in quel preciso giorno. I fondi di investimento aperti sono a sua volta divisi in due differenti tipologie:

  • Fondi di investimenti aperti armonizzati. Fondi conformi alle Direttive comunitarie n. 611/85 e 220/88 recepite nel nostro ordinamento con il Decreto Legislativo n. 83/92;
  • Fondi di investimenti aperti non armonizzati. Fondi che, non rispettando tali vincoli, possiedono una maggiore libertà di investimento del patrimonio. Tra questi troviamo i fondi speculativi, i fondi di fondi e soprattutto gli Hedge Funds. Questi ultimi richiedono una maggiore disponibilità di capitale rispetto agli altri.

Fondi di investimento chiusi

I fondi di investimento chiusi si caratterizzano invece per avere un capitale fisso. I partecipanti ad un fondo comune chiuso possono sottoscrivere la propria quota al momento di istituzione del fondo e riscattarla solo alla sua data di scadenza. Rispetto ai precedenti, si tratta di fondi di investimento “rigidi” che vengono proposti per lo più ad investitori selezionati e con capitale ingente da investire.

Quali tipologie di fondi comuni di investimento esistono?

Esistono sul mercato vari tipi di fondi con caratteristiche abbastanza definite, in termini di profilo rischio/rendimento atteso. In particolare, è possibile suddividere i fondi di investimento in 6 macro-categorie in base al peso dell’investimento azionario. Mi riferisco alle seguenti:

  • Fondi di liquidità: Destinano tutto il portafoglio a obbligazioni e liquidità. I fondi di liquidità non possono investire in azioni e in strumenti privi di rating. Gli strumenti detenuti devono avere un rating non inferiore ad A2 (Moody’s) e A (S&P). Sono liquidi ed adatti a chi non può investire nel lungo periodo. Il loro rendimento è in linea con quello dei BOT: perciò non è elevato, ma stabile nel tempo;
  • Fondi obbligazionari: Non possono investire in azioni e pertanto destinano tutto il loro portafoglio in obbligazioni e liquidità. Si prestano a soddisfare l’esigenza di chi vuole fare crescere il capitale nel medio periodo (3-5 anni). In questo arco temporale il loro rendimento è superiore a quello dei fondi di liquidità;
  • Fondi bilanciati: Investono in un mix di Titoli di Stato, obbligazioni e azioni, in Italia e all’estero con un unico vincolo: la quota del portafoglio destinata alle azioni deve essere compresa tra il 10 e il 90%. Si adattano a chi vuol fare crescere il capitale nel medio-lungo periodo (oltre 5 anni), con un rendimento potenzialmente superiore a quello degli obbligazionari;
  • Fondi azionari: Investono almeno il 70% del portafoglio in azioni e sono adatti a soddisfare l’esigenza di chi vuole fare crescere il capitale nel lungo periodo (7-10 anni e oltre). La rischiosità dei fondi azionari, in generale cresce all’aumentare della specializzazione: i fondi diversificati su più Paesi sono quelli meno volatili;
  • Fondi immobiliari: Si tratta di fondi chiusi che investono il patrimonio in beni specifici in prevalenza immobiliari. I fondi in questione generano il rendimento per i sottoscrittori attraverso le plusvalenze maturate sugli immobili. La funzione di questi fondi è anche di stabilità dei mercati finanziari e di sviluppo di quello immobiliare;
  • Fondi di altri fondi: Si tratta di fondi il cui portafoglio non è costituito da titoli finanziari ma bensì da quote di altri fondi. I fondi di fondi investono anche nelle quote di hedge funds. Cosa che rende accessibili anche ai piccoli risparmiatori la partecipazione a tale tipologia di fondo altrimenti impossibile per via dell’elevato costo delle quote;
  • Fondi ETF: Vi è un’altra tipologia di fondo: l’Exchanged traded fund (ETF) che è una forma passiva di risparmio. Gli Exchange Traded Funds (ETF) possono essere definiti, come “fondi quotati sul mercato“. Gli ETF sono dei fondi le cui quote sono negoziabili in borsa come delle normali azioni quotate, che hanno come obiettivo quello di replicare l’indice borsistico al quale si riferiscono attraverso una gestione passiva dell’investimento. Per approfondimenti sull’argomento rimandiamo al seguente articolo: “Che cos’è un ETF?“.

Come si sceglie un fondo comune di investimento?

In base alle caratteristiche di investimento dell’investitore si arriverà a scegliere i fondi sui quali investire. Occorre individuare il grado di rischio di ogni investitore. Senza individuare questo è davvero difficile scegliere. Per quanto riguarda la somma deve essere una somma che puoi permetterti di veder oscillare nel tempo senza che questo non ti crei preoccupazione. Tuttavia, la scelta migliore è sempre quella di investire su più fondi di categorie diverse. Spesso, infatti, è l’insieme di più fondi, con differenti caratteristiche, che meglio può rispondere alla diversificazione del rischio.

E’ bene dire che per scegliere i fondi bisogna conoscerli e confrontarli. Per questo è fondamentale leggere bene il prospetto informativo ed i documenti contabili. Si tratta di documenti obbligatori forniti dalla Società di Gestione del Risparmio dove sono contenute tutte le informazioni che consentono di comprendere nel dettaglio le differenze funzionali e qualitative dei prodotti.

Ad ogni investitore, infatti, deve essere offerta una categoria di Fondo la cui capacità è quella che meglio soddisfa le proprie esigenze di investimento. Oltre a questi aspetti è importante valutare anche i costi. Sia perché incidono sul rendimento complessivo dell’investimento. Sia perché a volte, i singoli fondi offrono più formule (commissioni di entrata, uscita, ecc) fra le quali scegliere quelle che meglio si adegua alle proprie esigenze. Se non sei in grado di fare questo tipo di valutazioni in autonomia allora è meglio che tu ti faccia assistere da un intermediario di tua fiducia.

Il riferimento del benchmark

Un elemento che ti invito a considerare se stai valutando l’acquisto di un fondo comune di investimento è il “benchmark“. Con questo termine si intende il parametro di riferimento che permette di riconoscere il profilo di un prodotto o fondo finanziario. In questo caso, il benchmark può aiutarti a capire l’indice di rischio di un fondo. Mediante questo indicatore si riesce a comprendere la struttura del fondo e a capire quali rischi sta correndo sul mercato attuale. Il benchmark, in pratica, è costituito da uno o più indici che configurano l’andamento dei mercati in cui investe il fondo.

I fondi di diritto italiano hanno l’obbligo di indicare il benchmark su tutta la documentazione rivolta al pubblico e di metterlo a confronto con l’andamento del fondo.

Quale tassazione per i fondi comuni di investimento?

Per quanto riguarda il regime fiscale di tassazione ai fini delle imposte dirette che grava sui partecipanti privati che detengono le quote di un fondo di investimento non immobiliare (al di fuori del regime di impresa) occorre prima di tutto distinguere tra:

  • Soggetto percettore privato: si fa riferimento al regime di tassazione dei redditi di capitale (art. 44, co. 1 lett. g) del TUIR);
  • Soggetto percettore impresa: in questo caso i proventi derivanti dalla partecipazione al fondo sono qualificati come redditi di impresa e tassati secondo le disposizioni del TUIR in relazione a questa categoria reddituale.

La tassazione dei proventi dei fondi di investimento mobiliare od organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) in capo alle persone fisiche residenti in Italia varia a seconda della collocazione del fondo e della compliance dello stesso rispetto alle direttive dell’Unione europea (UE) di settore. Ai fondi sono equiparate le società d’investimento a capitale variabile (SICAV) e le società d’investimento a capitale fisso (SICAF). Fra i proventi dei fondi si annoverano oltre alle distribuzioni della gestione anche la differenza fra il valore di riscatto, di cessione o di liquidazione delle quote o azioni e il costo medio ponderato di sottoscrizione o acquisto (senza alcuna deduzione di spese).  

Con le modifiche di cui agli artt. 10 e 11 D.Lgs. n. 44/2014 è stato eliminato dall’art. 26-quinquies del DPR n. 600/1973 il riferimento ai prospetti periodici dei fondi (NAV) e, di conseguenza, l’intera differenza fra il prezzo di cessione e il costo di acquisto è considerato ora reddito di capitale, mentre il differenziale negativo dà luogo a una minusvalenza (redditi diversi).

Sui redditi derivanti dalla partecipazione ad OICR istituiti in Italia (fondi di diritto italiano), diversi dagli OICR immobiliari, e a fondi lussemburghesi storici, la ritenuta è applicata (art. 26-quinquies co. 4 del DPR n. 600/73):

  • A titolo d’acconto nei confronti di soggetti che detengono le quote o azioni nell’esercizio di un’attività di impresa commerciale, e
  • A titolo d’imposta, nei confronti di tutti gli altri soggetti, compresi quelli esenti o esclusi dall’imposta sul reddito delle società.

Qualora i fondi siano di diritto estero occorre ulteriormente distinguere:

  • Fondi conformi alla Direttiva n. 2009/65/CE, cd. “armonizzati” o “UCTIS” (art. 10-ter, comma 1, L. n. 77/1983);
  • Fondi non conformi alla Direttiva n. 2009/65/CE, il cui gestore sia sottoposto a vigilanza ai sensi della Direttiva n. 2011/61/UE, e istituiti in un Paese membro dell’UE o appartenente allo Spazio economico europeo (SEE) nella white list, cd. “OICR UE/SEE non armonizzati” (art. 10-ter, commi 2 e 5, L. n. 77/1983);
  • Tutti gli altri fondi.

Il regime degli OICR UE/SEE non armonizzati è stato equiparato a quello dei fondi armonizzati nel corso del 2014 (art. 11, comma 1, lett. c D.Lgs. n. 44/2014). A seguito di tale modifica, il regime fiscale dei proventi dei fondi sia armonizzati che non armonizzati è soggetto a ritenuta a titolo di imposta (art. 10-ter, commi 1 e 2, L. n. 77/1983) o a imposta sostitutiva nella misura del 26% (art. 10-ter, comma 5, L. n. 77/1983. Dal reddito del fondo vanno scorporati i redditi provenienti dai titoli white list, che mantengono la tassazione al 12.5%. Per tutte le altre tipologie di fondi mobiliari, i relativi proventi concorrono alla formazione del reddito complessivo e sono soggetti ad imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) progressiva (art. 10-ter, comma 6, L. n. 77/1983).

La tassazione trova applicazione solo nel momento in cui gli investimenti nel fondo vengono liquidati. Ovvero nel momento in cui l’investitore riceve i proventi del suo investimento. Naturalmente vige il “criterio di cassa“.

Fondi detenuti con intermediario italiano

La tassazione, in caso di intermediario italiano (SGR o banca) è gestita direttamente dall’intermediario attraverso il regime del risparmio amministrato o del risparmio gestito. In entrambi i casi l’investitore riceve direttamente sul proprio conto corrente la quota del fondo disinvestita al netto della tassazione. In questo caso l’investitore non deve fare niente e non è tenuto a dichiarare la somma nella propria dichiarazione dei redditi.

Fondi detenuti con intermediario estero

Cosa diversa, invece, se ci si affida ad intermediari non residenti in Italia. In questo caso, la tassazione deve essere effettuata dall’investitore che si vede accreditare sul conto corrente l’importo lordo. Il regime applicato in questo caso non può essere il risparmio gestito o amministrato, ma piuttosto il regime della dichiarazione. Nella propria dichiarazione dei redditi, l’investitore applicherà la ritenuta del 26% sulla plusvalenza percepita. Vi è però una differenza tra i fondi armonizzati UE e quelli invece non armonizzati UE, dal momento che hanno due modalità differenti di tassazione.

Fondi armonizzati UE viene infatti applicata la tassazione nel momento in cui vengono distribuiti i proventi, quindi non devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi. Diversamente i fondi non armonizzati UE non hanno la tassazione per competenza, ma devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

Tassazione riepilogativa dei fondi

TIPOLOGIA DI FONDOALIQUOTA DI TASSAZIONE
Proventi da fondi armonizzati o con gestore UE26%
Componente relativa a titoli di stato italiani e white list12,5%
Altri fondiAliquota marginale IRPEF

La tassazione dei fondi comuni di investimento per le società

Per le società e gli enti di cui all’art. 73 del TUIR le norme di riferimento per il trattamento fiscale delle relative componenti valutative dei fondi comuni di investimento sono:

  • L’art. 101 del TUIR, per i titoli iscritti nelle immobilizzazioni finanziarie;
  • L’art. 94 del TUIR per i titoli collocati nell’attivo circolante.

Come detto, le quote di partecipazione a fondi di investimento possono essere considerate titoli aventi natura partecipativa, appartenenti alla categoria dei “titoli in serie o di massa“. Sul punto la Circolare n. 36/E/2004 dell’Agenzia delle Entrate ha chiarito che le quote di fondi di investimento mobiliare, anche se iscritte tra le immobilizzazioni finanziarie, rimangono escluse dalla disciplina della partecipation exemption, in quanto non rientranti nella categoria delle “azioni e quote di partecipazione in società ed enti“.

Per i titoli iscritti nelle immobilizzazioni finanziarie, l’art. 101, co. 2 del TUIR rimanda alle disposizioni dell’art. 94 del TUIR, relative ai titoli iscritti nell’attivo circolante. Il valore fiscale è determinato secondo uno dei seguenti criteri:

  • Costo specifico;
  • Con LIFO, FIFO, costo medio ponderato.

Per i titoli quotati nei mercati regolamentati e iscritti nell’attivo circolante, il valore minimo fiscalmente riconosciuto deve essere determinato sulla base dei prezzi rilevati:

  • Nell’ultimo giorno dell’esercizio, ovvero, in alternativa
  • In base alla media aritmetica dei prezzi rilevati nell’ultimo mese.

Analogo criterio viene stabilito dall’art. 101 del T.U.I.R. per i titoli iscritti nelle immobilizzazioni finanziarie, il cui valore minimo è determinato in base alla media aritmetica dei prezzi rilevati nell’ultimo semestre (in parallelo con la valutazione civilistica degli stessi, secondo cui la svalutazione deve essere effettuata in presenza di una perdita durevole).

Attività di vigilanza sui fondi

Un ultimo aspetto che voglio portare alla tua attenzione riguarda gli organismi di vigilanza. Ovviamente, come per qualsiasi strumento finanziario, anche per i fondi esistono degli organi che si occupano di sorvegliare il fondo. A vigilare sui fondi ci pensano Consob e Banca d’Italia.

La Consob ha il compito di controllare l’operato e i requisiti richiesti per operare alle Società di Gestione del Risparmio. Qualsiasi aspetto che riguardi questi operatori è vigilato dalla Consob, ed è ad essa che bisogna rivolgersi nel caso in cui si riscontrino irregolarità.

La Banca d’Italia invece, autorizza, sentita la Consob, l’attività delle Società di Gestione del Risparmio. Inoltre, la Banca d’Italia approva il Regolamento di Gestione dei fondi e vigila sull’operato delle Banche depositarie.

Conclusioni

Se stai pensando di investire nei fondi di investimento, mi auguro che questa guida ti possa essere stata concretamente di aiuto. Il mio obiettivo è quello di renderti più consapevole rispetto all’investimento che stai pensando di effettuare. Ricorda che per ogni investitore, qualsiasi sia il suo grado di conoscenza del mercato, la consapevolezza è sempre il punto di partenza per un buon investimento. Il consiglio che posso darti è quello di cercare di non fare da solo, se non ti senti pronto anche ad effettuare investimenti semplici come quelli in un fondo comune di investimento. Se ti occorre un consulente fiscale che possa darti mano nella gestione delle tue plusvalenze/minusvalenze finanziarie non esitare a contattarmi.

Domande frequenti

Che cosa sono i fondi comuni di investimento?

Si tratta di strumenti di investimento, gestiti dalle società di gestione del risparmio (SGR) che riuniscono i risparmi di più soggetti aderenti per investirle formando un unico patrimonio, detenuto in diverse attività finanziarie (azioni, obbligazioni, titoli di stato, etc.) o, per alcuni di essi, in immobili, rispettando regole volte a ridurre i rischi.

Cosa fanno i fondi comuni di investimento?

Si tratta di istituti di intermediazione finanziaria cha hanno lo scopo di investire i capitali raccolti dai risparmiatori. Il fine è quello di creare valore, attraverso la gestione di una serie di asset, per i gestori del fondo e per i risparmiatori che vi hanno investito.

Come funziona un fondo di investimento?

Si tratta di investimenti finanziari che vengono aperti e gestiti da società di gestione del risparmio (Sgr) iscritte in un apposito Albo. I titoli del fondo vengono custoditi da una banca depositaria che ha anche lo scopo di controllare la legittimità e la correttezza delle attività svolte.

Come sono tassati i fondi comuni di investimento?

In linea generale, l’aliquota dell’imposizione su tali redditi è proporzionale (flat) ed è pari al 26% (misura così stabilita, da ultimo, dal decreto-legge n. 66 del 2014). Secondo il tipo di reddito oggetto di imposizione, si applica la ritenuta a titolo di imposta o l’imposta sostitutiva.

Quali sono i redditi di capitale?

I redditi da capitale sono redditi derivanti dalle rendite finanziarie e dai dividendi da partecipazione. In Italia i redditi da capitale sono disciplinati dagli articoli 44 e 45 del TUIR ovvero del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

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